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Autore: Vally98    11/09/2014    1 recensioni
Ci troviamo a Beacon Hills, piccola cittadina dove succedono strane cose.
Ci sono molte persone, che si chiedono cosa stia accadendo, ma non ricevono mai delle risposte. Ci sono delle persone che sanno cosa sta accadendo e vorrebbero aiutare, ma non possono. E infine ci sono persone che stanno aiutando a sistemare le cose, ma vorrebbero fuggire.
Sidney si trova catapultata in questa nuova realtà e deve fare fronte a mille cambiamenti. E presto la sua ordinaria vita da liceale, verrà sconvolta da qualcosa - o qualcuno - che la coinvolgerà in qualcosa di davvero speciale.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Sidney, Sidney Jones. Frequento il penultimo anno della scuola superiore della cittadina di Beacon Hills. È questo che di solito dico quando mi presento a degli sconosciuti. Solo questo. Lascio che siano gli altri a scoprirmi col tempo, senza svelare nulla di me stessa.
Mi sono trasferita a Beacon Hills all'inizio dell'estate, perché mio padre ha comprato un locale qui e ha deciso di aprire un ristorante. È il suo sogno da una vita.
Così, mentre i suoi desideri si sono avverati, io ho dovuto spezzare i legami che avevo stretto da anni con i miei amici di San Francisco. Dove sono nata e dove ho sempre vissuto. Fino ad ora.
Questa cittadina non mi dispiace, però confesso che mi manca molto la vita della grande città, che è completamente diversa. Dovrò farci l'abitudine.
Qui c'è una strana atmosfera. Ancora non ho capito di che si tratti ma... c'è un che di surreale. Non saprei dire se la cosa mi spaventi o mi ecciti, devo ancora stabilirlo.
Oggi è il mio primo giorno di scuola, nella nuova scuola. Sarà difficile, perché probabilmente in un posto così piccolo tutti i ragazzi si conoscono. Sarò l'intrusa, piombata all'improvviso nelle loro vite. Sempre se si accorgeranno di me.
Mio padre si ferma davanti alla scuola.
- Allora? Sei pronta?
Guardo l'edificio, al di là del finestrino. Ha un bell'aspetto, anche se non è molto grande. Ha i muri bianchi e molte finestre ed è circondata da un verde giardino con sentierini di ciottoli, affollati di studenti.
- No, credo che non sarò mai pronta per questo - dico tra me e me.
Scendo dalla macchina e chiudo la portiera. Solo allora saluto mio padre con un cenno della mano. Poi gli do le spalle e sento che la macchina riparte.
Sospiro: è ora di entrare, di mescolarmi con quella marea di studenti che si abbracciano e si baciano, tutti contenti di rivedersi.
Io non ho nessuno da abbracciare e inoltre, in tutto questo caos, nessuno si accorgerà di me.
Mi faccio coraggio e muovo qualche passo verso l'ingresso, tentando di sembrare sicura e tranquilla. Mi è molto difficile, lo riconosco.
Colgo qualche sguardo che si posa su di me, ma sono troppo agitata per capire se mi stiano giudicando oppure ammirando. Sinceramente non mi interessa, in questo momento. Voglio solamente raggiungere la mia classe, sopravvivendo a questo umiliante tragitto.
Entro nella scuola. C'è molta meno gente rispetto a fuori, così mi sento più rilassata a camminare lungo il corridoio, tra gli ingressi alle aule e le file di armadietti.
Ieri, quando sono venuta a vedere la scuola, mi hanno mostrato dov'è il mio. Cerco di ricordarlo, ma in questo momento mi sembrano tutte scatole di metallo identiche tra loro.
All'improvviso mi ricordo che si trova molto vicino all'aula di economia, così accelero il passo, leggendo le insegne sulle porte delle aule.
Quando leggo "Economia" scritto su un cartello, appeso alla maniglia di una delle porte, sospiro. Il mio armadietto è sicuramente nelle vicinanze.
Lo riconosco e inizio a girare la manopola del lucchetto. La ruoto in modo che si fermi prima sul numero 6, poi sul 4, poi sull'8 e infine sul 2. Era questo il mio codice.
Tento di aprire lo sportello, ma il lucchetto sembra non essere scattato.
Allora ripeto il codice, ma nulla, l'armadietto non si apre.
Lascio cadere la testa contro il metallo, che tintinna, mentre sbuffo, già stufa di questo posto.
- Posso aiutarti? - sento una voce alle mie spalle.
Mi volto di scatto e mi trovo davanti un ragazzo. È alto, coi capelli corti, castani; ha gli occhi dolci, marroni. È poco più alto di me e ha un fisico snello. Indossa una maglietta bianca e sopra una camicia a quadretti, aperta.
Non riesco ad interpretare il suo sguardo, perciò rimango in silenzio ad osservarlo. Non capisco se vuole che mi levi di torno, se invece sta gentilmente provando ad aiutarmi, vedendo che non sono a mio agio, o cos'altro.
All'improvviso mi ricordo che mi ha fatto una domanda e mi riscuoto.
- Ehm... no, cioè;... no, scusa.
Abbasso lo sguardo.
- No, nel senso... quello è il mio armadietto - dice, mi pare ridacchiando.
- Cosa? - mi sposto di lato - scusami io... pensavo fosse il mio.
Il ragazzo mi sorride.
- Sei nuova, vero? Non credo di averti mai vista.

- Sì, mi sono trasferita all'inizio dell'estate - sospiro e noto che lo sconosciuto sta piegando la testa di lato, come se mi stesse studiando.
- Beh, allora benvenuta a Beacon Hills.
Sorrido di ricambio.
Lo osservo mentre ruota rapidamente il lucchetto che scatta, al contrario di come aveva fatto con me.
- Vuoi che ti aiuti a cercare il tuo armadietto? - chiede il ragazzo, mentre fruga all'interno del suo.
- Emh... no, no grazie. Credo che per ora ne farò a meno.
Lui mi guarda un po' stranito, poi ridacchia.
- Da dove vieni? - richiude l'armadietto e si appoggia con la spalla contro di esso, girato totalmente verso di me.

- San Francisco.
- Uh, wow. Dalla grande città alla cittadina... non dev'essere facile.

- Finalmente qualcuno che se ne rende conto - il nervosismo sta passando - ci sei mai stato? A San Francisco intendo.

- No, mai - noto un pizzico di rammarico nella sua voce.
- Peccato - dico, un secondo prima che suoni la campanella.
Il ragazzo si rimette dritto in piedi.
- Immagino che ci vedremo in giro - dice, muovendo qualche passo all'indietro.
Annuisco, mentre tutta la massa di studenti che ho intorno e che ho notato fino ad ora, si dirige nelle classi.
- Ah - continua, prima di andarsene - mi chiamo Styles.
Così dicendo si volta e sparisce tra la calca di studenti.
Io sorrido.
- Vedrò di ricordarmelo.

   
 
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