Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: peluche    11/09/2014    5 recensioni
Il ghiaccio ha bisogno del fuoco per abbandonare il suo stato di paralisi,
il fuoco ha bisogno dell'acqua per placare le sue fiamme imponenti.
----------------------
«Hannah! - disse a un tratto Aria – Quello non è..» prima che potesse finire la frase,un tizio ci passò accanto,scioccato quanto noi.
«Harry Styles ci degna nuovamente della sua presenza,quale onore.» I brividi. Lo fissai nel suo giubbotto di pelle,nei suoi riccioli scomposti e sulla sua moto nera petrolio. Il tizio che qualche minuto prima ci era passato accanto era Zayn Malik. Zayn Malik,il ragazzo più inaffidabile su questo pianeta,dopo Harry Styles,ovviamente.
«Non era finito in riformatorio?» Mi sussurrò Aria.
«Si, - risposi io in una specie di trance – infatti.» Non riuscivo a levargli gli occhi di dosso. Zayn gli si avvcinò e si diedero un affettuoso abbraccio. Il duo-idioti era tornato. Non poteva rimanere lì dov'era? Perchè dopo cinque anni in riformatorio aveva deciso di rimettere piede qui? Perchè era tornato nella sua vecchia scuola?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Ice on fire

capitolo 27




In Italia avrei preso un piccolo appartamento, da condividere con una ragazza di nome Grace. Sembrava adorabile dal suo profilo facebook e dal suo modo di parlare via skype. L'avevo conosciuta sul gruppo ufficiale dell'università e come me veniva dall'Inghilterra e non voleva stabilirsi nel campus. Avevo spiegato ai miei genitori quanto fosse importante avere un piccolo spazio tutto per me, anche se avrei dovuto condividerlo. Volevo avere qualcosa di mio, qualcosa che mi ricordasse casa ed è per questo che mamma quella mattina mi portò a scegliere i mobili che più preferivo. Grace era un anno più grande di me, aveva capelli corti castano scuro e gli occhi così piccoli che la facevano somigliare a una cinesina. Il pensiero della sua convivenza mi avrebbe fatto affrontare quel viaggio con più serenità. Grace metteva allegria. Cosa che non avevo in quel momento.
«Questo colore potrebbe andare, non credi?»
Mamma continuava a indicare scrivanie, armadi, comodini e io continuavo ad annuire, senza neanche sentire cosa stesse dicendo. Intorno a me non vedevo mobili per arredamento, mi sentivo come in un limbo. E sentivo la voce di Harry e quel pronto che anche se non aveva voluto dire nulla, per me era stato tanto. Era stato come la pioggia fresca e dissedante, dopo anni di carestia.
«Hanna mi stai ascoltando?» ripeteva.
Io fissavo due ragazzi poco più avanti di noi. Lui la stringeva al suo petto e lei gli pizzicava le guance con le dita. Ridevano, erano felici. Una volta lo ero anche io.
«Hanna!» 
Questa volta mia madre urlò più forte e fui costretta a voltarmi per guardarla. Aveva l'espressione confusa, come se si stesse chiedendo dove fossi con la testa.
«Va bene qualsiasi cosa tu scelga.» dissi infine.
«Non ti interessa minimamente abbellire la casa in cui vivrai per i prossimi cinque anni?»
La sentii alle mie spalle, mentre io andavo verso i barattoli di vernice. Arancione. Ad Harry sarebbe piaciuta la stanza color Arancione.
«Sto già andando all'università, - sbottai – potresti non lamentarti?»
«Hanna, - disse tristemente – stai andando all'università per fare felici noi?»
Si, avrei voluto dire.
Voglio rimanere a letto a soffrire, avrei aggiunto.
Ma non potevo. Non potevo dare un dispiacere ai miei e non potevo dare un dispiacere a me.
«No mamma, - dissi – scusami.»
Tornai a osservare i barattoli di vernice, immaginando di ripitturare la mia stanza e rendere le pareti nere. Nero carbone.
«Ti manca Harry..» sussurrò a un tratto lei, affiancandomi.
«Non riesco a capire perchè se ne sia andato..» dissi, singhiozzando.
