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Autore: Lights    30/09/2008    12 recensioni
One-shot che si basa sull'ep. 5x02 - "Un figlio a tutti costi" - Alcune piccole precisazioni che il Belly non ci concede sulla nostra coppia Tiva perchè non è nella sua indole...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ducky aveva appena finito di comunicare a Gibbs che non era riuscito a trovare nessuna traccia del bambino, quando DiNozzo ave

Ok, ok… delirio sulla quinta serie… visto che queste puntate sono troppo belle, il criceto ha iniziato a girare vorticosamente, fino a tirare fuori questa one-shot

L’episodio n.2 – “Un figlio a tutti costi” aveva bisogno di piccole precisazioni che il Belly non ci ha voluto concedere, visto che è restio a questo genere di cose… e pertanto ci ho pensato io a dare voce alla nostra coppia Tiva.

Il punto di vista è quello di Ziva.

 

 

 

Buona lettura

 

 

 

Light

 

 

 

Ducky aveva appena finito di comunicare a Gibbs che non era riuscito a trovare nessuna traccia del bambino, quando DiNozzo aveva messo giù la cornetta del telefono e in tutta fretta si era alzato.

Io scattai in piedi, insieme al resto della squadra, credendo che avesse trovato degli indizi da seguire.

- Hai qualcosa DiNozzo?- Gli aveva chiesto subito il capo pronto a procedere.

- Un appuntamento dal dentista.- Aveva risposto Tony normalmente.

Il sangue si era gelato nelle vene sentendo quelle parole, come se quell’incubo appena finito, si ripresentasse e lui fosse di nuovo coinvolto in chissà quale missione pericolosa sotto copertura.

I suoi occhi si erano scontrati con i miei per un breve istante guardandomi stupito per poi incontrare quelli di Gibbs che lo osservavano con attenzione.

- Dico sul serio ragazzi, mi sono scheggiato un dente… ti avevo mandato un’email… non controlli mai la posta.- Si giustificò cercando di rimanere a galla per non affondare sotto gli occhi inquisitori del capo.

Tirai un sospiro di sollievo dentro di me, rilassando la mano, che istintivamente si era stretta a pugno per impedirmi di scattare verso di lui e prenderlo per il colletto della camicia per farlo confessare.

Lo squillo del telefono infranse quell’attimo di tensione, era Abby che ci avvertiva che aveva trovato una traccia.

 

 

 

Ci dirigemmo a casa dei Nelson per trovare un qualsiasi indizio che ci potesse portare da loro.

Non riuscivo a credere come avessero potuto uccidere la donna per avere un bambino, c’erano così tanti modi per essere genitori: perché non adottarlo?

Ero in camera del neonato con Gibbs.

- I Nelson avrebbero avuto altre possibilità, dopotutto non erano i genitori biologici.- Disse ad un tratto a Gibbs, smettendo di fare le foto alla culla, dando voce ai miei dubbi.

- Non sono un avvocato.- Mi rispose il capo con il suo consueto tono freddo.

- Ma sei stato un genitore.- Mi resi conto troppo tardi di cosa mi ero lasciata sfuggire.

- Tu vuoi avere dei figli… Ziva?- Mi chiese glaciale colpendo dritto nel segno.

- beh..- non riuscii a dire niente sorpresa da quella richiesta.

- E’ una domanda semplice.- Mi disse voltandosi e guardandomi con i suoi occhi di ghiaccio.

Lo avevo ferito anche se non l’avevo fatto intenzionalmente invadendo lo spazio che riguardava la sua vita privata.

- Io non ho una risposta semplice.- Risposi mettendomi come il mio solito sulle difensiva tirando fuori la parte di me combattiva, sfidandolo con gli occhi.

- Quando avrai dei figli… capirai.- Concluse Gibbs mettendo fine al nostro scambio di battute prima che potesse degenerare in qualcosa di spiacevole.

- Se i Nelson avessero voluto fare qualcosa per il loro figlio avrebbero cercato l’assistenza medica…- cercai di ribattere ma prima che mi sotterrassi con le mie stesse mani Tony interferì, ribaltando la situazione, distraendoci dal nostro discorso.

Subito dopo entrò Mcgee avvertendo che era riuscito ad entrare nel computer del signor Nelson e il capo lo seguì in salotto.

Fissai Tony per un lungo istante. Osservava la culla. Stava sicuramente pensando di nuovo a lei, il suo chiodo fisso: Jeanne.

Mi si strinse il cuore a vederlo così combattuto, dovevo fare qualcosa, anche se non avevo la minima idea di che cosa.

Mi avvicinai a lui, ma prima che potessi parlare, mi bloccò, alzando la mano intimandomi di non dire niente. Mi lanciò una veloce occhiata, voltò le spalle e uscì dalla stanza, andando a raggiungere gli altri come se niente fosse.

“Maledizione!! Non può continuare così!” pensai triste osservando la sua schiena mentre camminava verso il salotto.

 

 

 

Eravamo tornati in ufficio.

