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Autore: Alaska__    12/09/2014    2 recensioni
{ Queste storie partecipano all'iniziativa Drabble Meme, indetta dal gruppo facebook The Capitol}
O6 ~ Keith (OC)/Blight (friendship • tribute/mentor) ~ OS (1.914 parole) ~ during 69th Hunger Games ~ prompt: « Gatti »
«Io…» indugiò un istante sulle parole da pronunciare, «… vado in giro. Di notte, nei boschi. Ho un buon senso dell’orientamento. E so muovermi furtivamente» abbassò lo sguardo sul muffin mangiucchiato che giaceva sul piatto, «… come un gatto» aggiunse quasi senza rendersene conto, e un sorrisetto malinconico incurvò le sue labbra.
«Un gatto?» Blight aggrottò la fronte, ma sorrideva.
«Un gatto» confermò Keith. «È il mio soprannome». Non sapeva perché gli stesse raccontando quell’aneddoto – di solito, lui non amava molto parlare della sua vita – ma sentiva il bisogno di sfogarsi e liberarsi, per non aver più sullo stomaco il peso della malinconia.

[...]
«Gatto» sussurrò Blight, come se stesse parlando tra sé e sé. «Quindi, i tuoi talenti nascosti sono infrangere la legge e fare il gatto. Sei anche bravo a miagolare?»
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovi Tributi, Tributi edizioni passate, Un po' tutti, Vincitori Edizioni Passate
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sparks • Picking up the pieces. '
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Prompt: Test di gravidanza.
Personaggi: Niklas Brauer; Chloe Olsen. [ OCs ]
Coppia: Niklas/Chloe; Fidanzati.
Rating: Verde.
Genere: Introspettivo; Slice of life.
Lunghezza: One-shot [ 1348 parole ]
Avvertimenti: //
Note: Niklas e Chloe sono due miei OC, entrambi del Distretto 9. Vi lascio una breve spiegazione su chi sono.
Niklas Brauer: Vincitore dei sessantaseiesimi Hunger Games. Orfano di madre, che morì nel darlo alla luce, per buona parte dell'infanzia ha vissuto con il padre alcolizzato, che aveva il brutto vizio di picchiarlo. L'uomo morì durante una rissa, lasciando Niklas da solo. Il bambino venne portato a casa di suo Yezekael Sparrow, vincitore della quarantonovesima edizione, eroinomane che non riusciva a curarlo, lasciandolo crescere allo sbaraglio. A circa tredici/quattordici anni, Niklas brucia - insieme al suo migliore amico Mark - il granaio del Signor Roth, un ricco proprietario terriero. Il suo amico viene preso e catturato dai Pacificatori, cosa che fa diventare Niklas autolesionista - in quanto vuole "punirsi" per la morte del suo amico e di sua madre, morti entrambi - secondo lui - per causa sua. A diciotto anni viene Mietituto per i sessantaseiesimi Hunger Games, che riesce a vincere contro ogni previsione.
Chloe Olsen: vorrei che la sua storia rimanesse segreta per un po'. xD Per intanto, vi basti sapere che è la figliastra dell'odiatissimo Singor Roth e che è rimasta praticamente da sola - sua madre, sua sorella e suo padre sono morti.

Ringrazio moltissimo darkangel98 per il prompt. ♥




 





