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Autore: Helpthesubmarine    13/09/2014    1 recensioni
Questa fan-fic è ambientata nella Seattle del 1992, negli anni della diffusione della musica grunge. Infatti vedremo i protagonisti vivere affiancati da questa musica, che sarà un po' come la loro colonna sonora.
[UsUk]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mi svegliai assai intontito. Faticai a sedermi sul letto, avevo ancora un sacco di sonno. Aprii gli occhi lentamente, la luce che filtrava dalla finestra quasi chiusa era insopportabile. Guardai per terra e capii perché ero in quelle condizioni disastrose: non una, non due, ma ben tre bottiglie di Jack Daniel’s erano rovesciate sul pavimento, proprio accanto al suo letto. E a quello di Francis. Ovviamente, - pensai - non ricordavo nulla della sera prima. Poteva essere successa qualsiasi cosa imbarazzante, e non sarei riuscita a ricordarla. Pensai che avrei chiesto a uno dei suoi due coinquilini che cos’era successo. Mi chiesi perché avevo bevuto. Era impossibile che avessi bevuto così tanto per uno dei soliti litigi tra me e quell’idiota. Rivolsi lo sguardo al letto vicino al mio: era sfatto, e di Francis nessuna traccia: evidentemente doveva essersi già svegliato. Schizzai in aria quando notai che erano le dieci e mezzo del mattino. Erano anni che non mi svegliavo a quell’orario.
-Mh, ti sei svegliato anche tu allora. Alla buon’ora.-
-Che vuoi? E mi spieghi perché ci sono tutte queste bottiglie vuote qui per terra?- Rise un po’, quel po’ necessario a esprimere il proprio divertimento ma a rimanere vergognosamente eleganti.
-Dovresti saperlo tu, mon amour!-
-What?-
-Lo scoprirai.- Uscì rapidamente dalla stanza, così come ne era entrato.
                                                                                          *
Cercai di concentrarmi per l’ennesima volta al fine di riuscire a metabolizzare che cos’era successo ieri sera. Sì, l’inglese mi aveva chiamato. Sì, sembrava che avesse bevuto non poco. E sì, mi aveva chiesto di uscire, quel pomeriggio, con il pretesto che gli facessi vedere un po’ la città. E avevo accettato. Bene, ero riuscito -più o meno- a realizzare la cosa. Ora c’era solo da passarlo a prendere a casa sua, e decidere dove portarlo. ‘‘Andrà tutto bene, come al solito!’’ O almeno cercavo di convincermene.
                                                                                  
