Anime & Manga > D.Gray Man
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Autore: Sacker    30/09/2008    3 recensioni
“Quando Mana ha detto di volermi bene, si riferiva a me... o...? A quale dei due?” Ora che sono un Esorcista, il pigliaccio di Dio e il Quattordicesimo mi chiedo sempre: un clown... o un uomo sincero... quali dei due?
“Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero.” [Oscar Wilde]
[Allen & Mana] [Contest Forum Tutto su D.Gray-Man]
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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DISCLAIMER: D.Gray-Man e i suoi personaggi appartengono a Katsura Hoshino. Niente scopo di lucro.


Situazione:

1. Il passato di Allen con Mana.

Frasi da inserire:

6. "Niente è più come prima. Almeno, non da quella volta."

8. "Solo una volta! Una! Cosa ti costa?"

Note: One-shot, Spoiler, Introspettiva, narratore in prima persona (Allen Walker)

Rating: Verde




Giuramenti di un clown



“Stai comodo, ragazzino?”

Sulle spalle di un clown l'orizzonte è più basso ma il cielo è stranamente più alto.

“Avevo detto che me ne sarei andato da quel circo, Augusto...”

“Quindi sei diventato più forte, ragazzino?”

Non è affatto comodo, anzi, è addirittura fastidioso stare sulle spalle di un pagliaccio.

“Lasciami, Augusto, cammino da solo.”

L’Augusto mi scarica per terra e l’orizzonte torna all’altezza giusta, ma se guardo l’Augusto che fissa l’alto, il cielo sembra ancora più distante.

“Ehi, Allen?”

“Parli ancora con quel cane morto, Augusto?”

“Che problema enorme parlare con un essere morto, vero? Ma può darsi che lui mi risponda, anche se non è più in vita... Allen?”

E dal cielo, l’Augusto passa a me. Curioso che il suo sguardo non cambi.

“Perché mi fissi, Augusto?”

“Perché sto aspettando una risposta... Allen…”

“Non è quello il mio nome.”

“Già, non ho mai capito quale fosse...”

“Niente di preciso...”

“Peccato, speravo tu fossi un bambino più preciso, perché io sono un adulto completamente stralunato.”

“Oh, beh... un nome non è poi questo granché, Augusto.”

Ho le mani affondante nelle tasche e di più non avanzano. Vorrei seppellirle sottoterra, soprattutto la mano sinistra.

“Non è quello il mio nome, ragazzino.”

“Tutti ti chiamano Augusto, Augusto.”

“E' solo una maschera, ragazzino.”

“Beh... allora, come ti chiami?”

“Ci presentiamo? Finalmente! E' importante... io sono Mana Walker.”

L'Augusto è cangiante come il suo nasone rosso, decisamente troppo vivace per me.

“Io sono... mi chiamano Efesto[1].”

“Uh? Che grande onore, una divinità greca!”

“Storpio e deforme! ... ed è stato gettato via alla nascita.”

“Così non hai un nome, eh? Come sei fortunato, ragazzino, puoi battezzarti da solo.”

“Io non sono fortunato!”

Di questo sono assolutamente sicuro: le deformità portano sfortuna.

“Sto aspettando, ragazzino.”

“Che cosa?”

“Che tu mi dica il tuo nome.”

“Te l'ho già detto, io non ho mai avuto un nome... solo un soprannome. Pensi ancora che sia fortunato?”

“Sei più fortunato. Un soprannome è comunque umano, ma un numero...”

Non è cosa da clown perdere la parola e singhiozzare. Non farmi credere che sei qualcosa di diverso da un clown, Augusto.

“Ehi, Augusto?”

“Mh?”

L'Augusto si gingilla con una pallina di gomma stellata e mi ricorda qualcosa: una manciata di terra arida come tomba, due bastoncini secchi come croce e un pagliaccio come un fratello in lutto.

“Perché non hai pianto, Augusto? Hai detto che quel cane Allen era tuo amico... Hai detto anche che le tue lacrime si sono prosciugate... però...”

L'Augusto scatta in avanti e i suoi colori quasi mi accecano: fastidioso vortice di bianco cipria e rosso sangue!

E lui si volta con le dita bianche premute sulle guance incipriate e per la prima volta noto un altro colore che decisamente stona: blu cobalto per le lacrime.

