Catch Perfect
INTRODUZIONE
Berwald non aveva intenzione di andare così lontano. Guardava fisso le carte che aveva in mano, provando ad ignorare gli sguardi che lo penetravano attraverso la fumosa foschia. Una cospicua pila di contanti giaceva sul tavolo insieme a delle bottiglie vuote, portacenere straripanti e tutto il pattume accumulato in un posto come quello. La piccola e squallida stanza era soffocante, angusta e misteriosamente silenziosa. Berwald provò a respirare e a fissare le proprie carte.Le sue pulsazioni gli martellavano nel collo e il sudore gli scendeva dalla fronte, ma mantenne fermi viso e corpo. Berwald era rinomato per la sua Poker Face. Lentamente alzò lo sguardo su quello del suo avversario, i gelidi occhi azzurri che gli sorridevano in segno di scherno. Dannazione a tutto. Nessuno avrebbe mai vinto contro quest’avversario. Perché diavolo Berwald aveva pensato che con lui sarebbe stato in qualche modo diverso.
Berwald sentì le carte bruciargli le dita. Sapeva di avere una buona mano. Sapeva che la fortuna era in suo favore. Ma sapeva anche che nessuno se n’era mai andato da quel contendente con i propri soldi o la propria dignità intatti ed essendo andato così lontano, era impossibile tornare indietro. Tutto era segnato, ora. Non c’era più niente da perdere.
Finalmente arrivò la chiamata e, prendendo un respiro profondo, Berwald mise le carte sul tavolo. Guardò in basso verso le carte, ma non vide le sue quattro. Vide invece il suo affitto, il suo pagamento della macchina, tutto quello che aveva lasciato. Non poteva credere di aver lasciato che il gioco andasse così lontano. Le sue quattro carte sembravano nulla.
E quando quei gelidi occhi azzurri si incresparono in una risata Berwald seppe che era finita. Sentì cadere lo stomaco e guardò, sentendosi male, una scala reale posta di fronte a lui. Una mano impossibile, ma Berwald avrebbe dovuto vederla arrivare.
Nessuno poteva battere il russo.
E questo era quanto. Lui era finito. Non aveva nulla. Era stato completamente buttato fuori. Berwald annuì semplicemente, si alzò, e camminò fuori dalla stanza. Dopo, fra le voci che si levavano dietro di lui, sentì qualcuno chiamarlo:
«Presto giocheremo ancora, da?».