Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Catnip_    12/09/2014    2 recensioni
“Solo continuo ad augurarmi di trovare un modo per... per dimostrare a quelli di Capitol City che non sono di loro proprietà. Che sono più di una semplice pedina.'
Peeta Mellark non fu il primo a pensarla così.
64° Hunger Games, il tributo femmina del distretto 7 è Rain Wayland, una ragazzina, con un bel caratterino ma soli 13 anni.
Consapevole del fatto che le sue possibilità di vincere sono praticamente insesistenti, lotterà per ingannare la legge del più forte, sopravvivere il più possibile e quindi poter mostrare al mondo la sua lotta contro gli Hunger Games, per dimostrare che lei e tutti gli altri che hanno condiviso il suo stesso destino sono più di semplici pedine.
----------------------------
È la mia prima fanfiction, siate clementi xD
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dopo una luuunga e bellissima vacanza, torno a pubblicare un altro capitolo. Non ho interrotto questa fanfiction, ero solo in vacanza.
Abbiamo lasciato Rain a combattere contro due nemici: quei troppo pochi 13 anni, e un mentore che la ignora. È ora di affrontare il terzo: la stilista idiota.

Ho riscritto questo capitolo un milione di volte perchè non mi convinceva, e alla fine mi sono arresa e ho pubblicato l'ultima versione. Se avete un minutino da dedicare una recensione lo apprezzerei, almeno per sapere se mi stavo facendo delle paranoie o avrei dovuto riscriverlo la milleunesima volta.
Le immagini del vestito di Rain e Ethan e del trucco vi attendono alla fine, intanto qui ci sono stilista e staff: http://s21.postimg.org/yw1hlgn1z/Staff_distretto7.jpg
 

-  The parade  -

“Pronta, incantevole...diamo da mangiare al mostro!”






La luce al neon del soffitto si rifletteva sull'acqua della vasca da bagno, creando un effetto surreale. Ma era troppo blu, troppo abbagliante, troppo...finta.
Non sembrava la luce delle luna sullo stagno del bosco, non ricordava le serate che vi aveva passato...le ricordava solo di essere in un centro immagine di tributi, pronta per essere resa splendida per il pubblico che l'avrebbe guardata.
Come un maiale guarnito di ogni spezia, pronto per essere servito al tavolo degli affamati.
L'ennesima cosa che le dimostrava di essere un pacco spedito alla capitale per compiacere il pubblico, lasciata nelle mani di qualcuno che facesse di lei ciò che preferiva.
Rain sospirò, questa volta di frustrazione, e appoggiò la testa sul bordo della vasca.
Non sapeva da quanto tempo era li dentro, troppo, ma quei tre del suo staff non si decidevano a venire a tirarla fuori. Non che le dispiacesse a dire il vero, quando ce l'avevano immersa era tutta rossa e dolorante a causa della ceretta.
Le erano saltati addosso tutti gioiosi, riempiendola di moine, per poi passare a lavorare su di lei come fosse un manichino. Misurata al millimetro in ogni parte del corpo e privata di ogni pelo superfluo (anzi, di ogni pelo in assoluto) l'avevano portata li.
Fortunatamente avendo solo 13 anni non era particolarmente pelosa, ma ovviamente loro avevano trovato qualcosa da ridire. Era grande il sollievo nell'immergersi nell'acqua colma di sali da bagno. Probabilmente la sua pelle era liscia come la seta, e i capelli (lavati ben 3 volte con 3 shampii diversi) profumati come un bouquet di fiori.
Finalmente ecco che qualcuno venne a prenderla: Eva, una donna paffutella con le guance coperte da uno spesso strato di fondotinta perlaceo.
Le porse un asciugamano e la guardò con occhio critico:
- Mmm...si, passabile – annunciò con poco entusiasmo.
Rain alzò gli occhi al cielo e si lasciò trascinare nella sala a fianco, un grosso salone a cupola dove avrebbero fatto tutto il lavoro.
