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Autore: Briciole_di_Biscotto    12/09/2014    2 recensioni
Katie, fiera figlia di Demetra con il cuore spezzato, e una margherita, un fiore così bello nella sua semplicità.
Se uniti, cosa può accadere?
Un piccolo sclero partorito da una mente malata per il mio primo contest.
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Questa storia partecipa al contest "Frammenti di Protagonismo (di dèi, semidèi, inferi, spiriti della natura e Cornucopie Olimpiche) - I edizione" indetto da MaryScrivistorie sul forum di EFP
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katie Gardner
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nickname forum & EFP: Dark_Wolf (forum)/Darck_Angel (EFP)

 

Titolo: Margherita

 

Personaggio: Katie Gardner

 

Prompt: Fiore

 

Rating: Giallo

 

Genere: Fluff, triste, romantico

 

Pairing (se presente): Travis/Katie (Het)

 

Note e avvertimenti: Missing moments

 

Introduzione: Katie, fiera figlia di Demetra con il cuore spezzato, e una margherita, un fiore così bello nella sua semplicità.

Se uniti, cosa può accadere?

Un piccolo sclero partorito da una mente malata per il mio primo contest.

Questa storia partecipa al contest "Frammenti di Protagonismo (di dèi, semidèi, inferi, spiriti della natura e Cornucopie Olimpiche) - I edizione" indetto da MaryScrivistorie sul forum di EFP

 

NdA: Okay, sinceramente non so come mi sia uscita questa cosa... so solo che all'inizio con “fiore” avevo intenzione di tenere un Travis vivo e vegeto che regalava una margherita a Katie, poi mentre la scrivevo è diventato un paragone (cioè Travis paragona Katie ad una margherita, bellissima nella sua semplicità), ma non mi convinceva (vorrei vedere, l'ho scritta a mezzanotte e passa!). Poi stamattina ci ho riprovato e mi è uscita questa cosa tremendamente deprimente. Però personalmente mi piace.

Spero solo che zio Rick non decida di seguire il mio esempio ^^''

Va be', ciancio alle bande, buona lettura :D

 

 

Margherita

Il vento soffiava calmo, facendo muovere i lunghi capelli castani della ragazza.

Rise. Quanto tempo era che non rideva? Non se lo ricordava più.

Forse da quel giorno...

Si mise a correre, ridendo come una bambina, per quel bellissimo prato. Doveva essere una giornata di piena primavera, visto la moltitudine di fiori che macchiavano di bellissimi colori quella stupenda distesa verde.

Mise un piede in fallo, e rotolò giù dalla collinetta con un gridolino, per poi fermarsi a metà discesa ridendo come una pazza, le braccia allargate e lo sguardo rivolto verso cielo azzurro.

Come i suoi occhi...

Si incantò a guardare le poche nuvole gareggiare nel cielo. Sorrise e scommise per la più piccola: poco più di un batuffolo, vista da qua giù, ma andava molto veloce.

Come previsto, superò tutte le altre, e poi si disfece, disperdendosi nel vento.

Tutto finisce...

Stava per addormentarsi, quando sentì l'erba muoversi dietro di sé. Si tirò su a sedere di scatto, girandosi per vedere chi fosse il nuovo arrivato. Era Lui. Ed era lì.

Non sarebbe dovuto essere possibile, eppure le sembrò tutto così giusto. Lui le si sedette accanto, e i due presero a parlare, come se l'ultima volta che si fossero visti fosse stato solo ieri, e non molti mesi prima.

Ad un tratto Lui smise di parlare, osservando pensieroso qualcosa per terra davanti a sé. Poi sorrise, un sorriso caldo e leggermente strafottente. Un sorriso che le era mancato così tanto, ma che aveva ritrovato.

Lui allungò una mano, e prese ciò che era fonte del suo interesse. Poi si voltò a guardarla, e con movimenti delicati ma decisi, le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Infine, quasi a completare il lavoro, le infilò qualcosa fra i capelli, e rise.

La ragazza si portò una mano all'orecchio, per capire cosa le avesse messo.

Un fiore...

Lui le si avvicinò piano, e con delicatezza posò le proprie labbra sulle sue. La ragazza chiuse gli occhi e sorrise a quel contatto, che per mesi aveva bramato.

Quando si separarono, le palpebre di lei iniziarono a farsi pesanti. Lui sorrise:“Riposa.”

La ragazza annuì e si stese sul prato, ma gli afferrò una mano:“Resta...”

Lui sorrise e annuì, ma nel suo sguardo c'era... tristezza? Sì, un'infinita tristezza.

La ragazza sentì il bisogno di abbracciarlo, di consolarlo, di fare qualsiasi cosa, purché quella tristezza lasciasse i suoi occhi.

Ma non riuscì a fare niente. I muscoli erano intorpiditi, gli occhi pesanti e la testa vuota.

