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Autore: Flos Ignis    12/09/2014    1 recensioni
Ohayo, minna!
Sono nuova del fandom, e questa è solo la mia seconda fanfiction, per cui vi prego di essere clementi e di farmi sapere se vi piace o meno, così da potermi migliorare. Spero comunque di intrattenervi piacevolmente!
Ambientata dopo il secondo film: Sakura fa un incubo che la tormenta, e capendo che si tratta di un sogno premonitore decide di consultare i Tarocchi delle Carte per scoprire cosa attende lei ed il fratello.
Nell'ombra si nasconde un Cacciatore.
Dalla Cina e dall'Inghilterra, due ragazzi accorrono per aiutare i loro amici in questa nuova impresa della Padrona della Carte.
In un gioco frenetico di guardie e ladri, a determinare la vittoria sarà solo la magia più forte di tutte.
L'Amore.
Ok, non sono brava nelle introduzioni, ma spero di avervi dato un'idea. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Lee Shaoran, Sakura, Sakura Kinomoto, Tomoyo Daidouji, Touya/Toy, Yukito/Yuki | Coppie: Shaoran/Sakura, Touya/Yukito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SCONTRO
 
-Siete sicuri di voler andare da soli? Potrei aiutarvi-
-Non preoccuparti Eriol. Rimani qui e proteggi Tomoyo e mio fratello. Io e Lee affronteremo il cacciatore e lo sigilleremo, per ogni evenienza Kero-chan e Yuè ci guarderanno le spalle, ma spero di poterlo evitare. Si tratta di una cosa che riguarda solo noi due-
-Lo capisco, e condivido il tuo pensiero. Non preoccuparti, qui non accadrà nulla. E quando tornerete, avrò bisogno di scambiare due parole con entrambi-
-Non puoi parlarci ora? È qualcosa di grave?-
-No, assolutamente. Solo qualcosa di cui vorrei mettervi al corrente. Buona fortuna a tutti e due, e state attenti-
-Non ci batterà- Sakura raggiunse i suoi Guardiani, aspettando che Lee fosse pronto. Sapeva che aveva una faccenda da sistemare, o non sarebbe riuscito ad affrontare al meglio la battaglia imminente.
Vide il suo ragazzo dirigersi verso suo fratello, e pregò che per una volta i due riuscissero a comunicare civilmente.
I due rimasero fermi, a fissarsi, apparentemente senza astio. Per lo meno, era un inizio promettente.
-Dimmelo- la voce di Lee era tale che solo il suo interlocutore avrebbe potuto sentirla, per cui Toy si adeguò alla richiesta di riservatezza implicita, abbassando il suo solito tono di voce.
-Che cosa?-
-Quello che ti rode dentro da quando sai di me e Sakura, forse addirittura da quando mi conosci, e che ieri ha fatto svenire Tomoyo-
-Vuoi forse rimproverarmi per questo? Le ho già chiesto scusa, se prorpio lo vuoi sapere, ma non sono affari tuoi-
-Io credo di sì. Non voglio rimproverarti per averla fatta star male, sono certo che non ne avevi l’intenzione. Ma DOBBIAMO fare questa discussione-
-Ed è necessario farlo adesso?-
-Sì-
Lee si era alzato in quei mesi, per cui ora riusciva a guardare Toy negli occhi senza alzare eccessivamente il capo. Nonostante questo, il ragazzo trovava ancora difficile non provare l’istinto di mettersi in posizione difensiva, dato che gli occhi del più grande sembravano sempre perforargli la mente. Non lo aveva mai dato a vedere, ma li temeva fin dalla prima volta: aveva la sensazione che gli sondassero la mente, e non era piacevole.
-Come vuoi. Non mi piace che tu stia insieme a Sakura-
-Se è per via del modo in cui ci siamo scontrati quella volta…-
-Sei stato un cafone imbecille, ma non è per quello. Non sono scemo, lo vedo che sei cambiato, e che ora la tratti con i guanti bianchi-
-E allora cos’hai contro la nostra relazione? Sakura ci sta male per questo-
-E invece le fa piacere che tu la tenga legata a te che stai in Cina, vero?- ecco, finalmente aveva vuotato il sacco. Si sentiva meglio? No, per niente. Il sarcasmo in quella frase li aveva feriti incredibilmente entrambi, perché sapevano bene che la ragazza che entrambi amavano, seppur in modi diversi, ci stava male sul serio nonostante i sorrisi e le rassicurazioni.
-Non sarà per sempre. È una soluzione temporanea-
-E dopo? La porterai con te, separandola dalla famiglia, o verrai qui tu, abbandonando la tua e facendo sentire lei responsabile di questo?-
-Non sai di cosa stai parlando-
-Quindi puoi assicurarmi che non accadrà una di queste possibilità? Cosa farete, continuerete a vedervi saltuariamente fino a quando uno dei due si innamorerà di un altro che può vedere senza prendere un aereo?-
-Credi che io e lei non siamo consapevoli delle difficoltà? Ne abbiamo parlato, abbiamo pensato insieme a una soluzione, entrambi sappiamo che questa lontananza non durerà per sempre, perché non possiamo vivere uno senza l’altra. Ma questi sono affari nostri, e tu non devi intrometterti. Sakura soffre ancora di più sapendo quanto tu sia contrario, e dandoci contro non la aiuti ad altro che a sentire di più la pressione. Abbi un po’ di fede in lei, se proprio non riesci ad averla in me o in noi due come coppia!- si voltò in fretta una volta finito il suo discorso, sapendo che quel testardi ci avrebbe messo del tempo per recepire il messaggio, SE l’aveva recepito. Lo sperava vivamente, non era certo di aver usato le parole giuste, era Sakura che se la cavava meglio tra i due a contatto con i sentimenti.
Ora però doveva andare da lei. Dovevano essere insieme, ancora una volta fianco a fianco, contro un avversario tale che mai ne avevano affrontati.
 
