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Autore: TrustInBieber    11/09/2014    13 recensioni
“Ho una spalla slogata, porca puttana.” Dice Justin prontamente appena usciamo dalla parruccheria e ci incamminiamo verso il SUV che ci aspetta.
“Prenditi una ragazza e smetti di usare la tua mano.” Ribatto e la sua mano mi spinge contro il muro.
Non dovrebbe essere la guardia del corpo che impedisce che mi ferisca?
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 8.



Se Justin non si fosse messo in testa di mettersi a nuotare nell'oceano nel bel mezzo della notte, e se la luna non si fosse messa in testa di illuminare le goccioline d'acqua che gli scorrevano giù per il petto, se il corpo di Justin non si fosse messo in testa di essere così perfetto e se solo non mi fossi messa in testa di rimanere sveglia fino alle cinque per guardarlo entrare e uscire dall'acqua, probabilmente a quest'ora del mattino sarei un po' più sveglia e meno rimbambita. E probabilmente riuscirei a capire metà delle cose di cui sta parlando la gente seduta a tavola con me.
“Andrea, sei con noi o sei con un altro dei cantanti con cui sogni di sposarti alle Hawaii?” Mi chiede mio padre.
Spalanco gli occhi quando Justin e Stacy ridono. Dannazione. Perchè mio padre sente la continua necessità di mettermi in imbarazzo quando sa che potrà rovinare solo la mia immagine e non la sua politica?
“Sono con voi. Assolutamente con voi. Però vorrei sapere che cosa avete deciso di fare, prima.” Borbotto mentre torno a mangiare la mia colazione.
Justin, sfortunatamente, è vestito. E anche bene, oserei dire. Ma non posso commentare il suo abbigliamento ad alta voce perchè rieschierei di sembrare più cretina di quello che sono.
Francamente lo preferirei nudo nel mio letto ma quello è un altro discorso che non voglio approfondire in questo preciso istante.
“Abbiamo deciso di andare a fare shopping.” Mi informa Stacy. “Sempre che tu sia dell'idea di lasciare il tuo letto, oggi.”
Che simpatica. Davvero. Ho una migliore amica che mi fa rimpiangere le bambole avevo a cinque anni e che mi dicevano – con la mia voce – quanto erano belli i miei capelli e quanto era bella la mia faccia. Anche se prima le avevo affogate nella vasca da bagno.
“Io e tuo padre abbiamo degli impegni importanti, perciò non verremo con voi. E gradirei anche che tornaste prima di cena, d'accordo? Ci saranno i nonni. Hanno deciso di venire anche loro.” Annuncia mia mamma e io quasi non inzio a saltellare per l'emozione.
“Davvero? Anche i nonni? Posso dormire con la nonna?” Chiedo allegramente.
“Non ti piace dormire con me?” Chiede Stacy, lanciandomi uno sguardo torvo.
“No, tu russi e io non riesco a dormire. É per questo che sono così rincoglionita questa mattina.” Mi stringo nelle spalle.
“Andrea, modera il linguaggio.” Mi avverte papà.
“Sì, certo, come no. Lo so io perchè non hai dormito questa notte, altro che per il mio russare. Eri troppo impegnata a-”
“Posso?” Chiede una delle cameriere, interrompendo la mia ora ex migliore amica dal rivelare particolari piccanti.
“Certo, grazie.” Stacy si sposta indietro e la cameriera raccoglie il suo piatto vuoto prima di fare lo stesso con noi.
“Vorrei un caffè.” Le chiede papà e la donna annuisce con un sorriso prima di sparire nella cucina. “La nonna ha detto che ci porterà una torta di mele.”
Ma che gioia. Una torta di mele è proprio quello che mi ci vuole, adesso. Non capisco come sono sopravvissuta fino a questo punto senza assaggiarne mai una fetta, davvero.
“Sapete cosa voglio?” Comincia Stacy. “Una di quelle palle di neve che vendono nei negozi di souvenir. Ho deciso di fare la collezione. Anzi, perchè solo una? Ne prenderò dodici.”
“A cosa ti servono dodici palle?” Le chiede Justin.
La mia vicina di posto si stringe nelle spalle. “Per prendere il posto di quelle due che non ho.”
“Ma per l'amor di Dio, Stacy. Possiamo evitare di parlare di certi argomenti a tavola? Specialmente alle otto di mattina. Non sono in vena di sapere che cosa pensano le sedicenni del giorno d'oggi.” Mio padre alza gli occhi al cielo.
“Al sesso.” Rispondo tranquillamente io. “Oppure a come rapire il nostro cantante preferito, rinchiuderlo nello sgabuzzino e tenerlo nascosto dal mondo per poi costringerlo a sposarci. O a pagarci l'affitto, anche.”
I miei genitori mi guardano per un po', e alla fine mio padre scuote la testa. “Scommetto che i ragazzi di 16 anni pensano alla scuola.”
“Sì, a quella del porno.” Commenta Stacy e io rido, mentre i miei genitori spalancano gli occhi. “Scusate.” Aggiunge velocemente lei.
“Voglio un maschio, tesoro.” Dice mio padre a mia mamma.
“Sì, beh, io voglio una borsa di Hermés. Non si può avere sempre ciò che si vuole. Vado a farmi una doccia, ci vediamo dopo.” Mia mamma si alza e mi bacia la testa prima di uscire dalla sala da pranzo.
“Esiste davvero una scuola per il porno?” Chiede mio padre dopo qualche minuto di silenzio passato ad ammirare il suo bicchiere vuoto.
“Sicuro.” Annuisco. “Si chiama
YouPorn. Dovresti vedere cosa combinano su quel sito. Ci sono ragazze che riescono a infilarsi in bocca-”
“Non lo voglio sapere!” Strilla papà prima di alzarsi. “Ehi, Jude! Ci ho ripensato, non voglio un caffè. Portami una bottiglia di vodka su in camera, grazie.” Dice prima di uscire.
Justin si volta verso di me e inclina di poco la testa. “Cosa c'è?” Chiedo.
Si stringe nelle spalle. “Era un argomento davvero illuminante, Andrea. Sono serio. Che cosa riescono a infilarsi?” Chiede infine.
Apro la bocca per parlare e la richiudo subito. “Sai, varie cose. Un mattarello, una mela. Niente di chè.” Dico e lui ride.



