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Autore: mughetto nella neve    11/09/2014    1 recensioni
"Ritengo inutile perdere tempo in inutili discussioni che decidano chi ha la colpa e chi è solo una vittima. Se vuoi e pensi che possa alleviare i tuoi sensi di colpi fa’ pure tu la parte della povera ragazza che è caduta nell’errore. Infondo, il volto arrossato dalle lacrime ti dona. Hai il mento giusto. Il carattere giusto. Sciogliti i capelli e lasciateli cadere davanti agli occhi. Graffiati le guance e inizia a piagnucolare sulla tua triste sorte. Le tue lacrime sanno di vero – non avresti problemi a convincere la gente: la tua versione dei fatti verrebbe riconosciuta senza problemi. "
[Partecipante al Contest "MUSA(CA)" su fb ]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Lascia perdere le scuse.
Non le voglio.
Tu mi conosci. Sai che non le ho mai volute o lontanamente desiderate. Le ritengo inutili – soprattutto quando le si fanno dopo che si è commesso uno “sbagliato”. È ovvio che non siano sincere. Insomma, perché domandare perdono quando si è arrivati a desiderare qualcosa a tal punto di infrangere le regole? È ovvio che non vi è un pentimento sincero. E, altrettanto ovvio, che ci si senta soddisfatti dopo aver appagati i propri desideri,
Ritengo inutile perdere tempo in inutili discussioni che decidano chi ha la colpa e chi è solo una vittima. Se vuoi e pensi che possa alleviare i tuoi sensi di colpi fa’ pure tu la parte della povera ragazza che è caduta nell’errore. Infondo, il volto arrossato dalle lacrime ti dona. Hai il mento giusto. Il carattere giusto. Sciogliti i capelli e lasciateli cadere davanti agli occhi. Graffiati le guance e inizia a piagnucolare sulla tua triste sorte. Le tue lacrime sanno di vero – non avresti problemi a convincere la gente: la tua versione dei fatti verrebbe riconosciuta senza problemi.
Piangiti addosso.
Dai la colpa a me.
Punta il dito contro il mio volto e urla che sono stata io a portarti sulla cattiva strada.
Dì che ti ho costretta. Che ti ho forzata a baciarmi. Che ti ho buttato sul letto. E che, nonostante le mie braccia esili, ti ho strappato i vestiti. Dì pure che non sei lesbica – così, almeno, potrò farmi qualche risata.
Sta’ tranquilla. Io ti darò ragione. Alzerò le mani e, scrollando le spalle, mi dichiarerò colpevole. Non mi arrabbierò - non più di quanto possa esserlo adesso, chiariamoci – e reggerò la commedia fino a che non ti porteranno via da me.
Sei consapevole del fatto che non ci rivedremo mai più dopo?
Smetterò di girare intorno a casa tua verso tarda notte, di chiamarti al cellulare durante le lezioni, di accompagnarti a scuola con la mia macchina e di giocare con le tue ciocche di capelli. Non ci sarà più alcun tentativo di farti bere un po’ di birra o farti rimanere in equilibro sui pattini. Non rivedrai mai più il mio volto e, con tutte le probabilità, perderai tutte i mezzi per contattarmi. Ti rifarai una vita lontano da questa camera d’albergo e racconterai di me come di un fantasma. Questa storia d’amore, che tanto ti sta facendo soffrire, non sarà altro che un sogno avuto dopo una sbornia. E tutti quei ricordi che ti stanno consumando spariranno in favore di nuovi.
Non è tragedia, per carità!
La gente si prende e si lascia con una velocità allucinante. E noi, a ben guardare, non abbiamo passato che tre anni assieme – una cifra abbastanza misera a quella che ti affretti a vivere non appena supererai l’uscio di questa camera.
Non avere paura.
E non guardarmi con quegli occhi da cerbiatta.
Tu, ragazzina dai lunghi capelli biondi, non sei altro che un frammento della mia vita. Un frammento. Intendi? Non significhi nulla. Nulla di particolare, almeno. Avrò tante occasioni per tornare ad essere felice. Altre occasioni per divertirmi – magari incontrerò qualcuno che riderà alle mie battute, al contrario di te.
Perciò smettila di piangere.
Smettila di chiedermi scusa per il tuo “non essere pronta”. Per aver paura della gente. Dei tuoi genitori. Dei tuoi compagni di classe. E di tutte quelle maschere che girano attorno alla tua esistenza riempiendo la tua testa di sciocchezze.
Non preoccuparti, ho detto.
Non le voglio le tue scuse.
È finita.
Sta’ tranquilla.
Nessuno saprà di quello che c’è stato fra noi. Io sarò una tomba e mi schiaccerò sottoterra per non farti soffrire ulteriormente. Non sentirai più parlare di me e di questa storia che tanto ti ha consumata da spingerti a farti un buco all’orecchio, proprio dove ce l’ho io.
Smettila di piangere, su.
È finita.
È tutto finito.
Non piangere più.
Ti prego.
Ti prego.
 


 
~Il Mughetto dice~
Prima e (probabilmente) ultima storia in questa sezione. Non appena metto i piedi qui dentro mi assale una malinconia che mi spinge a sdraiarmi sul letto e selezionare i brani più tristi mentre leggo qualche long.
Non dirò nulla riguardo al brano che ho scritto. Me ne vergogno un po’. Pensavo di dilettarmi in qualche storia d’amore finita male, ma alla fine ne è uscito fuori un simile delirio di rabbia mista al dolore. Ammetto di vergognarmene un po’.
Questa storia, molto breve, partecipa al contest MUSA(CA) del gruppo facebook “La Crème de La Crème di EFP”. È il primo concorso a cui partecipo e non nego di essere veramente emozionata; sono veramente curiosa di vedere come andrà a finire e, ammetto, di aver già spulciato le storie degli altri concorrenti.
In conclusione, grazie per aver letto.
Qualunque commento di qualunque genere è più che ben accetto!
  
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