Titolo: A Beautiful lie
Autrice: Princes_of_the_Univers
Disclaimer: L’autrice non
scrive a scopo di lucro. Tutta la storia è assolutamente stata inven=
tata
da me e dalla mia mente bacata. Purtroppo non posso dire di possedere i dir=
itti
sul protagonista maschile della storia, altrimenti sarei una donna veramente
felice. Ovviamente anche gli altri personaggi non mi appartengono, specie S=
pike
che è di Joss Whedon, della Mutant Enemy e della Fox…e pure un
po’ di Stefania.
Timeline: imprecisata.
Coppie: non ve lo
dico…sennò che gusto c’è?
Rating: Per tutti
Commenti: per qualsiasi insulto,
prego… monica_placebo@libero.it=
A BEAUTIFUL LIE
It's a beautiful lie
It's the perfect denial
Such a beautiful lie to believe in
So beautiful, beautiful it makes me
E’ una bella bugia…
E’ una perfetta negazione…
Una bugia così bella in cui credere
Così bella, così bella
Che mi realizza
30 seconds to mars- A Beautiful Lie
Capitolo uno
Urla, risate, scherzi… norm
ali
attività di una normale scuola superiore. Il corridoio era pieno di
ragazzi scalmanati che speravano con tutto il cuore che la campanella non
suonasse mai. Speranza vana, visto che il trillo si espanse ovunque.
Un gruppetto di ragazze avanzava
tranquillo verso la classe di biologia del primo anno: chiacchieravano
tranquille prese dai soliti discorsi di adolescenti.
“Mi chiedo come si potrebbe
invitarlo al ballo.” Fece la prima, una biondina con gli occhiali spessi
e le lentiggini.
“Scusate, mi sono persa. Di chi
stiamo parlando ora?” Chi aveva fatto la domanda era una bella ragazza
mora, con i capelli lunghi e l’espressione maliziosa. Aveva una figura
piena di curve che celava con felpe larghe. I grandi occhi castani erano celati
da degli occhiali color turchese che la valorizzavano al meglio.
“Ma come Monica, hai anche =
il
coraggio di chiederlo?” Fece una terza ragazza, anch’essa mora e
sensuale. Lei e Monica si somigliavano molto, solo che Stefy, questo era il suo
nome, era molto più scura di carnagione e i capelli tendevano al nero
più che al rosso. “Ormai Lucy non fa che parlare di lui!”=
;
“Vi prego, ditemi che non
è di Lui che si parla… non è possibile che vi
piaccia!” Lucy sbuff&og=
rave;
e fece il broncio.
“In tutta la scuola tu sei
l’unica che trova Leto brutto.” Monica si fece meditabonda.
“Non è che è
brutto, non sono cieca, lo vedo benissimo da sola che il tipo è sexy=
e
molto carino, solo che lo trovo un rompiscatole di prima categoria. Suo
fratello è molto più simpatico.”
“Bhe, Shannon ha il suo
fascino, ma di certo quello di Jared è maggiore.” Monica scoss=
e il
capo ed entrò in classe.
Sinceramente non riusciva a capir=
e la
fissazione di tutte le ragazze per Jared Leto: ok, anche lei alle elementar=
i si
era presa una cotta per lui, ma ne era passata di acqua sotto i ponti. Fin =
da
subito lui aveva dimostrato per lei una sorta di disprezzo e si era sempre
comportato come un idiota facendo il finto cascamorto. Ormai litigavano ogni
volta che si vedevano. Era sicura che solo con lei si comportava in quel mo=
do e
che prima o poi sarebbe scoppiata. Allora sarebbe stato assai da ridere ved=
ere
quello che ne sarebbe venuto fuori.
Il professor Patterson
distribuì ad ognuno di loro dei vetrini ed un ago.
“Bene, signori. È gi=
unto
il momento che impariate a vedere cosa scorre nel vostro sangue. Bucatevi e=
poi
fate lo striscio come vi ho insegnato nella scorsa lezione.” Un coro =
di
esclamazioni di disgusto si levò dai ragazzi.
Monica e Stefy, che erano sedute
assieme, si guardarono e con rassegnazione si bucarono lievemente un polpas=
trello:
una piccola goccia cremisi cadde sul vetrino portaoggetti. Monica prese un
secondo vetrino e lo fece aderire contro il sangue, che subito si diffuse su
tutta la superficie. Poi, con un gesto fluido, lo strisciò per tutta=
la
lunghezza del vetrino. A lavoro concluso, sistemò sopra un piccolo v=
etro
di protezione, sottile come un foglio.
