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Autore: Bluemask    12/09/2014    1 recensioni
Zayn Malik, occhiali dalla montatura spessa e lo zaino buttato in mezzo alle proprie gambe, lascia andare un sospiro frustato e osserva la propria immagine riflessa nei finestrini – sporchi, aggiungerebbe – di una macchina che si ferma. […]
Non è un bello spettacolo, insomma. Tipo, per niente.
Ed è in ritardo, soprattutto.
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“Sigaretta?” cerca di salvarsi Zayn, sfilando in fretta una delle sue dal pacchetto grigio, quella che ha in bocca che quasi gli cade mentre lo chiede.
Il Weasley di turno abbozza un sorriso e gli occhi sembrano brillargli appena: segue il contorno delle ciglia di Zayn e del tratto della sua mascella, di un tatuaggio scuro che salta fuori dallo scollo della maglietta, ma è solo un attimo veloce e il moro non se n’è neanche accorto. “No, grazie, non fumo.”
Zayn annuisce e non distoglie lo sguardo. Perché non distoglie lo sguardo? Lo smog mischiato al tabacco gli ha forse bruciato qualche fondamentale neurone?
“Però scrivi.”
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[Sì, è una Zayn/Ed e sì, sono probabilmente impazzita.] [Bus stop!AU]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Incontri particolari e dimenticanze

 

 

 

 

 

 

 

“Sigaretta?”

La prima volta che lo vede,

Ed conosce già venti rime per descrivere Zayn.

                                                                                                                         

 

 

 

Tira un calcio seccato al primo – malcapitato – sassolino che la punta rovinata delle sue converse trova, lanciandolo in strada.

Si siede alla panchina scrostata e piena di scritte (idiote, secondo la sua modesta opinione) fatte da adolescenti – adolescenti, ugh, quella razza stramba e volgare che purtroppo è composta dai suoi simili.

Zayn Malik, occhiali dalla montatura spessa e lo zaino buttato in mezzo alle proprie gambe, lascia andare un sospiro frustato e osserva la propria immagine riflessa nei finestrini – sporchi, aggiungerebbe – di una macchina che si ferma, per via di un semaforo rosso, davanti a lui: il ciuffo nero acconciato in una cresta alla meno peggio, il volto stanco, una sigaretta che penzola da un angolo della bocca screpolata e le spalle leggermente incurvate. Non è un bello spettacolo, insomma. Tipo, per niente.

Ed è in ritardo, soprattutto.

Alla lezione di matematica.

Non è che gli dispiacerebbe saltare quell’ora, normalmente, ma oggi ha una – fottuta – verifica di algebra per cui ha studiato tutta la notte (lui non è lo studente modello che è già pronto una settimana prima, grazie mille, mica si chiama Liam Payne) e non potrà farla per colpa di uno stupido pullman che non si decide a passare.

Sussulta impercettibilmente quando l’auto parte, dopo che il semaforo è tornato verde, lasciandogli arrivare dritto in faccia una leggera brezza di smog.

I suoi polmoni ringraziano, insomma.

Giocherella distrattamente con la punta della seconda sigaretta della giornata, la prima ha ormai fatto una triste fine contro il marciapiede, troppo intento a maledire in ogni lingua che conosce (solo inglese e pakistano, se dobbiamo dirla tutta) ogni conducente d’autobus per accorgersi, in un primo momento, di un ragazzo che si lascia cadere accanto a sé sulla panchina.

Si gira a guardarlo, però, attirato dal curioso suono che ricorda una penna contro la superficie ruvida di un foglio – esattamente quello che è, visto che il ragazzo in questione sta scrivendo su un notebook.

Sta scrivendo. Alla fermata del pullman. Vicino a lui.

Lo osserva in silenzio perché, dannazione, è ormai in ritardo di mezz’ora, le macchine scorrono veloci davanti a loro e l’unica persona che non è rinchiusa al loro intorno è quel ragazzo che scrive, quindi è autorizzato a guardarlo.