 
 
Passare una pietra appuntita su un bastoncino di legno per trasformarlo in una freccia acuminata era un’azione ripetitiva e meccanica, un lavoro da fare accuratamente: lo rilassava e lo aiutava a concentrarsi.
Sentiva le sue prede avvicinarsi tutte insieme. Non era nemmeno necessario andarle a scovare, gli stavano facendo un favore.  Quattro nuclei magici, decisamente saporiti. C’era il ragazzino che lo aveva inseguito sulla Grande Muraglia e per tutta la Cina, due nuclei che sembravano essere legati l’uno all’altro da una specie di vincolo, ed infine c’era la ragazza…. Quel caldo, dolcissimo nucleo che aveva l’aria assai saporita.
Senza dubbio, quel giorno si sarebbe fatto una scorpacciata di magia tale da bastargli per molto tempo. Tempo sufficiente a trovare qualcuno come lui? Ne dubitava, prima di essere sigillato da quella maledettissima veggente aveva viaggiato a lungo, visitato molti luoghi e assorbito magia da tanti di quegli oggetti e tanti di quei maghi…
Però questo sembrava un Paese in cui la Magia era più incline  ad incarnarsi in un Nucleo. Forse… sì, forse poteva permettersi di sperare. Sperare di trovare qualcuno che fosse capace di osservare la magia in sua compagnia. Qualcuno di cui non aveva necessità, e che da lui non avrebbe preteso nulla. Qualcuno che avrebbe potuto chiamare amico senza che il selvaggio bisogno di sangue, che lo pervadeva da quando era ancora un uomo vivo e ancora di più da quando era morto, gli annebbiasse la ragione, portandolo ad un epilogo inevitabile.
Sangue sulle sue mani, un ruggito di soddisfazione nel cuore e lacrime agli occhi.
Non cercava pietà. Non cercava violenza. Non cercava magia. Non cercava morte.
Voleva solo non essere più solo.
 
 
 
