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Autore: HeyFox    11/09/2014    1 recensioni
Dovrei essere io nelle grinfie di Snow, non tu, tu non te lo meriti, non hai colpe.
Tu saresti più utile ai ribelli, tu che sai trascinare intere folle pronunciando qualche semplice parola, non io che non so mettere due parole di senso compiuto in fila.
E Haymitch aveva ragione quando disse che avrei potuto vivere cento vite, ma non ti avrei mai meritato.
Perché io brucio tutto ciò che incontro, tutto ciò che tocco e, alla fine, ho bruciato anche te.
Genere: Drammatico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It's just another night
And I'm staring at the moon
I saw a shooting star
And thought of you

-Presidente Coin, penso che la signorina Everdeen abbia ragione. Penso che uscire di sera, magari passare un'intera notte all'aria aperta le potrebbe servire. Potrebbe persino velocizzare la guarigione- disse un uomo stempiato con gli occhiali, un camice lungo e bianco che non gli ho mai visto togliere.
Iniziò a starmi simpatico questo dottore.
Vidi la Coin serrare la mascella, le dita chiuse a pugno.
-Va bene. Va bene, Everdeen, ma solo per una notte. Verrà accompagnata da due soldati, oltre a Boggs. Uscirà a mezzanotte, rientrerà alle cinque e mezza del mattino, poco più dopo l'alba. Nessun minuto in più- spiegò tutto, rivolta più a Boggs che a me.
Dalla sua espressione capii che non le piaceva essere costretta a infrangere le sue stesse leggi, soprattutto se a farglielo fare era una ragazzina come me.
Boggs annuì e poi mi mise una mano in mezzo alle scapole, invitandomi a lasciare l'ufficio della Coin prima di lui.
-Boggs, devo prendere una cosa dalla mia camera- lo informai.
-Va bene. Pensi che posso lasciarti da sola senza che tu ti perda? Devo fare un po' di cose anch'io prima di uscire- disse lui.
Annuii convinta e lui cambiò direzione -Ti aspetto davanti camera tua dieci minuti prima di mezzanotte- concluse, girato di spalle.
In camera mia presi soltanto la perla di Peeta e la osservai nel tempo che rimaneva, ignorando il programma che avevo tatuato sul braccio.
Quando sentii bussare alla porta, uscii e trovai Boggs con uno zaino in spalla e uno in mano.
-Credo che per dormire ti servirà qualcosa- disse porgendomi lo zaino.
Lo infilai sulle spalle e annuii senza dire niente.
Quando uscimmo in superficie con due soldati che ci precedevano, tirai un profondo respiro, riempiendomi i polmoni dell'odore dei pini.
Camminammo un bel po', fino a ritrovarci in mezzo alla boscaglia, protetti da occhi indiscreti dalle fronde ampie degli alberi.
Ci sistemammo, io e Boggs nei sacchi a pelo, gli altri due soldati seduti su dei tronchi caduti, all'erta.
Chiusi un attimo gli occhi, godendomi la tranquillità del bosco, i piccoli rumori che gli altri non sembravano sentire, ma che le mie orecchie, invece, percepivano perfettamente.
Sentii Boggs sbadigliare e girarsi dalla parte opposta, ma sapevo che non avrebbe dormito per tutta la notte.
Diressi lo sguardo verso il cielo che si vedeva perfettamente tra uno spazio ampio non coperto dalle foglie.
Girovagare per un quarto d'ora per trovare un buon punto per sdraiarmi aveva portato i suoi frutti.
Vidi una stella cadente, anche se di sfuggita, e la mia mente non potè vare a meno di andare a Peeta.
Cosa sta facendo in questo momento? Lo torturano anche di notte? Gli danno da mangiare? Sta bene?
Automaticamente la mia mano destra si strinse attorno alla perla che fino a quel momento aveva riposato nella tasca dei miei pantaloni grigi.
I sang a lullaby
By the waterside and knew
If you were here,
I'd sing to you

