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Autore: S O N I A    11/09/2014    0 recensioni
Ci sono situazioni che i tuoi genitori ti hanno insegnato ad affrontare, momenti in cui puoi semplicemente chiedere aiuto per risolvere un problema, volte in cui si può lottare per raggiungere un obbiettivo.
Ma che fare quando non puoi permetterti di fidarti degli altri? Quando ogni secondo può essere l'ultimo? Quando lotti con tutto te stesso senza sapere dove tutto questo ti porterà?
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ritorno alla vita

Era sola.
Non riusciva ancora a capire che cosa fosse successo esattamente, ma di una cosa era sicura al cento per cento: lei era di nuovo completamente sola.
Dopo aver finito il racconto, Cristina era rimasta a piangere seduta sull'erba umida finché le lacrime non si erano esaurite; e quando finalmente si era decisa a sollevare lo sguardo su ciò che la circondava si era resa conto che Federico era sparito.
La ragazza, spaventata, aveva cominciato ad urlare il suo nome e a cercarlo nei dintorni, ma senza alcun risultato.
Inizialmente aveva deciso di non muoversi dal punto in cui aveva raccontato la sua storia, nella speranza che il bambino sarebbe tornato, ma dopo un giorno e una notte aveva capito che la cosa più sensata da fare era quella di continuare il viaggio per cercare una via d'uscita dalla foresta.
Erano almeno cinque giorni che camminava ed era da almeno cinque giorni che si sentiva completamente spaesata, persa.
Non aveva idea di dove stesse andando ma, ormai, la cosa importante era continuare a camminare, indipendentemente dalla direzione. Mettere una gamba davanti all'altra, muoversi, erano le uniche cose che riuscivano a darle un po' di conforto; stare ferma, al contrario, le dava un senso di impotenza insopportabile, fin troppo simile alla sensazione che aveva provato guardando tutta la sua vita scivolarle tra le dita dopo l'incidente.
Fu proprio quando Cristina aveva perso quasi tutte le speranze di uscire dalla selva che intravide in lontananza un edificio antico, con le mura di mattoni scheggiati e scoloriti dal tempo.
Velocizzò progressivamente il passo finché non cominciò a correre come mai aveva fatto, spinta dalla gioia e dal sollievo di essere fuggita da un'altra gabbia, sempre più vicina alla libertà.
Quando, però, giunse a destinazione non si trovò difronte ad un edificio, bensì ad un muro che si estendeva a perdita d'occhio in tutte le direzioni.
L'immensa felicità che aveva provato poco prima svanì per lasciare il posto alla delusione e all'amarezza, sensazioni che ormai conosceva fin troppo bene.
Come diavolo è possibile? Ogni volta che penso di aver fatto un passo avanti scopro di essere ancora al punto di partenza pensò col cuore pieno di rabbia
«Non è giusto maledizione! BASTA, VOGLIO USCIRE DI QUI!» urlò disperata tirando calci e pugni all'immenso muro che le stava difronte, ignorando il dolore che aumentava ad ogni colpo, perché niente, niente poteva essere peggio dell'immenso vuoto che sentiva ingigantirsi ogni ora, minuto, secondo di ogni giorno « AHHH » urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
Si formò una piccola crepa, con grande stupore e soddisfazione di Cristina, che cominciò a colpire quel punto con tutta la forza che le era rimasta, e la crepa si ingrandì sempre di più facendo intravedere una coloratissima luce al di là di quella barriera di mattoni.
La ragazza, esaltata e piena d'adrenalina, continuò fin quando venne sera e il foro nel muro fu tanto grande che avrebbe potuto attraversarlo senza problemi.
Con il fiato corto e gli arti tremanti, Cristina si voltò, come richiamata da una forza ignota e se lo ritrovò davanti: Federico.
« Mi dispiace di essermene andato, non avrei voluto» disse il bambino avvicinandosi a lei.
«Cosa vorrebbe dire? Se non volevi andartene perché lo hai fatto? Io...io avevo bisogno di te maledizione!»
«No Criss tu non avevi bisogno di me. Hai trovato da sola il modo di uscire dal tuo limbo personale, con la tua forza di volontà sei riuscita a vincere la lotta più dura che una persona possa combattere: la lotta contro te stessa.» un altro passo avanti «Avrei voluto restare con te, ma il mio compito era terminato e dovevo lasciare che tu scegliessi la tua strada da sola».
«Ma che cosa stai dicendo? C'erano molte strade che potevo prendere nel bosco ma tutte mi avrebbero portato a questo coso» disse Cristina indicando il muro alle sue spalle.
Federico la guardò con una strana espressione...orgoglio? Era difficile capirlo «No, intendevo dire che avresti potuto compiere altre scelte, saresti potuta rimanere nel bosco, nel punto in cui ti avevo lasciata, ma tu hai deciso di continuare ad andare avanti e poi, quando hai cominciato a colpire quel “coso”, come dici tu, hai scelto di tornare alla vita».
«Perciò se attraverso la crepa sarò finalmente libera?» Chiese titubante la ragazza.
Federico annuì « E questo vuol dire che non ti rivedrò mai più?» la domanda era uscita incerta, sussurrata come se non volesse essere pronunciata.
«No, noi non ci rivedremo per molto, moltissimo tempo, ma anche quando non potrai vedermi io ti starò accanto e alla fine, ci rincontreremo...sorellina» a quell'ultima parola Cristina cominciò a singhiozzare, abbandonandosi alle lacrime che aveva trattenuto, e si abbassò ad abbracciare suo fratello, Federico.
«Lo sapevo, lo sapevo che eri tu. Mi sei mancato moltissimo Fede!» disse nel colmo della felicità. Fu suo fratello a staccarsi da lei, e quando lo fece tirò fuori dalla maglietta una catenina d'argento che terminava in un ciondolo a forma di timone, rappresentante di una delle sue tante passioni: le barche.
«Ma questa...è il ciondolo che ti ho regalato per il compleanno qualche anno fa.» i suoi occhi erano fissi sulla collana. Federico le girò in torno e gli e la mise al collo «L'ho conservato come portafortuna e ora voglio che l'abbia tu, sarà qui per ricordarti che non ti ho abbandonata e che sei più forte di quel che pensi.» le tese una mano e quando lei si fu alzata la condusse verso il passaggio «Criss, voglio che tu sappia che io credo in te, e se prenderai delle decisioni che i nostri genitori, o chiunque altro contesteranno, sappi che io sono comunque dalla tua parte come è sempre stato. Ho bisogno di sapere che d'ora in poi farai le tue scelte in base a quello che ti comanda il cuore, come hai fatto in questo posto, così che tu possa essere felice» Cristina prese la piccola mano di Federico e gli assicurò che questa volta lo avrebbe fatto, che questa volta sarebbe stato diverso, perché lei era diversa.
«Ti voglio bene, grazie per avermi fatto vedere quanto sono forte. Ti restituirò la collana quando ci rivedremo» disse Cristina staccandosi dal fratello e camminando verso la vita.
« Anch'io te ne voglio» le aveva risposto Federico, ma lei era troppo lontana per sentirlo.