Lee era il più insicuro rispetto al piano di Sakura. Non perché non si fidasse di lei, al contrario: era di sé stesso che dubitava. Il piano era fondato su un’intuizione, una specie di azzardo, ma era molto probabile che funzionasse.
Questo, ovviamente, se LUI fosse riuscito nella sua parte. Che, detto tra noi, era al di sopra delle sue modeste capacità, ma quando aveva provato a dirlo, Sakura lo aveva fissato con una fiducia così illimitata negli occhi che proprio non era riuscito a negare una seconda volta, dopo che gli aveva detto che si sarebbe affidata a lui.
Come fregare il proprio ragazzo, capitolo primo: sorrisi assassini e sguardi languidi.
Lee aveva il sospetto che il sogno terribilmente eccitante che aveva fatto due notti prima avesse influito sulla sua incapacità di sostenere lo sguardo di lei per più di due secondi filati, e contemporaneamente sulla sua improvvisa incapacità di astenersi dal guardarle le labbra ogni tre.
Cazzo, se ci ripensava gli venivano ancora i brividi ovunque, era stato fottutamente meraviglioso. Non era la prima volta che la sognava, ma non si era mai spinto così in là con la fantasia. 
Nella realtà doveva essere infinitamente meglio….
… e quello non era il momento più adatto per mettersi a fissarle nuovamente le labbra, proprio no.
Di certo questo non aiutava la sua fermezza mentale e la sua concentrazione. Esattamente come il vestito che la ragazza indossava in quel momento, sotto insistenza di Tomoyo, che con il tempo aveva reso i suoi modelli più… Lee avrebbe detto provocanti, ma sospettava che la giovane regista-sarta avesse detto qualcosa come ‘espressione di forza prorompente femminile’.
Lei era sempre bella, e se all’inizio aveva trovato che quei travestimenti la rendessero solo più tenera e carina, forse anche a causa dell’imbarazzo della stessa Sakura, in quel momento Lee credeva che ‘bellissima’ non fosse abbastanza. Era semplicemente sexy da infarto.
 
Sakura non avrebbe voluto indossare quel costume. Davvero, aveva provato a rifiutare, ma Tomoyo ci sarebbe rimasta malissimo, specialmente perché per quella volta era decisamente più sicuro che non la seguisse come al solito con la sua fedele videocamera.
Era innegabilmente molto comodo, si sarebbe potuta muovere senza difficoltà, ma il punto era che… la imbarazzava da morire. Sentiva le occhiate che Lee le lanciava come fuoco sulla pelle, e questo la distraeva moltissimo. Le facevano piacere ovviamente, ma non era abituata a vestire in modo tanto provocante. Era vestita completamente in rosso.
Ai piedi le ballerine semplici avevano dei nastri che le risalivano le gambe fino alle cosce, e in un gioco di incastri aveva allacciato sulla destra il marsupio contenente le Carte. I pantaloncini aderenti e cortissimi le lasciavano le gambe quasi del tutto libere. Alle mani un paio di guanti in pizzo lunghi fino al gomito, ma senza dita, le facilitavano le presa sullo scettro senza toglierle la sensibilità delle dita. Un nastro le tirava indietro i capelli, finalmente lunghi abbastanza da permetterle di tenerli legati in una coda alta, in cui Tomoyo aveva inserito tutta soddisfatta una forcina a forma di fiore di ciliegio. Quello che la faceva arrostire in volto però era il corpetto in simil-pelle, che le evidenziava il seno e la pancia piatta, a suo parere troppo aderente e troppo scollato. In vita, un lungo foulard formava un grande fiocco dietro la schiena. Un motivo floreale si ripeteva sempre uguale e sempre diverso su ognuno di quei capi d’abbigliamento. Di buono c’era che gambe e braccia erano liberissime di muoversi.
 
 
Non era stato difficile trovarlo. Il Cacciatore era seduto nello stesso punto in cui si erano incontrati soltanto due giorni  prima. Cielo, era passato davvero così poco tempo? In due giorni il loro mondo era stato sconvolto da cicloni di eventi e rivelazioni. Non tutti negativi, anzi. Ma comunque sconvolgenti.
Era ora di affrontare il Cacciatore, o non avrebbero potuto più vivere in pace.
Sakura sperava vivamente che la sua idea fosse buona. Yuè l’aveva guardata con una certa approvazione nello sguardo, Kero-chan confuso ma fiducioso. Persino Eriol le aveva confermato che la sua intuizione potesse essere corretta. Lee le era sembrato incerto, ma lei non aveva alcun dubbio su di lui. E pensare che un tempo era lui quello sicuro di sé, mentre ora era lei quella che doveva dirgli ‘ce la farai sicuramente’.
-Le mie prede sono finalmente uscite allo scoperto. Vi ringrazio per questo: mi avete risparmiato la fatica di venire a stanarvi personalmente….-
Calmi, dovevano rimanere calmi, o ne sarebbero usciti peggio che malconci…
Quando Sakura ritenne che il Cacciatore si fosse avvicinato abbastanza, azionò la sua prima carta: -Carta del Cerchio, impedisci a chiunque di entrare o uscire dalla zona delimitata!-
La loro prima preoccupazione, erano stati gli eventuali effetti collaterali. Non volendo che nessuno si facesse male, Sakura si era ricordata di quando Velocità era quasi impazzita a causa del suo avventato tentativo di trasformarla senza avere potere a sufficienza;  aveva pensato che se Velocità non era riuscita a superare il Cerchio, non ci sarebbe stata alcuna possibilità per il loro avversario di avvicinarsi ad altri che non fossero loro.
I due Guardiani avrebbero tanto voluto combattere loro stessi ma Lee li aveva pregati di lasciarlo fare da solo. La loro padrona lo aveva appoggiato, ma nonostante tutto aveva tanto insistito con Lee che, seppur riluttante, il ragazzo aveva accettato che almeno lei lo supportasse. Del resto, serviva la loro Magia di Luce per sigillare per sempre il Cacciatore.
 