Sylvia e Aldar, gli altri membri del suo staff, corsero loro incontro, la fecero sedere e iniziarono ad asciugarla tutti affrettati.
- Perchè tanta fretta? - chiese – mancano ancora tre ore alla parata...
- Perchè tanta fretta!? Dico, lo sai quanto ci metteremo a prepararti!? DUE ORE! Due ore se va bene! - esclamò Eva.
Ci rinunciò.
Con quei folletti multicolore era impossibile ragionare.
Nonostante non volesse concedersi il lusso di sospendere il giudizio morale, non poteva fare a meno di trovarsi incuriosita da tutta quella situazione. Si era sempre chiesta, guardando la sfilata (l'unica parte piacevole degli Hunger Games) quanto lavoro c'era dietro i costumi dei tributi, come li preparassero e dove. Era pur sempre una ragazzina curiosa...
Iniziò a fantasticare sul suo vestito: quello era il giorno in cui gli sponsor l'avrebbero vista per la prima volta, l'impressione deve essere buona, e quella dei tributi del 7 non lo era mai.
Già, perchè la loro stilista era un'idiota totale, li vestiva sempre da albero, ogni anno.
Rain sperò che quell'anno non fosse così, perchè la monotonia e banalità di quei costumi di certo non avrebbe fatto colpo su nessuno, anzi, proprio il contrario. A primo impatto lei e Ethan sarebbero stati solamente gli ennesimi sfortunati estratti per riempire un buco tra i 24 tributi, senza speranza di durare oltre il bagno di sangue della cornucopia, solo numeri in mezzo alle migliaia di ragazzini morti. Sarebbe stata dura liberarsi di quella prima impressione.
Dopo che i suoi capelli furono asciuttissimi e pettinati circa tre o quattro volte, iniziò il lungo trattamento di bellezza. Sylvia si occupò delle unghie, Aldar dei capelli, ed Eva del trucco.
Dai colori sulla tavolozza Rain capì che anche quell'anno lei e Ethan sarebbero stati degli alberi. Ma forse, dopotuto, avrebbe potuto indossare qualsiasi cosa e nessuno l'avrebbe notata, era solo una ragazzina, nessuno aveva mai vinto alla sua età...
Se voleva impressionarli non poteva fare affidamento sul suo staff.
Mentre quei tre le mettevano le mani addosso si trovò a divagare coi pensieri. Era gia da un giorno che aveva lasciato il suo distretto...cosa stava facendo Matthew? Era nei boschi ad ammazzarsi di lavoro per affogare il dolore? Probabilmente si, come faceva sempre. E suo padre? Il solo pensare a lui le fece salire una grande tristezza...
- Su lo sguardo! - strillò Eva.
Dio...già la detestava quella donna frivola e strillante.
Per distrarsi dai pensieri guardò cosa stesse dipingendo Sylvia sulle sue unghie. Come le vide rimase sbalordita: accidenti, era bravissima!
Sulla prima unghia era stata meticolosamente dipinto il motivo a corteccia del tronco di un'albero, con tanto di venature.
Rimase a fissare le pennellate precise di Sylvia per un po', poi lasciò che i pensieri divagassero di nuovo, stufa di stare ferma a farsi colorare di qua e di là.
Alla fine, dopo due ore di trucco e parrucco, le annunciarono che era pronta.
La fecero alzare e la portarono davanti ad uno specchio.
La prima cosa a cui pensò fu il sollievo nello sgranchirsi le gambe, convinta che un trucco da albero non avrebbe potuto renderla bella, ma una volta davanti allo specchio dovette ricredersi.
Le fecero chiudere gli occhi, e non appena aprì gli occhi quasi si emozionò: aveva ragione, non era bella, era stupenda. Anche se fosse salita sul carro con solo quell' accappatoio striminzito, il lavoro si sarebbe notato lo stesso.