Tony come al solito stava facendo lo spaccone con Mcgee, gareggiando con lui per vedere chi era il primo a trovare informazioni.

Io rimasi in silenzio ad assistere alla scena, non riuscendo a staccare gli occhi da lui.

Perché non parla con me?”  quella domanda rimbombava nella mia mente come un chiodo fisso.

Lo vidi andare in bagno. Tentennai per qualche secondo, poi, mi alzai di scatto dalla sedia, e lo seguii, decisa a fronteggiarlo.

“Non può tenersi tutto dentro, è ora che reagisca!” pensai decisa mentre affrettavo il passo.

Raggiunsi la porta del bagno degli uomini, appoggiai la mano sulla maniglia, respirai a fondo, indossai la mia consueta maschera di donna che non si imbarazza di fronte a niente ed entrai.

Mi appoggiai alla parete, salutai con un gesto del capo l’altro Agente che era presente in bagno che immediatamente uscì imbarazzato vedendomi entrare.

- Una volta questa scena l’ho vista su cinemax.- Mi disse con il solito tono ironico che usava per mettersi sulle difensive quando sapeva benissimo che stavo per attaccare.

- …e adesso che succede?.- Gli chiesi sondando il terreno.

- C’è un pezzo funcky in sottofondo e tu dici “ti stavo osservando da lontano”.- Scherzò con il suo tono semi-serio.

- Ti stavo osservando da lontano.- Ribattei seria alla sua battuta. – e per questo so quanto Jeanne fosse importante per te.- Fissai gli occhi nei suoi.

- Ahhhh il tuo tempismo è perfetto.- Mi guardò attraverso lo specchio.

Lasciami in pace ti prego non voglio affrontare questo argomento con te.” pensò DiNozzo mentre osservava la collega.

- E quanto hai sofferto quando se n’è andata…- continuai decisa a farlo riprendere dal suo stato di confusione - …allora che cosa succede adesso?- Gli chiesi mentre cercavo di tenere a bada il groppo di ansia che avevo nello stomaco.

- Ho detto che sto bene!- Tentò di rassicurarmi.

- Tu non stai bene, sei ancora profondamente turbato.- Ero decisa ad andare fino in fondo.

- E se così fosse questo ti sconvolgerebbe perché…- lasciò la frase in sospeso

Per qualche secondo rimasi spiazzata di fronte a quella specie di domanda.

Perché lo sto facendo? in fondo che cosa me ne importa? chi è lui per me?” a tutte quelle domande che affollavano la mia mente diedi a me e a lui la risposta più ovvia.

- Perché sei un mio collega, perché hai commesso un grave errore di giudizio innamorandoti di quella ragazza.- Affermai decisa e seria.

Lo sapevo benissimo di essere stata dura con lui, ma doveva smetterla di fare il bambino, era ora che si comportasse da uomo e soprattutto che ritornasse ad essere un Agente Speciale.

- Come spalla su cui piangere fai pena, anzi fai proprio schifo!- Mi schermì lui nascondendosi come al solito dietro alla sua ironia pungente.

- E adesso è più che evidente che non ne sei ancora uscito.- Ripresi, ormai avevo iniziato, e anche se ogni parola che usciva dalla mia bocca, mi faceva male, perché sapevo di ferirlo, non potevo fermarmi, in fin dei conti, lo stavo facendo per lui, per noi.

- Stai facendo confusione… questi si chiamano sentimenti.- Precisò come a voler sottolineare che io ne ero priva.

- Di cui ti devi liberare.- Ribattei fredda, come la scuola del Mossad mi aveva insegnato per anni.

Nel nostro lavoro i sentimenti non devono esistere, se li fai prendere il sopravvento, muori.

- Non è tanto facile.- Disse rassegnato.

- Tony anche se per qualche miracolo Jeanne ti perdonasse tu saresti disposto a rinunciare alla tua vita per lei…- sparai l’ultima cartuccia che avevo a disposizione e lo guardai dritto negli occhi -… tu non ci hai davvero riflettuto.- Terminai con calma scandendo bene le parole.

- Non sei tu che mi hai detto che il cuore non ascolta ragioni.- Mi chiese cercando di attribuirmi quel lato sdolcinato che non possedevo.

- No, non te l’ho detto.- ribattei seria.

- Beh è così.-

Ecco, l’aveva fatto un’altra volta, aveva sottolineato la mia indole di Agente del Mossad e mi aveva fatto pesare la mia insensibilità, facendomi sentire una donna priva di sentimenti, incapace di provare affetto o amore.

- Non deve essere così.- Risposi dura, ferita nell’animo dalle sue parole.

- Davvero? E queste parole me le dice la donna che era innamorata di un condannato a morte!- Colpì basso.

Parole forti, che fanno male, con il solo scopo di ferirmi per proteggere la parte indifesa del suo animo.

Mi mancò il respiro.

Abbassai lo sguardo distogliendolo dal suo, incapace di reagire a quell’attacco che come una spada aveva trafitto il cuore.

Strinsi forte i pugni, reprimendo i ricordi dentro di me, che prepotentemente lottavano per tornare a galla. Spalancai gli occhi per impedirmi di velarli di lacrime e attaccai.