Justin si è cambiato e ora indossa una maglietta nera a maniche corto con lo scollo a V, il che significa che mi sta praticamente mostrando il cuore.
Il che significa che mi ama.
Ma non ci pensiamo troppo o rischio di informarlo di ciò che ancora non sa da sè.
Come è possibile non amarmi? Sono la figlia del Presidente, ho due grandi tette e anche i capelli che mi arrivano al culo.
E sono simpatica, il che non è mica un difetto in questa società.
Stacy mi afferra la mano e la fa dondolare avanti e indietro con la sua, mentre la mia guardia del corpo ventiduenne gioca con il suo telefono.
“Ti stai divertendo?” Gli chiedo e lui alza lo sguardo.
“No, non molto. Ma preferisco questo alle vostre conversazioni sul sesso. E solo per fartelo sapere, Stacy, la posizione 69 non è consigliata nel letto ma in macchina.”
La mia migliore amica alza gli occhi al cielo. “Scusami, capo del sesso, per non essere informata quanto te al riguardo. Vorresti, per cortesia, darmi qualche altro consiglio?”
“Sì, passa più tempo sui libri che sui siti porno e vedrai che ci arriverai da sola a queste cose.” Justin fa spallucce e io rido piano, mentre Stacy sbuffa.
“Avevo ragione quando dicevo che non mi piaci, sai? Sei stronzo.” Commenta.
Justin ride. “Mi basta avere una sola ragazza di 16 anni a cui piaccio, Stacy. Mi hai dato un bel sollievo, stai tranquilla.”
Oh, ma che simpatico. Come fai a non innamorarti di uno che la sera prima ti bacia e il giorno dopo ti considera solo una ragazza di 16 anni a cui piace?
“Io gliel'ho sempre detto che deve cercarsi uno della sua età e che sia più gentile di te, sai?” Lo informa Stacy. “Ma non sta a sentire.”
“Lo so. Non ascolta mai.” Justin scuote la testa. “Non so più cosa fare con lei.”
“Beh, intanto ieri mi hai baciata!” Sbotto e Stacy si volta verso di me con gli occhi spalancati.
Dannazione. Non avrei dovuto dirlo. Ora inizierà a urlare e pregarmi di riferirle ogni dettaglio e non posso farlo con Justin davanti.
“Aspetta, aspetta, aspetta.” Smette di camminare e mi mette la mani sulle spalle. “Justin ti ha baciata? Quando? Perchè? Com'è stato? Era pieno di bava che ti scendeva giù per il collo? Il culo te l'ha palpato, almeno? Le tette? Le hai palpato le tette?” Si volta verso Justin e questo alza gli occhi al cielo.
“Stacy, non volevi delle palle?” Le chiede divertito.
“Oh, già.” La mia amica torna in sè. “Ne riparleremo sicuramente dopo, Andrea. Non mi sfuggi quando arriviamo a casa. Ecco il negozio di souvenir. Entriamo.” Dice prima di trascinarci dentro.
“Allora.” Comincio quando Justin e io ritorniamo fuori e appoggiamo le schiene al muro. “Ti pago cento dollari se riesci a trovare una buona scusa per non riportarmi a casa.”
Mi lancia un'occhiata. “Davvero? Cento dollari per tenerti lontana dalle sue grinfie? Mi servirà qualcosa di più.”
Ci penso su.
“Se mi porti fuori a cena, pago io.”
Justin ride e alza gli occhi al cielo. “Sono d'accordo con Stacy quando dice che sono stronzo ma non sono così stronzo.”
“Sì, beh, non hai più voglia di baciarmi?” Gli chiedo di colpo e spalanco gli occhi quando mi rendo conto di averlo detto a voce alta.
Justin mi guarda per un po' in silenzio e Stacy esce prima che lui possa dire qualcosa con cinque scatole di carta in mano.
“Allora.” Dice infine. “Queste cretinate mi sono costate 30 dollari. Non so scherzando. Trenta dollari. E tu.” Mi punta un dito contro. “Stasera mi devi raccontare tutto. Non l'ho dimenticato.”
Mhm, che gioia. “Stasera viene fuori con me.” Annuncia Justin e io e Stacy lo guardiamo.
“Ah, sì? E dove andate? Posso cercare su google dei posti romantici e privati. Se sapete cosa intendo.” Ci fa l'occhiolino e ci da delle gomitate.
“Andiamo fuori a cena perciò usare google per trovare un ristorante, che ne dici? Ora andiamo, fa caldo e c'è gente che sta iniziando a riconoscere Andrea. Non ho voglia di trovarmi circondato da ragazze e ragazzi.” Dice Justin prima di incamminarsi lungo la stretta strada.
Stacy mi guarda e si apre in un sorriso da 60 denti. “Te l'avevo detto che è carino!”
Le lancio un'occhiata confusa mentre seguiamo Justin. “Ma sei hai appena detto che è stronzo.”
“Era solo per farlo sentire in colpa! E comunque ho detto che è carino, non gentile. É carino ma stronzo. Tipo quei ragazzi di cui parlano le fanfiction, sai?” Fa spallucce e mi prende a braccetto. “Quindi dove andate?”
“Non te lo dico perchè potresti seguirci e farmi il mimo fuori dalla finestra.”
Stacy ride, ma io so che ne sarebbe capace. Nuoterebbe anche fino all'altra isola per due ore solo per vedere che Justin mi bacia o non mi bacia.
E sicuramente non mi bacerà a meno che non lo infili nello sgabuzzino come vorrei fare con Ansel Elgort dopo aver visto
Colpa delle stelle e pianto dal decimo minuto dopo l'inizio del film fino all'ultimo. E anche due ore dopo averlo finito.