Sul suo viso era accaduto un miracolo: sfumature di fard le avevano alzato gli zigomi, perfezionato la pelle, fatta sembrare più grande.
Quasi non sembrava il viso di una ragazzina.
I suoi occhi grigi erano stato contronati da un trucco leggero, ma molto bello: tante tonalità di verde, dal più scuro del mascara al più chiaro sulla palpebra, luminoso ma sfumato. Le labbra erano rosa chiaro, la cigliegina sulla torta di quel trucco leggero e perfetto, adatto ad una ragazzina ma che la faceva sembrare più grande, visibile ma non troppo pesante, perchè tutti potessero riconoscerla dopo la mietitura.
Anche Aladar sui suoi capelli aveva fatto miracoli.
La massa aggrovigliata di capelli rossi che aveva prima era diventata un autentico bouquet.
Ogni ciocca, ogni ricciolo della sua chioma ondulata era stato perfettamente domato, messo al suo posto come elemento fondamentale di quella composizione.
Aldar aveva fatto una grossa treccia laterale, a cui aveva intrecciato delle rose.
Sembrava una principessa.
Non importava se era solo la chioma dell'albero che avrebbe costruito la stilista, non importava se quei fiori avevano il ruolo di fiori di un albero, era semplicemente un capolavoro. Davvero non riusciva a smettere di cercare un capello che si ribellasse a quella composizione, e compiacersi nel non trovarla. Ogni incrocio tra due ciocche era un capolavoro a sè.
Infine anche Sylvia aveva reso le sue mani un capolavoro di perfezione.
Una volta dipinte tutte col motivo a corteccia, aveva inserito sulla punta uno smalto verde smeraldo con luccicanti brillantini.
Il risultato era come un albero in sè: tronco con tanto di venature perfettamente disegnate, e chioma brillantata.
Forse da lontano non si sarebbero notate, ma erano un dettaglio meraviglioso dell'intera composizione, del capolavoro del suo staff.
Forse erano sciocchi e stravaganti, ma di certo sapevano fare molto bene il loro mestiere.
- Oh Rain sei bellissima! - squittì Sylvia.
- Forza – annunciò Aldar – ti porto da Helenia.
Gia, per quanto bravi non potevano fare miracoli nemmeno loro: il grosso del lavoro spettava alla stilista.
Ed era ora di incontrarla.



Rimase ad aspettare per circa 10 minuti, seduta su un lettino simile a quello degli ospedali, con addosso solo il piccolo accappatoio bianco.
Con le magie che lo staff aveva fatto su di lei si sentiva bellissima, ma di certo lo erano tutti i tributi, ciò che contava veramente era il vestito.
Continuava a sperare che fosse accaduto un miracolo, che nonostante tutto la stilista avesse cambiato idea riguardo il costume da albero. Ma nemmeno lei ci credeva veramente.
- Alberi anche quest'anno? - chiese ad Aldar senza entusiasmo.
Gli scappò un risolino:
- Gia, alberi anche quest'anno...ma diciamo che c'è qualcosa di diverso questa volta... – ammise.
Rain sgranò gli occhi e si tirò a sedere, riavvivata dall'entusiasmo:
- Qualcosa di diverso? Cosa?
- Beh, io e mia sorella, dello staff del tuo amico, abbiamo persuaso Helenia affinchè apportasse alcune modifiche al costume. Abbiamo provato un po' di pietà per il destino che condannava tutti i tributi del 7. Diciamo che quest'anno avrete un aria meno banale e più...guerriera – disse con un sorisetto malizioso.
Più guerriera? Alberi guerrieri? Guerrieri-albero? Inutile cercare di estorcergli altro, avrebbe visto il costume.
Finalmente la porta si aprì ed entrò Helenia: era una donna bassotta e non molto magra, che indossava un completino di velluto verde scuro, intonato ad alcune tracce di fard che  insieme al dorato le coloravano il viso, sormontato da un'acconciatura bicolore.
