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Autore: Frances    01/10/2008    5 recensioni
Mio fratello mi odia.
Se ne andrà senza un solo commento.
E d'ora in poi, mi rivolgerà solo sguardi pieni di vergogna."
[ Byakuya & Rukia - Byakuya x Hisana ]
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Byakuya Kuchiki, Kuchiki Rukia
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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 IV  Scene of a Departure || Painful lack of Dialogue { • Side – B ~The rotator • }

 

Byakuya si voltò appena verso l’uomo che gli aveva appena rivolto la parola, interrompendo il proprio incedere. Lo sguardo che gli rivolse era talmente gelido e sinistro che Juushiro Ukitake strinse forte le labbra le une contro le altre, aggrottando le sopracciglia.

« Che cosa significa?» chiese, austero, scandendo lentamente le parole.

Ukitake non batté ciglio e gli tenne testa senza difficoltà:

« E’ come ho detto. La signorina Kuchiki ha ricevuto un incarico di stazionamento nel mondo terreno.»

Era una mattina soleggiata, leggermente afosa; il capitano della tredicesima Brigata lo aveva raggiunto muovendo un perfetto passo di shunpo, incrociandolo mentre si dirigeva verso il suo ufficio, nel quartiere della Sesta Brigata, dove lo attendevano i rapporti trascritti dai suoi sottoposti e la nota di trasferimento – a cui avrebbe dovuto apporre una firma – che riguardava l’uomo che, in meno di un mese, sarebbe diventato il suo vice capitano.

Alla fine, dopo tante lamentele, il Capitano Zaraki era davvero riuscito a fare in modo che la promozione a luogotenente aiutante venisse approvata dall’assemblea. Il primo incontro formale con Renji Abarai si era svolto quella mattina, in una piccola e spoglia stanza, nel cuore della caserma della Sesta Divisione. Nel preciso istante in cui Byakuya aveva incontrato lo sguardo determinato di quell’uomo, su di loro era calata un’atmosfera pesante. Renji Abarai aveva risposto ad ogni sua domanda con formalità estrema e con voce ferma, senza tuttavia chinare il capo neppure una volta. Forse era stata quella sua aria fiera e quella sua parlata sfrontata a fare in modo che Byakuya si spazientisse, o i suoi sguardi insolenti che celavano un’indole selvaggia ed ostinata. Ad ogni modo, si era preoccupato di rispondere alle sue frecciatine di sfida con una fredda e sprezzante indifferenza: una volta terminato l’incontro, aveva congedato quell’uomo ripagandolo con la sua stessa arroganza:

« Codesto nostro primo colloquio mi ha alquanto deluso, Abarai Renji.» lo aveva informato, mentre gli voltava le spalle « Spero che in tempo per la cerimonia d’incarico tu possa aver modo di riflettere riguardo quale sia il giusto comportamento da tenere in presenza del tuo Capitano. Ora puoi ritirarti.»

Le scuse farfugliate di Abarai ed il suo inchino impacciato non erano affatto bastati a migliorargli l’umore.

Byakuya sentì nuovamente quello spasmo nervoso percorrergli l’intera lunghezza delle dita, mentre studiava il cipiglio deciso di Ukitake. Questa volta, il Capitano sembrava essersi ripreso bene dalla malattia e appariva in salute: aveva un bel colorito e gli occhi riposati. Tuttavia era triste pensare che, ultimamente, i periodi durante i quali quell’uomo era in forma fossero diventati molto più rari e brevi rispetto a quelli che lo vedevano costretto a letto.

« Quando è stata fissata la sua partenza?» domandò Byakuya, cercando di moderare il tono.

Ukitake sembrò riflettere qualche istante prima di fornirgli la risposta. Alzò gli occhi al cielo per controllare la posizione del sole, sfiorandosi con le dita il mento squadrato, poi annuì:

« Ho dato ordine che il portale venisse aperto quattro ore dopo il mezzogiorno. Quindi, suppongo che la signorina Kuchiki lo stia attraversando in questo momento.»

La mandibola di Byakuya si serrò violentemente, mentre sentiva la collera montare assieme al flusso di reiatsu che si gonfiava, irrequieto, dentro di lui e in Senbonzakura.

« Perché non sono stato avvertito?»

Ukitake scosse il capo, incrociando le braccia:

« Kuchiki ha preferito evitare di comunicartelo.» il suo sguardo divenne di colpo duro e sembrò accusarlo « Temeva che tu avresti risposto con la tua solita freddezza e ha scelto di andare senza dirti nulla.»

Byakuya corrugò la fronte.

« Quanto tempo?»

« Un mese.» le parole di Ukitake suonarono definitive come una condanna. Il Capitano della Sesta Brigata abbassò brevemente lo sguardo, scrutando il pavimento con la coda dell’occhio.

 

Rukia…

 

« Byakuya, dimmi la verità.» dopo qualche istante di silenzio, la voce del tredicesimo capitano gli fece nuovamente alzare gli occhi: l’espressione dipinta sul volto dell’uomo celava disappunto ed una strana malinconia al tempo stesso « Se lei te lo avesse detto, le avresti impedito di partire?»

 

Si.

 

Byakuya non rispose, ricambiando lo sguardo di Ukitake senza che il proprio umore fosse tradito dal cipiglio. Quando Juushiro riprese, la sua voce era venata di tristezza; era il tono che Byakuya aveva sentito tante volte: quello di un uomo che non può fare a meno di dare i propri saggi consigli, sapendo che purtroppo il giovane Kuchiki non avrà mai la giusta tempra e l’umiltà di seguirli.

 

« Byakuya, perché la tratti così?»

 

L’occhiata con cui Byakuya gli rispose brillava di fredda rabbia e parve penetrare nello sguardo castano di Ukitake con tanta violenza che quest’ultimo preferì non aggiungere altro.

