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Autore: MalerbsHutcher    14/09/2014    0 recensioni
La storia di un'amicizia travagliata, piena di cose non dette, segreti, amore, e competizione, stravolta dall'arrivo di una persona..
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 1

 

Viola cominciava a rompersi. Stava seduta sul muretto della chiesa da ormai 10 minuti, e quel poveraccio di Edoardo non si faceva vedere. Era l'ora della loro umida e divertente pomiciata quotidiana, ma lui a quanto pare doveva ancora finire il suo tema. Viola a volte lo invidiava, perchè lei facendo una scuola privata per figli di papà, aveva raramente compiti, e le verifiche avevano domande del tipo "ti piace Annibale, o tifafi per i romani? L'assemblea di Istituto la preferisci in cortile o nella sala grande?", e dunque Viola non doveva mai sforzare il cervello. Suo padre l'aveva obbligata a fare quella scuola, anche se lei viveva con sua madre da ormai 5 anni lui riusciva a mantenere il controllo di tutto. Non che alla mamma dispiacesse, soprattutto da quando si era ammalata. Cancro, naturalmente. Il giorno in cui glielo diagnosticarono, a Viola venne una gran voglia di leggere cose sull'argomento. Così digitò "tumore al seno" su Google, ma Edoardo le disse "Perchè invece non leggi dei libri sul cancro? Non l'enciclopedia, ma cose come Braccialetti Rossi, Sia fatta la tua volontà. O Colpa delle Stelle." Viola lesse quei libri a sua madre. Non dispiaque affatto a sua madre, anche se il tema principale non era proprio il cancro, ma se hai il cancro vivi nella paura di morire. E quindi l'argomento non era nemmeno il dolore, non era l'ospedale, non era la morte. Era la paura. Ormai Viola aveva capito che vivere nella paura non serve, e che le cose accadono perchè devono accadere. I medici le assicurarono che sua madre sarebbe sopravvissuta, ma il suo attaggiamento nei confronti della madre era sempre rimasto lo stesso. Del resto, stiamo tutti morendo, no?

Dunque, mentre Viola frequentava una noiosa, piccola e ipocrita scuola a pagamento, Edoardo invece andava in un'enorme e divertentissima scuola pubblica. C'era sempre stata questa grande differenza fra i due, sin dall'asilo nido. Erano vicini di casa però, e passavano tutti i pomeriggi assieme. Vivevano entrambi dietro la chiesa di piazza Carlo Alberto in un paesino subito sopra la città dove c'erano le loro scuole. Erano così vicini alla città, eppure così lontani. Andare a piedi era troppo lunga, ma farsi portare dai genitori in macchina per uscire sembrava quasi uno spreco. Così Edo e Viola crebbero nel paesino. Correvano per la piazza a tre anni, si nascondevano nelle siepi a sei, si sfidavano a carte a dieci, per poi baciarsi con violenza a quattordici.

Un giorno i due ragazzi stavano ripetendo delle noiose formule matematiche quando Viola disse "Edo. Proviamo a baciarci. Come nei film, giusto per vedere com'è. Non abbiamo ancora baciato nessuno, tantovale alleniamoci".

Ed iniziò così una relazione stranissima. Edo le disse che però lui non era innamorato di lei. Lei rispose "Sarebbe troppo strano! Come fanno gli amici a essere innamorati?". A loro, la situazione non sembrava affatto strana però, perchè avevano chiarito che erano amici-che-potevano-baciarsi. Quando, dopo scuola, ognuno aveva finito di fare i compiti a casa propria, usciva di casa e si sedeva sul muretto davanti alla chiesa ad aspettare l'altro.

Quando cominciò a chiedersi se Edo avesse avuto bisogno coi compiti, questo arrivò col suo Samsung all'orecchio. Parlava ad alta voce e con rabbia.

"Si cazzo Lollo, ho studiato tutto quello che ho segnato, ma quella stronza della prof non può dirci all'ultimo momento che nella verifica mette anche le equazioni. Lo so, lo so.. Beh senti io non le so fare, e domani alla verifica mi attacco. Tu non fare il leccaculo, okay? Ciao Lollo a domani."