- Scusate il ritardo, ho dovuto occuparmi anche del giovane qui a fianco...vai pure Aldar, grazie!
Dunque lei e Ethan avevano un'unica stilista? Non c'era da meravigliarsi che fosse andata prima da lui, aveva indubbiamente finito molto prima: non aveva bisogno di manicure, acconciatura complicata o trucco.
- Seguimi cara, vuoi vedere il tuo vestito o no?
Col cuore che le martellava nel petto, Rain seguì la stilista.




Una porta a lato della stanza si aprì non appena Helenia schiacciò un pulsante, rivelandone un'altra molto più piccola, con due pareti interamente a specchio.
Al centro, su un manichino, c'era il suo vestito.
Quell'insignificante frase “qualcosa di diverso” l'aveva fatta sperare fin troppo, così quando si trovò davanti un costume da albero rimase molto delusa.
Era formato da dei leggins a motivo corteccia, abbinati ad una corta tunica formata da tanti ruvidi nastri intrecciati che parevano fibre di corteccia, sia alla vista che al tatto.
Rain la toccò con la mano: si, era proprio ruvido, e sembrava anche piuttosto rigida. Inoltre erano stati inseriti numerosi accessori: un bracciale di foglie, orecchini di foglie, una collana di foglie, e dei gambali di vero legno.
Lo guardava cercando di non esprimere nessuna emozione, perchè dentro si sentì crollare: era un abito solo per forme, perchè per il resto sembrava davvero un conglomerato di legno e foglie, un albero.
Helenia invece sorrideva soddisfatta, cercando di decifrare la sua faccia.
- Un...albero? - mormorò Rain cercando di non far tremare la voce.
- Più di un albero! Non hai notato che è diverso da tutti i costumi usati fin ora?
In effetti di solito si usava un'aderente tuta marrone che corpiva tutto il corpo, con motivo a corteccia, e sopra si indossava un soprabito di vere foglie.
Era indubbiamente più ridicolo di ciò che le stava davanti, che però era sempre un costume da albero.
Diciamo che quest'anno avrete un aria meno banale e più...guerriera
Dove la vedeva Aldar quell'aria guerriera?
- Oh dimenticavo! - esclamò Helenia – c'è anche questa!
Si girò e le porse qualcosa: un oggetto, un arma, un'ascia. Finta, ma pur sempre un'ascia.
Rain la prese timidamente in mano: quella era un'accetta, un'ascia da combattimento ma disegnata come fosse l'attrezzo dei tagliaboschi.
Improvvisamente capì.
Si voltò a guardare il suo costume: i leggins sottolineavano la forma delle gambe, cercando di farne risaltare la tonicità, i gambali erano in legno per abbinarsi al tema “albero” ma erano come quelli usati dai soldati dell'antichità, l'accetta sembrava quella dei tagliaboschi ma era un'ascia da combattimento.
Nel costume da albero Aldar aveva nascosto un costume da guerriero.
Motivi di corteccia e di foglie, colori dal verde al marrone...tutto sembrava portare ad un albero, e in effetti ricordava il loro distretto, non c'era nulla di meglio per la parata.
Ma le forme del vestito, i dettagli come ascia e gambali...ricordavano a tutti che loro non erano li per tagliare alberi, erano li per gli Hunger Games.
Era una cosa che lei non amava ricordare, ma che il pubblico doveva capire se volevano fare colpo.
- Aldar sei un genio... - sussurrò.
- Come dici? - chiese Helenia eccitata – ti piace?
- Moltissimo – disse Rain, mentendo solo in parte – lo indosso subito.
Era ora di iniziare la sfilata.
http://s3.postimg.org/472r95083/Sfilata.jpg
La sala dei carri si stava affollando.
Rain entrò accompagnata da Helenia, che camminava tutta impettita come se avesse una gran fretta. Dio come erano scomodi i tacchi...per fortuna sul carro avrebbe dovuto stare ferma.