La mia mente corse, libera, come non lo era da molto, oppressa tra quelle mura bianche, da quei metri di terra che ogni giorno avevo sopra la mia testa.
Mi sentivo intrppolata, lì, nel 13.
Mi sentivo come una preda in trappola, con da una parte Snow, un cane selvaggio che punta a Peeta, separandomi da lui, e la Coin dall'altra, che punta verso di me.
E io mi sento persa, vuota, se non trovo più Peeta che mi sostiene, che sta al mio fianco per rivolgermi un sorriso incoraggiante quando la situazione si fa più complicata.
Mi ricordo lui, disteso nella grotta, nella prima Arena, che mi chiedeva di cantargli qualcosa.
E io l'avevo fatto, con lo scroscio dell'acqua del fiume come lontano sottofondo, accarezzandogli i capelli, la fronte bollente, gli occhi vacui di chi sta delirando.
E mi ritrovai a sussurrare la stessa ninna nanna, mentre il silenzio mi circondava, fermando anche il respiro di Boggs al mio fianco.
Ma, nel mio profondo, sapevo che lo stavo facendo solo per lui e sapevo che se fosse qui, al posto di Boggs, canterei per lui e per nessun altro, se questo lo farebbe stare meglio, se riuscisse a fermare il tempo, come avevamo desiderato sulla terrazza del Centro di Addestramento.
You're on the other side
As the skyline splits in two
I'm miles away from seeing you
I can see the stars
From America
I wonder, do you see them, too?

Osservai le stelle, guardando fin dove la vista mi permette di farlo e l'unica cosa che potevo fare era pensare a quanto tu fossi lontano, Peeta.
Ti ho abbandonato, lì, nell'Arena.
Non dovevo asoltare il piano di Beetee. Non dovevo lasciarti all'albero, non quando avevo un brutto presentimento.
Ti ho tradito Peeta, ho tradito la tua fiducia.
Dovrei esserci io, adesso, al tuo posto, a Capitol City.
Dovrei essere io nelle grinfie di Snow, non tu, tu non te lo meriti, non hai colpe.
Tu saresti più utile ai ribelli, tu che sai trascinare intere folle pronunciando qualche semplice parola, non io che non so mettere due parole di senso compiuto in fila.
E Haymitch aveva ragione quando disse che avrei potuto vivere cento vite, ma non ti avrei mai meritato.
Perché io brucio tutto ciò che incontro, tutto ciò che tocco e, alla fine, ho bruciato anche te.

 
I can hear your heart
And I thought of us
Back to the time,
You were lying next to me
I looked across and fell in love