Spada sguainata, Lee si mise a correre, pronto a sferrare un attacco diretto. L’arciere non si fece cogliere impreparato, muovendosi con un’agilità che aveva del sovrannaturale. Tendevano a dimenticare che non era, effettivamente, parte di quel mondo.
L’arco d’ebano non era solo un’arma d’attacco a distanza: veniva usato anche come scudo, in un certo senso. Questo Lee aveva avuto modo di appurarlo già molto tempo prima, ma era comunque sorprendente vederlo in azione. Era fatto in un materiale estremamente resistente ma poco elastico: era strano per un arco, ma poi aveva notato che non era uno svantaggio. La corda tesa piegava di poco il legno nero, lungo quasi un metro e mezzo, e al minimo accenno di tensione la freccia scoccata acquistava una velocità e una potenza maggiore. Molte volte questo gli aveva provocato difficoltà e numerose ferite durante l’inseguimento.
L’arciere brandiva il suo arco ad una estremità, usandolo quasi come una spada per fronteggiarlo. Sapeva di dover mirare a tagliare la corda, ma era maledettamente difficile, ed aveva scoperto in svariate occasioni che questa era stata potenziata in qualche modo, forse resa indistruttibile. Come un filo di diamante.
 
Lo scambio di cortesie non durò a lungo, giusto qualche minuto, ma Sakura li visse come ore ed ore di tensione. Sapeva che per indebolire l’avversario abbastanza da attuare il suo piano era essenziale spezzare l’arco, Lee le aveva riferito che era in quell’arma che risiedeva la maggior parte della volontà del Cacciatore, mentre il corpo fungeva più che altro da contenitore per la magia raccolta. Uno senza l’altro erano perduti. Se non romperlo, dovevano almeno separare l’arco dall’uomo. E siccome conosceva abbastanza bene il senso del dovere e dell’onore del suo ragazzo, aveva accettato di lasciarglielo fare da solo. Ma era difficile restare a guardare e basta. Era frustrante e l’ansia aumentava esponenzialmente ad ogni secondo.
A riportarla alla realtà fu un gemito di dolore di Lee. Il suo abito tradizionale cinese si era macchiato di rosso sul braccio destro che brandiva la spada: a colpirlo era stata la corda tesa dell’arco.
Sakura si trovò a pregare silenziosamente che finisse tutto il prima possibile, preferibilmente senza altre ferite. Non le era mai piaciuto il sangue.
 