Gli sferrai un pugno nello stomaco.

- Ora hai passato il segno Tony.- Gli dissi fredda prima di uscire di tutta fretta dal bagno.

“Sei uno stronzo DiNozzo!” pensai arrabbiata appoggiandomi alla parete poco più in là.

 

 

 

Rabbia e rancore provavo verso di me, di lui, di noi.

Mi aveva ferita e io stupidamente mi ero lasciata ferire dimostrandomi debole.

Stavamo analizzando la macchina di Mugnos.

Ci comportammo come al solito quando litigavamo, ci attaccavamo e basta.

Un botta e risposta al vetriolo.

L’intervento di Gibbs ci rimise apposto.

- Devo rimandarvi nel bagno degli uomini?- Ci chiese infastidito dal nostro battibecco.

- E’ lei che mi ha seguito lì!- Si giustificò Tony mettendosi sulla difensiva cercando di scaricare la colpa su di me.

- Solo perché tu non volevi parlarmi!- Sbottai addossando a mia volta la colpa su di lui.

L’occhiataccia del capo ci fece desistere dal continuare ma non ci impedì di guardarci in cagnesco.

 

 

Andai a prendere un boccata d’aria in terrazza, avevo bisogno di liberare la mente per non farmi trovare di nuovo impreparata al prossimo scontro che avrei avuto con DiNozzo.

Respirai a fondo, chiudendo gli occhi e quando mi sentii pronta ritornai in ufficio.

Ripresi posto alla mia scrivani ma appena posai lo sguardo su Tony mi sentii ribollire il sangue e non potei impedirmi di guardarlo con astio.

“Sei uno stupido! Non capisci niente di me” pensai mentre lo osservavo nel gustarsi il suo bombolone alla marmellata.

Si girò verso di me e i nostri sguardi si incrociarono.

Per un lungo, lunghissimo istante ci parlammo senza l’uso delle parole.

Era dispiaciuto per quello che mi aveva detto, ma non mi bastava, avevo bisogno di sentirglielo dire.

- Allora? Sto aspettando, Gibbs non accetta mai scuse… ma io si Tony.-

Mi guardò intensamente, con quei suoi occhi verdi, in un modo così dolce che mi fece battere più velocemente il cuore.

- Mi dispiace Ziva, non volevo ferirti…so che cercavi di aiutarmi…- Si fermò impedendo a se stesso di lasciarsi andare oltre.

- Ah si?- Gli chiesi scettica ma per ora poteva bastare.

 

 

 

Finalmente non brancolavamo più nel buio e grazie ad un’intuizione di Abby riuscimmo a risolvere il caso.

I Nelson avevano potuto riabbracciare il loro bambino e noi avevamo dato ad un bambino la sua famiglia.

Con la coda dell’occhio vidi Tony, tutto fradicio, avvicinarsi al camino, che Mcgee, magnanimamente, gli accese per potersi asciugare.

Lo osservai attentamente, con la mia consueta indifferenza. Notai una strano luccichio negli occhi.

Quando DiNozzo estrasse la lettera, che gli aveva lasciato Jeanne dalla tasca interna della giacca, trattenni il respiro.

Aveva preso una decisione e capii in quel momento che ogni parte di me aveva paura, temeva che la sua scelta fosse quella che l’avrebbe portato lontano da noi… da me.

Respirai a fondo per riuscire a calmare il mio animo in pena.

Si voltò a guardarmi, e per un momento mi fissò intensamente quasi come se volesse sapere che cosa stessi provando.

Tolsi lo sguardo per non fargli capire che avevo paura.

Paura di sapere che lei era più importante.

Paura di scoprire che lei era al primo posto.

Paura di accettare che lei sarebbe stata la sua vita, al suo fianco… per sempre.

Non riuscii ad impedirmi di riposare gli occhi su di lui.

Il cuore si fermò un attimo incontrando quel suo sguardo così caldo e carico di cose da dire.

Mi sembrò che mi sorridesse.

Lo vidi richiudere il biglietto e gettarlo nel fuoco.

Si aveva deciso di restare con noi… con me.

Si alzo in piedi e si avvicinò.

Mi sorrise.

Gli sorrisi felice, non temendo più la sua scelta.

Aveva scelto: insieme, ancora un’altra volta insieme, uno a fianco dell’altro come sempre.

 

 

                                                     

 

 

 

 

Beh? Come me la sono cavata con la mia prima one-shot? I dialoghi sono quelli di puntata io ho aggiunto il resto e qualcosina qua e là ^__^

 

 

 

 

 

Emmm…. Buoni, buoni, giù le mazze chiodate e anche quelle da baseball… si, si avete ragione, invece di dedicarmi alla FF in corso “Il passato ritorna” mi cimento nelle one-shot… ok prometto di concentrarmi e di trovare una soluzione per sbrogliare il caso ^__^ e di aggiornarla quanto prima.

(ops! Avete scoperto le dita incrociate XD)

 

   
 
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