 
Sentii il mio corpo sbattere violentemente contro la superfice liscia e dura del muro, facendo aumentare ancora di più il dolore della testa e del moncone, in quanto tutto il resto era insensibile.
Aprii piano gli occhi solo per vedere un omone sputarmi addosso, un sorriso sadico dipinto sulle labbra.
-Oh, ma guarda te chi si è svegliato! Buona sera, innamorato sfigato. Goditi le stelle, può essere l'ultima volta che le vedi, a detta di qualcuno. Spero tu possa congelare qui fuori- disse Miles, il pacificatore che stava di guardia alla mia cella, dandomi un calcio nello stomaco, prima di andarsene.
Sputai sangue, tanto sangue, ma non ebbi la forza di asciugarmi il mento da cui liquido scuro ancora gocciolava.
Mi sentivo come se qualcuno mi avesse buttato sotto a un treno.
Non sentivo molto il resto del corpo, ma la testa ricompensava questa mancanza, pulsando e facendomi provare un dolore acuto, come se avessi mille schegge che mi perforavano continuamente il cervello.
Mi riempii i polmoni dell'aria fresca e pulita.
Chiusi nuovamente gli occhi e sospirai.
Non avevo nemmeno le forze per restare seduto e, di conseguenza, mi lasciai cadere in malo modo sul terreno sasso.
Sentire la freschezza della terro contro il mio petto nudo mi diede una leggera sensazione di sollievo che, comunque, non durò a molto.
Mi sbaglio o Miles aveva detto "stelle"? Sono davvero all'aperto?
Mi costrinsi ad aprire gli occhi, scoprendo che il destro era quasi chiuso per essere troppo gonfio, e rimasi abbastanza deluso: non ero all'aperto, ero soltanto in una stanza fatta di vetri, probabilmente una serra o una cosa del genere.
Era comunque la cosa che più si avvicinava alla libertà che io vedessi da... da non so quanto, di preciso, ma so che è molto il tempo che non uscivo più all'aria aperta.
Mi rigirai lentamente sulla schiena facendomi scappare qualche gemito di dolore.
Senza dubbio avevo qualche costola rotta.
Lasciai una mano accanto alla mia testa mentre l'altra si spostò sullo stomaco che iniziava a farmi veramente male.
Deglutii a fatica e fissai lo sguardo sul cielo scuro sopra di me, perdendomi nella bellezza delle stelle che illuminavano il mio viso.
Ne vidi una, particolarmente brillante e il volto di Katniss mi si materializzò davanti agli occhi.
Era talmente reale che pensai stesse davvero sopra di me, intenta ad osservarmi.
Chiusi gli occhi, stanco, stremato e, senza averli veramente richiamati, i ricordi con lei mi passarono davanti agli occhi, lentamente, quasi come volessero farsi assaporare.
La rividi nella grotta, china su di me, intenta ad accarezzarmi i capelli, mentre mi svegliavo dal sonno reso inquieto dalla febbre e dall'avvelenamento del sangue.
Rividi la sua paura sul palco, durante la seconda mietitura.
La rividi stretta al mio petto durante le notti sul treno, quando doveva stringersi a me per riuscire a dormire senza essere inseguita dagli incubi.
La rividi piangente, mentre mi accarezzava febbricitante i capelli, sollevata del fatto che non fossi morto folgorato.
E la rividi di sera, accanto all'albero delle dodici, quando mi baciò, premendo il suo petto contro il mio, dicendo "Ci vediamo a mezzanotte".
Mi sembrò quasi di sentire le sue labbra sulle mie, leggere, soffici, calde, e il suo cuore battere frenetico contro il mio, calmandomi, ricordandomi che lei è viva, al sicuro nel 13.

 
So I took your hand
Back through Londons streets I knew
Everything led back to you
So can you see the stars?
Over Amsterdam
You're the song my heart is
Beating to

 
La rividi bambina, la sua solita treccia divisa in due. Un sorriso allegro, felice, fiero le illuminava il viso mentre, a testa alta, camminava accanto a suo padre, un uomo alto, robusto, con le spalle possenti e gli stessi occhi della figlia.
Camminavano per il Distretto, quando suo padre cominciò a cantare, facendo zittire perfino gli uccelli.
E la  rividi seduta al suo banco di scuola, qualche fila più avanti della mia, alzare la mano quando la maestra chiese chi sapesse il testo di una canzone.
Risentii la sua voce riempire l'aria, facendo zittire tutti, proprio come succedeva quando cantava suo padre.
E non avevo altro desiderio, in quel momento, steso praticamente morto, se non risentirla cantare.