Il combattimento riprese ad un ritmo ancora più incalzante. Stoccata, parata, affondo, schiavata. Nonostante tutto, dovette riconoscere che la danza della spada aveva il suo fascino.  
Lee però iniziava a far fatica a maneggiare la spada col braccio ferito. Decise di passare alle arti magiche, almeno per darsi il tempo necessario a fasciare ben stretto il braccio sanguinante, cosicchè non gli fosse d’impedimento.
Attivò contemporaneamente i fuda del vento e del fuoco, che circondarono in un alto muro di fiamme il Cacciatore. Si strappò velocemente un lembo della manica per poi avvolgerlo il più stretto possibile dove vedeva la parte più profonda del taglio. Si prese due secondi per controllarla, ma non era nulla di grave, solo un lungo graffio che aveva reciso molti capillari, ma nessuna arteria e nessun muscolo o legamento era stato danneggiato. Qualche altro secondo per bearsi della vista di Sakura, visibilmente preoccupata ma con gli occhi che ancora gli dicevano ‘ho fiducia in te’, ed era di nuovo pronto per la battaglia. Aveva un’idea.
Smise di alimentare vento e fuoco, e tirò fuori dalla manica quello che aveva scoperto essere la sua fonte di magia, il fulmine. Forse avrebbe potuto sfruttarlo in qualche modo…
Lo caricò di più magia del solito, dopo di chè lo applicò alla sua spada.
Ritornò alla carica, con più vigore di prima, cercando di concentrare tutta l’attenzione del suo avversario sulla spada e sulle scintille che sprigionava ad ogni contatto con l’ebano e ancora di più contro la corda. Doveva deviare la sua attenzione dal terreno.
Per lui praticare la telecinesi era una sciocchezza. Ci si era esercitato fin dall’infanzia, e doveva ammettere che era una delle sue magie preferite. Per cui, anche mentre era concentrato in altro, non fu difficile far muovere un altro fuda del fulmine raso terra fino alle spalle dell’avversario. Mandò volontariamente a vuoto un colpo che avrebbe dovuto mirare alla spalla, e la magia con cui aveva continuato a caricare la spada volò fino al fuda che galleggiava a pochi metri davanti a lui, all’altezza del suo viso.
Fu come assistere ad un’esplosione.
Dal nucleo che era quel foglio di carta benedetto, si irradiarono fulmini e saette in ogni direzione, per poi ritornare magicamente a concentrarsi in quell’unico punto, che poi si attaccò alla schiena dell’avversario rilasciando tutta l’energia elettrica accumulata in una volta sola. Persino un corpo non del tutto vivo come quello non avrebbe potuto restarne immune.
Egli ebbe giusto un secondo per mostrare un’espressione sorpresa, prima che un’evidente dolore lo mettesse K.O. E gli facesse mollare la presa sul suo arco. Lee fu lesto a calciarlo lontano, verso Sakura, prima di allontanarsi preventivamente lui stesso. Era davvero affaticato, ma l’adrenalina lo teneva ancora in piedi. E la soddisfazione.
Sakura corse immediatamente da lui per sorreggerlo e accertarsi delle sue condizioni, ma una volta appurato che era solo un po’ stanco, lo abbracciò fortissimo, per un secondo dimentica di tutto il resto. E le mani di lui sulla sua vita e sulla sua nuca nuda la fecero rabbrividire. Non era spiacevole, anzi, tutto il contrario.
Ce l’aveva fatta. Lee aveva sconfitto il Cacciatore. Ora dovevano solo sigillarlo. Insieme.
Il loro pressante desiderio di rimanere tranquilli, insieme, senza pericoli nelle vicinanze li convinse a separarsi. Avevano un lavoro da finire.  L’unico contatto che non lasciarono mai erano le loro mani intrecciate.
Puntarono il loro sguardo sul Cacciatore, che si stava riprendendo. Il suo arco, ai loro piedi, pulsava della volontà di quell’anima cacciatrice, mentre il corpo ora appariva più come magia solida che come persona.
 
