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Autore: Ossidiana_    11/09/2014    1 recensioni
Moon e Nate erano semplicemente giovani ed innamorati, di quell'amore che solo l'adoloscenza è capace di regalare, quelle emozioni fatti di battiti, di sospiri, di baci e di mani che tremano, di corpi caldi ed intrecciati.
Il loro amore era simile ad una fiaba, li faceva stare bene, li faceva sentire liberi. Ma non avevano fatto i conti col destino, lo avevano escluso da quell'equazione e ora lui gliel'avrebbe fatta pagare davvero cara.
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Non ce la farò mai ad archiviare per sempre il tuo ricordo, e non ne ho intenzione, perché se c’è una cosa di cui sono sicura, è che ti amerò per sempre Nate Manson.
PER NON DIMENTICARE 11 SETTEMBRE 2001- 11 SETTEMBRE 2014
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo l’estate del 2001 come quella più significativa di tutta la mia vita, nel bene e nel male.
Tutto iniziò il sedici maggio, ultimo giorno di scuola, ero seduta sul muretto aspettando che Nate arrivasse con il cuore che batteva a mille. Io e lui eravamo migliori amici praticamente da sempre, nonostante lui fosse un anno più grande di me e fosse figlio di uno dei più facoltosi avvocati di tutta New York.
Quel giorno lui uscì da casa col solito cattivo umore, aveva di nuovo litigato col padre, i capelli biondi che svolazzavano nel vento e gli occhioni azzurri incorniciati dagli occhiali da vista tondi, non li usava spesso.
-Moon sei qui? Sai che non voglio che tu faccia la strada da sola- scesi giù sorridendogli come sempre, ero innamorata di lui da sempre e da sempre glielo tenevo nascosto, perché lui era semplicemente troppo bello per me, era semplicemente troppo.
-Andiamo Nate, non sono più una bambina, non mi rapiscono se faccio qualche chilometro a piedi…e piuttosto perché porti gli occhiali?-
-Compito, ed ho litigato con mio padre, di nuovo- lui aveva sospirato e poi mi aveva fatto cenno di seguirlo, la sua Harley-Davidson era parcheggiata fuori e risplendeva al sole. Mi piaceva quando andavamo a scuola con la moto, in questo modo potevo aggrapparmi a lui e poggiare la testa sulla schiena, mi sembrava di avere tutto il mondo in mano.
-Sei sicura di voler andare al ballo sta sera? Potremmo fare qualche altra cosa- lo guardai come se stesse dicendo la cosa più assurda di questo mondo, finalmente riuscivo ad andarci con lui e decideva di mandare tutto all’aria?
-E cosa?-
-Se me ne dai la possibilità te lo dimostrerò- e sorrise, dio se non amavo il suo sorriso, era così dolce e allo stesso tempo sicuro, ed era riuscito a convincermi.
-Va bene, ma ci parli tu con mia madre, farà tantissime storie per il vestito- le sue labbra si posarono velocemente sulla mia guancia, sentii di arrossire, davvero di brutto.
-Non è detto che non lo dovrai mettere- era sempre pieno di sorprese lui, mai una volta si era fatto abbattere dalla vita o dagli ostacoli che essa gli poneva davanti, neanche quando i suoi genitori si erano separati, mai.
Avevo passato tutta la giornata in trepida attesa, non vedevo l’ora che il sole calasse lasciando spazio alle stelle e alla luna, praticamente passeggiavo per la casa ascoltando i Take That e sperando che il tempo passasse il più in fretta possibile.
-Morgana hai intenzione di fare così per tutta la giornata? Dio datti una calmata- non avevo mai avuto un bel rapporto con mia madre, da quando papà era morto era sempre stata troppo occupata per prendersi cura di me, così avevo imparato a fare da sola, o a contare su Nate, lui c’era sempre stato, fin dall’inizio.
