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Autore: brenda the best    13/09/2014    1 recensioni
Sono passati tre anni ma ancora non riesco a capacitarmi della sua scomparsa. Ora mi trovo davanti alla ruota panoramica, dove l’ho visto per l’ultima volta nella mia vita e ormai come ogni anno mi trovo a pensarlo.
Questa è la mia prima fanfiction, spero che possiate apprezarla!!! Se non va bene ditemelo, cosi non vado più avanti con la storia. Grazie e buona lettura.
NdAmministrazione: secondo il regolamento, l'introduzione deve contenere un accenno alla trama
o una citazione significativa ripresa dalla storia. L'autore deve perciò provvedere a modificare questa
introduzione (può contemporaneamente cancellare in autonomia questo messaggio)
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Miwako Sato, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti, Wataru Takagi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Quando fui abbastanza lontano dalla questura, presi il mio telefono e visualizzai un messaggio. Pensavo fosse stato o Takagi o Yumi, ma mi sbagliai. Il messaggio fu mandato dall’assassino di Matsuda, con mittente sconosciuto. Il messaggio diceva che se avessi seguito le sue istruzioni senza fare storie non avrei corso problemi di alcun genere e nessuno si sarebbe fatto male. Altrimenti sarebbe scoppiata qualche bomba nella città. Il messaggio diceva anche che avrei dovuto spegnere il mio cellulare perché altrimenti i miei colleghi mi avrebbero sicuramente contattato e trovata. E che mi sarei dovuta recare al parco di Beika alle 22 di sera da sola. Altrimenti se avesse visto che le sue istruzioni non sarebbero state eseguite, avrei pagato molto cara il mio affronto. La rabbia dentro di me aumentava sempre più, sapevo che se avevo quel folle tra le mie mani l’avrei strozzato e di certo non me ne sarei pentita. Però sapevo che se non volevo essere responsabile di altri morti, avrei dovuto collaborare. Così feci. Spensi il cellulare e lo deposi nella mia tasca. Erano le 20 e 30 ancora. Pensavo che chissà se Matsuda avrebbe mai potuto riposare in pace. Quando pensi di aver voltato pagina, riecco che quel passato tanto odiato, rispunta all’improvviso, e fa più male di prima. Il dolore che provi si attutisce ma rimane per sempre, fino a quando vivi. Ma appena riemerge fa male. E il mio cuore ormai sanguinava, da quando ero uno studente delle elementari. Per poco tempo, anche se davvero per poco, sono riuscita a essere felice con Takagi. Ma si sa che le cose belle durano poco. Pensavo che fossi una persona ignobile, perché non so con quale coraggio, abbia mai potuto farli del male. Lui che mi ha salvato. Forse perché volevo salvare lui da me. Sì, perché io intorno a me non faccio altro che portare morte e distruzione. Con questi pensieri nella mia testa, rimasi nascosta, per non farmi scoprire. Quando giunsero le 21 e 30, mi accinsi a raggiungere il posto designato dall’aguzzino di migliaia di morti. Arrivata al parco, mi nascosi dietro a degli alberi per non farmi scoprire. A quell’ora d’inverno non c’era molta gente nel parco, se non qualche coppietta. All’improvviso, alle 22 precise, sentii un cellulare squillare. Mi avvicinai e risposi.



“Pronto” dissi titubante.



“Salve poliziotta coraggiosa” disse una voce glaciale, si sentiva distintamente che era camuffata la voce.



Dentro di me la paura iniziò a colpirmi, non so il perché “C-Cosa vuoi ancora?”.



“Non ti conviene avere questa voce con me, dolcezza, io non ho molta pazienza, se mi fai innervosire qualcuno, andrà a fare compagnia al tuo caro Matsuda” disse questa voce, senza scomporsi, rimanendo comunque uguale.



Allora capii che di certo era un esperto e che non avrei dovuto farlo agitare. “Ok, basta che non fai del male più a nessuno” disse fingendomi ubbidiente.



“Ascolta, io parlerò solo una volta. Non dovrai parlare con nessuno, dovrai agire da sola e senza fare scherzi, con questo cellulare, io ti manderò tutte le istruzioni che tu dovrai docilmente eseguire” disse.



“Ok, va bene, cosa dovrei fare?” dissi piena di paura.



“Dovrai attendere domani all’alba, su le istruzioni precise da seguire” disse.



“Ok” riuscii solo a dire.



“Non fare scherzi e cerca di non farti scovare” disse, chiudendo la chiamata.



Osservai il cellulare e mille dubbi e mille paure mi assalirono. Ma una cosa era cerca, che lì domani, sarei stata pronta a tutto pur di vendicare Matsuda e regalare al suo spirito la pace tanto sperata. E così mi allontanai nel buio della notte.

  
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