Aveva così tanto sonno...

Qualcosa cadde dai suoi capelli. Strinse un'ultima volta la mano di Lui, poi il buio. L'ultima cosa che vide fu un fiore. Quel fiore.

Una margherita...

 

Spalancò gli occhi e si tirò su a sedere.

Un sogno. Uno stupido, inutile, doloroso sogno.

La luce filtrava dalla finestra: la sera prima doveva essersi dimenticata di chiudere le tapparelle.

La ragazza si alzò e spalancò completamente i vetri, stando attenta che la luce non svegliasse sua sorella e vice-capo cabina, Miranda Gardiner.

La ragazza era tutta aggrovigliata nelle lenzuola, e la testa ciondolava fuori dal materasso insieme al braccio sinistro.

Sorrise. Certo che sua sorella sapeva come tirarle su il morale anche quando dormiva.

Tornò a guardare fuori dalla finestra e si appoggiò al davanzale con i gomiti, le mani ciondoloni.

Era da poco passata l'alba, e tutti al Campo dormivano ancora. C'era un silenzio irreale, rotto solo dal cinguettare degli uccellini.

-Buongiorno, divino Apollo...- sussurrò.

D'un tratto, una mano le si posò sulla spalla, facendola sobbalzare dallo spavento.

-Miranda! Se volevi farmi venir un infarto ci sei riuscita!

La sorella rise. Era questo il privilegio di essere capo cabina: si aveva una stanza tutta per sé, e ciò significava che potersi svegliare all'ora che si voleva, per fare ciò che si voleva e parlare quanto si voleva senza svegliare e ricevere lamentele da nessuno.

-Katie- disse Miranda tornando seria -stai piangendo.

Katie Gardner, capo cabina della casa IV dedita a Demetra, si portò le mani al viso, trovandolo bagnato.

-Io... io non...

-Ehi, va tutto bene. Cosa hai sognato?

Katie sospirò: non le si poteva nascondere proprio niente!

-Travis...

Miranda annuì comprensiva, poi l'abbracciò, mentre Katie affondava il viso sulla sua spalla e iniziava a singhiozzare:-Mi manca, Miranda. Mi manca! Perché è morto? Perché lui sì e io no? Non è giusto! L'avevo appena ritrovato! Ero finalmente riuscita a rivelargli i miei sentimenti! Perché a me, Miranda? Perché? Che cosa ho fatto di male in tutta la mia vita per venire odiata in questo modo da Afrodite e Cupido? Io non capisco!

Katie continuò a singhiozzare, mentre la sorella, non sapendo più che dire, si limitò a stringerla ancora di più nel suo abbraccio.

Dopo un po' di tempo, Katie finalmente si calmò, riacquistando la gelida calma e freddezza che la caratterizzavano dal giorno della guerra fra greci e romani. Dal giorno in cui Travis era morto.

La giornata, a parte lo sfogo della mattina, passò tranquilla, tra offerte agli dei, allenamenti e cesti pieni di fragole.

La ragazza riuscì anche a trovare la forza per ridere ad un paio di battute da parte di Connor.

Anche lui era devastato dalla perdita del fratello maggiore ma, a differenza di Katie, il ragazzo si rifugiava dietro ad un falso sorriso ed una eccessiva allegria.

La giornata non sarebbe potuta andare meglio, se non che quel pomeriggio iniziò, una volta per tutte, la guerra.

Accadde tutto troppo in fretta perché il cervello di Katie potesse metabolizzare il fatto che erano sotto attacco.

Un attimo prima era a raccogliere fragole con Connor che le ronzava intorno cercando di rubarne un po' senza farsi notare, l'attimo dopo le frecce dei figli di Apollo erano volate nel cielo, andando a colpire una massa nera e indistinta, da cui caddero due o tre polli neri.

“Aspetta un attimo. Polli?”

Erano Arpie, segno inconfutabile che Gea si era risvegliata, e i mostri avevano iniziato ad attaccare il Campo. Senza dire una parola, Katie e Connor si misero a correre verso la barriera, che già aveva iniziato a cedere.

La ragazza si portò una mano alla collana, che in men che non si dica si trasformò in una bellissima e letale falce nera di Ferro dello Stige.

Il combattimento durò a lungo, due giorni e due notti, in cui Katie non provò pietà per nessuno, compreso un cucciolo di segugio infernale che il massimo che sapeva fare era mordere i polpacci dei semidei con la sua bocca sdentata.

Ormai non le importava più di nessuno: mentre combatteva, quell'immagine passava senza sosta davanti ai suoi occhi. Il momento in cui Travis era morto, trapassato dalla spada di un legionario romano.

Tutta la rabbia, la tristezza, il dolore si riversarono fuori attraverso i movimenti precisi e letali della sua falce.