Il professore le fece i complimenti e così
dicendo le prese il vetrino per metterlo sotto il microscopio. Il mondo div=
enne
improvvisamente rosso: davanti a lei stava un mare di piccole sfere biconca=
ve
che si muovevano all’impazzata. Sorrise a quella visione quasi
ultraterrena. Prima di cambiare ingrandimento si guardò un po’
attorno. I suoi compagni stavano trovando qualche difficoltà a fare =
uno
striscio decente. C’era già chi si era bucato più dita =
per
tirarne fuori un po’ di sangue decente. Nell’angolo lontano
c’era un ragazzo tranquillo: Shannon Leto ero già chino sul suo
microscopio e stava iniziando a fare i primi disegni per la relazione di
scienze. Portava i capelli corti, tagliati a spazzola. La leggera barba
incorniciava il volto leggermente allungato. Aveva sempre un’espressi=
one
piuttosto pacifica, si scatenava soltanto quando suonava la batteria. Si
accorse in quel momento che anche lui la stava guardando salutandola con la
mano. Monica gli sorrise e ritornò a fissarsi sui globuli rossi.
Molto spesso si chiedeva come fos=
se
possibile che dagli stessi tipi di geni fossero usciti due fratelli cos&igr=
ave;
diversi per aspetto e carattere. Shannon era silenzioso, tranquillo e genti=
le.
Jared rumoroso, scavezzacollo e terribilmente irritante. Non fosse per alcu=
ni
tratti fisici che erano identici, Monica avrebbe creduto che almeno uno dei=
due
fosse stato adottato.
Terminò la visione del suo
sangue con i dovuti disegni e mise via il quaderno, pronta per precipitarsi=
in
mensa.
“Ehy, Cross…” L=
eto
la stava chiamando.
“Dimmi Shannon.”
“Hai già qualcuno con
cui fare la tesina di biologia? Io avrei bisogno di una mano per alzare il =
voto
il più possibile, non è che ti uniresti a me?”
“Guarda, io di solito lavoro
con Stefy, però, se vuoi, possiamo fare una cosa a tre.” Lui si
mise a ridere.
“Proposta molto allettante.=
Ok,
ci sto.”
“Perfetto, ci becchiamo dopo
scuola per parlarne meglio. Ora vado a cercare di prendere un posto a
tavola.”
I due si salutarono uscendo
dall’aula.
La mensa era stracolma. Monica e
Stefy fecero un sacco di fatica a trovare due piccoli posti vuoti: dovettero
sedersi vicino ai nerd della scuola. La cosa non dava loro fastidio, solo c=
he
non sopportavano di essere troppo vicino agli scherzi dei bulli.
“Che strazio…non
potrebbero lasciarli in pace?” domandò Stefy sbuffando.
“Ringrazia il cielo che noi=
non
siamo messe in mezzo.” Rispose Monica con filosofia. Il primo giorno,=
le
due si erano scagliate contro coloro che di solito vessavano i poveri
secchioni, rischiando di finire chiuse dentro lo sgabuzzino delle scope per
ripicca. Erano state salvate in tempo solo dall’arrivo provvidenziale=
di
William, il fratello più grande di Monica.
“Solo che non è gius=
to:
viviamo di immunità diplomatica perché Will ci fa da
scudo.”
“Uhmmm…William…=
”
miagolò Stefy persa nel suo mondo rosa. Da che si ricordava, da anni
l’esplosiva ragazza faceva di tutto per far crollare ai suoi piedi il
sexy biondo, ma con scarsi risultati, almeno fino a quel momento.
“Sì, William, o Spike
come preferisce farsi chiamare adesso. Ma tu guarda che razza di
nome…”
“Spike? Lo trovo
affascinante.”
“Stefy, tu troveresti
affascinante qualsiasi cosa provenisse da mio fratello. Sei di parte quando=
si
parla di lui.”
“Sei tu che sei di parte. G=
li
dai sempre contro.” Monica fece spallucce mangiando uno spicchio di m=
ela.
