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Autore: Jane Stevens    12/09/2014    4 recensioni
"Qualcosa rompe il silenzio, vorrei non aver mai sentito un suono del genere, è una risata, se non la si ascolta attentamente può sembrare quella di una bambina, io so che non è così perchè le risate dei bambini sono allegre e spensierate mentre questa è cristallina e malefica, quasi sadica."
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La risata della Bambola

Dove sono? E' tutto buio e non si vede niente...
Non ricordo cosa stavo facendo prima di venire qui, c'è un'atmosfera strana, surreale e -diciamocelo- piuttosto inquietante.
La cosa più strana è che c'è silenzio ma non come quello della foresta dei pini di Terabithia, questo è pauroso, sembra il silenzio che c'è dopo che è avvenuta una cosa grave, orribile.
Qualcosa rompe il silenzio, vorrei non aver mai sentito un suono del genere, è una risata, se non la si ascolta attentamente può sembrare quella di una bambina, io so che non è così perchè le risate dei bambini sono spensierate e allegre mentre questa era cristallina e malefica, quasi sadica.
Nel buio mi si accappona la pelle e sento un frusciare e uno scricchiolare, sono loro, non so perchè ma so che è così e non so nemmeno chi siano queste loro, è come una sensazione. Il buio si schiarisce mano a mano e ora sembra di trovarsi in una camera oscura, piena di luce rossa.
Deglutisco rumorosamente e sento di nuovo quella risatina come se l'essere che sta ridendo provi piacere nel terrorizzarmi.
Poi le vedo.
Barcollano come delle bambine che non si tengono in equilibrio e vengono verso di me con quei sorrisi cuciti o dipinti.
Bambole, sono bambole.
Sono di stoffa, di pezza, alcune addirittura di porcellana ma sono tutte rotte e vecchie.
Il particolare che le accomuna però sono gli occhi, sono rossi, rossi come il sangue.
Bottoni rossi che mi fissano inespressivi, so che vogliono vendetta, a loro non importa su chi, basta che la abbiano.
Vendetta per essere state rotte, abbandonate o dimenticate e chiuse in scatoloni negli armadi.
La più sgualcita mi si avvicina: è una bambola di pezza con gli occhi rossi di bottone, o meglio, l'unico che le è rimato. I suoi capelli sono neri e tagliati irregolarmente da delle forbici. Il suo sorriso è cucito e mi terrorizza il modo in cui mi fissa con quel suo unico occhio di sangue.
Improvvisamente le altre si siedono tutte intorno a noi, come se si stesse per svolgere un rito antico e malefico.
La Bambola mi guarda e inizia a parlare con la sua voce cristallina, sovrannaturale:
"Molto tempo fa tutte noi eravamo di proprietà di alcune bambine che giocavano spesso con noi e ci promettevano che non ci avrebbero mai abbandonate o perdute.
Non hanno mantenuto la loro promessa.
Appena sono cresciute ci hanno rifilate a qualcun altro, ci hanno buttate, ci hanno rotte oppure dimenticate in soffitta...
Ora noi siamo ritornate per ricordare loro la promessa che ci hanno fatto ma che non hanno mantenuto.
VOGLIAMO VENDETTA!"
Poi è scoppiata in una risata sadica seguita subito dopo dalle altre, le vedo che si avvicinano con vetri rotti e piccoli coltelli...
"Svegliati, è ora di andare a scuola" apro gli occhi e vedo che sono a casa mia, nel mio letto, mia mamma mi guarda: "Tutto ok ?" sorrido sollevata e dico:" Niente, mamma, solo un sogno" anche se l'inquietudine non mi ha abbandonata del tutto.
 
Nel frattempo...
La Bambola sorride, illuminata a malapena dallo spiraglio di luce che passa dalla fessura dell'armadio e picchiettandosi sull'occhio rosso mormora:
"Oh beh, io l'ho avvertita…"
Poi inizia a ridere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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