«Tesoro, - continuò – io purtroppo non so dirti molto dell'amore perchè nella mia vita ho amato solo tuo padre ma, una volta ho sentito dire che il dolore esige di essere sentito quindi è inutile che continui a tenerlo dentro di te, a soffocarlo, piangi se vuoi, urla, rompi qualcosa, non dire di si solo per rendere felici gli altri e qui includo anche me e tuo padre..» vedevo i suoi occhi lucidi e le piccole rughe che le si creavano attorno. Quanto era bella la mia mamma nonostante quelle rughe.
«..un giorno ti innamorerai di nuovo e forse farà più male della volta precedente, ma questo non vuol dire che non sarai felice, tu Hanna, sarai molto felice.»
Le sorrisi.
«Grazie mamma, - dissi – ma non credo che amerò più nessuno così.»
Detto ciò mi porsi in avanti per abbracciarla e lei mi strinse.
«Non sei andata male..» 
Lei mi guardò confusa, mentre camminavamo verso il reparto da notte.
«Per essere un discorso madre-figlia.» 
La presi in giro e lei mi diede una piccola spinta amichevole, mentre andavamo a scegliere quello che doveva essere il materasso più comodo che abbia mai avuto in 19 anni. E ce ne erano tanti, forse anche troppi. Passammo l'ora successiva tra materassi e lenzuola, senza decidere quale fosse il più adatto per la mia schiena. Erano tutti troppo comodi. E così mia madre rinunciò al materasso e andammo verso i quadri. Adoravo i quadri e nella casa di Milano non sarebbero mancati quadri. Mia madre cercava in ogni modo di mascherare la tristezza che provava, ma io la vedevo costantemente sul suo volto. Suo figlio si era trasferito in Spagna e sua figlia tra meno di 3 mesi sarebbe volata in Italia. Quanto deve essere difficile essere madre. 
Io non potrei avere in nessun modo una figlia femmina, sarei troppo protettivo, ricordai, come se fosse successo appena ieri. 
E poi lo vidi. Più avanti, tra gli attrezzi da lavoro. Teneva il cappuccio, ma era facile riconoscerlo con quella cicatrice, David. Feci un cenno a mia madre e avanzai, rimanendo sempre nascosta. Ebbi l'impulso di seguirlo mentre sgattaiolava fuori dal negozio, ma qualcosa me lo impedii.
«Hanna!»
Andai quasi a sbattere contro Zayn che ne stava in mezzo al corridoio con un martello in mano.
«Ehi, - lo salutai imbarazzata – che ci fai qui?»
Con la coda dell'occhio seguivo David, che purtroppo era già troppo lontano dalla mia portata.
«Mio padre aveva bisogno di alcuni attrezzi, - mi spiegò Zayn – una porta ha ceduto.»
«Oh..» dissi, anche se non era una vera e propria parola. 
«Tu?» mi chiese.
«Io cosa?» avevo già dimenticato di cosa stavamo parlando.
«Cosa ci fai qui..»
«Oh, - dissi ancora – mamma voleva scegliere dei mobili per la casa a Milano.»
«Giusto, - sembrava triste – Milano.»
Lo guardai abbassare lo sguardo e girarsi il martello tra le mani. Era sorprendente il cambiamento che aveva fatto Zayn da pochi mesi a questa parte. Ma odiavo il modo in cui mi ricordava fastidiosamente Harry. Il problema era che erano molto simili. Venivano dallo stesso mondo, indossavano gli stessi abiti.. DIO, perchè deve essere così difficile?!
«Quando partirai?» mi chiese, con quel ciuffo sbarazzino che puntava verso l'alto.
«I primi di settembre.» risposi.
Continuavamo a starcene imbambolati, uno di fronte all'altro, annuendo senza motivo. Non capivo perchè ma il suo sguardo mi imbarazzava, come non aveva mai fatto prima. E si, forse Louis aveva ragione sul fatto di aprirmi a nuove possibilità, ma avevo paura che stessi utilizzando Zayn solo come un motivo per distrarmi dal resto. E questo non lo meritava. Nessuno merita di essere usato in questo modo.
«Meglio che vada, - disse a un tratto – mio padre mi sta aspettando.»
Annuii ancora una volta e lo vidi dirigersi verso la cassa.
«Zayn, - lo richiamai – verrai al ballo domani?»
«Non ho l'invito.» fece spallucce.
«Credo che tu abbia un'amica nel comitato.» 
«Davvero? - scherzò – Allora credo che verrò se mi riserverà un ballo.»
«Lo farà.» sussurrai.


