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Autore: Aquila fanfictioner    14/09/2014    1 recensioni
- Corri! - ringhiò Altair, tenendo testa a cinque Saraceni grandi e grossi. Il sesto era già stato messo fuori combattimento.
Kadar era rannicchiato in un angolo, spaventato. I suoi occhi azzurri erano spalancati dalla paura, e lui stesso tremava come una foglia.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Al Mualim, Altaïr Ibn-La Ahad, Kadar Al-Sayf, Malik Al-Sayf
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Intro dell'autrice: Salve, Assassini! Prima di cominciare é d'obbligo una piccola introduzione. In questa storia gli Assassini del primo capitolo della saga sono ancora dei ragazzi (Kadar é un bambino). Al Mualim ha mandato Altair e Kadar a Gerusalemme, dal rafiq, ma prima che possano raggiungerlo vengono sorpresi dai Saraceni. Essendo che i padri dei protagonisti combattevano contro i Saraceni, non ancora con i Templari, ho pensato che questi siano venuti dopo... Sì, lo so, sono malata a cercare di mettere in ordine cronologico i fatti. E sono anche pazza a scrivere fanfic su un videogioco. Siate clementi!!!
 
 
Dedicato a una cara, pigra, gentile e coraggiosa amica (che vorrebbe rimanere nell'anonimato, ma dico comunque il suo nome: Giulia)
 
 
 
 
« Corri! » ringhiò Altair, tenendo testa a cinque Saraceni grandi e grossi. Il sesto era già stato messo fuori combattimento.
Kadar era rannicchiato in un angolo, spaventato. I suoi occhi azzurri erano spalancati dalla paura, e lui stesso tremava come una foglia.
«Muoviti Kadar!» gridò di nuovo Altair, parando un attacco congiunto di due Saraceni.  «Raggiungi la gilda e avverti il rafiq! Svelto!»
Kadar scosse piano la testa.
«Kadar! Se non ti alzi subito giuro che...» Un rauco grido di dolore spezzò a metà la frase di Altair, mentre la sua tunica si arrossava di sangue sul braccio sinistro.
«Prepatari a morire, Assassino.» sibilò uno dei Saraceni, mentre gli altri ridevano.
Altair approfittò dell'occasione per riprendere fiato. Con una smorfia di dolore premette una mano contro il braccio ferito, mentre i Saraceni ritornavano all'attacco ridendo sguaiatamente.
Svelto Altair affondò la lama della spada nel torace di uno degli uomini che combattevano contro di lui. Quello si accasciò con un mugolio di sorpresa, mentre il sangue iniziava a sgorgargli a fiotti dal petto.
«Fuori da Masyaf, Saraceni.» ringhiò. Adesso i quattro rimasti si erano decisamente infuriati. Attaccarono Altair contemporaneamente su lati diversi, e un colpo andò a segno.
Un sibilo di dolore uscì dalla bocca dell'Assassino, mentre cercava disperatamente di parare i fendenti dei quattro Saraceni. Uno degli uomini abbattè il suo spadone sulla lama veloce e sottile dell'Assassino, disarmandolo.
 «Hai talento e coraggio da vendere, ragazzo! Quanti anni hai? Quattordici?» rise uno.
«Quindici »ringhiò piano Altair. E fece scattare la lama celata.
Con un salto, atterrò agilmente su uno dei Saraceni. Un secondo dopo, quello era caduto in ginocchio, una mano premuta sulla gola sanguinante.
Ne rimanevano tre.
Altair girò su sè stesso con circospezione, il capo leggermente reclinato in avanti, studiando ogni minimo movimento dei soldati Saraceni. Poi, rapido, scorse uno scintillio metallico alle sue spalle, nello stesso istante in cui l'uomo che aveva davanti levava in aria la spada. Senza pensare, si spostò di lato spiccando un balzo verso il Saraceno che, colto di sorpresa, rimare a fissarela lama celata di Altair affondargli nel collo.
L'Assassino fece giusto in tempo ad estrarre l'arma insanguinata dalla carne calda del suo avversario, che un dolore improvviso alla gamba lo fece barcollare. Abbassando lo sguardo, vide il pugnale che un altro Saraceno gli aveva lanciato conficcato nella propria carne, appena al di sopra del ginocchio. Doveva essere diretto allo stomaco, ma il salto aveva fatto in modo che il pugnale avesse colpito la parte inferiore del corpo dell'Assassino.
Altair si fermò a riprendere fiato. Per quanto fosse stanco, ferito e terribilmente debole, uccidere gli ultimi Saraceni fu una barzelletta. Estrasse un coltello da dietro la schiena e ne colpì uno. L'altro, rimasto esterrefatto e impaurito allo stesso tempo, si voltò tentando la fuga, ma la mano di Altair fu più veloce. Così, con un altro coltello, finì anche l'altro.
L'Assassino si fermò a riprendere fiato dopo il combattimento. Ansimando e zoppicando, si avvicinò alle ultime due sue vittime per recuperare i coltelli. Poi si voltò verso Kadar, che lo fissava con paura e ammirazione allo stesso tempo. Il più giovane rimase a guardarlo, cercando di scorgere la più minima espressione sul volto del compagno che gli si avvicinava, ma il cappuccio bianco di Altair celava del tutto i lineamenti dell'Assassino.
Una mano di Altair lo prese brutalmente per un braccio, costringendolo ad alzarsi.
«Io... Altair, mi dispiace...» tentò disperatamente Kadar, comprendendo solo in quel momento cosa era successo.
Altair sembrò non averlo neanche sentito. Lo trascinò tenendolo per il braccio fino al suo cavallo. Senza dire una parola, lo sollevò di peso e lo fece salire tutt'altro che delicatamente in groppa allo stallone, prima di montare lui stesso e di afferrarne le redini. Il cavallo, spaventato, si impennò bruscamente ma Altair ne riprese velocemente il controllo.
Così, da Gerusalemme, partirono per Masyaf.
 
 
 
 
Nota dell'autrice: scusate per questo primo capitolo, scritto da cani. Beh, mi sembra già di aver parlato abbastanza nell'intro...Se vi é piaciuto, o anche no, COMMENTATEEEEE!!! Ciao e alla prossima!
   
 
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