Usciamo dal ristorante e questa volta abbiamo tre guardie del corpo con noi, visto che per stasera Justin è ufficialmente considerato un ragazzo normale di 22 anni che esce con una persona senza dover pensare a come salvarle la vita.
John cammina al mio fianco con un auricolare nell'orecchio con cui parla ogni dieci secondi per informare le due guardie a cinque centimetri di distanza del fatto che sono salva e ancora viva.
“John? Sì, ciao. Ascolta, perchè non vai a prenderti un gelato con gli altri? Non mi ucciderà nessuno, te lo garantisco.” Cerco di tranquillizzarlo.
“Il nostro compito e tenerti al sicuro, Andrea.” Commenta lui accigliato.
“Sì, e lo capisco, davvero. Ma sono al sicuro. Promesso. Urlerò se ci sarà bisogno di voi. D'accordo?” Chiedo ancora.
John mi guarda per qualche minuto. “Cammineremo dietro di voi.” Sospira infine e raggiunge gli altri due uomini, così io mi rilasso.
“Ti danno davvero così tanto fastidio?” Mi chiede divertito Justin dopo aver messo via il telefono.
“Sì. Non sempre, ma quando voglio starmene tranquilla e loro sono sempre intorno è fastidioso.” Mi stringo nelle spalle e Justin mi prende per mano, il che mi fa praticamente lo stesso effetto di quando mi ha baciata.
“Okay, facciamo così.” Dice infine e io alzo lo sguardo per guardarlo in faccia. Potrebbe abbassarsi di qualche metro per raggiungere il mio livello, comunque. “Io li distraggo, tu ti nascondi in quel vicolo e quando iniziano a cercarti, io ti raggiungo.”
Lo fisso a bocca aperta. “Sul serio?”
Annuisce. “Sul serio. Potrei volerti baciare ma non intorno a loro, perciò scegli tu.”
“Sì, allora vado. Tu vai a distrarli. Con cosa vuoi distrarli?” Chiedo, aggrottando la fronte.
“Ci penserò su. Tu vai alla vetrina e da lì spostati verso il vicolo. Vai.” Mi fa cenno di allontanarmi e così faccio, incollando il naso alla vetrina di un negozio per uomini. Non è un granchè ma va bene.
Mi guardo indietro e vedo che le tre guardie del corpo fissano Justin mentre indica qualcosa dall'altra parte della strada, così mi infilo velocemente nel vicolo e appoggio la schiena contro il muro.
Mio padre mi farà diventare viola a forza di urlarmi contro se lo scoprirà ma almeno passerò questi dieci minuti in pace.
Sobbalzo quando mi ritrovo Justin accanto e ancora di più quando mi afferra la mano e mi tira dietro di sè. “Dove stiamo andando?” Gli chiedo.
“Lontano da qui.” Ride. “Sembra una frase presa da un film, dannazione.”
Vorrei dire qualcosa ma sono troppo occupata a guardare dove sto andando per non inciampare e fare un'altra figura di merda, anche se non farebbe differenza visto quante ne ho fatte fino ad ora.
Raggiungiamo l'altra spiaggia, popolata da pochi turisti che fanno baccano nei ristoranti, e Justin mi tira verso la sabbia.
Ci sediamo e io prendo un bel respiro. “Non fai sport, vero?” Ride.
“Non molto. Ogni tanto mi alzo dal letto, però.” Lo informo prima di lasciar cadere la mia testa sulla sua spalla.