Ero davanti alla porta di casa sua. Infilai le mani in tasca estraendone un bigliettino e controllai l’indirizzo che avevo scritto. Non c’erano dubbi, era casa sua. Era la prima volta che ero così dubbioso e ansioso per un… appuntamento? Scacciai velocemente quell’idea dalla mia mente e bussai alla porta. Sentii qualche rumore di passi e quando la porta si aprì mi ritrovai davanti un Arthur un po’ stropicciato, con indosso un maglione verde pastello con dei fiorellini che mi fece quasi ridere. Aveva un’aria davvero terrorizzata, come se avesse appena visto un mostro. Sbiancò. E mi chiuse subito la porta in faccia.
                                                                                      *
Poggiai la schiena sulla porta e cercai di rendermi conto di cosa avevo visto. Alfred era lì? E perché? Capì che doveva essere collegato a quello che era successo ieri sera, e corse dal francese per chiederli spiegazioni.
-FRANCIS BONNEFOY! Spiegami immediatamente!-
-Cosa devo spiegarti?-
-Cosa diamine è successo ieri sera?-
-Oh, niente! Stavi bevendo, e ti ho sfidato a dare un appuntamento a quel tizio di ieri!-
-Dimmi che scherzi, per favore. Non posso essermi cacciato in questo guaio!- Mi infilai le mani nei capelli, in preda alla disperazione.
-Andiamo, infilati qualcosa di decente e vai da lui, no?-
-... Quando torno facciamo i conti!- Ero arrabbiatissimo con tutti, non ci voleva davvero quest’imprevisto. Non mi ero mai comportato in questo modo, e… gli avevo chiuso la porta in faccia! Mi cambiai velocemente e corsi ad aprire la porta. Mi stupii a trovarlo ancora lì, girato di spalle, a dare colpetti al muro. Si girò di scatto, con il sorriso in volto, sentendo il rumore della porta che si apriva.
-Ah, eccoti!-
-Uhm, scusami per aver chiuso la porta.-
-Tranquillo, non devi scusarti! Come on, ora andiamo in giro per Seattle come avevi chiesto!-
                                                                                  *
Non avevo la più pallida idea di dove andare. C’erano molti posti da vedere, ma non sapevo da dove cominciare. E fu in quel momento che mi venne un’idea, che poi tanto buona non era, per tirarmi fuori dai guai.
-Dove vorresti andare?- Assunse un’aria pensosa, e rivolse lo sguardo alle sue scarpe, per poi guardarmi negli occhi.
-Non saprei, sul serio. Mi basterebbe andare un po’ in giro per le strade, non chiedo molto.-
-Come vuoi!- Sorrisi mentre lui mi guardava come se fossi la persona più strana del mondo.
Incominciammo a vagare un po’ per la città. Ogni tanto gli indicavo qualche edificio, descrivendolo come un luogo importante per la musica, o per la storia, o cose così. Oppure perché ci avevo lavorato, o perché ci lavorano miei conoscenti. Non era molto interessante, dopotutto gli stavo mostrando solo cose noiose, pensai. Ma dovetti ricredermi quando incominciammo a discutere, un po’ di quello che vedevamo, un po’ di noi, un po’ dei nostri interessi.
-E allora, com’è che sei venuto qui?-
-Volevo provare a far fortuna con la mia band, tutto qua.-
-A quanto ho capito la musica deve piacerti tanto!-
-Beh sì, i miei genitori mi hanno passato questa passione e…-
-Dimmi, qual è la tua band preferita?- La domanda lo lasciò un po’ spiazzato.
-Non è il genere di domande da fare all’improvviso!- Ridacchiò, guardandosi intorno. -È difficile rispondere! Comunque, credo i Beatles. Dopotutto, loro sono famosissimi in Inghilterra, e come ti dicevo, i miei genitori me li facevano ascoltare spesso.-
-Mh, sì, capito.-
-Perché me lo chiedi?-
-Niente, curiosità! Che ne dici adesso di andare a prendere qualcosa?-
-Okay.-
 
Nel giro di dieci minuti ci trovammo in un bar qualsiasi. Io presi la cioccolata calda, come al solito. Era sempre ottima, anche in estate in realtà. Mentre mi stupii vedendo l'inglese prendere il suo solito the fuori orario. Le cinque erano già passate. Ci sedemmo ad un tavolino, uno di fronte all'altro. 
-Uh? Perché mi guardi?- 
 
