Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Mamey    30/09/2008    0 recensioni
‘Che poi, lei, l’uomo perfetto ce l’ha già. Sufficientemente dolce ed intelligente, amante dei cani – e principale fornitore di tutte quelle guide che lei si fagocita – e anche di bell’aspetto. Ed è proprio questo il problema. Come dirlo a sua figlia?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
88 tasti

88 tasti

Roberta rimane a guardare l’acqua che scorre rapida nel canale, con le bollicine abbandonate dai detersivi trascinate dalla corrente e Chérie, sdraiata al suo fianco sulla panchina, che non sa decidersi tra il ringhiare all’insegna dei cani di passaggio o il continuare a mordicchiare le dita con cui la sua padrona le accarezza le orecchie. Così si limita ad alternare le due azioni.

La padrona, però, non bada a quello che fa il cane, ma alza la testa verso le nuvole, più scure man mano che la luce diminuisce, e nota tutti i moscerini che le girano attorno alla testa, attirati dal lampione ronzante sopra di lei.

Non c’è proprio nulla di romantico in tutto ciò.

Se quel canale si trovasse in uno dei libri di sua sorella Paola ci troverebbe bollicine blu cobalto e stelle splendenti, aitanti uomini d’affari che casualmente fanno jogging sulla pista ciclabile che costeggia la panchina su cui lei e il suo cane sono seduti, pronti a invitarla a cena in qualche luogo lussuoso, giurarle amore eterno e riempirla di una marea di regali costosi. E vissero tutti felici e contenti.

In uno di quelli di sua figlia, forse, qualche macabro non morto risorto dalle acque per qualche insensata vendetta, raggiungendo il suo scopo dopo aver provocato immani disastri economici, politici e ambientali. Magari partendo col mangiarsi lei, il cane e pure la panchina. Una fine triste, ma fortunatamente veloce.

Ma a lei non piace leggere libri d’amore né horror eccessivamente splatter. Ultimamente, a dire il vero, riesce solo a leggere i racconti di Camilleri e le guide illustrate sui cani maltesi, quindi crede che se ne rimarrà seduta su quella panchina, con Chérie a mordicchiarle le mani ed a ringhiare, le nubi sempre più nere e le acrobazie dei moscerini a darle il mal di testa. ‘Che poi, lei, l’uomo perfetto ce l’ha già. Sufficientemente dolce ed intelligente, amante dei cani – e principale fornitore di tutte quelle guide che lei si fagocita – e anche di bell’aspetto. Ed è proprio questo il problema.

Come dirlo a sua figlia?

Interromperla nella lettura di uno di quei suoi libri, oppure bloccarla nel corridoio di casa, la sera, quando non riesce a dormire perché vede in ogni angolo scuro uno di quei maledetti mostri di cui legge? Magari mentre torna da un esame universitario – in cui il professore gli avrà dato buca per l’ennesima volta – o mentre parcheggia la bici tornando dal lavoro, maledicendo l’Amministratore delegato che non sa nulla di contabilità, la collega troppo inesperta e la macchinetta del caffè che la odia visceralmente e le rifila puntualmente il solito caffè macchiato al posto del tè al limone.

Sospira, sorridendo. Sua figlia la rimbecca sempre, perché ride in continuazione e non dice mai niente di serio, ma ancora una volta ha la conferma che pensare seriamente porta solo un gran mal di testa e tanta noia. Chérie ringhia all’insegna del solito botolo bavoso di 15 chili, rizzandosi sulle zampe e mostrando i dentini candidi da maltese di 4 chili scarsi, guadagnandosi un abbaio profondo e minaccioso che la costringe a rifugiarsi sulle ginocchia della sua padrona. La leggera pressione delle zampine del suo cane sulle gambe le fa ritornare alla mente quel pomeriggio, quando Mario le è venuto incontro sorridendo serio, stringendo quella stramaledetta scatolina blu contenente un ancora più stramaledetto anello sbarluccicante.

E’ troppo presto, si sente ripetere.

Ne’ domani, ne’ il giorno dopo ancora, sorrideva lui, non capendo la portata di ciò che stava facendo

neanche il prossimo mese, o il prossimo anno.

Si sentiva ancora scossa dai brividi, a pensarci. Lei, che non piangeva mai, aveva dovuto chinare la testa verso il tappettino dell’auto per nascondere gli occhi lucidi.

Non ho fretta: aspetterò per tutto il tempo che vorrai, finché ti sentirai pronta.

Cherié, accucciata sulle sue gambe, che sollevava la testolina bianca, chinandola di lato in una tacita domanda… “Perché piangi?” …

Un nuovo ringhio la riporta al presente, con tutti i suoi moscerini ronzanti ed il borbottare dei cani. Infila la mano in tasca, stringendo con forza la scatolina di velluto, sincerandosi – con una certa dose di orrore – che è ancora lì. Non ha tempo di pensare a come disfarsene, e se disfarsene, perché il gracidio di una catena mal oliata le fa alzare la testa.

“Heilà mamma! Sapevo che vi avrei trovato qui…”

Cheriè lancia un abbaio che è tutto un programma, saltando giù dalle sue gambe per andare a salutare la giovane appollaiata su una bicicletta sgangherata.

“Come è andata oggi?” le chiede sorridendo, già conoscendo la risposta. “Ma, nulla di nuovo…sempre le solite cose… l’amministratore delegato che pensa che la parola sconfino sia sinonimo di saldo, la macchinetta del caffè che oggi mi ha rifilato i cantucci scaduti il mese scorso al posto della barretta al cioccolato… ho finito il libro che stavo leggendo, in treno.”

“Davvero?” domanda sorridendo “e di cosa muore la popolazione mondiale, questa volta?”

Sua figlia la guarda scocciata, poi sorride. “Tanto è inutile che te lo dico, l’unica volta che ti ho parlato seriamente di un libro che ho letto ed ho fatto un commento personale mi hai preso in giro per una settimana!”

Roberta annuisce, ripensando alla “grande rivelazione” di quel giorno, mentre le raccontava di T.D. Lemon Novecento, del pianoforte, di come poter scegliere anche in mezzo a possibilità infinite.

Guarda la schiena di sua figlia, mentre si muove al ritmo delle parole che le riversa addosso come un fiume in piena, senza prendere fiato e con tono scocciato; poi guarda Cheriè, che scodinzola allegra al fianco della bicicletta sgangherata con la lingua penzoloni e la testina rivolta verso la sua sorellina bruna, abbaiando allegra quando il tono si fa divertito e ringhiando quando si fa contrariato. Stringe il tessuto blu. Per quanto tenti di dimenticarla, Roberta sa che la scatolina rimarrà sempre nella sua tasca.

E non c’è niente di più sbagliato, ne’ niente di più giusto.

Ma io sono convinta, mamma, che anche se ci sedessimo al seggiolino sbagliato, su quell’immenso pianoforte che sa suonare solo Dio, troveremmo quegli ottantotto tasti che conosciamo.

Racconterà a sua figlia di Mario, un giorno, e poi indosserà quell’anello.

Forse.

Perché Roberta sa’ di aver avuto sempre ragione:

Pensare seriamente porta solo un gran mal di testa. E tanta, tanta noia.

-------

A. Baricco - Novecento

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Mamey