 
And I know these scars will bleed
But both of our hearts bleed
All of these stars will guide us home

Peeta ricevette un altro pugno. Un altro po' di sangue uscì dalle sue labbra quando prese a tossire.
Una ginocchiata gli arrivò sul naso quando, piegato in due, tossiva e vomitava il liquido scuro e denso, rompendogli anche quello, facendolo annaspare.
Gridai. Il mio grido spaccò le mie stesse orecchie, ma non sembrò distrarre i due uomini che torturavano il mio ragazzo del pane.
Cercai di correre verso di lui, ma mi resi subito conto che le mie braccia erano bloccate sopra la testa.
Mi dimenai, strattonai le braccia e quando, finalmente, riuscii a liberarmi, uno dei due uomini tirò fuori un coltello lungo una ventina di centimetri.
Prima che potessi anche solo iniziare a correre, lui affondò la lama nel fianco del ragazzo, vacendolo vomitare altro sangue.
Era pallido e senza forze, Peeta.
Iniziai a correre ma a ogni minimo passo, la lama del coltello affondava nuovamente nel suo ventre, sel suo fianco, nel suo petto.
Quando arrivai davanti ai tre, la lama affondò un'ultima volta nel suo petto, poi i Pacificatori scomparvero e Peeta cominciò ad allontanarsi sempre più da me.

Mi svegliai saltando a sedere, sudata e con il fiato corto.
Mi guardai intorno, soncertata, speranzosa di trovare Peeta al mio fianco.
Restai delusa quando vidi soltanto Boggs che rimetteva a posto il suo sacco a pelo.
Mi rivolse un sorriso quando notò che ero sveglia.
-Tra poco dobbiamo tornare al Distretto, Katniss- sussurrò mentre chiudeva lo zaino.
Annuii lentamente, mentre cercavo di calmare il mio respiro e spingere indietro a forza le lacrime che minacciavano di uscire.
Quel sogno era troppo vivido, troppo reale.
La paura di perdere il mio ragazzo del pane cominciò a premere più forte di prima e un'ansia profonda cominciò a opprimere il mio petto.
Deglutii e guardai il cielo, rendendomi conto che era l'alba.
L'arancione che tanto amava Peeta riempiva il cielo. Questo panorama dovrebbe essere impresso dalle abili mani del ragazzo del pane su una tela e, probabilmente, sarebbe stato disegnato anche meglio.
Porta lo sguardo sulla perla, ancora stretta nelle mie dita.
La strinsi ancora più forte, come se fosse il mio salvagente, la mia unica ancora di salvezza, l'unica roccia a cui potevo aggrapparmi durante una tempesta.
La portai alle labbra, premendole sulla superficie liscia e fredda, rimpiazzandola, grazie ai ricordi, con le labbra calde e morbide di Peeta.
Dove sei, ragazzo del pane? Ti ricordi ancora di me? Mi ami ancora?