Quando ormai mancavano solo due ore avevo deciso che era ormai ora tempo di iniziarmi a preparare. Mi ero truccata, avevo sistemato i capelli precedentemente acconciati dalla parrucchiera e poi avevo indossato il mio amato vestito, era senza bretella, di colore bianco e rosa antico. Siccome i tacchi non erano il mio forte, e non lo sono mai stati, avevo messo un paio di Dr. Martens sempre rosa antico con i lacci bianchi, mi guardai per un bel po’ allo specchio senza trovare niente di buono, solo difetti, fin quando Nate non aveva suonato alla porta.
-Smettila, sei perfetta così- la sua figura, fasciata in un abito blu e in una camicia bianca, comparve riflessa nella superficie, il mio cuore perse un battito.
-G-grazie-
-Andiamo dai- mi aveva allungato il braccio ed io lo avevo stretto come se potesse volare all’improvviso. –Ci vediamo più tardi Anne- lui sembrava avere un bel rapporto con mia madre, diceva sempre che era il mio antipodo, che lo divertiva trovare le differenze tra noi due.
-Dove mi porterai?-
-Central Park baby- avevo storto il naso, non potevo immaginare cosa mi avrebbe riservato quella sera.
Eravamo arrivati in pochi minuti e proprio lì, in uno dei luoghi più nascosti del parco, Nate aveva preparato un pic-nic, gli alberi erano addobbati con tante piccole lucine a forma di palla e c’erano anche alcuni suonatori di violino.
-Oddio Nate, ma perché hai fatto tutto questo?-
-Beh sai, ti sembrerà strano, ma credo di essermi innamorato di te, non so quando è successo ma ora è così, e pensavo che per dirtelo dovevo farlo in grande- pronunciò quelle parole con una tale naturalità che ancora oggi mi lascia perplessa.
-Che? Ma…ma…non hai mai fatto una cosa del genere per nessuno-
-Tu non sei nessuno, tu sei Morgana Greyson, la mia migliore amica e la ragazza che mi piace, per te questo è altro- ed in quel momento me lo ricordo, avevo iniziato a piangere, mi sembrava impossibile, mi sembrava un sogno, per la prima volta in sedici anni di vita tutto sembrava andare per il verso giusto. –Ho detto qualcosa che non va Moon?-
-No, anzi, sono felicissima, dio non so che dire-
-Però, tu che rimani senza parole, strano- aveva sorriso e poi aveva poggiato le sue labbra sulle mie, altro che farfalle, bombe nucleari erano esplose nel mio stomaco.
-Sai questo è la prima volta che mi sento nel posto giusto al momento giusto- e giuro mai come quella volta i suoi occhi brillavano come due diamanti azzurri riflessi nei miei verdi.
Le calde settimane estive passavano tra scorrazzate al parco e giornate pigramente trascorse sopra l’amaca di casa di Nate, parlavamo del futuro, di quello che avremmo voluto fare, delle nostre aspettative.
-Questo sarà il tuo ultimo anno, cosa hai intenzione di fare?-
-Non lo so, vorrei fare un corso di fotografia, ma mio padre vuole che prenda legge e diventi uno dei suoi nuovi avvocati- il rapporto con suo padre non era mai stato uno dei migliori, gli ha sempre dettato troppe regole a cui lui non voleva sottostare, perché in fondo Nate era uno spirito libero, e avrebbe fatto di tutto per inseguire i suoi sogni.
-Prova a fare entrambe le cose- lui mi aveva guardato curioso, era corso dentro casa a prendere la macchina fotografica, cinque minuti era di fronte a me che mi scattava foto. –Dai Nate finiscila, io vengo male-
-Shh, sarai il soggetto che porterò come dimostrazione- avevo riso gettando la testa all’indietro, lui era così, spontaneo in ogni sua cosa. –Ho un’idea, domani andremo alla vecchia casa che ho in campagna, voglio farti qualche scatto lì-
-Tu sei davvero sicuro di quello che stai dicendo vero?- si era avvicinato e mi aveva stampato un tenero bacio sulle labbra sorridendo.