- Whoo! - esclamò sbilanciandosi, e per poco non cadendo.
No, decisamente non sapeva camminarci.
- Signorina, non vorrai rovinare tutto il lavoro di tre ore e il tuo bellissimo vestito!? -.
Ma perchè i tacchi? Cosa centravano col vestito da albero-tagliaboschi? Sembravano fatti di foglie è vero, ma poteva benissimo progettare degli stivali di foglie, delle scarpette di foglie, qualsiasi cosa più comoda dei tacchi. E poi aveva 13 anni santo cielo...
Concentrandosi solo sul non cadere riuscì a non pensare alla tensione, e raggiunse il settimo carro, dove la stava aspettando Ethan.
Ovviamente era vestito come lei, ma in versione maschile.
Pantaloni aderenti a motivo corteccia, gambali di legno, un giaccone da cacciatore completamente ricoperto di foglie semi-secche, e...stivali di corteccia! Allora li avevano fatti gli stivali! E perchè lei doveva indossare quegli scomodissimi tacchi che non centravano niente?
Ethan le rivolse un sorriso:
- Bellissima...
Per un attimo esitò. “È un tuo nemico...è un tuo nemico...” Ma cosa c'era di male a ringraziare?
- Grazie...hem,anche tu.
Il ragazzo represse una risata, e le disse a voce più bassa:
- Io sembro solo un albero...
- O un tagliaboschi – aggiunse Rain, sollevando un po' l'accetta – un tagliaboschi guerriero...
Rise di nuovo.
- Quelli sono vestiti da guerrieri... - disse indicando i tributi del due.
Eccoli li: Jade, bellissima nella sua armatura scintillante, acconciata e truccata in modo spettacolare, e quella montagna di Bill accanto a lei, altrettanto spaventoso.
Si atteggiavano in modo molto sicuro di loro, mentre lei annuiva decisa ai raccomandamenti della stilista e lui si guardava intorno con sguardo truce.
Quando i suoi occhi scuri incontrarono quelli di Rain, la ragazzina si voltò.
C'erano altre coppie di tributi già pronte vicino ai carri, a chiacchierare tra di loro o a guardare per terra avviliti...
Ayleen Bell, dal distretto 9, bellissima e fine nel suo vestito di paglia e teli in lino svolazzanti, Linda Middlen, dal 10, con un costume in pelle decisamente più “vedo” che “non vedo” in cui era chiaramente molto a disagio, ma che certi capitolini avrebbero...apprezzato.
La coppia di tributi dell'11, che avevano sempre i vestiti più colorati, e quelli del 6, così strani...
E poi la vide. La stella della parata.
Entrava in quel momento nel salone nelle bighe, con un look molto diverso dalla mietitura ma indubbiamente lei. Stessi capelli biondi, ma legati in un'acconciatura in stile greco che sembrava uno chignon intrecciato, stessa bocca carnosa e perfetta, di un rosso vivissimo che risaltava sulla carnagione chiara, e stessi occhi di ghiaccio dallo sguardo spavaldo, ma con le giglia allungate dal mascara per sembrare una bambolina. Una bambola assassina.
Electra Queen, sicuramente colei che avrebbe attirato tutti i riflettori su di lei durante la sfilata, e che coppia accanto a Silver, l'albino...sembravano due statute greche, la dea e il guerriero.
E non era l'unica a pensarla così dato che indossavano proprio abiti in stile greco, tempestati di pietre preziose. *Ovviamente...* pensò irritata *gemme per loro, alberi per noi. Stesso effetto, sicuramente...*
E mentre ragazzoni alti come torri e bellissime fanciulle le passavano di fianco si rese conto che lei e gli altri dodicenni sembravano solamente bambini infilati in un costume più grande, ridicoli, come se qualcuno potesse davvero notarli.
