Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: check_for_double_meanings    13/09/2014    1 recensioni
Western!AU Ispirata -naturalmente- ad Angel in blue jeans (Train)
"Sentivo caldo, tantissimo caldo, e sono certissimo che non fosse per il sole di mezzogiorno."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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An angel in blue jeans


Tra il caldo torrido e il vento arido che opprimevano la città, tra la polvere del deserto e il silenzio di mezzogiorno che caratterizzano il west, per la prima volta nella mia vita sentii di avere un sogno.
Mi parai gli occhi dal sole con la tesa larga del mio cappello, volevo essere assolutamente certo di ciò che vedevo, perchè poteva essere un miraggio.
Era come se avessi avuto la vista per la prima volta, come se in quell'istante avessi potuto smettere di cercare, perché tutto quello che avrei mai potuto desiderare si trovava di fronte a me.
Camminava lentamente, affiancato da un cavallo chiaro, sotto al sole cocente del Nevada, e mi chiesi cosa ci facesse un tesoro così prezioso per l'umanità come quello in una cittadina squallida come la mia. Quello doveva stare tra la società più raffinata, che al contrario di questi ubriaconi riconoscerebbe la sua immensa grazia, doveva frequentare capitali di cultura e non miseri villaggi dimenticati da dio e dagli uomini.
Un cappello di feltro scuro, una camicia di flanella rossa e nera, una cinta di cuoio e un paio di blue jeans.
Si tolse il cappello e si asciugò il sudore sulla fronte, scoprendo una chioma corvina, talmente scura da avere riflessi quasi blu al sole.
Rindossò il cappello e si guardò intorno per cercare qualche essere umano, e inevitabilmente il suo sguardo incrociò il mio.
Io persi un battito, lui sorrise e si avvicinò per legare il cavallo al portico della mia casa.
I suoi occhi, come potevo non averli notati prima? Avevano il colore più intenso che avessi mai visto, un ambra dorata degna della pietra più preziosa della corona della regina. Brillavano di luce propria e il sole li innondava rendendoli più splendenti di quanto non fossero di natura.
Quando ebbe finito di legare il cavallo gli diede una pacca sul muso, accarezzandolo teneramente e districandogli appena la criniera.
Sentii un brivido percorrermi dalla base della schiena fino al collo. Aveva le mani più belle che avessi mai visto, grandi, affusolate, forti, potevo solo immaginare cosa quelle mani fossero in grado di fare, cosa potessero essere in grado di fare su di me.
Erano ricoperte da piccole macchioline scure, facilmente individuabili nonostante la sua pelle fosse di per sè piuttosto abbronzata. Erano lentiggini, centinaia di migliaia di lentiggini che mi resi conto solo ora che fossero cosparse su tutta la pelle che riuscivo a vedere, e sicuramente anche su quella che non riuscivo a vedere, ma che avrei tanto desiderato vedere.
Ma sentivo quello che pensavo? Avrei dovuto lavarmi il cervello con il sapone, poi.
Si allontanò dal cavallo e inizò a salire gli scalini di legno del mio portico, e potei vederlo in tutta la sua imponente bellezza.
Era alto, aveva delle spalle così larghe che avrebbero potuto sorreggere il peso della volta celeste, le braccia così grosse e forti che avrebbero potuto sollevarmi senza alcuno sforzo e portarmi in una camera da letto come fossi stata una ragazzina.
In realtà ci sarei andato anche se non mi avesse preso di peso, ma non era una prospettiva così malvagia.
Mandai a puttane il mio pudore quando vidi le sue gambe, lunghissime, fasciate da un paio di blue jeans che sembravano cucitigli addosso.
E poi c'era il suo petto, anch'esso cosparso di lentiggini, scoperto dalla camicia, aperta per i primi bottoni. 
Evitai di risultare raccapricciante e alzai lo sguado posandolo sul suo viso.
Superfluo specificare che anche lì le lentiggini dominassero la scena.
Salendo dal basso la prima cosa che incontrai furono le labbra. Dio, le sue labbra. Avrei voluto baciarle, morderle, e tutto quello che mi fosse passato per la testa. Probabilmente si sarebbe spaventato se avesse saputo cosa avrei voluto far fare alle sue labbra.
Sentivo caldo, tantissimo caldo, e sono certissimo che non fosse per il sole di mezzogiorno.
Mi si avvicinò ancora e inizò a parlarmi, e ciò che udì giuro che non fu niente di umano. Era un suono dolce, armonico, surreale, come il canto di un angelo.
I raggi del sole lo illuminavano dall'alto, come fosse un prezioso artefatto nella teca di un museo, come una ballerina sul palco di un teatro rinomato, come un angelo che scende sulla terra a custodirti.
Un angelo in blue jeans.

 
  
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