Infine, ebbero la meglio. Un'empusa, al comando dell'orda di mostri, ordinò di lasciare il Campo per andare a riorganizzarsi. Ciò significava qualche giorno di pace, ma non la fine della guerra.

Katie rimise a posto l'arma e si avviò verso Miranda, felice di vederla ancora tutta intera.

Mentre si avvicinava alla sorella, vide quest'ultima spalancare gli occhi e gridare il suo nome, nello sguardo un lampo di terrore.

Poi sentì il dolore. Un dolore lancinante, che le attraversò tutta la schiena, per poi diffondersi verso il resto del corpo. La ragazza si accasciò a terra, la ferita che pulsava.

Un'ultima freccia, scoccata nel mentre della ritirata da uno dei mostri, l'aveva colpita alla schiena.

Era stordita: non capiva chi fosse stato e, a dirla tutta, non capiva neanche cosa fosse realmente accaduto.

Il mondo ai suoi occhi appariva sfocato, e le voci lontane. Qualcuno la prese fra le braccia. Piangeva.

-Miranda...- sussurrò.

-Sono qui, Katie. Sono qui.- la voce scossa dai singhiozzi.

La vista era appannata, i sensi intorpiditi. Sentì qualcuno tirarla su e metterle qualcosa in bocca. Ambrosia.

-Ingoia, forza!- Connor.

-Avanti, stupida, ingoia! Non puoi permetterti di morire! Travis tornerà degli Inferi solo per dannarmi a vita, e io non ci tengo.

Caro, dolce Connor. Anche in un momento come questo, cercava di farla ridere, di tirarle su il morale.

E Katie rise. Flebilmente, un suono appena accennato, ma rise. Fu scossa da un attacco di tosse, ma rise.

Poi scosse il capo, allontanando da sé i due ragazzi:-Va bene così. Non voglio guarire.

Un altro attacco di tosse, questa volta un filo di sangue macchiò le sue labbra violacee.

-Lo rivedrò. Potrò tornare con lui.

Sorrise mentre, accanto a lei, Miranda soffocava un singhiozzo. L'ennesimo.

-Connor.- lo chiamò, e il ragazzo le si avvicinò per sentire meglio quello che aveva da dire l'amica -Proteggila. Miranda a sempre la testa fra le nuvole.- altra risata -Non permettere che le accada qualcosa di male.

Il ragazzo annuì:-Lascia fare a me.

Katie sorrise, poi si voltò verso la sorella:-Miranda...

Lei non la lasciò parlare:-No! Non dire niente! Non puoi morire! Come farò senza di te? Io non so fare la capo cabina! Non sono pronta! E poi, con chi dormirò la sera? A chi confiderò i miei segreti? E...

-Shh...- Katie, a fatica, sollevò la mano sporca di sangue e di fango e le posò sulla bocca di Miranda. Lei la prese fra le sue e se la portò alla guancia, piangendo.

-Miranda, ascoltami. Tutto quello che hai detto non è vero. Sarai una perfetta capo cabina. Lo sei sempre, no, quando io torno a casa. Ce la farai. Sei pronta. Inoltre, vedrai che troverai una nuova amica. Sarà colei che io non sono riuscita ad essere, e questa volta non ti abbandonerà, vedrai. Un giorno mi dimenticherai...

-No! Non accadrà!

Katie sorrise:-Un giorno mi dimenticherai, e finalmente potrai tornare ad essere felice. Ma fino ad allora, non commettere il mio stesso errore. Non lasciarti andare. I nostri fratelli hanno bisogno di te, di un punto saldo, una guida. Non permettere al dolore di sopraffarti, intese?

Miranda annuì.

-Ah, un'ultima cosa.- Katie sorrise malandrina, e per un istante parve riprendere colore, e non sembrava più così morta -Sai, Miranda, dovresti dirglielo. I tuoi sentimenti per lui.

Il viso di Miranda si colorò di rosso, mentre gli occhi guizzavano velocemente verso Connor, anche se distolse subito lo sguardo:-Ma che dici! Non lo farò mai!

Katie rise sommessamente, vedendo Connor iniziare a stuzzicare Miranda e la ragazza, rossa in viso, gridare maledizioni al ragazzo. Decisamente, non avrebbe potuto desiderare una morte migliore.

Sentì pian piano le forze abbandonarla, e la testa le si reclinò di lato. L'ultima cosa che vide, prima del buio, fu lei, unica sopravvissuta in quel prato devastato dal fuoco della battaglia. Sgualcita, ma con una grande voglia di vivere. Piccola, eppure così forte.

Sorrise, poi chiuse gli occhi.

“Travis, arrivo.”

Il vento soffiò una leggera brezza, facendo muovere i capelli della ragazza, immortalata per sempre nell'ultimo atto di guardare quella piccola margherita.

  
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