In un'impeto di innocenza e curiosità da vera bambina stava per chiedere a Ethan se anche lei sembrasse così, ma venne fermata dall'altoparlante che diceva loro di salire sui carri.
Certa che ci avrebbe messo un po' a salire per via dei tacchi, si affrettò ad aggrapparsi al fianco del carro per tirarsi su. Ma non riusciva a fare forza su quei minuscoli bastoncini di plastica verde che si trovava sotto i piedi, solo spostare il peso un millimetro più a destra l'avrebbe fatta cadere, figuriamoci puntarci i piedi per salire sul carro.
- Uff...stupidi tacchi... - sbuffò cercando di tirarsi su con le braccia, quando sentì delle mani forti prenderla per i fianchi e tirarla su.
Ethan.
Dio come doveva sembrare ridicola, la bambina aiutata dal fratello maggiore a salire sulla carrozza...
Però almeno stava salendo, e proprio quando era ormai sopra alla biga Ethan dovette rimetterla giù perchè una scarpa le si era sfilata.
- Oh al diavolo, stupide scarpe...! – sbottò, scalciando via anche l'altra e salendo sul carro con un balzo da scoiattolo.
Mentre Ethan tratteneva una risatina e le passava le scarpe, Helenia si infuriò e prese a rimproverarla con voce stridula:
- Signorina! È così che si tratta ciò che altre persone hanno costruito per te? Ingrata!  - blaterò non accorgendosi che due pacificatori stavano venendo per allontanarla dal carro - Rimettiti subito quelle scarpe, non vorrai rovinare il costume e...oh...ma cosa...aspettate! Rimettiti le scarpe!
E alla fine anche lei si tolse dai piedi. Rain rimase li su quel carro, in piedi su due inutili trampoli, con l'ansia a bloccarle il respiro e il cuore che batteva così forte che non sentiva nemmeno ciò che Ethan le stava dicendo.
Cosa?
- Dicevo, sei pronta?
- Pronta? S-si...sono nata pronta – disse abbastanza ironica, mentre cercava di calmarsi e non mettersi ad urlare. Sembrava stesse avendo un attacco d'asma.
- Hei, basta guardarsi intorno con aria decisa, questa è la parte più facile degli Hunger Games. Tieniti a me se vuoi – le disse sorridendo.
Dentro di lei una voce continuava a ripeterle che era un suo nemico, ma al diavolo la voce, un supporto era tutto quello di cui aveva bisogno in quel momento.
- Si, grazie – rispose sorridendo per la prima volta dalla mietitura.
E i carri cominciarono ad uscire, prima l'uno, poi il due. Il carro coi tributi del tre, dai vestiti neri ma pieni di neon e lampadine, quello del quattro, con ragazzi vestiti di reti che impugnavano tridenti da poseidone d'oro massiccio, poi quelli del cinque e del sei.
Quando i cavalli partirono e il carro si mosse, Rain barcollò aggrappandosi alla mano di Ethan con tanta forza che per poco non tirò giù lui.
Il cuore che batteva all'impazzata, il respiro affannato, gli occhi che minacciavano di piangere, la bocca che voleva gridare a tutti di fermarsi perchè non era pronta....e nella testa il pensiero fisso che li partivano gli Hunger Games, e doveva dare una buona impressione di sè.
Scacciò via l'ansia ripensando alla sera prima, ai suoi buoni propositi, e lasciò la mano di Ethan  per tenersi in piedi da sola. Aldar era riuscito a farli vestire diversamente e quindi doveva dimostrare di esserne all'altezza. Di essere davvero diversa.
E quando il carro entrò nell'anfiteatro, fu un'esplosione di applausi e di grida e di gente che gesticolava e che urlava, e Cesar che li annunciava e gli schermi che li riflettevano.
Era il suo momento, il momento in cui i loro carro -perchè appena entrato- era il protagonista, il momento di fare qualcosa che facesse mantenere l'attenzione su di loro.....ma la mente frastornata e le ginocchia tremanti le impedirono di fare qualsiasi cosa che non fosse guardarsi attorno con occhi spalancati.