“Sai, ragazzino, con le lacrime il mio trucco si squaglierebbe... e poi ho già queste dipinte sul viso: nessun bisogno delle vere lacrime. Un clown che piange sarebbe davvero spaventoso, non trovi?”

“Triste...”

Patetico, veramente... o forse famigliare...

“Tu sembri triste, ragazzino.”

Credo davvero che l'Augusto mi abbia accusato... ancora peggio del branco di Cosimo che mi punzecchiava il braccio deforme.

Però l'Augusto si mette a fare delle facce buffe, la pelle si tira e si schiaccia come gomma.

“Smettila, Augusto! Datti una controllata!”

L'Augusto si blocca con le guance infossate nella mascella.

“Ecco perché ho voluto caricarti sulle spalle. Un clown ha bisogno di un compagno, specialmente un Augusto. Un clown lavora meglio in coppia.”

“Io non sono un clown, Augusto!”

“Ma sei un bambino e i bambini sono sempre utili. Nelle faccende da clown, basta una semplice risata di bambino per risolvere le cose. Ecco perché non mi piacciono i bambini che non ridono.”

“Mi dispiace, io non rido. Detesto i clown.”

“Allora potrei ridere io e risolvere le cose, dopotutto... L'Augusto è un bambino cresciuto male...” L'Augusto si scrolla i pantaloni giganti e striati. E' solo una maschera, è un pagliaccio, e con quel costume sembra deforme.

“Perché i clown non ti piacciono, ragazzino?”

“Perché sono persone poco credibili che non prendono mai nulla sul serio.”

“Sbagliato. I clown non sono persone... Guardami bene, ti sembra l'aspetto di un essere umano?”

L'Augusto rotea sul posto e di nuovo mi da' la sensazione della marea o di una trottola impazzita.

“Ma stai indossando un costume, Augusto!”

“Ma io sto parlando di quello che c'è sotto il costume.”

“Non riesco a vedere nulla.”

Ovviamente la cipria nasconde bene i difetti, proprio una bella fortuna...

“Ti piacerebbe essere un clown, non è vero ragazzino?”

Grugnisco perché quell'impiccione di un Augusto è persino capace di leggere i pensieri altrui.

“Ho appena detto che i clown li detesto!”

“Che l'odio sia invidia? I clown possono nascondere tutto.”

“Nascondere una deformità con altre deformità.. phf...”

“Ingegnoso, vero? Per un clown, le proprie deformità sono preziose e per la gente sono ironiche.”

“E' stupido, Augusto! I clown sono stupidi perché ridono sempre.”

“E così tu non ridi per non essere stupido, capito.”

“E così tu non piangi per non rovinarti il trucco e per continuare a essere stupido!”

Bisticciare con questo Augusto è come tentare di prendere a pugni una ragnatela. Io lo offendo con tutta la cattiveria di cui sono capace e quello continua a sorridere... ma può darsi sia solo il trucco.

“La stupidità è la missione di un clown, ragazzino.”

“Questo è davvero stupido... e triste...”

Comincio a frignare come un moccioso. Mi da' fastidio questo lato del mio carattere, così sensibile, sempre disposto a commuoversi e a piagnucolare per le tragedie degli altri. La compassione non dovrebbe essere un'ipocrisia per i reietti come me?

L'Augusto picchietta le lacrime dipinte sulla sua maschera, lunghe e grottesche gocce cobalte.

“Ci sono diversi tipi di lacrime e di risate, ragazzino. Non ti è mai capitato di piangere dalla gioia?”

Credo che il perenne broncio e le mani sempre affondate nelle tasche rattoppate parlino da sé. Ma l'Augusto trova il modo di allargare ancora quel sorrisone sproporzionato.

“Credo di no... Comunque è male che tu non rida, ragazzino. Perché più triste di un sorriso triste è la tristezza di non saper sorridere.”

Un sorriso triste… Credo che le mie lacrime soffrano la solitudine... anche loro...

“Perché non provi a piangere, Augusto?”

“Non mi va...”

L'Augusto continua a saltellare e i suoi rimbalzi mi danno il mal di mare.

“Solo una volta! Una! Cosa ti costa?”

