Capitolo 8.
Se
Justin non si fosse messo in testa di mettersi a nuotare nell'oceano
nel bel mezzo della notte, e se la luna non si fosse messa in testa
di illuminare le goccioline d'acqua che gli scorrevano giù
per il
petto, se il corpo di Justin non si fosse messo in testa di essere
così perfetto e se solo non mi fossi messa in testa di
rimanere
sveglia fino alle cinque per guardarlo entrare e uscire dall'acqua,
probabilmente a quest'ora del mattino sarei un po' più
sveglia e
meno rimbambita. E probabilmente riuscirei a capire metà
delle cose
di cui sta parlando la gente seduta a tavola con me.
“Andrea,
sei con noi o sei con un altro dei cantanti con cui sogni di sposarti
alle Hawaii?” Mi chiede mio padre.
Spalanco gli occhi quando
Justin e Stacy ridono. Dannazione. Perchè mio padre sente la
continua necessità di mettermi in imbarazzo quando sa che
potrà
rovinare solo la mia immagine e non la sua politica?
“Sono con
voi. Assolutamente con voi. Però vorrei sapere che cosa
avete deciso
di fare, prima.” Borbotto mentre torno a mangiare la mia
colazione.
Justin, sfortunatamente, è vestito. E anche bene,
oserei dire. Ma non posso commentare il suo abbigliamento ad alta
voce perchè rieschierei di sembrare più cretina
di quello che
sono.
Francamente lo preferirei nudo nel mio letto ma quello è un
altro discorso che non voglio approfondire in questo preciso
istante.
“Abbiamo deciso di andare a fare shopping.” Mi
informa Stacy. “Sempre che tu sia dell'idea di lasciare il
tuo
letto, oggi.”
Che simpatica. Davvero. Ho una migliore amica che
mi fa rimpiangere le bambole avevo a cinque anni e che mi dicevano
–
con la mia voce – quanto erano belli i miei capelli e quanto
era
bella la mia faccia. Anche se prima le avevo affogate nella vasca da
bagno.
“Io e tuo padre abbiamo degli impegni importanti,
perciò
non verremo con voi. E gradirei anche che tornaste prima di cena,
d'accordo? Ci saranno i nonni. Hanno deciso di venire anche
loro.”
Annuncia mia mamma e io quasi non inzio a saltellare per
l'emozione.
“Davvero? Anche i nonni? Posso dormire con la
nonna?” Chiedo allegramente.
“Non ti piace dormire con me?”
Chiede Stacy, lanciandomi uno sguardo torvo.
“No, tu russi e io
non riesco a dormire. É per questo che sono così
rincoglionita
questa mattina.” Mi stringo nelle spalle.
“Andrea, modera il
linguaggio.” Mi avverte papà.
“Sì, certo, come no. Lo so io
perchè non hai dormito questa notte, altro che per il mio
russare.
Eri troppo impegnata a-”
“Posso?” Chiede una delle
cameriere, interrompendo la mia ora ex migliore amica dal rivelare
particolari piccanti.
“Certo, grazie.” Stacy si sposta
indietro e la cameriera raccoglie il suo piatto vuoto prima di fare
lo stesso con noi.
“Vorrei un caffè.” Le chiede
papà e la
donna annuisce con un sorriso prima di sparire nella cucina.
“La
nonna ha detto che ci porterà una torta di mele.”
Ma che
gioia. Una torta di mele è proprio quello che mi ci vuole,
adesso.
Non capisco come sono sopravvissuta fino a questo punto senza
assaggiarne mai una fetta, davvero.
“Sapete cosa voglio?”
Comincia Stacy. “Una di quelle palle di neve che vendono nei
negozi
di souvenir. Ho deciso di fare la collezione. Anzi, perchè
solo una?
Ne prenderò dodici.”
“A cosa ti servono dodici palle?” Le
chiede Justin.
La mia vicina di posto si stringe nelle spalle.
“Per prendere il posto di quelle due che non ho.”
“Ma per
l'amor di Dio, Stacy. Possiamo evitare di parlare di certi argomenti
a tavola? Specialmente alle otto di mattina. Non sono in vena di
sapere che cosa pensano le sedicenni del giorno d'oggi.” Mio
padre
alza gli occhi al cielo.
“Al sesso.” Rispondo tranquillamente
io. “Oppure a come rapire il nostro cantante preferito,
rinchiuderlo nello sgabuzzino e tenerlo nascosto dal mondo per poi
costringerlo a sposarci. O a pagarci l'affitto, anche.”
I miei
genitori mi guardano per un po', e alla fine mio padre scuote la
testa. “Scommetto che i ragazzi di 16 anni pensano alla
scuola.”
“Sì, a quella del porno.” Commenta Stacy
e io
rido, mentre i miei genitori spalancano gli occhi.
“Scusate.”