Come promesso avevo aiutato Melissa nella organizzazione del ballo. Quell'anno sarebbe stato l'ultimo e dovevo ammettere che iniziavo a sentire un minimo di nostalgia per la scuola e per tutto ciò che la riguardava. E così mi fissavo davanti a quello specchio, lo stesso da troppi anni. Con vecchie foto appiccicate con lo scotch che lo rendevano più vecchio di quanto fosse. Ma era tutto vecchio. Le persone di quelle foto, i momenti, io stessa. Quante cose possono cambiare in pochi mesi e io ormai lo sapevo bene. E mi fissavo in quella gonna lunga e larga, in quella camicia gialla che mia madre mi aveva affettuosamente regalato e in quella coda di cavallo che metteva in evidenza tutte le sfaccetature del mio viso. Le piccole lentiggini che mi ricoprivano il naso e gli zigomi, gli occhi chiari, le labbra piccole e sottili. Mi sentivo molto Olivia Newton-John, ma non reggevo il paragone.
«Hanna ti stiamo aspettando.» ripetè ancora una volta mia madre, dal piano di sotto.
Ultimo ballo. Ultima sera da liceale. Ultimo tutto. 
Presi la borsetta che avevo preparato sul letto, il cellulare sul comodino e corsi al piano di sotto, dove trovai Chester con il muso poggiato sul bracciolo del divano, Louis in piedi giù per le scale - perfetto come sempre - e i miei genitori che si stringevano l'un l'altro.
«Oh mamma!» la richiamai, vedendola singhiozzare tra le braccia di mio padre.
«Potremo farla rimanere a casa il giorno del diploma, - propose Louis - soffrirebbe di meno.»
«Sono solo orgogliosa dei miei due figli..» si giustificò lei.
«..e tanto tanto triste che stiano lasciando il nido.» aggiunsi io.
«Bè ultime notizie mamma, - mio fratello si avvicinò - dovrai sopportarci ancora per molto tempo.»
Mia madre ci avvolse in uno stritola-abbraccio e le nostre teste sbatterono l'una contro l'altra.
«D'accordo famiglia, - intervenne mio padre - dovreste andare adesso.»
«Vogliamo tanto bene anche a te papà.» lo rassicurai, sorridendogli.
Prima di uscire li guardammo ancora, in quei loro abiti sempre fin troppo eleganti e in quell'espressione di affetto che ci lanciavano. Nonostante tutto, non avrei potuto chiedere famiglia migliore di quella.
«Hai deciso di invitare Aria?» chiesi a mio fratello, guardandolo dentro quei jeans attillati, la giacca nera e i capelli pieni di brillantina. Sembrava proprio Kenickie, con quei capelli all'indietro e quel modo goffo di muoversi.
«Non credo tu abbia capito il mio discorso dell'altra sera.» rispose, sistemandosi la giacca.
«Ci speravolo solo un pò.»
Gli sorrisi e lo presi sotto braccio, stirandomi la gonna che si ostinava ad alzarsi e a svolazzare senza controllo.
«Grazie per essere tornato.» dissi poi.
Louis si voltò a guardarmi e mi diede un pizzico sul naso.
«Sei la mia sorellina e, - disse - senza offesa, ma eri un disastro al mio arrivo.»
«Ehi!» lo schiaffeggiai affettuosamente sulla spalla, mentre lui scherzosamente si riparava.
«Volete darvi una mossa?»
Uscimmo da quel momento di acuta-infantilità (neanche esiste questa parola, credo) e scorgemmo Liam accanto a una Mercury nera metallizzata. Perchè adoravano tutti il nero metallizzato in quella città?
«Dove l'hai presa?» gli chiese mio fratello, eccitato.
«Mio nonno mi ha dato il permesso di prenderla, - rispose lui - vogliamo andare?»
Louis saltò con un tonfo sul sedile davanti e Liam mi aiutò a sedermi sul sedile posteriore, accanto ad Aria. La salutai affettuosamente e per tutto il tragitto cercai di distrarla dal guardare Louis. Mio fratello non voleva riaprire una ferita. Il suo soggiorno a Bristol sarebbe stato temporaneo e a breve sarebbe tornato in Spagna. Non voleva far soffrire di nuovo Aria, e anche se stavo passando lo stesso, in qualche strano modo lo capivo.
La macchina scoppiettava ogni decina di metri, ma riuscimmo ad arrivare a scuola sani e salvi. Grazie al cielo. 