L'Augusto frulla la testa: è un bamboccio viziato troppo cresciuto e un'insopportabile trottola a forma di pagliaccio!

“Mi dai fastidio, Augusto! Se io piango e ti vedo ridere... sei crudele! E non mi piacciono le persone crudeli... i clown...”

Ecco che ricomincio a piagnucolare come un bambinetto di pastafrolla e fanghiglia.

“Allen...”

Ecco ancora il dramma dell'Augusto, lui che scruta il cielo e sospira con un nasone rosso e sproporzionato e quel suo grottesco sorrisone tirato e dipinto.

“Non ti può rispondere, Augusto! I cani, una volta morti, non tornano in vita.”

E l'Augusto non vuole mollare! Lo capisco da come ammira il cielo, come se attendesse che una mano gentile gli restituisca quello che ha perso.

“Anche le persone, ragazzino? Credi che non possano risorgere... se ne conservo il ricordo... se qualcuno ospita la loro memoria...?”

“No, non tornano in vita! Va' contro le leggi di Dio!”

“Ma un pagliaccio di Dio... per lui le leggi divine non hanno importanza.”

“Ma hanno importanza per Dio e se lui decide qualcosa, è così e non si può cambiare.”

E' la prima filastrocca che mi hanno insegnato e non la sopporto, ma a furia di sentirmela gridare in faccia mi è venuta voglia di gridarla in faccia a qualcuno. Comunque l'Augusto non mi degna di uno sguardo, è tutto concentrato e fissa l’alto, come se volesse ascendere al cielo.

“Sto' aspettando, ragazzino...”

“Le lacrime, Augusto?”

“Il tuo nome.”

Anch'io ho aspettato parecchio e ho sperato nell'Augusto, ma lui sembra ancora più smarrito. E' come se gli occhi gli galleggiasse per aria, come se rimescolasse idee senza senso e ordine: Augusto... Allen... Efesto... cane... clown... ragazzino... Credo che alla fine lo accontenterò.

“Allen va bene, dopotutto.”

“Quindi sei risorto... Allen…”

Il sorrisone dipinto cola con la cipria e lascia scoperta pelle che sembra legno. L'Augusto socchiude e schiude le labbra, come se sillabasse: è il momento giusto per cambiare. Sono d'accordo, Augusto, Mana...

“Che pelle scura, Mana...”

“E' che vengo da un luogo pieno di luce.”



“Mana!”

Mi ha già visto e non c'è bisogno di gridare, ma sono sempre avventato quando vedo mio padre.

“Non gridare, Allen, non gridare... non il mio nome.”

“Perché?”

“Lo sai che un nome è un'arma a doppio taglio, Allen?”

“Perché anche se un nome ti distingue tra la folla, può far sì che chi ti insegue ti trovi facilmente.”

“Bravissimo, Allen.”

“Mana... qualcuno ti segue... chi è? Ha un nome?”

“Un nome e un numero.”

“Ecco... tieni! Ti ho portato il libello che volevi.”

Gli porgo un volumetto di quattordici pagine, credo sia una commedia. L'ho imparato da Mana, scacciare il fastidio cambiando discorso.

Mana apre il libello come un ventaglio e con uno schiocco è già chiuso. Non è da Mana essere così frettoloso con una commedia.

“Ben quattordici pagine... Non credo di potercela fare ancora per molto.”

“Il clown, Mana?”

“Infatti. Niente è più come prima. Almeno, non da quella volta.”

Quella volta era stata la prima lacrima di Mana e il mio primo sospiro, sereno.

Prima di quella volta ero sempre stato infuriato, talmente tanto che avrei voluto uccidere qualcuno. Però Mana mi ha insegnato che la rabbia finisce sempre con la vergogna e perciò avevo perdonato tutti, persino Cosimo. Il mio braccio mi fa vergognare abbastanza.

Quella volta, persino Mana aveva risparmiato Cosimo, ma soltanto perché ‘perdonare un nemico è il metodo migliore per farlo infuriare.’

Da quella volta avevo deciso di non sprecare nulla, nemmeno una vita consumata o deforme. Non sopporto l’idea che qualcuno muoia, anche se c'è un motivo… semplicemente detesto l'idea della morte. Credo di essermi molto affezionato alla vita, soprattutto a quella degli altri, soprattutto a quella di Mana.

