11/09/2014
3 recensioni.:Fobia da scarpe:.
In un delizioso mattino di maggio, profumato dagli aromi floreali, un ragazzo dall’aspetto albino errava silenziosamente e pensieroso per il paese.
Improvvisamente, in modo furtivo, controllò se nella via ci fosse qualcuno e, appurato che
la strada era deserta, si sedette repentino su una panchina, togliendosi i calzari.
Estrasse quindi dalla borsa, che precedentemente teneva stretta tra le dita, un paio di All stars basse, color acquamarina.
Le indossò soddisfatto: quelle erano proprio della misura giusta. Infondo prima non le aveva provate,
affidandosi agli occhi esperti della giovane commessa. Ma, dopo averle acquistate, ci aveva ripensato. Il dubbio atroce di comprare delle scarpe che non gli andassero bene lo assillava, tanto da auto-convincerlo sulla stupidità di quel gesto.
Ma non voleva ricevere di nuovo, per il compleanno, delle orrende scarpe da passeggio. Dal suo fidanzato, per l’appunto.
Quelle Converse sarebbero servite solo a giustificare il rifiuto di un paio di scarpe nuove da Nagumo.
Perché il rosso possedeva gusti osceni nella scelta delle calzature.
Ogni anno, puntale come un orologio svizzero, gli donava sempre e solo scarpe.
Raccapriccianti, per l’appunto. Ed era costretto ad accettare, per rendere felice l’altro.
Non voleva che un semplice paio di calzari rovinasse il magnifico – e strano – rapporto fra lui e Haruya.
Ma, dopo l’ennesimo acquisto orribile, si era deciso che, l’anno a venire, le cose sarebbero cambiate.
Passeggiava sul marciapiede, ritto come uno spago, quando scorse in lontananza
un’auto color fuliggine avvicinarsi a lui a tutta velocità, frenando di colpo.
Non riuscì nemmeno a scansarsi, che un’ondata di fanghiglia putrida gli piombò addosso, lambendogli le scarpe.
L’azzurro, immobile, spostò con lentezza disarmante lo sguardo verso il basso, temendo il peggio.
I calzari avevano assunto una tinta tra il verde vomito e il marroncino legno.
- Scusami tanto, ghiacciolino, non volevo! – si scusò ridacchiando un fanciullo dai capelli ramati.
- Tu – ringhiò furioso l’albino, riconoscendo il fidanzato e divenendo sempre più scarlatto dalla rabbia che ribolliva.
- Ehi, don’t worry! Sei solo un po’ sporco qui…-.
- Avevo comprato le scarpe nuove – sibilò accigliato, a denti stretti.
- Nessun problema! –.
Si sporse entro la vettura, per uscirne con un pacchetto variopinto.
- Buon compleanno, Suzuno! –
- Oh merda -.
In un delizioso mattino di maggio, profumato dagli aromi floreali, un ragazzo dall’aspetto albino errava silenziosamente e pensieroso per il paese.
Improvvisamente, in modo furtivo, controllò se nella via ci fosse qualcuno e, appurato che
la strada era deserta, si sedette repentino su una panchina, togliendosi i calzari.
Estrasse quindi dalla borsa, che precedentemente teneva stretta tra le dita, un paio di All stars basse, color acquamarina.
Le indossò soddisfatto: quelle erano proprio della misura giusta. Infondo prima non le aveva provate,
affidandosi agli occhi esperti della giovane commessa. Ma, dopo averle acquistate, ci aveva ripensato. Il dubbio atroce di comprare delle scarpe che non gli andassero bene lo assillava, tanto da auto-convincerlo sulla stupidità di quel gesto.
Ma non voleva ricevere di nuovo, per il compleanno, delle orrende scarpe da passeggio. Dal suo fidanzato, per l’appunto.
Quelle Converse sarebbero servite solo a giustificare il rifiuto di un paio di scarpe nuove da Nagumo.
Perché il rosso possedeva gusti osceni nella scelta delle calzature.
Ogni anno, puntale come un orologio svizzero, gli donava sempre e solo scarpe.
Raccapriccianti, per l’appunto. Ed era costretto ad accettare, per rendere felice l’altro.
Non voleva che un semplice paio di calzari rovinasse il magnifico – e strano – rapporto fra lui e Haruya.
Ma, dopo l’ennesimo acquisto orribile, si era deciso che, l’anno a venire, le cose sarebbero cambiate.
Passeggiava sul marciapiede, ritto come uno spago, quando scorse in lontananza
un’auto color fuliggine avvicinarsi a lui a tutta velocità, frenando di colpo.
Non riuscì nemmeno a scansarsi, che un’ondata di fanghiglia putrida gli piombò addosso, lambendogli le scarpe.
L’azzurro, immobile, spostò con lentezza disarmante lo sguardo verso il basso, temendo il peggio.
I calzari avevano assunto una tinta tra il verde vomito e il marroncino legno.
- Scusami tanto, ghiacciolino, non volevo! – si scusò ridacchiando un fanciullo dai capelli ramati.
- Tu – ringhiò furioso l’albino, riconoscendo il fidanzato e divenendo sempre più scarlatto dalla rabbia che ribolliva.
- Ehi, don’t worry! Sei solo un po’ sporco qui…-.
- Avevo comprato le scarpe nuove – sibilò accigliato, a denti stretti.
- Nessun problema! –.
Si sporse entro la vettura, per uscirne con un pacchetto variopinto.
- Buon compleanno, Suzuno! –
- Oh merda -.