«E' un pericolo pubblico.» dissi a Liam, camminando verso l'entrata.
«E' un pezzo di storia.» replicava lui.
Avevamo addobbato la palestra prendendo spunto da Grease e una volta entrata, mi sentii catapultata nel film, in piena gara di ballo. I ragazzi avevano iniziato a ballare il rock'n roll e la palestra era piena di gonne che sveolazzavano a destra e a sinistra, e di cose di cavallo che ondeggiavano. 
«Siamo improvvisamente finiti negli anni 50?» chiese Liam, guardandosi attorno. Insieme a lui, mio fratello aveva un'espressione eccitata - più di quando aveva visto la macchina - e si lanciò subito in pista, iniziando a ballare come un galletto impazzito. Io risi alla scena e vidi Aria spingere Liam dalle spalle e trascinarlo tra le danze. Rimasi a guardarli, più tempo che potevo. Tra pochi giorni tutto questo sarebbe finito e in poche settimane saremo stati tutti in paesi diversi, con una nuova lingua, nuovi cibi, usanze. Aria era l'unica che sarebbe rimasta a 'casa', ma non saremo mai stati più noi contro il mondo. Louis non sarebbe più stato nella camera accanto alla mia - anche se in realtà non c'era più da mesi - Aria non sarebbe più venuta a elemosinare vestiti a casa mia, Liam non mi avrebbe più guardata in quel modo stupendo con cui mi guardava sempre. Harry aveva giocato di anticipo e ci aveva abbandonato già da tempo. E Zayn..
«Pensare troppo non ti si addice.»
Sussultai. Mi voltai di scatto e lo trovai al mio fianco.
«Ti vengono le rughe, - continuò - e la faccia corrucciata.»
«Conosci la parola corrucciata?» mi stupii.
Lo guardai con il suo ciuffo tutto ingellato all'indietro, e la sua solita giacca nera. Ecco, Zayn non era molto diverso dal Danny Zucco di Grease, solo che quel posto lo occupava già una persona.
«Sono un ragazzo da mille sorprese.» rispose lui, facendomi l'occhiolino.
«Ma non mi dire..» lo stuzzicai.
La musica cambiò improvvisamente, passando da un infernale rock'n roll a un lentissimo lento.
«Per esempio, - disse Zayn - signorina Tomlinson, mi concede questo ballo?»
Mi porse la sua mano, inclinando la testa in avanti e guardandomi con quegli occhioni che mi ricordavano sempre Safaa.
Non dissi niente. Sorrisi e accettai la sua richiesta, afferrando la sua mano e facendomi guidare al centro della pista. 
Zayn mi strinse a se. Sentivo la sua mano calda sulla schiena, e l'altra stringeva la mia. Io tenevo l'altra sulla sua spalla e iniziammo a dondolare, insieme a tutte le altre coppiette che via via si iniziavano a formare.
«Non sapevo sapessi ballare.» dissi, per rompere quel fastidioso silenzio.
«Non sai tante cose di me Hanna.»
«Zayn, - iniziai - è una situazione troppo strana,io..»
«Harry è il mio migliore amico, - mi interruppe - non potrei mai farglielo.»
Ondeggiavamo, a destra, a sinistra. Di sottofondo una canzone che non conoscevo, ma non riuscivo a capire le parole, ero impegnata a fissare la mano di Zayn, intrecciata alla mia. Credevo che nessun'altra mano si sarebbe incastrata così perfettamente.
«Però, - continuò - quando ti ho detto che quel bacio non ha significato nulla ho mentito e, se ci pensi, avrei potuto approfittarne quella sera mentre eri completamente ubriaca nel mio letto ma, - ho riso - le mie qualità da gentiluomo hanno preso il sopravvento.»
Lo guardai sorridendo, come se lo stessi guardando davvero per la prima volta.
«Chi sei davvero Zayn Malik?» sussurrai.
Prima che le sue labbra potessero aprirsi per rispondermi, qualcosa lo impedì.
«Liam continua a pestarmi i piedi, - disse Aria - facciamo cambio di cavaliere.»
Zayn mi sorrise e seguì Aria dall'altra parte della pista. Io sorrisi a Liam e mi strinsi a lui.
«Che strano vero? - disse - All'ultimo ballo ci siamo messi insieme e tra pochi giorni saremo tutti separati.»
«Non sono mai riuscita a dirti quanto mi è dispiaciuto fare quello che ho fatto..»