“La neve, la maschera... Tutto si scioglie e sento che è vicino, Allen...”

“Che cosa, Mana?”

“Il luogo da cui sono venuto, le persone che ho incontrato...”

Comincia a nevicare. Mana dice che la neve ha significati diversi per le persone e che per alcuni non ha nemmeno un significato. Ma per me è diverso - me lo ha detto Mana - perché la neve scendeva dal cielo quando il mio vero padre mi lasciò in un circo; la neve è legata al mio peggior ricordo, perciò - me lo ha detto Mana - non mi stancherò mai della neve, perché la mia memoria sarà per sempre viva, non mi abbandonerà mai, e perciò non posso che essere grato a tanta fedeltà... - me lo ha detto Mana - ... finché la memoria non mi abbandona, andrà tutto bene.

“In quel luogo pieno di luce, Mana?”

La neve è straordinaria: brilla anche se è tremendamente gelida. Mana si accovaccia sulle scalinate di una cattedrale e resta in attesa con le scarpe affondate nella neve.

“Ti va di ripassare quel trucco, Allen?”

“Certo!”

Raccolgo un ramoscello e seguo i movimenti di Mana. Anche lui con un ramoscello comincia a disegnare.

“Ecco! E' pronto, Mana!”

Mana traccia un altro simbolo, una specie di 'M' rovesciata e io rispondo. Battuta e risposta, come al circo, come l'Augusto e il suo aiutante.

Creo simboli nella neve con la mia mano deforme e nascosta. “Se quella mano è tanto fastidiosa, allora non mostrarla a nessuno.” Me l'ha detto Mana; ecco perché porto un guanto.

“Questo è... vediamo... Certo! … il simbolo.”

Questo trucco mi fa ricordare. Comincio ad elencare con calma tutto quello che Mana mi ricorda: un clown, un Augusto, il mistero, risate perenni e crucciate, una lacrima solitaria, l'immagine di lui che giocherella con la palla del defunto cane Allen, mentre siede e aspetta. Ecco, Mana Walker aspetta.

“E' pronto, Mana.”

Traccio l'ultimo solco nella neve e sono gioioso, ma non capisco... sono commosso fino alle lacrime.

“Ora che è pronto, posso andare.”

“Al circo, Mana?”

“A teatro, Allen. L'ultima scena. La quattordicesima pagina.”

Prende l'ultima e la lascia scivolare a terra, sulla neve. E' insolito per Mana che è sempre così attento e premuroso con gli spartiti e i libelli; lui ama l'arte e per questo recita sempre... tutto è insolito. Mana non è più stralunato... è drammatico, non come un pagliaccio, ma come una persona.

Raccolgo la quattordicesima, leggo le battute, le recito a memoria e nella mia fantasia è Mana che mimeggia e tutto sembra normale.

Di certo, faccio molta attenzione a non leggere l’ultima riga del copione: “Un artista ha la morte sempre con sé, come un bravo prete il suo breviario[2].”

“Mana... è una commedia, dovresti ridere.”

Mana si alza e il cilindro gli scivola sulla fronte, un'ombra si allunga; non riesco a vedere il suo volto.

“Hai ragione, Allen e lo farò nel modo giusto.”

E' la prima volta che le parole di Mana mi imbarazzano.

“Vengo con te?”

Sillabare una vana preghiera è simile al sentirsi affogare... lasciato alle spalle; è una sensazione che conosco bene.

“No, tu andrai avanti, Allen... ricordati quello che hai giurato.”

La stranezza di Mana non mi piace e neanche la neve che mi fa affondare mentre lui avanza come se galleggiasse... come un fantasma.

“Andare sempre avanti, non fermarmi mai...”

Lo recito come Mana mi ha insegnato e mi fermo perché la neve mi blocca, perché vorrei implorare Mana, perché Mana continua nel suo silenzio con una stria di lacrime sulla guancia destra e scioglie la neve.

“Lo sai, Allen? Se guardi indietro potresti ricordare qualcosa che non tornerà più. Se guardi avanti potresti pensare a qualcosa che non arriverà mai. Chiudi gli occhi e riaprili solo quando avrai la forza di tornare indietro senza piangere e guardare avanti sorridendo[3].

