I MUSTN'T CRY, I' M A SEED...
Castello di carte.
"Quistis...."
La ragazzina si rigirò
nel letto...che voleva la Madre a quell'ora di notte?
"Tesoro, sei
sveglia?"
"Sì Madre, cos'è
successo?" fece Quistis, alzandosi a sedere sul letto, la voce ancora leggermente
impastata di sonno.
Edea cinse le spalle
della ragazza con un braccio, in un gesto che esprimeva affetto e dolcezza
materna.
"Vedi...ha appena
chiamato la donna che vive al villaggio di Balamb....la vicina di casa di tuo
nonno..."
Quistis si scostò di
scatto dalla stretta della Madre, che si faceva sempre più intensa...
"E' successo
qualcosa al nonno?" la sua voce suonava stridula, con una nota di panico,
intrisa di tutto il terrore che una ragazzina di dodici anni può provare.
"Piccola mia...io ci
sarò sempre, ricordatelo, ma...tuo nonno è morto questa notte..."
La voce di Edea
riecheggiava nella mente di Quistis....morto...questa notte, morto, morto,
morto...
Tremante si accasciò sul
letto della stanzetta doppia nella quale dormiva insieme ad una compagna,
aspirante Seed proprio come lei. Il suo corpo era scosso da brividi, quel nonno
che tanto amava, gravemente malato, ma che non aveva mai negato un dolcissimo
sorriso alla sua adorata nipote, ultimo ricordo della figlia, scomparsa ormai
da tanti anni...ora era morto, nulla più la legava in quel mondo, cosa avrebbe
fatto quando presa dalla sconforto avrebbe voluto rifugiarsi tra le
rassicuranti braccia del nonno? No, non poteva essere, era orribile, il suo
piccolo mondo le crollava addosso, fatiscente castello di carte privato del
principale sostegno.
Gli occhi attoniti, fissi
sulla Madre, senza però riuscire a vederla, finestre spalancate sul vuoto che
le si addensava dentro, deciso a divorarle l'anima.
"Quistis....stai
bene?" la voce di Edea era incrinata da un senso d'ansia e dal timore che
la notizia avesse causato nella piccola un trauma troppo profondo.
"Io...vorrei poter
andare a scuola anche oggi" mormorò decisa Quistis.
"Ma...non sarebbe
meglio se almeno per qualche ora..."
"Madre...."
"Va bene, puoi
prepararti se lo desideri...ma ricordati, che se vorrai sfogarti, io ci sarò
sempre...sono la tua mamma, non lo scordare" così parlando, Edea uscì
silenziosamente dalla stanza.
Al suono di quelle parole
Quistis fu scossa da capo a piedi, quanto avrebbe voluto una madre vera, con la
quale poter parlare, e che ricordasse il suo nonnino meglio di lei....Ma Edea
era impegnata, non aveva solo lei a cui badare, era una donna forte, ma
sopportava un compito fin troppo pesante per lei, che pur apparendo esile,
aveva sempre nuove energie e un sorriso per tutti...
No, decisamente non
voleva dare un dispiacere alla donna, doveva mostrarsi forte, la sua
"signorina di roccia", come la rimproverava scherzosamente quando si
faceva rispettare anche da quelle teste calde di Seifer e Squall, che ce la
mettevano tutta per farle dispetti e trascinarla nei guai.
Lasciata sola nella
stanza, Quistis indossò la divisa, e nascondendosi dietro gli occhiali, si
avviò verso la propria aula.
Cuore di ghiaccio.
Appena giunta nell'aula
affollata di studenti di ogni età, Quistis si guardò intorno confusa. Non
riusciva a capire come gli altri potessero ignorare il suo dolore, e in moto
d'odio improvviso quanto insensato, scoccò occhiate raggelanti ai presenti, che
smisero immediatamente di parlare.
La fissavano mentre
raggiungeva il suo banco, la ragazzina allegra ma forte come una roccia, che
mai nessuno era riuscito a sottomettere, e che mai aveva aperto il suo cuore a
qualcuno, celandosi dietro un'immagine di spensieratezza, circondata da
compagne, ma sola con i ricordi di un passato lontano.
E iniziò così la routine
quotidiana, della brillante studentessa, sempre attenta, studiosa, e seria in
un modo che data la sua età faceva quasi rabbrividire.
Chiusa nel ghiaccio nel
quale conservava il suo cuore, senza mai accennare ad un problema, cercando di
apparire una ragazza normale, anni di questa vita l'avevano completamente
cambiata.
Chi mai avrebbe
indovinato che finito di studiare Quistis si chiudeva in camera, le luci
spente, fissando il soffitto senza vederlo, gli occhi persi nel vuoto specchio
della sua anima, alla ricerca dei ricordi della sua famiglia, di suo nonno, e
che nel ricordarlo si impediva di piangere, facendosi male, ripetendo come un
automa nel suo cervello: un Seed non piange, un Seed non deve piangere, un Seed
non può piangere...
Scacciando così i ricordi
di quando era felice dalla mente, concentrandosi su battaglie, teorie, esami,
ignorando e ricacciando dentro l'animo della ragazzina spensierata e
prepotente, che aveva smesso di vivere una notte di quando aveva dodici anni.
Da Seed a professoressa,
quando non aveva che quindici anni, ad insegnare anche a studenti più grandi di
lei che dovevano essere forti, non dovevano ascoltare i propri sentimenti....un
Seed è una macchina da guerra, ripeteva spesso, e come tale, non può
permettersi di provare sentimenti nei confronti del nemico.
Poi arrivarono i G.F.,
strepitosi spiriti di guerra, forti, indomabili, indispensabili a un vero
Seed...
Così pensava Quistis,
allenandosi notte e giorno con quei nuovi alleati, dimenticando, pervasa
com'era da un furore e da un senso di potere tali, persino la morte del nonno,
come se avesse cancellato per sempre quel viso e quel sorriso, che
nell'infanzia tanto la rasserenavano...
Apoteosi della morte.
Era la sua giornata
libera, ma una leggera influenza la costringeva a letto, privandola del
massacrante allenamento, durante il quale non faceva che utilizzare i G.F.
Costretta a
letto...fredda prigione dei suoi pensieri...da quanto tempo non dava sfogo alla
sua mente, repressa in un cantuccio dimenticato della sua anima...
E sdraiata su quel letto,
sopra il quale mille pensieri l'avevano ferita dopo la morte del nonno, prima
che quel suo dolore costruisse alte mura ricacciando nell'oblio i suoi
sentimenti, la sua mente la costrinse a pensare a quella notte di tanto tempo
fa, ricordava i dettagli, Edea, la sua voce, le lenzuola artigliate in cerca di
protezione...il suo nonnino.....diamine,
non ci devo pensare, o tutto quello che ho dolorosamente inibito dei miei
sentimenti tornerà a galla...il suo sorriso...
E ad un tratto il buio,
al sorriso del nonno, sovrapposte macchie di sangue, lacrime mai versate,
spezzoni di evocazioni di G.F....no, no, voglio ricordarlo, no, no, non voglio
più vedere l'orrore del sangue di creature vive, perite sotto i colpi di quei
freddi guardiani...il prezzo da pagare è dunque questo? l'oblio totale,
completo, perdita di memoria, di sentimenti, il diventare di ghiaccio come
loro?
no,
noooooooooooo.........
Si risveglia
febbricitante, Quistis, le unghie premute nei palmi delle mani, fino a farle
sanguinare, in preda alla disperazione provocata da quel sogno....ma è soltanto
un sogno? prova a ricordare a mente lucida il volto del nonno...non ci riesce,
macchie confuse ballano nel suo sguardo, perso in una morsa di panico, ma senza
più alcuna espressione umana...
E' un attimo, una furia
di belva si impadronisce di lei, inizia a graffiarsi, a ferirsi con le sue
stesse mani, rese taglienti come spade dalla forza della disperazione....vuole
tornare a sentire dei sentimenti, Quistis,
inizia col dolore, bruciante, eliminato dalla sua mente tanto tempo fa,
e in un lapsus di lucidità, come una saetta, compare nella sua mente, nitido come
una fotografia, il volto di una bambina incapace di piangere la morte della
persona a lei più cara al mondo, un volto inumano, freddo e altero automa,
ombra di se stessa....
E piange, piange la morte
dei suoi genitori, il dolore di Edea nel vederla così indifferente, la
preoccupazione della amiche, ma piange soprattutto per il nonno, talmente amato
da costringerla a negarsi la liberazione del pianto, in un tentativo sciocco e
disperato di preservare la mente dallo shock più totale...
E infine piange anche per
se stessa, per tutto quello che si è costretta a rifiutare, per i sentimenti
che ha eliminato, per le atrocità che ha detto quando era solo l'involucro
della Quistis dimenticata, la graziosa bimba bionda che ascoltava rapita le
favole del suo nonno, stringendosi forte a lui, per non lasciarlo andare via la
sera, dopo la visita al Garden...
Lacrime e dolore,
apoteosi della morte.