I capelli ricci di un arancione quasi anormale (da Weasley!) (ammette di essere un fan di Harry Potter, d’accordo) gli cadono sulla fronte mentre tiene il volto piegato verso le scritte; Zayn riesce ad intravedere il colore chiaro dei suoi occhi, una maglia rossa coperta da una felpa nera e uno schizzo di inchiostro blu sul mento e la penna non si sta più muovendo e – oh.

Il ragazzo lo sta fissando a sua volta.

Che figura di merda.
“Sigaretta?” cerca di salvarsi Zayn, sfilando in fretta una delle sue dal pacchetto grigio, quella che ha in bocca che quasi gli cade mentre lo chiede.

Il Weasley di turno abbozza un sorriso e gli occhi sembrano brillargli appena: segue il contorno delle ciglia di Zayn e del tratto della sua mascella, di un tatuaggio scuro che salta fuori dallo scollo della maglietta, ma è solo un attimo veloce e il moro non se n’è neanche accorto. “No, grazie, non fumo.”

Zayn annuisce e non distoglie lo sguardo. Perché non distoglie lo sguardo? Lo smog mischiato al tabacco gli ha forse bruciato qualche fondamentale neurone?

“Però scrivi.”

Le labbra piene del ragazzo ora sono distese totalmente in un sorriso gentile, mentre annuisce a sua volta. “Che acuto osservatore.”

Zayn si lascia sfuggire l’accenno di una risata e si gratta una tempia con l’indice. “E’ tipo una poesia o -- o qualcosa del genere?”

Il ragazzo sembra pensarci su, poi chiude il notebook, lo posa sulla panchina in mezzo a loro e continua a sorridergli. “Qualcosa del genere” afferma, alla fine. Si piega verso Zayn e il moro spalanca gli occhi neri, mentre l’altro gli prende il braccio e ci scribacchia qualcosa, l’inchiostro blu che risalta sulla sua pelle.

“E’ l’indirizzo della mia scuola” gli confida, con il rumore delle porte di un autobus che si aprono in sottofondo. Prende in fretta la tracolla e fa per andare via, ma si gira un’ultima volta davanti ad uno Zayn più confuso che mai. “Ti servirà per portarmi quello” indica il notebook lasciato sulla panca, sale sul mezzo e le porte si chiudono dietro di lui, una seconda nuvola di smog che investe Zayn.

Il moro segue l’autobus con uno sguardo smarrito, la verifica di matematica messa totalmente in secondo piano dopo quel particolare incontro, mentre fa passare gli occhi dal suo braccio al notebook. Lo prende in mano, lo apre all’ultima pagina e un sorriso divertito si apre sul suo volto.

“Mi chiamo Ed Sheeran, comunque. Felice di conoscerti. Credo che oggi pomeriggio ti offrirò un caffè per ringraziarti di avermi riportato il taccuino – colpa delle mie dimenticanze!”


 

Ed lo fissa attraverso il finestrino, un sorriso sulle labbra e un dito che picchietta contro il vetro, sovrappensiero. Forse ha esagerato e forse non vedrà più quel ragazzo (e avrà perso per sempre il suo prezioso taccuino – questo sarebbe un bel guaio), ma non ha potuto resistere: non appena lo ha visto, ha subito conosciuto venti rime per descriverlo.

E non sa neanche il suo nome.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota: lo so, lo so, sono totalmente impazzita. Insomma, una Zayn/Ed? Una Zayn/Ed?

Sul serio?

Ebbene sì, ladies and gentlemen, ho appena scritto un’idiota storia Edyan (nome inventato sul momento in via di riparazione) che non mi cagherà nessuno perché è una coppia totalmente impossibile e boh.

Spiego brevemente che tutto ciò è nato da una “sfida” per cui ho scritto quella robetta di quindici parole sistemata in mezzo alla pagina nella parte iniziale e volevo provare a scrivere qualcosa ispirandomi a quello.

(Se mi sento figa?

Altroché.)

Scompaio in una leggera brezza di smog e tabacco, goodbye.

 

  
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