Picking up the pieces 



I. Test di gravidanza


 
Si stropicciò gli occhi, sdraiato sul morbido letto della sua stanza nell’appartamento al nono piano. I capelli biondi erano quasi più spettinati del solito, ma poco gli importava. Il suo tributo era appena morto – l’unica cosa che contava era questa. Per quella che era ormai l’ottava volta, Niklas non era riuscito a salvare un ragazzino innocente, vedendolo morire, trafitto dal coltello della ragazza del Distretto 2.
Ormai ci era quasi abituato. Un mentore doveva sopportare anche questo, era parte del loro duro lavoro.
Aprì gli occhi, osservando il soffitto sopra di lui. Il giorno dopo sarebbero tornati a casa, lui e Karen, senza i due ragazzini che erano stati con loro fino a quella mattina. L’altra mentore lo aveva lasciato poco prima, augurandogli – anche se con voce rotta – la buonanotte.
Lo squillo improvviso del telefono spezzò il silenzio della sua stanza. Niklas allungò di malavoglia il braccio verso il comodino. Si mise a sedere, portando la cornetta all’orecchio destro.
Non ebbe neanche il tempo di dire «Pronto?» che una voce femminile lo travolse.
«Niklas? Niklas? Sei tu vero?»
Sorrise. «No. È il senza-voce che ti parla». Poteva quasi sentire il ringhio arrabbiato di Chloe – la sua ragazza – nel sentire quella risposta. Non lo avrebbe mai ammesso di fronte a lei o di fronte a qualcun altro, ma gli mancava, malgrado i suoi mille difetti – i quali, secondo Niklas, non facevano che renderla ancora più interessante.
«Deduco che sia tu, considerato il tono gentile e simpatico». La voce di Chloe – dall’altra parte della cornetta – aveva una nota sarcastica, ma Niklas avvertì anche una certa agitazione, nelle parole della ragazza.
«Mi hai chiamato per dirti che ti manco?» Sorrise beffardo, tornando a sdraiarsi sul letto. «O vuoi fare del sesso telefonico?» Ridacchiò, ma Chloe non parve condividere la sua gioia.
«Quando la smetterai di fare l’imbecille, Niklas, dovrei chiederti una cosa importante». La ragazza sospirò in modo preoccupante e il sorriso di scherno del Vincitore scomparve dal suo volto.
«Ti è successo qualcosa?»
«No, ascol-»
«È successo qualcosa a mio zio?» Era la paura di Niklas, quella: temeva che qualcuno dei suoi cari stesse male mentre lui era via; suo zio in particolare. Non erano rare le volte in cui aveva persino paura di entrare in casa sua e di trovarlo riverso sul pavimento, stroncato da un’overdose.
«No! Fammi parlare!»
Il venticinquenne ammutolì, ben sapendo come reagiva Chloe quando si arrabbiava. «Parla».
«M-mi servirebbe una cosa» balbettò la ragazza. «Una cosa che si trova solo a Capitol City».
Niklas aspettò che proseguisse, ma l’unica fonte di rumore tra loro era il ronzio del telefono.
«Se magari mi dicessi cosa ti serve, potrei prendertelo».
Sentì Chloe fare un sospiro ancora più pesante del precedente. Poteva quasi immaginarla: in piedi accanto al telefono, nel salotto della loro casa al Villaggio dei Vincitori, con i capelli biondi legati in una pratica coda di cavallo e l’aria agitata. Sorridere gli venne spontaneo.
«Un test…» iniziò la giovane.
«Un test?» Niklas inarcò le sopracciglia, sentendo ritornare il silenzio di poco prima.
«Di gravidanza».
Il Vincitore si mise a sedere di scatto, sgranando gli occhi azzurri. La mano cominciò a tremargli in maniera convulsiva.
Un test di gravidanza.
Non rispose, fissando un punto nel buio con insistenza. Magari è solo un accertamento, magari non è davvero incinta si ripeteva, cercando di dare un senso a quelle parole.
Lui. Padre.
«Ehilà? Cerco un certo Niklas Brauer, è sicuro che sia lì?»
Il venticinquenne si riscosse dallo stato di apatia in cui era caduto. Scosse il capo con aria agitata.
«Sei… incinta?» Dire quella parola gli faceva paura, come se pronunciarla rendesse il tutto più reale. Non che fosse triste, in caso Chloe fosse incinta. La cosa di cui aveva più paura era vedersi con un bambino in braccio – lui, che quasi non sapeva neanche badare a se stesso.
«Non lo so, Niklas. Secondo te perché faccio il test?»
«Io… te lo prendo domani. Ma com’è possibile che tu sia incinta?» Il suo tono di voce – di solito basso e leggermente rauco – aveva assunto una nota stridula.
«Non lo so. Non so neanche se sono incinta, ti ho detto. Evidentemente…» La voce di Chloe, invece, aveva assunto un tono di scherno. Poteva quasi vederla sorridere con aria maliziosa. «… quando si tratta di sesso non sei così tanto bravo come dici di essere».
Il ragazzo arrossì, ringraziando il cielo che non ci fosse nessuno a vederlo. «Domani. Test di gravidanza. Lo prendo» tagliò corto.
«Bravo! A proposito, mi dispiace per il tuo tributo». Niklas si sentì leggermente più rincuorato, nel sentire quelle parole, nonostante i chilometri che dividessero lui e Chloe.
«Ormai ci sono abituato». Liquidò la cosa con una scrollata di spalle.
«Tanto lo so che dici balle. Ne riparliamo meglio quando torni, d’accordo? Ora devo andare a dormire».
«Va bene. Buonanotte e sogni d’oro». Fece per appoggiare la cornetta, ma la voce di Chloe lo costrinse a tenerla appoggiata all’orecchio.
«Niklas! Mi manchi, sai?»
Il Vincitore sorrise. «Anche tu» ammise, prima di poggiare la cornetta sul telefono e tornare a riflettere. Oltre al problema dei tributi morti, ora ne aveva un altro.
 