-Certo bambolina, non sono stato mai così sicuro in vita mia-
Quando ero tornata a casa quella sera non avevo trovato nessuno ad aspettarmi, mia madre mancava già da qualche giorno, era in vacanza alle Maldive con il suo nuovo fidanzato, ed io ero rimasta lì, ad aggiustare sul muro le mille e più foto che avevo con Nate e con le mie migliori amiche, mi piaceva vederle come prima cosa quando mi svegliavo e come ultima quando andavo a dormire.
In quel momento il telefono aveva squillato ed io avevo risposto quasi scocciata, chi voleva interrompermi?
-Pronto?-
-Ma ciao Moon, ti ricordi di me? Sono Aria, la tua migliore amica- un piccolo sorriso era comparso sul mio volto mentre aggiustavo l’ennesima immagine sul muro, indossavo una delle t-shirt che avevo rubato a Nate e che mi stavano quasi come un vestito, lui era molto più alto di me.
-Oddio scusami, è che sono stata rapita da tantissime cose per ora-
-Sei stata rapita da Nate Manson più che altro, allora com’è stare con lui?-
-Come se fossi sempre nel posto giusto al momento giusto- sentii il sorriso aprirsi sul mio viso, lui mi rendeva felice in ogni singolo momento della mia vita.
-Sto per vomitare arcobaleni, ora sì che vivi ancora di più la vita in rosa-
-E’ una sensazione che non ho mai provato in vita mia, e mi piace-
-Oddio si vede che sei innamorata, allora non ti trattengo più del dovuto, fatti sentire ogni tanto però-
-Te lo prometto, ci sentiamo Aria- in quel momento il campanello era suonato e davanti mi ero trovata Nate col sorriso stampato sulle labbra e le buste del signora Chang in mano.
-Qualcuno ha ordinato cinese?- gli avevo gettato le braccia al collo dandogli non so quanti baci, e lui rideva, rideva con quella sua risata che solo dio sa quanto fosse bella.
-Ma che ci fai tu qui? Non avevi quella cena con tuo padre e il vice questore?-
-Sì ma non mi andava l’idea di lasciarti sola soletta a casa- mi aveva sollevato dalle gambe mentre io ridevo, e le sue labbra erano sulle mie ed era tutto perfetto.
Avevamo passato tutta la notte a parlare, a fantasticare, e giuro che non c’era posto migliore in cui stare se non tra le sue braccia.
-Diventerai una grande scrittrice tra qualche anno Moon, ne sono sicuro, ed invece io sarò chiuso in studio con qualche scartoffia da riempire per mio padre- mi ero girata prendendo il suo volto tra le me mani e sorridendogli.
-Non finirai così, e se anche dovesse succedere per me va bene, resteresti sempre lo stesso Nate-
-Non voglio diventare come mio padre-
-Ed io come mia madre…forse se rimaniamo insieme riusciremo ad essere diversi- le sue labbra si erano posate sulle mie dolcemente e aveva sorriso, i suoi sorrisi riuscivano sempre ad illuminare tutto.
-Io non ho intenzione di lasciarti, ci sposeremo e avremo tanti bambini-
-Promesso?-
-Promesso-
Inutile dire quanto eravamo schiocchi, pensavamo di avere noi in mano il nostro destino, di mangiarci il mondo, pensavamo di poter fare tutto finché stavamo insieme, ma ci sbagliavamo.
I giorni seguenti sono stati tutto un tripudio di baci, di notte trascorse insieme a parlare, di mani tremanti, di abbracci, era come se il resto del mondo non esistesse, c’eravamo solo lui ed io, tutto il resto l’ho scordato.
-Stavo pensando, tu quest’anno finirai il liceo ed io l’anno prossimo, quindi potremmo aspettare di sistemarci e poi sposarci no?-
-Certo Moon, ti prometto che tra dieci anni, il giorno del nostro decimo anniversario noi ci sposeremo- lo diceva con una tale semplicità, lo diceva perché ci credeva davvero, ed io con lui, credevo di essere in una fiaba e che tutto sarebbe andato per il verso giusto finalmente, ma non avevo fatto i conti col destino, lo avevo escluso dalla mia vita ed ora lui me l’avrebbe fatta pagare.
L’estate stava finendo e settembre era arrivato senza abbattere me e Nate, noi ci accontentavamo, ci bastavamo.