Quando incrociarono spada e Scettro, si rese visibile il Sigillo che ora sapevano appartenere ad entrambi. Una stella e un fulmine, insieme per formare una magia di luce.
-Potere del Sigillo di Luce, rispondi alla nostra chiamata. La Stella ti chiede di manifestarti-  Sakura notò la sua stella, il sole al suo fianco sinistro, la luna davanti a loro e gli ideogrammi giapponesi illuminarsi.
-Potere del Sigillo di Luce, rispondi alla nostra chiamata. Il Fulmine ti chiede di manifestarti- ora a caricarsi di magia furono il fulmine, il sole alla destra di Lee, la luna dietro di loro e gli ideogrammi cinesi.
Mancava ancora qualcosa però.
Il Sigillo brillava ma.. di due magie diverse ancora. Era la prima volta che usavano consapevolmente quella nuova fonte di magia che era nata in loro e non sapevano come usarla.
Fu Lee ad avere l’idea. La Stelle e il Fulmine sembravano complementari, ma comunque DUE e non UNO.
Allora, seguendo il suo istinto, sussurrò a Sakura di assecondarlo. Allineò spada e scettro, poi li afferrò insieme, sentendo subito la mano di Sakura sopra la sua che lo aiutava e sosteneva. Non pensò a nulla che non fosse l’amore che provava per la giovane donna al suo fianco.
-Forza della Luce che spazzi via le tenebre dell’animo, illumina la strada di chi è cieco di fronte alla forza del cuore- un’intensissima luce bianca avvolse insieme le loro mani e ciò che reggevano, ed anche il Sigillo brillò di quello stesso biancore.
Ma ancora non era sufficiente. Erano in due a fare quella cosa. E Sakura, ancora una volta, lo comprese e lo sostenne in quell’impresa. O forse, era lui che sosteneva lei.
-Forza della Luce che vince ogni menzogna, fai splendere la verità negli occhi di chi non ha più la forza di credere- ora il biancore accecante di prima si era attenuato abbastanza da permettere loro di vedere cosa era accaduto. Ora il sigillo ai loro piedi era finalmente carico della Magia di Luce, alimentata da entrambe le sue sorgenti, e in mano reggevano insieme un lungo bastone di platino, alle cui estremità erano incastonati due diamanti, e lungo il manico gli intarsi in oro giallo e rosso sembravano rincorrersi e raccontare una storia di magia e amore. La loro storia.
Senza neppure bisogno di consultarsi, fecero forza per spezzare l’arco con una delle estremità. E prima che l’anima vagasse senza meta per quel mondo a provocare chissà cosa, dovevano sigillarla. Quale modo migliore, se non farla diventare una Carta?
Non ci avevano mai provato, ma sapevano che era possibile. La loro esperienza si limitava a catturare, trasformare e al massimo creare le Carte. Ma dare a qualcosa di magico, in questo caso un’anima, la forma di Carta, beh… non ci avevano mai provato. Ma se ci fossero riusciti, il Cacciatore non sarebbe più dovuto andare a rubare la magia altrui, perché sarebbe stato alimentato da quella di entrambi, e non si sarebbe più sentito solo. L’idea di farlo diventare una carta le era venuta pensando alla solitudine della Carta del Nulla. Anche lei era stata foriera di guai e tristezza, ma perché lei stessa lo era. Ora era diventata Speranza, ma soprattutto aveva delle compagne e i sentimenti negativi erano spariti.
Valeva la pena tentare.
-Arciere Nero, Cacciatore… affinchè tu non possa più far tua la magia altrui, noi ti offriamo la nostra come sostentamento… affinchè tu non vaghi, solo, per il mondo in cerca di qualcosa, noi ti offriamo la possibilità di avere amici sinceri e trovare un obiettivo da raggiungere. Trasformati, assumi la forma perenne della Carta della Ricerca!-
Non era stato facile decidere che ruolo assegnare al Cacciatore una volta diventato carta. Insomma, non se la sentiva di lasciar fare il caso, ed il suo consulto con Eriol le aveva confermato che sarebbe stato più facile trasformarlo se avrebbero avuto chiaro in mente in che cosa. La risposta le era stata suggerita da Tomoyo, che aveva ragionato ad alta voce supponendo che un cacciatore abbia sempre un obiettivo da raggiungere, o qualcosa da cercare.
Entrambi i diamanti presero a brillare, e mentre l’arco spezzato assumeva una forma eterea, l’anima del loro avversario si era scomposta in tanti piccoli globi di vari colori e dimensioni, che sparirono alla velocità della luce in ogni direzione. La magia che era stata rubata era tornata ai suoi legittimi proprietari.
Finalmente, ora tuto stava andando per il meglio. La Carta si formò sotto i loro occhi, e mentre il sigillo sbiadiva fino a scomparire e il loro Bastone si divideva nuovamente in spada e scettro, la Carta smise di brillare, cadendo dolcemente in mano loro.
Sentirono subito la differenza. Il Cacciatore ora sapeva di non essere più solo. Anche se ora era diventato la Carta della Ricerca, e perciò non avrebbe mai smesso di bramare per sua natura di scovare ogni cosa nascosta…. Beh, ora le cose erano diverse. La sua smania di trovare qualcuno non aveva più ragion d’essere, non doveva più temere di scomparire.
Andava tutto bene.
  
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