-Niente, è che è buffo vedere che prendi sempre the! Sei rimasto molto legato alle tue tradizioni a quanto pare.-
Spostai gli occhi sulla mia tazza, dove il cucchiaino affondava nella spuma bianca e lattiginosa della panna quasi sfatta. 
-Sì. Non credo che potrei mai rinunciare a ricreare almeno un po' l'aria londinese anche qui. Mi manca già tutto terribilmente, sai.-
E lo guardai di nuovo. Aveva una mano sul volto e gli occhi chiusi. La bocca leggermente piegata in una smorfia di disagio - questo era quello che ero riuscito a interpretare - e nel tutto un'aria vagamente malinconica, ma anche qualcos'altro.
Ma alla fine scacciai i pensieri dalla testa e sorrisi, senza nessun motivo apparente. Credo che questo mi abbia fatto dei perdere dei punti, ma non saprei se sì e quanti.
-Ti ho detto che suonavo in due band fino a qualche tempo fa?- 
-Ah sì? Cosa sai suonare?- 
-Beh, alcuni miei parenti se ne intendono di musica. E hanno insistito sul fatto che "il giovanotto imparasse a suonare qualcosa". E così ho imparato a suonare la chitarra e anche il pianoforte! O almeno ci provo. Ma do del mio meglio suonando la batteria.- 
-Non pensavo sapessi suonare tutti questi strumenti! Complimenti, ti sei guadagnato il mio interesse!- 
-Questo significa che posso chiederti di uscire con me?-  
Si fermò un attimo. Aveva le guance  arrossite, - e damn era buffo - e gli occhi spalancati. 
-W-what?- 
-Intendo, per discutere di musica insieme o simili!- Gli diedi un'amichevole pacca sulle spalle, forse un po' troppo forte, e andai a pagare quello che avevamo preso. Usciti dall'edificio, riprendemmo a camminare, ma notai che teneva la testa bassa.  
-C'è qualcosa che non va?- 
-Sono preoccupato, tutto qui.- 
-Per cosa?- Sapevo essere un abile ascoltatore quando mi andava, e per questo glielo chiesi. 
-Non lo so. A volte ho questa sensazione che qualcosa non vada, che non sia al posto giusto. E inizio a preoccuparmi, perché non so cos'è. Penso che prima o poi finirò per impazzire sul serio. Non so perché te lo sto raccontando, di solito tengo tutto per me e non socializzo molto facilmente. Ma tu mi sembri un tipo OK. E la mia testa dice di fare un'eccezione. È tutto così complicato!.- 
-Ehi ehi, calmati un po'! Non farti prendere dall'ansia. Tranquillo, Arthur. È tutto apposto, davvero. Sei a Seattle, in una stradina verso casa, e c'è l'Hero con te! Non hai nulla di cui preoccuparti.- 
-"Hero"? - 
-Era il mio soprannome quando avevo 10 anni! Mi comportavo da vero eroe, cioè non è che non lo faccia anche adesso. Da allora non me lo sono più tolto.- 
-E dovrei sentirmi al sicuro vicino a questo "Hero"?- Rise lievemente, tanto per prendermi in giro. Lo divertiva, evidentemente. 
-Perché, non ti senti già così? Guarda che io potrei proteggerti da qualunque cosa!- Magari pensò che potevo sembrare un bambino dicendo certe cose, come la maggior parte della gente faceva, ma la cosa non mi toccava minimamente. O quasi. 
-Certo, certo.-
Corse velocemente via, senza nemmeno darmi il tempo di rendermi conto cosa succedesse, continuando a ridere. E mi ritrovai a inseguirlo, urtando gente che mi guardava indignata e ridendo. Era un bel momento, uno di quelli dove ci starebbe bene una foto da mettere in qualche album come fanno tutti con le foto delle feste o simili.
 E decisi che avremmo comprato un album e che l'avremmo riempito di foto, perché ero certo che saremmo diventati buoni amici. 
                                                                                    * 
-Arthùr? Sei tu?- 
 
