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Autore: Avenue    11/09/2014    1 recensioni
|| Tratto dalla storia. ||
"Questo è il mio destino, è stato scritto milioni di anni fa solo per me. Non posso scegliere, capisci?" - urlò Clarice, piangendo, i capelli bagnati che le ricadevano sugli occhi.
"Sai, a volte il destino può essere cambiato, con un grande sforzo e tanta forza di volontà. E se non ci riuscirai da sola lo cambieremo insieme. Va bene?"
Ormai la pioggia li aveva bagnati da capo a piedi.
"Va bene." - disse infine.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                                 Cap. 1 - The red sweater.

Clarice camminava veloce sull'asfalto bagnato. Le suole delle scarpe tiravano su acqua ad ogni passo, bagnandole le caviglie. Tra sè e sè Clarice continuava a pensare che entro la fine di quella settimana avrebbe assolutamente dovuto comprarsi una bicicletta, almeno non avrebbe dovuto faticare in quel modo tutte le mattine. La borsa ormai le era quasi caduta dalla spalla ma lei non voleva fermarsi, non poteva fermarsi. Non oggi. Non il primo giorno di scuola.
Clarice non era una stupida. La mamma l'aveva avvertita, le aveva detto che si sarebbero trasferite in un posto "pericoloso" per una ragazza come lei, e le aveva anche detto che se avesse per qualche motivo voluto spostarsi in una scuola privata, la mamma avrebbe acconsentito. Ma a Clarice piacevano i rischi, la facevano, come dire, sentire viva.
Nonostante tutto però non voleva arrivare in ritardo quel giorno. Aveva letto un sacco di libri dove la protagonista arrivava in classe poco prima del suono della campanella, era costretta a sedersi in ultima fila vicino al teppista della situazione e finiva violentata o uccisa. Beh, Clarice aveva ancora molto da vivere, quindi affrettò ancora di più il passo e, finalmente, arrivò davanti all'edificio che l'avrebbe "ospitata" per quasi dieci mesi della sua vita.
Vide davanti a sè il cancello rosso di cui tanto le avevano parlato male, vide i capannelli di ragazzi che parlavano nel cortile ma, velocemente, passò oltre.
Il corridoio principale era una stanza lunga e spaziosa. Alla sua destra e alla sua sinistra, Clarice vedeva una serie infinita di armadietti, interrotti soltanto dalle porte delle aule. Prese in mano il cellulare, lo sbloccò e lesse il messaggio che stamattina sua mamma le aveva mandato prima di andare a lavoro. Il suo armadietto era il numero 561. Clarice si avvicinò alla fila più vicina a lei. Ospitava numeri dall'1 al 10. Corse velocemente in avanti, verso la finestra che dava sul cortile di fondo e, finalmente, trovò quello che cercava. Il suo armadietto era il penultimo della fila. Lo aprì con la combinazione che le era stata assegnata e ne rimase sbalordita. Quello, era l'armadietto con più scritte e con più fotografie attaccate al metallo grigio scuro che lei avesse mai visto. Alcune ritraevano ragazze seminude e in pose ammiccanti, altre invece erano fotografie di gruppi di amici riuniti talvolta attorno ad un falò, talvolta in riva al mare.
Clarice sentì qualcuno avvicinarsi a lei. Si voltò, era un ragazzo biondo, più alto di lei. Aveva un piercing sul labbro inferiore, a sinistra, e delle scarpe nere. A dire il vero anche i suoi pantaloni erano neri, e la sua maglietta pure. Staccava soltanto una camicia completamente aperta a quadri rossi. La squadrò dalla punta dello chignon che Clarice aveva sulla testa fino alla suola delle sue scarpe scolorite e poi la guardò negli occhi. Clarice alzò un sopracciglio, aspettando che il ragazzo parlasse e poi "Beh?", disse.
"Che ci fai qui?" - esordì il ragazzo.
"Raccolgo more, tu?" - rispose sarcastica Clarice. Poi spostò lo sguardo sul suo armadietto, che intanto si era bloccato e non voleva chiudersi.
"Sei nuov..." - SBAM! Si sentì un tonfo dal rumore metallico, che fece zittire il ragazzo. Clarice era riuscita a chiudere l'armadietto. "Dicevo" - continuò il biondo, visibilmente scocciato a causa dell'interruzione. - "Sei nuova di qui?"
"Perspicace il ragazzo." - rispose lei. L'altro sbuffò: "Mi sa che ti hanno affidato quell'armadietto perchè nessuno lo vuole." - sussurrò sogghignando lui.
"Ah, ho capito. Tu sei il classico bulletto della scuola, quello a cui tutti stanno lontani perchè hanno paura?" - chiese Clarice.
"Beh, diciamo che non ho una buonissima reputazione in questo istituto." - rispose il ragazzo, inespressivo.
"Non voglio sapere perchè." - disse Clarice, alzando le mani in segno di resa. "A proposito, potresti dirmi dove è la classe del corso B, quella in cui alla prima ora fanno storia?"
"Sì, potrei, se volessi essere gentile. Ma oggi non mi va." - disse, con un sorriso sghembo stampato in faccia. Girò i tacchi e se ne andò.