Aggiunge velocemente lei.
“Voglio un maschio, tesoro.” Dice
mio padre a mia mamma.
“Sì, beh, io voglio una borsa di
Hermés.
Non si può avere sempre ciò che si vuole. Vado a
farmi una doccia,
ci vediamo dopo.” Mia mamma si alza e mi bacia la testa prima
di
uscire dalla sala da pranzo.
“Esiste davvero una scuola per il
porno?” Chiede mio padre dopo qualche minuto di silenzio
passato ad
ammirare il suo bicchiere vuoto.
“Sicuro.” Annuisco. “Si
chiama YouPorn.
Dovresti vedere cosa combinano su quel sito. Ci sono ragazze che
riescono a infilarsi in bocca-”
“Non lo voglio sapere!”
Strilla papà prima di alzarsi. “Ehi, Jude! Ci ho
ripensato, non
voglio un caffè. Portami una bottiglia di vodka su in
camera,
grazie.” Dice prima di uscire.
Justin si volta verso di me e
inclina di poco la testa. “Cosa c'è?”
Chiedo.
Si stringe
nelle spalle. “Era un argomento davvero illuminante, Andrea.
Sono
serio. Che cosa riescono a infilarsi?” Chiede infine.
Apro la
bocca per parlare e la richiudo subito. “Sai, varie cose. Un
mattarello, una mela. Niente di chè.” Dico e lui
ride.
Justin
si è cambiato e ora indossa una maglietta nera a maniche
corto con
lo scollo a V, il che significa che mi sta praticamente mostrando il
cuore.
Il che significa che mi ama.
Ma non ci pensiamo troppo
o rischio di informarlo di ciò che ancora non sa da
sè.
Come è
possibile non amarmi? Sono la figlia del Presidente, ho due grandi
tette e anche i capelli che mi arrivano al culo.
E sono
simpatica, il che non è mica un difetto in questa
società.
Stacy
mi afferra la mano e la fa dondolare avanti e indietro con la sua,
mentre la mia guardia del corpo ventiduenne gioca con il suo
telefono.
“Ti stai divertendo?” Gli chiedo e lui alza lo
sguardo.
“No, non molto. Ma preferisco questo alle vostre
conversazioni sul sesso. E solo per fartelo sapere, Stacy, la
posizione 69 non è consigliata nel letto ma in
macchina.”
La
mia migliore amica alza gli occhi al cielo. “Scusami, capo
del
sesso, per non essere informata quanto te al riguardo. Vorresti, per
cortesia, darmi qualche altro consiglio?”
“Sì, passa più
tempo sui libri che sui siti porno e vedrai che ci arriverai da sola
a queste cose.” Justin fa spallucce e io rido piano, mentre
Stacy
sbuffa.
“Avevo ragione quando dicevo che non mi piaci, sai? Sei
stronzo.” Commenta.
Justin ride. “Mi basta avere una sola
ragazza di 16 anni a cui piaccio, Stacy. Mi hai dato un bel sollievo,
stai tranquilla.”
Oh, ma che simpatico. Come fai a non
innamorarti di uno che la sera prima ti bacia e il giorno dopo ti
considera solo una ragazza di 16 anni a cui piace?
“Io gliel'ho
sempre detto che deve cercarsi uno della sua età e che sia
più
gentile di te, sai?” Lo informa Stacy. “Ma non sta
a
sentire.”
“Lo so. Non ascolta mai.” Justin scuote la testa.
“Non so più cosa fare con lei.”
“Beh, intanto ieri mi hai
baciata!” Sbotto e Stacy si volta verso di me con gli occhi
spalancati.
Dannazione. Non avrei dovuto dirlo. Ora inizierà a
urlare e pregarmi di riferirle ogni dettaglio e non posso farlo con
Justin davanti.
“Aspetta, aspetta, aspetta.” Smette di
camminare e mi mette la mani sulle spalle. “Justin ti ha
baciata?
Quando? Perchè? Com'è stato? Era pieno di bava
che ti scendeva giù
per il collo? Il culo te l'ha palpato, almeno? Le tette? Le hai
palpato le tette?” Si volta verso Justin e questo alza gli
occhi al
cielo.
“Stacy, non volevi delle palle?” Le chiede
divertito.
“Oh, già.” La mia amica torna in
sè. “Ne
riparleremo sicuramente dopo, Andrea. Non mi sfuggi quando arriviamo
a casa. Ecco il negozio di souvenir. Entriamo.” Dice prima di
trascinarci dentro.
“Allora.” Comincio quando Justin e io
ritorniamo fuori e appoggiamo le schiene al muro. “Ti pago
cento
dollari se riesci a trovare una buona scusa per non riportarmi a
casa.”
Mi lancia un'occhiata. “Davvero? Cento dollari per
tenerti lontana dalle sue grinfie? Mi servirà qualcosa di
più.”