Io lo guardavo, ma lui guardava un punto qualsiasi in lontananza. I suoi occhi azzurri sembravano piccole stelle luccicanti in quel buio.
«Sai, ho sempre pensato che ti avrei sposato, avremo preso una piccola casa a Bristol e i nostri figli avrebbero finto la stessa patetica scusa che avevamo finto noi per rimanere a casa, - diceva sorridendo - ma poi mi sono accorto che era quello che volevano i tuoi genitori per te, non ho mai dubitato del tuo bene per me ma.. insomma, c'è solo un Harry Styles.»
Sorrisi di nuovo, abbassando lo sguardo.
«Lo so che ti manca, - continuò - ma non puoi chiuderti in te stessa e mettere un muro.. tu non sei così, sei dolce, spiritosa, energica, quando ci sei tu si ride, e non ti chiedi perchè, ridi e basta.. tu porti felicità Hanna.»
In quello sguardo lucido capii che Liam era ancora innamorato di me. E non sarebbe servito far finta di niente, soffocare quel sentimento, gli occhi parlano da soli.
«Siete tutti troppo bravi a dire cose carine su di me.» dissi, dispiaciuta.
«Tutti come Zayn?» disse.
Alzai lo sguardo, ma come prima non ebbi il tempo di parlare.
«Zayn è anche peggio di Liam, - si lamentò Aria - riprenditelo.»
Risi alla scena e la mia mano e quella di Zayn tornarono a incastrarsi.
«Hai finto di non saper ballare?» gli chiesi, ridendo.
«In realtà era lei il vero disastro, - mi sussurrò - ma non dirglielo.»
Ho riso ancora una volta.
«Quindi, chi sono io? - disse - Sono un tipo misterioso alle volte, soprattutto quando vengo picchiato da gente a cui devo dei soldi, ma quella è storia passata, - rabbrividii al pensiero - posso essere un narcisista, logorroico, egocentrico, no a dire il vero quello egocentrico era Harry, o sbaglio? E Niall era quello logorroico, ne sono quasi sicuro. Io sono semplicemente.. io. Zayn Malik.»
Gli scoppiai a ridere in faccia, disturbando i due piccioncini al nostro fianco.
«Ecco, questo mi mancherà.. - tornò serio – il tuo modo adorabile e buffo di ridere.»
«Zayn, - dissi - devi iniziare a capire cosa vuoi fare della tua vita, ti prego. Non voglio tornare qui e trovarti sempre nello stesso posto a fare sempre la stessa cosa. Harry non c'è più, noi ce ne andremo, tu devi trovare la tua strada.»
«Ti preoccupi per me Tomlinson?» scherzò.
«Per poter fare un buon viaggio devo sapere che tutti voi stiate bene.» dissi.
Zayn fermò il movimento ondeggiante e mi prese il viso tra le mani. Ebbi il panico per un attimo e poi lo vidi. Si avvicinò piano alle mie labbra, poggiandoci le sue e lasciandomi un piacevole gusto di pesca.
«Buon viaggio allora, - sussurrò - io sto bene.»
E rimase lì, a pochi centimetri dalle mie labbra, fin quando tornò con una mano sulla mia schiena e con l'altra intrecciata alla mia. E tornò il movimento ondeggiante, tornò la malinconia, tornò la confusione, tornò tutto.


 
---------------------------------------------------
 
Okay, per quanto possa sembrare strano, questo è uno dei miei capitoli preferiti:)
A cominciare dal rapporto madre e figlia e per finire con il ballo!
Mi è piaciuto un sacco scrivere la parte in cui Hanna cambia cavaliere tra Liam e Zayn e i due cercano in tutti i modi di incantarla con le loro parole. Anche se, come voi, anche io sento molto la mancanza di Harry, così tanto che ieri sono andata a rileggere i vecchi capitoli in cui c'era lui.. comunque, spero che sia piaciuto molto anche a voi:) So che questa situazione tra Zayn e Hanna è molto strana, ma a me sinceramente piace. Niente paura, Harry è sempre nel mio cuore:) e anche in quello di Hanna a quanto pare!
Volevo comunicarvi che devo decidere se mancano 1 o 2 capitoli + epilogo alla fine.
Si, è triste, ma tutto ha una fine:( ricordatevi però che questa è solo la fine della prima parte della storia:)

 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: peluche