Cristina aprì gli occhi.
Oddio non di nuovo! Non ne posso più di prigioni bianche pensò inorridita mentre cercava di mettere a fuoco quello che la circondava; i suoi occhi, stanchi per il poco utilizzo, inizialmente riuscirono a vedere soltanto un'enorme distesa di bianco che, piano piano, si trasformò in una stanzetta abbastanza triste se non fosse stato per alcuni quadri colorati alle pareti, un tavolo ricoperto di libri, fiori profumati, a centinaia sul comodino vicino al letto in cui era coricata; tutto quel colore la tranquillizzò ma quando voltò lo sguardo alla sua destra sul suo volto si dipinse un'enorme sorriso.
Due finestre troneggiavano sulla parete e tutto quello che Cristina riuscì a fare per i minuti seguenti fu guardare il piccolo giardino che si trovava di fronte alla sua stanza; Alcune persone avrebbero potuto dire che era triste e abbandonato ma a lei parve bellissimo. Era ricoperto da una candida distesa di margherite.
Un'insistente dolore alla parte bassa del collo la distolse da quella meravigliosa vista; con uno sforzo sovrumano riuscì a sollevare il braccio destro e ad afferrare la causa di quel fastidio.
La collana con il timone.
Non è stato un sogno, era tutto vero...
tutto vero...
E per una volta dopo tanto tempo Cristina si sentì di nuovo completa; certo, la strada per la felicità era ancora lunga e piena di ostacoli, ma lei non l'avrebbe abbandonata, sarebbe avanzata un passo dopo la volta fin quando non fosse giunta a destinazione.
La vita le aveva dato una seconda possibilità, o forse era stata lei a darla alla vita.
Fatto sta che era di nuovo viva, finalmente.

   
 
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