Ci
penso su.
“Se mi porti fuori a cena, pago io.”
Justin ride e alza gli
occhi al cielo. “Sono d'accordo con Stacy quando dice che
sono
stronzo ma non sono così stronzo.”
“Sì, beh, non hai più
voglia di baciarmi?” Gli chiedo di colpo e spalanco gli occhi
quando mi rendo conto di averlo detto a voce alta.
Justin mi
guarda per un po' in silenzio e Stacy esce prima che lui possa dire
qualcosa con cinque scatole di carta in mano.
“Allora.” Dice
infine. “Queste cretinate mi sono costate 30 dollari. Non so
scherzando. Trenta dollari. E tu.” Mi punta un dito contro.
“Stasera mi devi raccontare tutto. Non l'ho
dimenticato.”
Mhm,
che gioia. “Stasera viene fuori con me.” Annuncia
Justin e io e
Stacy lo guardiamo.
“Ah, sì? E dove andate? Posso cercare su
google dei posti romantici e privati. Se sapete cosa
intendo.” Ci
fa l'occhiolino e ci da delle gomitate.
“Andiamo fuori a cena
perciò usare google per trovare un ristorante, che ne dici?
Ora
andiamo, fa caldo e c'è gente che sta iniziando a
riconoscere
Andrea. Non ho voglia di trovarmi circondato da ragazze e
ragazzi.”
Dice Justin prima di incamminarsi lungo la stretta strada.
Stacy
mi guarda e si apre in un sorriso da 60 denti. “Te l'avevo
detto
che è carino!”
Le lancio un'occhiata confusa mentre seguiamo
Justin. “Ma sei hai appena detto che è
stronzo.”
“Era solo
per farlo sentire in colpa! E comunque ho detto che è
carino, non
gentile. É carino ma stronzo. Tipo quei ragazzi di cui
parlano le
fanfiction, sai?” Fa spallucce e mi prende a braccetto.
“Quindi
dove andate?”
“Non te lo dico perchè potresti seguirci e
farmi il mimo fuori dalla finestra.”
Stacy ride, ma io so che ne
sarebbe capace. Nuoterebbe anche fino all'altra isola per due ore
solo per vedere che Justin mi bacia o non mi bacia.
E sicuramente
non mi bacerà a meno che non lo infili nello sgabuzzino come
vorrei
fare con Ansel Elgort dopo aver visto Colpa
delle stelle
e pianto dal decimo minuto dopo l'inizio del film fino all'ultimo. E
anche due ore dopo averlo finito.
Usciamo
dal ristorante e questa volta abbiamo tre guardie del corpo con noi,
visto che per stasera Justin è ufficialmente considerato un
ragazzo
normale di 22 anni che esce con una persona senza dover pensare a
come salvarle la vita.
John cammina al mio fianco con un
auricolare nell'orecchio con cui parla ogni dieci secondi per
informare le due guardie a cinque centimetri di distanza del fatto
che sono salva e ancora viva.
“John? Sì, ciao. Ascolta, perchè
non vai a prenderti un gelato con gli altri? Non mi ucciderà
nessuno, te lo garantisco.” Cerco di tranquillizzarlo.
“Il
nostro compito e tenerti al sicuro, Andrea.” Commenta lui
accigliato.
“Sì, e lo capisco, davvero. Ma sono al sicuro.
Promesso. Urlerò se ci sarà bisogno di voi.
D'accordo?” Chiedo
ancora.
John mi guarda per qualche minuto. “Cammineremo dietro
di voi.” Sospira infine e raggiunge gli altri due uomini,
così io
mi rilasso.
“Ti danno davvero così tanto fastidio?”
Mi chiede
divertito Justin dopo aver messo via il telefono.
“Sì. Non
sempre, ma quando voglio starmene tranquilla e loro sono sempre
intorno è fastidioso.” Mi stringo nelle spalle e
Justin mi prende
per mano, il che mi fa praticamente lo stesso effetto di quando mi ha
baciata.
“Okay, facciamo così.” Dice infine e io
alzo lo
sguardo per guardarlo in faccia. Potrebbe abbassarsi di qualche metro
per raggiungere il mio livello, comunque. “Io li distraggo,
tu ti
nascondi in quel vicolo e quando iniziano a cercarti, io ti
raggiungo.”
Lo fisso a bocca aperta. “Sul serio?”
Annuisce.
“Sul serio. Potrei volerti baciare ma non intorno a loro,
perciò
scegli tu.”
“Sì, allora vado. Tu vai a distrarli. Con cosa
vuoi distrarli?” Chiedo, aggrottando la fronte.
“Ci penserò
su. Tu vai alla vetrina e da lì spostati verso il vicolo.