Edo parlava sempre al telefono con Lollo di verifiche, di leccaculo e di bigliettini. Faceva il primo anno di Liceo Scientifico, mentre Viola il primo di Linguistico. Il ragazzo guardò Viola negli occhi. Viola aveva i capelli neri e mossi, lunghi fino a metà schiena. Gli occhi erano marroni scuro scuro, e per essere una quattoridicenne era molto alta. Edo avevva i capelli castani e gli occhi di un marrone chiarissimo, con un po' di sottili lentiggini. Era più basso di Viola, ma erano entrambi molto snelli. Viola salutò l'amico.

"Hey. Ci hai messo un po' di più perchè hai una verifica domani, giusto?"

"Esatto. A marzo era così anche alle medie, pieno di verifiche e leccaculo. Dove andiamo oggi?"

Non si baciavano sempre nello stesso posto, preferivano cambiare. A volte salivano verso la collina e si sedevano su una vecchia panchina di pietra, altre andavano nella canonica della chiesa, e quando potevano nel prato di margherite dove un tempo c'erano uno scivolo e due altalene arrugginite. Non cercavano un posto romantico, ma un posto dove non poter essere visti. Vivendo in un paese così in periferia, al pomeriggio non c'era mai nessuno, ed erano liberi di baciarsi selvaggiamente dove pareva loro.

"Saliamo dalla collina, così tornando indietro mi aiuti a fare un mazzo di fiori per mamma."

Così i due si allontanarono dalla piazza e costeggiarono la siepe a destra della vecchia chiesa. La salita che raggiungeva la panchina di pietra era lunga circa un kilometro e mezzo. Nel percorso, Edo cercava di spiegare a Viola cosa fosse un'equazione, e Viola parlò di un suo ridicolo insegnante che si cambia d'abito di ora in ora. La strada cominciò ad appiattirsi, e i due ragazzi si scambiarono un'occhiata di sfida alla vista della panchina. Si fermarono. Si guardarono di nuovo e poi all'unisono sfrecciarono verso la panchina che era una ventina di metri più avanti. Il gioco non moriva mai fra i due. Arrivò prima Edo, che con una risata esultò la sua vittoria. Rise anche Viola, e poi si sedette in braccio a lui sulla panchina. Si guardarono ancora un'ultima volta prima di chiudere gli occhi e avvicinarsi. Mesi prima avevano stabilito che è molto più bello se prima ci si baciava solo con le labbra, lasciando la lingua al suo posto, altrimenti diventava una cose quasi sporca e si bagnavano tutta la faccia. Infatti le prime volte si erano messi a ridere come scemi, perchè tutta quella saliva al vento gli ricordavano i loro cani sempre in calore e sempre a leccarsi. Dopo trenta secondi pieni di semplice bacio con le labbra, uno dei due si decideva ad aprire i denti dell'altro con la lingua. Lì cominciava il bello, perchè in quel momento si capiva l'umore dei ragazzi. Spesso Edo grattava il palato dell'amica con violenza, probabilmente perchè rimuginava ancora sulle ramanzine che si era sorbito al mattino dalle professoresse. Mentre Viola metteva la lingua sempre più a fondo, come se dalla gola di Edo fosse pututo uscire un tesoro di diamanti e smalti della Pupa solo per lei. Non stavano attaccati più di tanto, perchè poi anche i polmoni urlavano nelle giornate no, e Viola si alzava e si distendeva a terra a guardare i pini sopra alla panchina, mentre Edo tirava fuori il cellulare e le faceva vedere a volte degli stupidi post su Instagram. Quel giorno, fu Viola a fare la sua entrata con lingua. Ma il bacio durò poco, perchè Edo si staccò. Il ragazzo parlò subito.

"Scusa. Ma devo parlarti. E' successa una cosa e.. insomma, dobbiamo parlare."

Viola si alzò, con le sopracciglia che si avvicinavano, ma invece che distendersi sul prato, si sedette di fianco all'amico, per ascoltarlo.

  
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