“Sei già a buon punto. Tutti cominciano così.” Si sposta piano e si toglie la giacca di pelle, appoggiandomela sulle spalle prima di cingerle con un braccio.
Mi lecco le labbra e guardo le onde infrangersi sulla sabbia prima di ritirarsi e ripete l'azione precedente, poi sospiro. Non voglio tornare in America se significa che Justin si allontanerà di nuovo da me e questo non capiterà più. Ho perfino rinunciato alla cena con i nonni per stare qui con lui e neanche mi sta baciando! Aveva detto che voleva farlo. Bugiardo!
Il telefono di Justin suona e lui lo tira fuori, controllandolo, poi mette il vivavoce quando legge il nome di John. “L'avete trovata?”
“No! Dannazione, suo padre di ucciderà. Tu dove cazzo sei?” Chiede John mentre annaspa. Scommetto che sta correndo in giro.
Un po' mi dispiace, ma dall'altra parte io gli avevo chiesto di lasciarci da soli un attimo. Poteva benissimo risparmiarsi tutta questa fatica.
“Sono dall'altra parte dell'isola, Andrea non è qui. Torno tra poco.” Lo informa Justin e io sospiro, così mi guarda e mi da un leggero bacio sulla fronte.
“Sei sicuro che non è lì? Veniamo anche noi, aspettaci da qualche parte lì intorno.” Gli dice velocemente.
“No, sono serio, non è qui. Ho controllato dappertutto, probabilmente è tornata alla macchina. Andate a controllare io, sto arrivando.” Stacca la chiamata e mette via il telefono.
“Probabilmente ci picchierranno entrambi quando scopriranno che il piano è stato più tuo che mio.” Commento e lui ride.
“Vorrei vederli provarci.” Dice infine e appoggia il mento sulla mia testa. “Però dobbiamo tornare tra poco. Farò finta di averti trovata per strada.”
“Che bella cosa da dire, Justin. Grazie.” Alzo gli occhi al cielo e lui ride. “Non puoi fare finta di esserti perso?”
“Verrebbero qui e saremmo nei guai sul serio. Quindi no.” Si stringe nelle spalle e io annuisco, poi sospiro di nuovo.
Il mio telefono ricomincia a suonare e io declino la chiamata per la trentesima volta prima di spegnerlo completamente e infilarmelo in tasca.
“Vuoi baciarmi o no? Se mi hai fatto rischiare la vita per niente, ti denuncio, Justin. Non mi interessa che mi piaci e tutto il resto.” Lo avvero e lui ride di nuovo.
“Non è esattamente il modo più romantico per chiedere un bacio, sai?” Mi chiede.
“Beh, non è esattamente romantico promettermi un bacio e poi non darmelo, sai?” Lo prendo in giro.
Alza gli occhi al cielo ma alla fine me lo da, e questa volta è più delicato dell'altro ma più sicuro, quindi dieci volte meglio. E anche dieci volte più lungo.
E io sono al settimo cielo.





So che sono più o meno in ritardo,
anche se il ritardo non è così ritardoso come i ritardi precedenti.
Quindi siamo sulla buona strada! :)
Okay, voglio ringraziarvi per le recensioni e anche
chiedervi di passare una storia che sto scrivendo e che sarà molto, molto corta.
Ditemi che ne pensate; ecco il link:

 Vedremo.


Grazie ancora :)

   
 
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