Finalmente Mana si ferma, in mezzo alla strada, e vorrei dirgli che è pericoloso, ma mi sembra così inutile, perché Mana è sempre stato immune alla morte con quel suo trucco bianco che lo fa somigliare ad una statua sorridente, però...

L'inverno è troppo rigido per la cipria. Non c'è trucco in questo giorno di neve.

Questa mattina, ho visto Mana gettare via una confezione nuova di cipria ed è strano per Mana, che

da qualche tempo crede nella vita in economia, buttare via una cosa che può essergli ancora utile, come se non gli servisse più, non più.

“Promettilo, Allen...”

Il viso di Mana senza cipria è spaventoso, più cereo del trucco, troppo brillante e spoglio, riesco a vedere le pieghe della pelle, le guance scarne affondate, e i segni della vecchiaia. Mana sembra umano, mortale.

“Promettilo, Allen... fino al giorno della tua morte.”

Piango in silenzio solo per dire che qualcosa deve cambiare, prima che sia troppo tardi.

Ma Mana è già sul palco, fiero e tremante per la sua ultima scena: arriva la carrozza e, prima di cadere, Mana recita un Requiem. Mi sta guardando.

“Mana!”

Anche se resto fermo, la neve mi fa cadere a terra, non come Mana: io sono disperato, straziante, vivo... Mana, sul ciottolato della strada, rigido, il cilindro schiacciato sotto le ruote della carrozza... Mana è...

“Allen... ascolta, Allen...”

Mana mi stringe il polso e anche se il mio braccio è deforme il dolore lo sento, lo sento troppo.

“Non importa ciò che succederà... non fermarti... attraverso l'avversità...”

“No, Mana! Non morire...”

In questi anni Mana mi ha insegnato che la vita è importante, qualsiasi vita, perciò mi chiedo, perché Mana...?

“Attraverso tutto...”

“Un cuore ferito fa male all'inizio, ma poi fa diventare forti.” Me lo hai detto tu, Mana, però... Mana, tu non lo sai, ma ho sempre saputo che reciti quando parli con me. Un orfano abbandonato le nota certe cose, quando non riceve l'attenzione del suo unico genitore.

“Continua a camminare...”

E' come se avessi i ciocchi di Mana tra le mani, la sua voce rotta. Vorrei trovare il modo di aggiustare tutto.

“Ti aspetto...”

Mana non mi guarda, i suoi occhi spirano verso il cielo. Io lo seguo e vedo la neve che cade, la carrozza e l'uomo nell'abitacolo, il suo sorriso tirato e dipinto e la pelle come legno.

“Ti voglio bene...”

Mana, non dire addio! Di nuovo... è come se fosse già accaduto: ricordo il volto di Mana, più distante e luminoso... Però non era Mana a dire addio.

Estranei che si avvicinano e gridano, io che non voglio separarmi da Mana, pelle di legno e quel falso sorriso, i solchi nella neve, il Requiem, quelle note, Mana che mi fissa con l'ultimo sguardo che ci scambiamo sulla terra, e il bisbiglio che sfugge dalle labbra... non so più a chi appartiene...

“... Fratello...”



“Quando Mana ha detto di volermi bene, si riferiva a me... o...? A quale dei due?” Ora che sono un Esorcista, il pagliaccio di Dio e il Quattordicesimo mi chiedo sempre: un clown... o un uomo sincero... quali dei due?


“Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero.”

[Oscar Wilde]



[*^*]


[1]Efesto. Nella mitologia greda è il dio del fuoco, dei metalli […]. Figlio di Era, nasce deforme e viene gettato dall’Olimpo in un vulcano.

[2]Citazione da “Opinioni di un Clown” di Heinrich Böll.

[3]Citazione anonima.



Prima fic pubblicata sul mio account di EFP e partecipo al mio primo Contest J

Non posso credere di essere la prima a pubblicare la fic del Contest *_* Di solito sono l’emerita ritardataria, comunque è tutto merito di Kaho che ha fatto posticipare la scadenza. XD

Grazie, Lechu! (ovviamente non sono ironica ;D)


Bye, Sacker (ex-Samy)



  
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