Quel giorno però, quel maledettissimo giorno, avrei voluto fermarlo, digli di restare con me, ancora oggi dopo tanto tempo mi maledico.
Era l’undici settembre 2001 e Nate si era alzato di buon ora, doveva incontrare suo padre alla Torre Nord, dovevano discutere del suo futuro, quell’estate si era preso troppe libertà per colpa mia.
-Sei sicura che vuoi che vada? Posso rimanere con te non c’è problema-
-No Nate tranquillo, io mi vedo con Aria- lui mi aveva sorriso e mi aveva baciato, i suoi occhi però quel giorno erano spenti, come se sapesse che stava per accadere qualcosa.
-Ti amo, ricordatelo sempre- era uscito da quella che ormai era diventata casa sua, mia madre ormai era tre mesi che non tornava, il suo nuovo fidanzato le aveva fatto fare il giro del mondo.
Quel giorno New York era davvero troppo caotica, in sedici anni di vita non avevo mai visto la città così pullulante di gente e così rumorosa, nonostante vivessi in un delle metropoli più belle del mondo.
-Aria!- sventolai la mano in alto e la mia amica bionda mi corse incontro abbracciandomi.
-Oddio Moon, quanto tempo! Come stai? E Nate?-
-Bene…è dovuto andare da suo padre alla Torre Nord, ha praticamente passato l’intera estate da me e non penso che la cosa gli sia andata molto a genio- e poi lo avevo sentito, un tremendo boato e le urla della gente che scappava.
Io ed Aria corremmo fuori dal bar e vidimo una miriade di gente che scappava dal centro, urlava, piangeva, si dannava. Il mio cuore cominciava a battere troppo velocemente mentre cercavo di convincermi sempre di più che Nate stesse bene.
-Che cosa è successo?- avevo bloccato una signora che mi aveva guardato come se avesse davanti una pazza, uno sguardo che non dimenticherò mai.
-Non lo sai ragazzina? Hanno attaccato le Torri Gemelle, due aerei dirottati si sono schiantati contro di loro, stanno cadendo a picco come il Titanic dopo la collisione con l’iceberg- in quel momento tutto il mio mondo mi crollò addosso, mi lasciai cadere con le ginocchia sulla strada portandomi le mani sul volto. Piangevo, piangevo perché sapevo che Nate sicuramente era morto, che tutto era finito, io, lui, noi.
-Moon dai rialzati, magari non è lì, c’è qualche possibilità, andiamo- Aria mi aveva praticamente trascinato mentre io mi ero chiuso in una specie di bozzo, come un bruco che però non vuole diventare farfalla.
Quel giorno corsi come mai in vita mia, sentivo i polmoni bruciare e rischiare di collassare da un momento all’altro, ma non potevo, non potevo permettermi di fermarmi, dovevo raggiungere Nate.
Una volta arrivate, iniziai a cercarlo con lo sguardo, speravo di vederlo saltare e chiamarmi ad alta voce, ma non fu così. In quel momento un uomo cadde dalla torre, si era buttato perché voleva scegliere lui come morire.
Mi avvicinai ad un pompiere con le mani che tremavano e la saliva ormai terminata.
-Mi scusi, avete per caso notizie di un certo Nate Manson? Alto un metro e ottantuno, capelli biondi e occhioni azzurri?-
-Ragazzina dovrai aspettare parecchio tempo, ci sono migliaia di persone bloccata là dentro- e giuro che sentii il mio cuore rompersi in mille pezzi, sentii proprio il rumore, prima che il fiato mi venisse a mancare e tutto diventasse nero.
Mi ero risvegliata un bel po’ di tempo dopo, ma per realizzare davvero cosa fosse successo ci misi circa due ore. Non parlavo, non avevo emesso nemmeno un suono da quando avevo riaperto gli occhi, zero, stavo cercando di metabolizzare l’accaduto, ma era impossibile, semplicemente impossibile.