E addio bell'occasione.
Entrò il carro dell'8, e gli applausi furono per loro. Si sentì morire dentro. Aveva perso l'attimo, e la prima cosa che avrebbero dovuto fare, la più semplice, era fallita.
Per un attimo si vide su uno schermo, e incontrò i suoi occhi grigi nelle quali lesse lo sguardo che si era tanto impegnata a non assumere alla mietitura.
*Dannazione Rain, non vorrai davvero sprecare la tua prima occasione per sembrare invece una bambina spaventata? Hai un'ascia in mano, usala!*
E quando capì che il solo modo per riportare l'attenziona su di loro era alzare l'ascia, la alzò con tanto impeto che quasi non perse l'equilibrio finendo addosso a Ethan.
Ma la alzò, in alto, verso i riflettori, verso gli schermi, perchè la gente la vedesse. Vedesse quanto fossero diversi dai soliti incapaci, quanto anche una stilista l'avesse notato e avesse modificato il vestito apposta per loro, quanto avrebbero combattuto.
Ethan fece lo stesso, e l'attenzione fu di nuovo su di loro.
Non sentiva la voce di Cesar ma le pareva che stesse dicendo qualcosa sul fatto che non si era mai vista un'accetta su un carro del distretto 7 ma era una bella trovata, e mentre la gente li indicava e gridava non le importò che fosse tutta una menzogna, che Helenia non avesse visto niente in loro e non avesse modificato proprio niente apposta per loro, che l'ascia fosse stata progettata per essere uno strumento da tagliaboschi e non un'arma.
Perchè tanto questo erano gli Hunger Games: menzogna. Non un modo per trovare la gloria ma per trovare la morte, non il prezzo da pagare per la ribellione ma un modo per tenere tutti sotto controllo grazie alla paura. Nessuno di loro era veramente ciò che gli stilisti avevano dipinto su di loro, erano tutti costumi. Costumi. E se gli altri fingevano avrebbe finto anche lei.
Siccome non era capace di fare finti sorrisini e salutare tutta contenta quella folla odiosa, si adeguò al vestito da guerriera -anche se tutti sostenevano fosse un albero, o un tagliaboschi- e mantenne alta l'ascia così come il mento, guardando la folla con aria dura e determinata. Perchè vero o no, quello per lei era un vestito da guerriera.
Se i suoi occhi fossero stati color del ghiaccio sarebbero stati più adeguati allo sguardo truce che si era dipinta in volto, ma andava bene lo stesso.
L'attenzione dei presenti si spostò su altri carri più vistosi, con costumi più belli e più appariscenti, con tributi più forti e distretti migliori, ma la loro figura l'avevano fatta.
Intanto, era già qualcosa.


Eccoci alla fine, vi prego lasciate una recensioncina di due righe giusto per farmi sapere come sto andando.
Inoltre ecco le immagini promesse. I vestiti li ho fatti io unendo i vari pezzi trovati dopo ore di ricerce scervellandomi su cosa scrivere su google per trovare ciò che volevo, quindi perdonatemi se fanno graficamente schifo ma era per dare l'idea.


Vestito Rain: http://s30.postimg.org/lxv22atbl/Carro_Rain.jpg
Unghie Rain: http://33.media.tumblr.com/tumblr_mbuip1NW1J1rnz22po1_500.jpg e http://s29.postimg.org/n2z81rn8n/Carro_Rain_unghie.jpg
Capelli Rain: http://s24.postimg.org/5ai5wp3tx/Carro_Rain_capelli.jpg
Trucco Rain: http://s3.postimg.org/4c1x52i5f/Carro_Rain_trucco.jpg

Vestito Ethan: http://s15.postimg.org/mpdnhavuj/Carro_Ethan.jpg
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Catnip_