 Dopo aver chiesto ad alcuni studenti dove fosse la classe del corso B, Clarice capì che questa si trovava al piano superiore, ed era l'ultima a destra, quella con la porta di legno. Entrò dieci minuti prima del suono della campanella. La classe era ancora praticamente vuota. Clarice scrutò attentamente davanti a sè, poi si avvicinò ad una ragazza bionda, SICURAMENTE tinta. "È libero questo posto?" La ragazza fece un segno di negazione con la testa e spiegò che stava aspettando una sua amica, che infatti arrivò poco dopo. "Se vuoi, puoi comunque sederti nel banco dietro al nostro." - disse la ragazza tinta, con un largo sorriso sulla bocca. A Clarice sembrò una buona proposta.
La campanella finalmente suonò, ed il resto degli alunni entrò nell'aula come uno sciame di api, andandosi a posizionare nei banchi non occupati. Clarice restava in silenzio, ammirando le sue unghie color argento e aspettando l'arrivo di un professore. Notò con dispiacere che anche il ragazzo biondo con cui aveva parlato nel corridoio frequentava quello stesso corso e lo seguì con gli occhi mentre si avvicinava all'ultimo banco della fila opposta alla sua, fino a quando non si sentì chiamare. "Scusa, ero distratta e non ti ho sentito. Cosa hai detto?" - disse.
"Mi chiedevo se questo banco era occupato." La voce apparteneva ad un ragazzo alto e abbastanza magro. Aveva i capelli azzurri, sparati sulla testa ed indossava una maglietta nera e gialla dei Nirvana, abbinata ad un paio di jeans scuri, stretti. Forse troppo per un ragazzo.
"No, no. E' liberissimo, accomodati" - disse lei.
Il ragazzo sorrise e, dopo poco, Clarice si rese conto che lo stava facendo a sua volta e subito tornò seria. "Clarice, no. Almeno non il primo giorno di scuola, anzi, per almeno una settimana niente cotte." - pensò.
"Sai, ho chiesto se il posto era libero perchè mi è capitato di vedere ragazze che tenevano il posto riservato ad un'amica, o a qualcun altro e sai, non volevo fare brutta figura, è il mio primo giorno qui." - disse il ragazzo, imbarazzato.
"Ohw, non ti preoccupare anche io mi sono appena trasferita. È il primo giorno in questa scuola anche per me." - disse Clarice, con un filo di voce.
"Piacere, io sono Michael." - il ragazzo tese la mano, e "Piacere, Clarice. Preferisco senza abbreviazioni, grazie." - Clarice gliela strinse.

 Le sei ore di lezione passarono velocemente e, al suono della campanella quasi tutti i ragazzi si alzarono contemporaneamente dalla sedia, compreso Michael.
"Michael." - lo fermò pero Clarice, stringendogli un braccio. - "Sai, conosco poco questa città, non ho amici e nemmeno conoscenti da queste parti e non ho capito assolutamente un cazzo di quello che i professori hanno spiegato oggi." - risero entrambi. - "Perciò, ti andrebbe se questo pomeriggio, verso le cinque, ci trovassimo a casa tua per studiare? Se non puoi potremmo vederci anche da me."
"Posso." - annuì il ragazzo. - "Ti lascio il mio indirizzo e il mio numero di cellulare, così se non trovi la via mi chiami, okay?"
"Okay." - sorrise Clarice e, detto questo, corse via.
Aveva promesso a sua mamma che sarebbe tornata a casa prima delle 14:30, e che avrebbe preparato almeno la tavola. Erano del 14:10. Questo significava un'altra corsa. "Evviva." - pensò Clarice iniziando a correre di nuovo.
Arrivò a casa esattamente un quarto d’ora dopo e, fortunatamente, sua madre non era ancora arrivata. Preparò in fretta la tavola e poi corse in bagno, aveva le mestruazioni. “Ciclo di merda!” – esclamò, dopo aver fatto quello che doveva fare, visto che la pancia le faceva terribilmente male.
Clarice si posizionò davanti allo specchio. La sua figura risaltava sullo sfondo bianco del bagno, e per la prima volta da quando lei e sua mamma si erano trasferite in quella città sperduta dell’Australia, si osservò veramente. Si sciolse i capelli e le ciocche le inondarono le spalle. Erano di un nero molto tendente al blu, ma erano naturali. Si avvicinò allo specchio e si guardò con attenzione il viso. La pelle era chiarissima e il naso leggermente all’insù faceva da cappello ad una bocca abbastanza grande, ma con labbra sottili e rosee. Aveva le iridi celesti ai lati e trasparenti vicino alla pupilla, nera come la pece. E finalmente Clarice si rese conto, che nella sua normalità era bella. Non una bellezza assurda o devastante come certe top model, aveva le sopracciglia troppo folte e portava l’apparecchio, ma si piaceva così, ed era questo quello che importava.

“Amore! Sono tornata!” – si sentì chiamare. Si risvegliò dalla sua trance e, dopo essersi lavata le mani, si fiondò in cucina. “Scusa mamma, stavo leggendo.” – disse.

                                                                                                                                              ***


Spazio autrice.
Ragazze! Ecco qua il primo capitolo di una nuova fanfiction dedicata ai 5 Seconds of Summer. 
Innanzitutto, mi presento. Io sono Giulia, ho 13 anni e vengo dalla Toscana. Da qualche tempo mi sono appassionata alla musica di questi quattro ragazzoni e, quando mi è venuta l'ispirazione, ho deciso di scrivere questa fanfiction.
Mi scuso per gli eventuali errori di ortografia che non ho notato nel testo :)
Fatemi sapere in una recensione che cosa ne pensate, se avete dei suggerimenti o delle critiche.
Niente, vi saluto e vi mando un bacione grosso grosso (:3). 
P.S. Volevo ringraziare Fabiola, che mi supporta (e sopporta) da quasi 10 anni e che mi sta aiutando con questa storia. Ti voglio bene <3

   
 
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