Si guardò attorno, ma non =
vide
nessuno che la impensieriva. Fino a poche settimane prima andare in mensa e=
ra
diventato qualcosa di fondamentale e certo non per il cibo. Sempre cercando=
di
non farsi notare, seguiva quasi come un’ombra i passi di Alex Evans, =
sua
prima cotta del liceo. Purtroppo per lei si era messo in mezzo Jared
prendendola in giro. Alla fine si era ritrovata sotto gli occhi di tutti, m=
entre
lui urlava quanto gli piacessero i suoi calzini giallo fluorescente, provoc=
ando
l’ilarità generale…inclusa quella di Alex. Avesse potuto,
Monica si sarebbe scavata la fossa con le proprie mani.
Però vedere Alex ridere di=
lei
senza ritegno, le aveva fatto cambiare decisamente idea sul suo prototipo di
uomo. Insomma, lei voleva qualcuno che se la prendesse con i prepotenti e n=
on
si divertisse alle spalle di chi era sfigato. Ringraziò il cielo
quell’ulteriore volta per non essersi mai dichiarata.
“Secondo te ha deciso di
chiamarsi Spike per il suo uccello?” la mela le andò quasi di
traverso. “Magari un po’ d’acqua ti potrebbe aiutare.R=
21;
“Ma sei scema?”
“Perché?”
“Qui non stai parlando di u=
no X
qualsiasi, qui parli di mio fratello.” Monica aveva la faccia schifat=
a e
rossa per la vergogna.
“Bhe, che c’entra? Che
sia tuo fratello o meno, l’uccello lo ha di sicuro…e se
c’è l’ha come un chiodo…cazzo, deve penetrare bene=
ad
ogni colpo.”
“Iiiik!! Che schifo! Stefy,=
ti
prego, basta!”
“Uff…tu blocchi la mia
creatività!” ribatté Stefy piccata.
“Sfogati come vuoi su questo argomento, ma=
non
con me davanti. Oh cavoli, ci mancava solo lui a rovinare la situazione.=
221;
Fece guardando un punto lontano. Stefy si girò e vide l’argome=
nto
di discussione… Jared
“Andiamocene.”
“Come vuoi.”
Le due corsero veloce: lasciarono=
i
vassoi sul tavolo e presero di corsa gli zaini. Uscendo dalle porte, Stefy =
si
voltò.
“Ok, sarà una testa =
di
cazzo, però è proprio figo.” Monica mugugnò qual=
cosa
di incomprensibile in risposta. Tutta la scuola diceva che era figo, ma solo
perché non lo conoscevano bene come lei.
“A proposito di gente figa,
è un problema se includiamo Shannon nella nostra ricerca di
biologia?”domandò Monica.
“Come mai? Di solito non
lavoriamo sempre in coppia?”
“Sì, ma ha bisogno di
una mano per alzare i suoi voti. Dai, siamo brave noi.”
“Parla per te, genio della
provetta! Io nelle materie scientifiche faccio pena.” Rispose Stefy.
Erano arrivate davanti all’aula di artistica.
“Vero, ma mi aiuti alla gra=
nde
in arte.” Entrarono e presero posto al loro banco.
Da quando erano entrate alle
superiori, ormai quasi un anno prima, erano sempre state assieme.
L’amicizia era nata subito e praticamente non facevano nulla senza
l’altra.
“Comunque
per me va bene. Se Patterson è d’accordo, perché no?=
221;
Iniziarono così a cercare =
di
disegnare un vaso. Stefy era bravissima, con pochi tratti riuscì a f=
are
un ottimo lavoro, mentre Monica riusciva solo a fare qualcosa che poteva
vagamente assomigliare ad un vaso.
“Cross…il disegno non=
fa
per lei, mi sa.” Le fece il professore con una punta di pietà.
Monica si sentì uno schifo.
“Lo so…non
c’è bisogno che me lo dica.” Nello studio andava bene, e=
ra
nella pratica che si perdeva.
Per fortuna per lei, le prime due=
ore
obbligatorie sarebbero terminate di lì a poco. Avrebbe lasciato Stef=
y a
dipingere ancora un po’, visto che lei faceva parte del club di arte,=
e
se ne sarebbe andata nelle cucine nel gruppo di pasticceria. L’idea di
Monica era quella di andare a studiare a Los Angeles proprio per diventare =
una
pasticcera. Nel frattempo si divertiva alle superiori e di sabato mattina
andava a lavorare qualche ora nella piccola pasticceria cittadina. Almeno
così riusciva a guadagnarsi un po’ di soldi per godersi il fine
settimana.
Trovò Shannon davanti al suo armadietto.<= o:p>
“Ehy, Leto! Io e Stefy abbi=
amo
parlato, quindi abbiamo deciso che si può fare. Sei dentro.” Il
ragazzo sorrise, evidentemente sollevato.