 
And, oh, I know
And oh, I know, oh
I can see the stars
From America

 
Aprii gli occhi e mi trovai a fissare il tenue arancione dell'alba che mi fece sorridere.
Mi ritornò alla mente la nostra conversazione durante il Tour della Vittoria, fuori dal treno.
I suoi occhi riempirono la mia mente e il sapore delle sue labbra mi pervase le labbra.
Incredulo di sentire di nuovo il suo sapore, alzai lentamente la mano fino a sfiorare le mie labbra con le dita.
Socchiusi le palpebre, beandomi di quella sensazione di beatitudine, nonostante a ogni mio minimo movimento il corpo protestasse.
Se questo sarà il giorno in cui dovrò morire, sarò ben felice di aver visto l'alba con il sapore di Katniss sulle mie labbra.
Cominciai a ridere. Cominciai a ridere come se non ci fosse un domani, come se avessi perso il senno e non ero sicuro di essere davvero in me, in quel momento.
Infondo, il Peeta Mellark che conoscevo, non riderebbe mai in faccia alla Morte.
Un calcio leggermente sotto alle costole, dritto sul diaframma, mi tolse totalmente il respiro, interrompendo la mia risata da pazzo.
Annaspai in cerca di aria, senza trovarla veramente perché colpito un'altra volta sul petto, sullo sterno.
Smisi di respirare per qualche secondo, percosso da un dolore acuto.
Lacrime involontarie mi offuscarono la vista, la mia bocca si aprì, i miei polmoni lavorarono in disperato bisogno d'aria.
Un secondo di tregua mi permise di assumere abbastanza aria da non rimanere soffocato.
Cercai di alzarmi, almeno di mettermi seduto e due braccia mi presero da dietro, bloccandomi le mani mentre mi alzavano.
Un pugno si scontrò contro il mio zigomo, rompendolo a giudicare dal suono che mi giunse alle orecchie e dall'insopportabile dolore che ne derivò.
Una raffica di pugni percosse il mio ventre, facendomi piegare in avanti mentre sentivo il sangue risalirmi sù per l'esofago e invadermi la bocca per poi venire sputato o, meglio dire, vomitato sul terreno, sporcando di rosso le scarpe immacolate del Pacificatore.
Che poi, si chiamavano Pacificatori, ma di pacifico non avevano mai avuto nulla.
-Ah, che schifo! Guarda qua, ragazzino, cosa cazzo hai combinato!- esclamò guardandosi le scarpe, seriamente schifato.
Alzai il viso, stanco, provato, pieno di ferite e con l'occhio destro totalmente chiuso per il gonfiore. Aspettai che altro sangue mi si accumulasse nella bocca per poi sputarlo letteralmente nell'occhio del mio torturatore.
Questo si pulì, sconcertato, guardandomi poi con odio.
-Sei morto ragazzino- ringhiò prima di darmi un pugno sull'occhio già chiuso, poi un altro sullo zigomo spappolato, provocandomi un dolore talmente forte da farmi perdere la sensibilità dell'intera testa.
Un altro pugno mi spaccò il sopracciglio, un altro ancora il labbro.
Ma le labbra continuavo a sentirle.
Sentivo che erano calde, il sapore di Katniss ancora impresso su di esse, nonostante i litri di sangue che vi erano usciti attraverso.
Guardai un'altra volta il cielo, lì dove era ancora scuro, e scorsi una stella che tardava ad andarsene e che, anzi, risplendeva ancora forte nonostante la luce dell'alba volesse inghiottirla.
Quella stella mi ricordò Katniss per la sua tenacia, per la sua forza, per la luce propria.
E in quel momento un pensiero riuscì a ricoprire tutti gli altri: lei era la mia Stella Polare, colei che mi avrebbe sempre portato a casa.
Sì, amore, riesco ancora a vedere le stelle, pensai poco prima di ricevere un colpo con il manico della frusta che mi fece letteralmente girare il volto verso destra.
Forse fu proprio grazie al non avere più la sensibilità della faccia, che non sentii il seguente colpo arrivarmi sulla mia tempia, facendomi perdere istantaneamente i sensi.
Io riesco ancora a vedere le stelle, ma tu, amore, sei in grado d vederle?

 
-All Of The Stars, Ed Sheeran



Angolo della matricola incompetente
Salve a tutti! Sono di ritorno con quest'altra song fic.
Come l'altra volta, spero di non aver fatto errori, in ogni caso, segnalatemeli se ne incontrate, eh.
Che dire? Ringrazio coloro che hanno messo l'altra song-fic tra le preferite, seguite e ricordate, e chi ha recensito. Non mi aspettavo nemmeno di ricevere tante visite.
Ma parliamo di questa one shot.
Qui vediamo Katniss che vince un altro diritto dalla Coin, facendola leggermente irritare.
E poi c'è Peeta. Il nostro caro e dolce ragazzo che viene pestato a sangue. Sinceramente, mi è dispiaciuto immaginarmelo in quello stato, ma spero di avervelo fatto immaginare alla bell'e meglio.
Mentre Katniss si sente in colpa, Peeta sembra assaporare gli ultimi attimi di libertà.
Vi è piaciuta? Spero ardentemente di sì.
Inoltre, il testo della canzone mi sembrava parecchio appropriato.
Beh, non vi rompo più, vi auguro solamente buona settimana e che la buona sorte possa essere sempre a vostro favore, a scuola,
-HeyFox
   
 
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