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Autore: George DeValier    14/09/2014    1 recensioni
CATCH PERFECT
Coppie: Berwald Oxenstierna/Tino Väinämöinen (Svezia/Finlandia); Danimarca/Norvegia
Sommario: AU. Dove Berwald perde tutto ed è costretto a trasferirsi in una casa condivisa insieme ad un folle danese, ad un sociopatico norvegese, ad un insondabile islandese e un finlandese perfetto che renderanno le cose degne di essere fatte.
Attenzione: Crazy!Dan, varia lunghezza dei capitoli, casualità, P'rl'ta Sv'd'se, lingua, aggiornamenti lenti, sbalzi d'umore nel testo, alcuni punti della trama verrano rivelati, molti cammei, Villain!Russia, e una buona dose di crack. E mi scuso davvero per Islanda, è solo che per quanto riguarda la mia esperienza solo un tipo di ragazzi porta degli stivali bianchi con tacco alto. Dovrei saperlo, ne ho un paio.
...
Cosa?
CATCH PERFECT (terminologia del Poker): Fare Catch Perfect significa prendere la carta o la combinazione di carte che permette di completare una mano vincente.
Genere: Generale, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Finlandia/ Tino Väinämöinen, Nordici, Russia/Ivan Braginski, Svezia/Berwald Oxenstierna
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Catch Perfect

INTRODUZIONE

Berwald non aveva intenzione di andare così lontano. Guardava fisso le carte che aveva in mano, provando ad ignorare gli sguardi che lo penetravano attraverso la fumosa foschia. Una cospicua pila di contanti giaceva sul tavolo insieme a delle bottiglie vuote, portacenere straripanti e tutto il pattume accumulato in un posto come quello. La piccola e squallida stanza era soffocante, angusta e misteriosamente silenziosa. Berwald provò a respirare e a fissare le proprie carte.

Le sue pulsazioni gli martellavano nel collo e il sudore gli scendeva dalla fronte, ma mantenne fermi viso e corpo. Berwald era rinomato per la sua Poker Face. Lentamente alzò lo sguardo su quello del suo avversario, i gelidi occhi azzurri che gli sorridevano in segno di scherno. Dannazione a tutto. Nessuno avrebbe mai vinto contro quest’avversario. Perché diavolo Berwald aveva pensato che con lui sarebbe stato in qualche modo diverso.

Berwald sentì le carte bruciargli le dita. Sapeva di avere una buona mano. Sapeva che la fortuna era in suo favore. Ma sapeva anche che nessuno se n’era mai andato da quel contendente con i propri soldi o la propria dignità intatti ed essendo andato così lontano, era impossibile tornare indietro. Tutto era segnato, ora. Non c’era più niente da perdere.

Finalmente arrivò la chiamata e, prendendo un respiro profondo, Berwald mise le carte sul tavolo. Guardò in basso verso le carte, ma non vide le sue quattro. Vide invece il suo affitto, il suo pagamento della macchina, tutto quello che aveva lasciato. Non poteva credere di aver lasciato che il gioco andasse così lontano. Le sue quattro carte sembravano nulla.

E quando quei gelidi occhi azzurri si incresparono in una risata Berwald seppe che era finita. Sentì cadere lo stomaco e guardò, sentendosi male, una scala reale posta di fronte a lui. Una mano impossibile, ma Berwald avrebbe dovuto vederla arrivare.

Nessuno poteva battere il russo.

E questo era quanto. Lui era finito. Non aveva nulla. Era stato completamente buttato fuori. Berwald annuì semplicemente, si alzò, e camminò fuori dalla stanza. Dopo, fra le voci che si levavano dietro di lui, sentì qualcuno chiamarlo:
«Presto giocheremo ancora, da?».
  
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