“Oh ragazze, mi salvate
l’anno di biologia. Come ci dividiamo il lavoro?” Monica si
bloccò. Di questo lei e la sua amica non avevano parlato, prese in
discussioni più disgustose che includevano William. Decise di
improvvisare, al massimo avrebbero potuto cambiare idea nel mentre.
“Di solito Stefy si occupa
della parte pratica di laboratorio e io di quella teorica. Tu cosa
preferisci?”
“Non lo so…qualcosa di
non troppo complicato. Bisogna ricordarsi che alla fine dovremmo fare anche
un’esposizione davanti alla classe…”
“Allora facciamo
così…” iniziò Monica “… Stefy si occu=
pa
sempre del laboratorio: vetrini, descrizione materiale e tecniche principal=
i.
Tu, ti prendi in onere tutta la parte relativa a come è fatto un glo=
bulo
rosso, dove viene creato, distrutto, come vive etc etc…insomma ci sia=
mo
capiti.” Fece lei con un gesto svolazzante.
“Sì, ma tu che cosa
farai?” lei sorrise.
“Io mi occupo della parte
clinica. Malattie, cure. Ovviamente parlerò solo delle principali.
Verrà fuori un lavoro spettacolare.” Aveva già gli occhi
che brillavano di anticipazione. Shannon non sembrava così entusiasta
come lei, ma la lasciò fare.
“Se lo dici tu. Bene, io de=
vo
andare, provo con la band questo pomeriggio. Tu dove vai ora?”
“Alle cucine. Mrs Deluca mi
aspetta.”
“Un giorno mi dovrai far
assaggiare quello che prepari…sono curioso.”
Monica lo salutò con un ge= sto della mano e corse in classe. Si mise immediatamente a sbattere le uova con= lo zucchero per farle montare bene. Doveva farlo diventare chiaro e spumoso pr= ima di incorporare lentamente la farina. A lavoro terminato, pose il Pan di Spa= gna in una teglia ben unta ed infarinata e la mise in forno insieme a quelle de= lle sue poche compagne. Il corso di pasticceria era composto da solo 6 alunne.<= o:p>
Nel frattempo che la torta cucina=
va,
prepararono la crema pasticcera con mezzo litro di latte. Raffreddata e
rappresa, ci aggiunsero la panna.
Alla fine dell’orario
scolastico, avevano tutte in mano una classica torta di compleanno, ricoper=
ta
di panna bianca e scritta di buon compleanno con la cioccolata.
“Monica, bel lavoro, la tor=
ta
è dritta e la scritta va molto meglio. Dobbiamo lavorare sulle decor=
azioni
con la panna.” Lei annuì, ma era contenta lo stesso. I suoi li=
miti
grafici si facevano vedere anche in quel campo, ma non le importava molto:
l’importante era che la torta fosse buona. La mise in una scatola di
cartone e se la portò a casa: era più che sicura che in famig=
lia
sarebbe stata più che apprezzata. William era magro come un chiodo, =
ma
mangiava come un maiale…chiodo??
“Bleah!” Fece Monica
ripensandoci: non si era accorta che due grandi occhi grigi la stavano fiss=
ando
sorridendo beffardi.
Come arrivò a casa,
lasciò la torta in frigo e prese il telefono:
“Ehy topolona, ho parlato c=
on
Shannon.” Iniziò Monica cercando di mettersi un paio di
pantaloncini corti. Era ancora maggio, ma già faceva un caldo pazzes=
co
in città e lei lo sopportava poco. Aveva proprio voglia di andare a
farsi una vacanza in spiaggia.
“Bene, quindi sarà
definitivamente dei nostri.”
“Sì. Ci siamo sparti=
ti i
compiti. A te resta il solito.”
“Perfetto…ah,
senti…”
“Dimmi.”
“William è in
casa?” domandò Stefy sorridendo dall’altra parte del
telefono.
“No…credo che sia da
qualche parte a farsi mordere da un vampiro.”
“Magari mordesse me, altro
che.” Monica scosse la testa: la sua amica era fissata.
“Ci vediamo domani a
scuola.”
“Come vuoi. Ciao.”
“Ciao.”
Monica guardò fuori dalla
finestra: la strada era tranquilla, abitava in una bella zona e a lei piace=
va.
Sorrise: in fondo le cose non sta=
vano
andando tanto male.