Vai.” Mi
fa cenno di allontanarmi e così faccio, incollando il naso
alla
vetrina di un negozio per uomini. Non è un
granchè ma va bene.
Mi
guardo indietro e vedo che le tre guardie del corpo fissano Justin
mentre indica qualcosa dall'altra parte della strada, così
mi infilo
velocemente nel vicolo e appoggio la schiena contro il muro.
Mio
padre mi farà diventare viola a forza di urlarmi contro se
lo
scoprirà ma almeno passerò questi dieci minuti in
pace.
Sobbalzo
quando mi ritrovo Justin accanto e ancora di più quando mi
afferra
la mano e mi tira dietro di sè. “Dove stiamo
andando?” Gli
chiedo.
“Lontano da qui.” Ride. “Sembra una frase
presa da
un film, dannazione.”
Vorrei dire qualcosa ma sono troppo
occupata a guardare dove sto andando per non inciampare e fare
un'altra figura di merda, anche se non farebbe differenza visto
quante ne ho fatte fino ad ora.
Raggiungiamo l'altra spiaggia,
popolata da pochi turisti che fanno baccano nei ristoranti, e Justin
mi tira verso la sabbia.
Ci sediamo e io prendo un bel respiro.
“Non fai sport, vero?” Ride.
“Non molto. Ogni tanto mi alzo
dal letto, però.” Lo informo prima di lasciar
cadere la mia testa
sulla sua spalla.
“Sei già a buon punto. Tutti cominciano
così.” Si sposta piano e si toglie la giacca di
pelle,
appoggiandomela sulle spalle prima di cingerle con un braccio.
Mi
lecco le labbra e guardo le onde infrangersi sulla sabbia prima di
ritirarsi e ripete l'azione precedente, poi sospiro. Non voglio
tornare in America se significa che Justin si allontanerà di
nuovo
da me e questo non capiterà più. Ho perfino
rinunciato alla cena
con i nonni per stare qui con lui e neanche mi sta baciando! Aveva
detto che voleva farlo. Bugiardo!
Il telefono di Justin suona e
lui lo tira fuori, controllandolo, poi mette il vivavoce quando legge
il nome di John. “L'avete trovata?”
“No! Dannazione, suo
padre di ucciderà. Tu dove cazzo sei?” Chiede John
mentre annaspa.
Scommetto che sta correndo in giro.
Un po' mi dispiace, ma
dall'altra parte io gli avevo chiesto di lasciarci da soli un attimo.
Poteva benissimo risparmiarsi tutta questa fatica.
“Sono
dall'altra parte dell'isola, Andrea non è qui. Torno tra
poco.” Lo
informa Justin e io sospiro, così mi guarda e mi da un
leggero bacio
sulla fronte.
“Sei sicuro che non è lì? Veniamo anche
noi,
aspettaci da qualche parte lì intorno.” Gli dice
velocemente.
“No,
sono serio, non è qui. Ho controllato dappertutto,
probabilmente è
tornata alla macchina. Andate a controllare io, sto
arrivando.”
Stacca la chiamata e mette via il telefono.
“Probabilmente ci
picchierranno entrambi quando scopriranno che il piano è
stato più
tuo che mio.” Commento e lui ride.
“Vorrei vederli provarci.”
Dice infine e appoggia il mento sulla mia testa.
“Però dobbiamo
tornare tra poco. Farò finta di averti trovata per
strada.”
“Che
bella cosa da dire, Justin. Grazie.” Alzo gli occhi al cielo
e lui
ride. “Non puoi fare finta di esserti perso?”
“Verrebbero
qui e saremmo nei guai sul serio. Quindi no.” Si stringe
nelle
spalle e io annuisco, poi sospiro di nuovo.
Il mio telefono
ricomincia a suonare e io declino la chiamata per la trentesima volta
prima di spegnerlo completamente e infilarmelo in tasca.
“Vuoi
baciarmi o no? Se mi hai fatto rischiare la vita per niente, ti
denuncio, Justin. Non mi interessa che mi piaci e tutto il
resto.”
Lo avvero e lui ride di nuovo.
“Non è esattamente il modo più
romantico per chiedere un bacio, sai?” Mi chiede.
“Beh, non è
esattamente romantico promettermi un bacio e poi non darmelo,
sai?”
Lo prendo in giro.
Alza gli occhi al cielo ma alla fine me lo da,
e questa volta è più delicato dell'altro ma
più sicuro, quindi
dieci volte meglio. E anche dieci volte più lungo.
E io sono al
settimo cielo.
So
che sono più o meno in ritardo,
anche se il ritardo non è così
ritardoso come i ritardi precedenti.
Quindi siamo sulla buona
strada! :)
Okay, voglio ringraziarvi per le recensioni e
anche
chiedervi di passare una storia che sto scrivendo e che sarà
molto, molto corta.
Ditemi che ne pensate; ecco il link: