Videogiochi > Final Fantasy VIII
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Autore: Sedichan    18/01/2005    3 recensioni
un breve spaccato su una Rinoa atipica, presa in un vortice di sentimenti violenti e crude passioni.. (ispirato alla fan-fic di Alessia Heartilly "Il mio cavaliere")
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fortemente ispirata alla fan-fic di Alessia Heartilly “Il mio cavaliere”, di cui sono una grande fan (leggetela mi raccomando!)

 

Brucierà.

Farà male.

 

Non così tanto. Non come questo.

Stringi quel rasoio e taglia.

Taglia.

 

Brucia.

Fa male.

Ma non così tanto. Non come questo.

L’acqua scorre nel lavandino mista a sangue, lava via il dolore. Un altro cerotto a nascondere un altro taglio.

Un altro tentativo di nascondere un’altra verità. La verità.

 

Non ne eri uscita? Non dicevi che non l’avresti più fatto? Ipocrita.

 

Quello era prima. Prima di tutto. Prima di crollare. Prima di dire la mezza verità. Prima di rivelare chi sono.

 

Non l’hanno presa come ti aspettavi vero? Non ti hanno disprezzato. Non li hai schifati. Forse semplicemente non ti credono. Avresti voluto vedere il disgusto nel loro sguardo, ammettilo. Sei stanca di essere perfetta per tutti. Sei stanca di tutti. Sei stanca di tutto.

 

Io non volevo. Non volevo questo. Stavo soffocando. Avevo bisogno di verità. Avevo bisogno di essere me stessa. Avevo bisogno di piangere. Ma non è servito.

 

Certo che non è servito. Come puoi scappare da te stessa, sciocca? Chi meglio di te può capirti?

 

Io non voglio essere così. Io non voglio. Perché ho bisogno di ferirmi? Perché nessuno capisce quanto ne ho bisogno?

 

Nemmeno tu sai il perché. Ma è così, e quindi accettalo. Non hai il fegato di spingere la lama in profondità. Non sei pronta per il black-out. Sei solo in grado di soffrire. E allora soffri. E sii contenta. E questo che si aspettano, non è vero? Accontentali. Bevi il tuo stesso veleno. E sorridi. E fingi di aver superato la crisi. Una crisi passeggera. O se ne andranno. Ti lasceranno sola con te stessa. E tu hai paura di essere sola. Hai paura di te stessa.

 

Io non sono debole. Io sono forte. Sono perfetta. Sono felice. E sorrido.

 

Brava. Tu sei il prodotto della società perfetta. Tu sei perfetta. Devi solo aspettare un po’. Poi potrai bere. Poi potrai annullarti nell’alcool. O nel fumo. O in entrambi. Perdere i sensi. Non è questo che vuoi? Ferirti serve solo a farti rimanere in piedi ancora un po’. Ancora abbastanza per qualcosa di più forte. Ancora abbastanza per l’oblio.

 

Sì. Basta che perda per un po’ la cognizione del mondo. E tutto andrà meglio. Per un po’. Ma tutto andrà meglio.

 

Andrà meglio sì. E ti serve calore. Calore umano. Un caldo abbraccio denso di voglia animale. Non l’amore. Non un sentimento. Desiderio e contatto. Nulla di più. Passione primordiale. Unghie nella schiena, denti nel collo. Sapore di sangue e di essere umano. Sapore di vita. Solo per un po’. Solo per un po’. Non ti serve l’amore. Non ti servono altri problemi. Non ti serve niente.

 

E allora perché mi sento così vuota? Perché non risolvo niente? Come posso sentirmi meglio? Gli altri non devono vedermi così. No. Non così disperata. Non così fragile. Non così bisognosa. Non così umana. Non così poco perfetta.

 

E allora asciugati le lacrime. Piangere è da codardi. Scopriti il braccio. La pelle segnata da sottili cicatrici e da tagli ancora recenti, ancora sanguinanti. Prendi ancora il tuo amico. Senti i battiti accelerati. Incidi e lecca la vita rossa che scorre via da te. Il battito torna normale. Respira. Acqua fredda. Cerotto. Non fa poi così male. Non è così terribile. Sei viva. Ancora per un po’. Bagnati il viso, esci di qui e sii perfetta. Sii felice. E sorridi.

 

Io sono perfetta. Sono felice. E sorrido.

 

Brava Rinoa. Vai dal tuo cavaliere. Vai da lui e sii perfetta ancora una volta.

  
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