-Sei tu Moon?- un vigile del fuoco, parecchio robusto e con la voce grossa si era avvicinato, io gli avevo fatto un leggero cenno di sì con la testa. –Nate ti sta cercando vieni- avevo sentito le gambe tremare e la testa girare, mi ero dovuta aggrappare ad Aria e lo avevo seguito sotto un gazebo dove erano stati messi temporaneamente tutti i feriti. Lì, proprio alla fine, c’era Nate. Aveva il corpo per la maggior parte ustionato e ricoperto di bende, io cercai di trattenere le lacrime.
-Nate!-
-Amore…sta volta qualcosa è stato più forte di me hai visto?- rideva, anche se sembrava fargli parecchio male.
-Tranquillo ce la farai, ce la faremo, supereremo insieme anche questo-
-No Moon, sta volta ho perso…non vedi come sono combinato?- e non mi ero potuta trattenere, ero scoppiata in un pianto disperato, non ero pronta a dirgli addio.
-Sei sempre bellissimo Nate-
-Moon sappiamo entrambi che non andrà a finire come vogliamo, che non avremo il futuro che abbiamo fantasticato per questi quattro mesi, ma ora guardami, devi promettermi che andrai avanti, che supererai questa cosa, devi vivere anche la mia vita. So che all’inizio sarà dura, che non ti vorrai staccare dal mio ricordo, ma hai solo sedici anni e tutto il tempo del mondo: innamorati, sbaglia, scappa, sposati, costruisciti una famiglia, insomma fa tutto quello che io non potrò fare. Io ti prometto che non ti lascerò mai sola, sarò il primo raggio che ti sveglia al mattino, il vento che ti sfiora il viso, sarò la pioggia che ti bagnerà e il sole che ti scalderà, sarò in tutto quello che farai e in tutto quello che ti circonderà. Qualche volta, quando camminerai sulla spiaggia, butta un’occhiata alle tue pronte, ne vedrai due strisce, le tue e le mie, perché ti terrò per mano e ti sorreggerò per tutta la vita, finché non troverai qualcuno che lo farà al posto mio. Poi, tra tanti anni, ci rincontreremo, magari ci ameremo di nuovo come ora, magari avremo un’altra occasione, ma per ora devi accettare che le cose vadano così-
-Io ti amo Nate, non riesco a immaginare la mia vita senza di te-
-Ce la farai Moon, tu sei forte- mi chinai per poggiare per l’ultima volta le mie labbra sulle sue, in un ultimo disperato bacio. –Ricordati di me ti prego- e chiuse gli occhi, col sorriso stampato sulle labbra, con quel sorriso che era sempre solito avere.
I giorni che seguirono sono avvolti da un enorme alone nero, ricordo solo tante parole e molte lacrime, tagli sui polsi e troppi tentativi di raggiungere Nate.
All’ennesimo però mi chiusi in camera, non volevo più mangiare, non volevo più vivere, l’avrei fatta finita dopo il suo funerale.
Indossai un vestino nero e le Converse dello stesso colore, mi truccai con la matita, ne misi davvero tanta, e legai i capelli in una treccia, non facevo trasparire nessun sentimento. Arrivati in chiesa il padre di Nate mi fece sedere accanto a lui e poi mi fece parlare, dissi quanto l’amavo, quanto la mia vita non avesse senso senza di lui e cose così, oggi mi sembra di essere stata un robot, ho ricordi veramente troppo vaghi, colpa anche dei tanti antidepressivi che prendevo a vagonate.
Ma poi, accadde l’impensabile.
-Sei la ragazza di mio fratello?- ero seduta all’entrata del cimitero, gli occhiali da sole e la sigaretta tra le labbra, non mi andava di lasciare andare Nate, se avessi potuto mi sarei gettata nella tomba con lui.
-Sì…tu sei Daniel vero?-
-Esattamente- mi aveva sorriso tristemente, era il fratello maggiore di Nate, più grande di tre anni. Gli assomigliava tantissimo, i capelli biondi, gli occhi azzurri e le labbra che si curvavano allo stesso modo.