Come osi pormi una tale domanda?

 

Come osi parlare, senza sapere nulla?

 

« Capitano Ukitake, abbiamo entrambi molto lavoro da portare a termine.» disse, superandolo, frusciando nel suo haori bianco da capitano « E’ stato un piacere conversare con te, stamane.»

 

Vide per un solo istante il volto afflitto di Rukia e gli parve di udire la sua voce che gli chiedeva scusa, un attimo prima di focalizzare nella mente il luogo in cui veniva aperto il senkaimon. Mentre la pregiata sciarpa dei suoi avi gli volteggiava attorno, fu lì in meno di un istante, con pochi, affrettati passi di uno shunpo particolarmente inquieto ed impreciso.

 

{•   ***   •}

 

Aveva sperato ardentemente di poterla rivedere, prima che lei partisse. Non aveva intenzione di sgridarla o di impedirle di andare, visto come stavano le cose: avrebbe voluto solo poter essere presente nel momento in cui lei avrebbe varcato il portale, imbarcandosi nella sua prima vera missione da shinigami. In quanto suo fratello maggiore, sarebbe stato giusto poterle augurare buona fortuna, raccomandandole di fare del suo meglio.

Ma quando raggiunse l’altura, non trovò nessuno. Non v’era traccia del torii di pietra, né riusciva a percepire la scia del reiki impiegato nella sua materializzazione. Una farfalla infernale stava battendo le proprie ali freneticamente, volando in direzione del Quartiere generale del Gotei, forse a confermare l’avvenuta partenza di Rukia, emettendo un fioco bagliore viola.

 

Troppo tardi.

 

Se lo disse malinconicamente, rimproverandosi di essere stato così cieco.

Si fermò in mezzo al nulla, rivolgendo gli occhi al cielo immobile ed al sole impietoso. Il caldo non lo aveva mai infastidito tanto come in quell’occasione.

 

Rukia, perché lo hai fatto? Perché non me l’hai detto?

Perché ti tieni tutto dentro?

 

Si era illuso che il loro rapporto fosse cambiato, che fossero finalmente riusciti a capire qualcosa l’una dell’altro, dopo che lei aveva pianto così disperatamente fra le sue braccia. Credeva che Rukia avesse compreso quanto fosse difficile per lui esprimerle il proprio affetto, o mostrarle quanto effettivamente gli fosse indispensabile la sua presenza. Quanto fosse arduo per lui ricominciare ad amare in maniera spontanea, dopo che la vita lo aveva messo alla prova in così tante occasioni e la sua anima era stata temprata dallo stesso fuoco che manteneva perennemente affilate le mille lame di Senbonzakura.

Ma evidentemente non era stato sufficiente perché l’insicurezza di Rukia svanisse del tutto.

 

Rukia, continuo a sbagliare qualsiasi cosa faccia.

E’ davvero così difficile per te ammettere che io possa accettarti solo per quello che sei?

E’ davvero così difficile dimostrartelo così che tu capisca quanto sei importante?

 

Digrignando appena i denti, ebbe il sospetto che tutti gli sforzi compiuti fino a quel momento fossero stati vani e si sentì percorrere da un’insopportabile e dolorosa sensazione di impotenza. La strada da percorrere era ancora così dannatamente lunga.

 

E la mano di Rukia era così sfuggente.

 

Siamo entrambi così ottusi.

 

Io troppo orgoglioso per ascoltare.

 

Lei troppo riservata ed umile per chiedere.

 

Rukia, non so come fare a udire la tua voce.

 

Perché non vuoi aiutarmi?

 

La comunicazione fra di noi è impossibile.

 

Byakuya scosse il capo, portandosi fino al bordo dell’altura. Lo strapiombo si estendeva profondo e pericoloso fino alla porta ovest della Seiretei, incombendo minacciosamente sugli edifici fatiscenti del Junrinan del Rukongai.

Lasciò scivolare i piedi fino al ciglio sdrucciolevole, facendo precipitare nel baratro polvere, terra e sabbia. Gli edifici del Seireitei si ergevano alle sue spalle bianchi e maestosi, mentre l’immobilità dell’aria ed un silenzio assoluto lo opprimeva assieme a quel caldo asfissiante.

Rimase immobile a scrutare il Rukongai fino a che il sole non si accinse a discendere ad occidente, in una muta contemplazione che assomigliava molto ad una speranzosa ed inutile attesa.

Sapeva fin troppo bene che aspettare non sarebbe servito a nulla.

Voltò le spalle al Rukongai ripercorrendo a ritroso, lentamente, quel tragitto che aveva coperto con rapidi passi veloci. La sua espressione era equilibrata e fiera, i suoi occhi di nuovo del tutto seri ed impenetrabili.

Un mese, Rukia.

Un mese è molto tempo quando si è d’indole impaziente.

Tuttavia aspetterò.

 

E quando sarai tornata, Rukia…

Ricomincerò da capo.

Rimedierò a tutti i miei errori.

 

Ti darò tutto ciò di cui hai bisogno.

 

Byakuya Kuchiki riprese ad avanzare, conservando il portamento elegante e le movenze posate dell’uomo che era il ventottesimo capofamiglia di un casato aristocratico ed antico.

 

E a quel punto, Rukia

diventerà così facile chiamarci “fratello” e “sorella”.

End

(xxx)





Nota dell'autrice:
Qui finisce. Con il bianco.

Grazie a tutti voi che avete commentato e aggiunto questa storia ad i preferiti, grazie a chi mi ha sostenuta mentre faticosamente scrivevo, grazie a chi mi ha dato l'idea. Ve ne sono davvero grata :3
Spero di tornare presto a scrivere su Bleach <3
Mata ne ~

   
 
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