*
 
«Chloe, quanto cavolo ti manca?»
La voce spazientita di Niklas era attutita dalle mura e dalla porta del bagno che li divideva. Chloe alzò gli occhi al cielo, con impazienza, lanciando uno sguardo al test di gravidanza che aveva appoggiato sul lavandino.
«Ti ho detto che ci vuole un attimo, Niklas» replicò, alzandosi e appoggiando le mani sul marmo freddo, accanto all’aggeggio che il suo ragazzo aveva portato per lei da Capitol City. Lo sentì sbuffare, ma fece finta di niente.
Un sorriso di scherno si aprì sul suo volto, mentre ripensava alle condizioni in cui si era presentato a casa Niklas, quel giorno. Il pensiero di diventare padre lo spaventava – glielo si leggeva nei suoi occhi azzurri che di solito avevano una lucentezza da ragazzino, nonostante i ventisei anni che avrebbe compiuto a dicembre.
Chloe portò una mano all’altezza del ventre, toccandolo delicatamente, quasi avesse paura di far del male a quella piccola creaturina che – con ogni probabilità – stava crescendo lì dentro. Il pensiero di diventare madre spaventava anche lei, ma era contenta di aver qualcuno a cui badare, qualcuno a cui voler bene di nuovo, oltre a Niklas, dopo che la vita le aveva portato via le persone a cui teneva di più al mondo.
Non era sicura di aspettare un bambino, ma i sintomi c’erano tutti – le nausee che arrivavano nei momenti meno opportuni, ad esempio. Solo il giorno prima le era venuto da vomitare mentre stava cercando di prepararsi qualcosa da mangiare, ed era stato proprio in quel momento che si era resa conto di non avere il ciclo da almeno un mese.
«Allora?»
Questa volta, Chloe si diresse verso la porta del bagno, spalancandola con furore – Niklas era un bravo fidanzato, nonostante tutto, ma certe volte le faceva venire i nervi a fior di pelle.
«Alleluia» commentò, quando vide la faccia di Chloe, ma il suo sorrisetto sparì subito non appena la ragazza gli puntò un dito al petto.
«Primo: devi darmi il tempo di pisciare, se vuoi che io scopra se sono incinta!» strillò.
«D’accordo, adesso calm-».
«Secondo!» Chloe non gli diede nemmeno il tempo di replicare. «Ci vuole un attimo ora che quel marchingegno si muova per farmi vedere se sono incinta o meno».
«Ho capi-».
«Terzo!» Niklas andò a sbattere contro il muro dall’altra parte del corridoio. Sebbene Chloe fosse molto più bassa di lui, in quel momento pareva sovrastarlo. «Hai fatto il danno e adesso aspetti».
«Io non ho fatto nien-».
«Quarto: mai far incazzare una donna incinta, specialmente se si tratta di me. Chiaro?»
Il giovane abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo subito dopo e portare due dita all’altezza del sopracciglio destro. «Agli ordini, capo».
Chloe gli fece la linguaccia e girò i tacchi per tornare nel bagno. Chiuse rumorosamente la porta dietro di sé, dirigendosi verso il lavandino. I suoi occhi verdi dardeggiarono subito in direzione del test di gravidanza.
Sul piccolo schermo posto al centro dell’oggetto c’era una parola: pregnant – incinta. 


 

Alaska's corner

Eccola qui, la prima storia di questa raccolta. Ammetto che è proprio senza pretese, anche perché mi veniva da ridere mentre scrivevo. xD
Comunque, non ho idea se esistano o meno i test di gravidanza a Panem - almeno nei Distretti, specialmente in quelli poveri come il 9. Quindi, ho inserito la prima scena, per giustificare la cosa.
Per quanto riguarda il telefono nell'appartamento dei Tributi... altra cosa che non so. La Collins non lo fa sapere nella saga, ergo sono andata a caso.
Ringrazio ancora darkangel98 per il prompt! ♥
Vi invito ad entrare nel nostro guppo: fidatevi che è divertente :D
Un abbraccio,
Alaska. ~

 
   
 
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