-Sì.- Risposi seccato, chiudendo la porta.  
-Com'è andata oggi?-
Stranamente non sembrava in vena di scherzi, in quel momento. E ringraziai per questo.  
-Alfred è un tipo simpatico. Pensavo che mi sarebbe andata peggio. Credo che diventeremo amici, sai.- 
-Ah-a, un tipo tranquillo come te e un esaltato che diventano amici per la pelle! Quasi da non crederci!-
Non risposi, ero intento a pensare a tutti i piccoli dettagli della giornata. Mi sembrava sempre importante ricordare tutto di momenti come quelli. Intanto il francese cominciò a parlare, ma non prestavo attenzione a quello che diceva.  
-...Mi stai ascoltando? Pronto?- Mi scosse la spalla, e allora smisi di stare a sentire i miei pensieri per tornare alla realtà.  
-Che?- 
-Ho detto che dovresti ringraziarmi per averti proposto quella scommessa ieri sera! Altrimenti non avresti avuto occasione di conoscere meglio quel ragazzo! Giusto? Inizi già ad abbordare ragazzi, eh? Non vuoi lasciarmene nemmeno uno! Sei crudele, chérie!- 
Aveva assunto la sua aria da spaccone e finto diplomatico, e faceva il finto arrabbiato. Era una scena comica, e risi genuinamente. Lo faceva molte volte quando ero giù di corda e avevo bisogno di qualcuno che mi consolasse. Non che fosse il caso, ma amava più scherzare con me che litigare, anche se è difficile da credere. Ci doveva essere un motivo per cui eravamo amici da anni, no?
Tornai serio in un attimo, cosa che sconvolgeva spesso le persone che mi conoscevano da tempo.
-Sai che domani avremo un concerto, vero?-
-Ovvio che lo so! Non dimentico certe cose così importanti, non prendermi per uno sprovveduto!-
-Dov’è Peter?-
-Mh, parlavate di me?- Era piuttosto inquietante come spuntasse all’improvviso, a volte. Sembrava che ti stesse costantemente spiando.
 
 
                                                                                    *
Stava seduto così, tranquillo, mentre tendeva l’orecchio per sentire meglio il suono della corda che vibrava. Sembrava davvero assorto in quel lavoro a detta sua ‘’di gran precisione’’. Dopotutto potevo capirlo, anche a me dava fastidio uno strumento scordato, ma non avevo quella voglia di perdere tutto quel tempo solamente per un azione del genere. E sorrisi guardandolo.
Mi fermai dal prendere ordinazioni appositamente per guardarli prepararsi. Beh, non che ci fosse molta gente in quel locale a quell’ora. Il più buffo di loro tre era certamente il batterista. Ancora un ragazzino, pensai; non dimostrava più di diciassette anni, con quella statura piuttosto bassa e il corpo gracile. Il bassista, si chiamava Francis o qualcosa di simile. Era completamente diverso dallo strumento che suonava. Cioè, appariva come qualcuno completamente sicuro di sé, e anche piuttosto esibizionista; mentre il basso non ha un suono che viene preso molto in considerazione, nella maggior parte dei casi. La chitarra è quella a cui si danno più attenzioni. Già. E mentre pensavo a tutto questo, una mano si posò sulla mia spalla.
-Eh?-
-Alfred?-
-Sì?-
-Stiamo per iniziare. Volevo ringraziarti da parte di tutti per averci dato la possibilità di suonare qui. Davvero, grazie e..- Lo abbraccia, ed evidentemente lui non se lo aspettava per nulla, perché si irrigidì di colpo.
-W-what? P-perché adesso mi abbracci?- Mi allontanai subito, guardandolo negli occhi.
-Volevo solo augurarti buona fortuna, tutto qui. Anche se forse stiamo prendendo la cosa troppo sul serio.- Mi girai un attimo a guardare la gente che intanto si sedeva, bevendo qualcosa ordinato tanto per poter rimanere nel locale senza essere disturbati dagli altri camerieri che invitavano a uscire chiunque non prendesse nulla. Rivolsi ad Arthur uno dei miei più sinceri sorrisi.
E giurai di averlo potuto vedere arrossire.










Spazio dell'autrice
Uh, salve ;w; eccomi tornata all'attacco con il secondo capitolo di questa storia! Ho deciso di fare qualche cambiamento, per esempio un Francis leggermente più simpatico (?) perché dopotutto non è così odioso come lo descriviamo tutti nelle UsUk. Ho deciso di rendere meno esaltato (????) Alfred per rendere il tutto un po' più realistico; pensateci, non è facile trovare qualcuno che tratterebbe chiunque come qualcuno che conosce da anni x°D e niente, so che è un po' corto rispetto al precedente, ma volevo solo raccontare questi avvenimenti in questo capitolo! Non mi baso sul numero di pagine, ma su ciò che accade in ogni capitolo ^^'' detto questo, grazie a chi leggerà e altri grazie a chi recensirà :D

 
  
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