-Non ti ho mai visto-
-Oh sì qualche volta sì, solo che quando i nostri genitori si sono separati io sono andato con mia madre- si era seduto accanto a me e si era messo anche lui una sigaretta tra le labbra. –Mi parlava sempre di lei, ti amava tantissimo-
-Lo so, me lo ha detto prima di morire- le lacrime iniziano di nuovo a scendere imperterrite, lui mi passa un braccio intorno alle spalle e mi attira contro il suo petto.
-Allora sai anche che non devi lasciarti andare così, anche io ho un vuoto dentro che non immagini, ma so arrendersi vorrebbe dire ucciderlo di nuovo, perché lui non vorrebbe questo, soprattutto per te- mi aveva asciugato una lacrima ed in quel momento un filo di vento mi aveva accarezzato la pelle, lui era qui con me. –Sei hai bisogno di aiuto in questi giorni dimmelo, resterò in città per un po’, spero di vederti presto Moon-
Da quel giorno, da quell’undici settembre, sono passati tredici anni. Io mi sono ripresa, molto lentamente ma ce l’ho fatta, ho seguito corsi di fotografia a scuola, cosa che voleva fare Nate, e sono diventata una scrittrice abbastanza nota.
Oggi, undici settembre 2014, sono stata chiamata all’ormai consueto memorial della caduta per leggere qualcosa. Ci ho pensato giorno e notte fin quando non ho trovato la soluzione, ho scritto una lettera, ho scritto una lettera a Nate.
Ciao Nate,
non so bene cosa dire, ma ci proverò. I primi tempi senza di te sono stati davvero duri, ho avuto paura di non farcela, volevo morire, volevo raggiungerti, ma poi una persona mi ha fatto capire che sarebbe stato come ucciderti una seconda volta.
Così ho ripreso in mano le redini della mia vita e ho cercato di andare avanti, sai a scuola tutti mi consideravano come ‘la povera Moon’ ma io li ho fati ricredere. Mi sono diplomata in tempo, ho fatto parte del club di fotografia e sono andata all’università. Ora sono una scrittrice, proprio come dicevi tu. Vivo ancor a New York ma appena ho finito la scuola me ne sono andata da casa di mia madre, per lei è come se non fosse cambiato niente. Quel suo grande amore che nel 2001 l’aveva portata via per tutta l’estate l’ha lasciata senza forze, è diventata alcolizzata, non ho potuto fare niente per salvarla.
Manchi tanto a tutti sai? Manchi a Jake che ora è diventato avvocato, manchi ad Aria che ora è stilista, manchi a me, non c’è giorno in cui non ti pensi, ho le tue foto ancora, tutte le nostre foto, non ho intenzione di buttarle e mai lo farò.
Non ti ho mai dimenticato, sei e resterai sempre il mio primo amore, la persona che più ho amato in tutta la mia vita.
Ma da un po’ di tempo c’è una novità. Mi hai detto che dovevo andare avanti con la mia vita e l’ho fatto, ma per molto tempo non ho avuto nessuno in testa tranne te, pensavo di tradirti. E poi…e poi poco a poco Daniel è riuscito a riparare il mio cuore, forse con l’attack. Stiamo insieme da nove anni e da tre siamo sposati. Con lui sono tornata ad essere felice, e devo dire che per molti aspetti mi ricorda te.
Sono incinta Nate, di due gemelli, un maschio ed una femmina, e indovina, il bimbo si chiamerà come te, perché sei stato troppo importante per me e lui lo capisce.
Non ce la farò mai ad archiviare per sempre il tuo ricordo, e non ne ho intenzione, perché se c’è una cosa di cui sono sicura, è che ti amerò per sempre Nate Manson.
 

Sbam!

eh sì, a quanto pare sono tornata e questa volta con una one-shot sull'undici settembre. Avevo questa idea che mi ballonzolava in testa da tutta la giornata ma non trovavo mai un momento per buttarla giù.
Mi scuso per l'assenza prolungata da efp ma a quanto pare le mie ff non piacciono più come una volta quindi questa sarà la prova del nove per decidere se sarà un addio definitivo oppure no.
Detto questo ora vado che sennò mia nonna mi uccide, un bacio, Ossidiana xx
   
 
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