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Autore: Paper Town    15/09/2014    1 recensioni
Forse avevo mandato giù più di una birra.
Forse non ero sobrio quanto credevo.
Forse avrei avuto un altro motivo per odiare le feste.
Forse era tutto troppo perfetto per essere vero.
Forse era tutto troppo perfetto anche per essere finto.
Forse era tutto troppo perfetto anche se vivevamo sotto una luna di carta.
Forse ci aspettavamo troppo da quel mondo finto.
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«Calum?»
«Sono io. Va tutto bene, Jo»
«La luna»
«E’ bella»
«Quella finta lo è»
«Sembra fatta di carta.. tutto sembra essere di carta.. lontano da qui.. sembra di non far parte di questo. È bello. la vita reale non è giusta.» non so come, ma mi ritrovai ad annuire. Aveva un senso.
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1.466 words.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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U
nder a Paper Moon.

 
Me and you,
living under a paper moon
‘cause real life just isn’t right.
(Under a Paper Moon – All Time Low)
L’odore di alcol era dappertutto. Lo sentivi quasi dentro le ossa. Ti entrava nelle narici ed era già come se lo avessi nel sangue. Il suo odore pungente era accompagnato da quello decisamente più spiacevole delle sigarette e chissà che altro. Le feste erano sempre state la cosa che odiavo di più al mondo. Alcol. Ragazze che ti si strusciano addosso, ubriache fradice. Fumo. Droghe. No, decisamente le feste non erano il mio habitat naturale.
Aggiungendo il fatto che non riuscivo a trovarla da nessuna parte, le feste le avevo messe sulla mia lista nera.
«Dove cazzo sei Joelle?» continuavo a farmi largo tra i corpi appiccicati e puzzolenti di ragazzi e ragazze che avevano meglio da fare rispetto a guardarmi. La cercavo da mezz’ora, se non di più. Sei riuscito a perderla, coglione che non sei altro. Era ubriaca fradicia.
Uscii. La puzza mi stava dando alla testa. Il balconcino si trovava piuttosto rialzato rispetto alla terra. Si vedeva la spiaggia che si estendeva per tutta la costa di Sidney. La luna si rifletteva nell’oceano e sembrava finta. Sospirai. Di lei nessuna traccia. Un gatto bianco miagolò, mentre camminava agile sul bordo del tetto. Mentre mi giravo a guardarlo mi accorsi di un’altra sagoma nera. era sdraiata sul tetto, fissava la luna.
«Joelle..» mi ritrovai a sussurrare, cercando qualcosa con cui arrampicarmi sul tetto a spiovente. Presi il tavolino bianco che si trovava a pochi metri da me. In poco tempo mi issai sulle tegole, gattonando sul tetto, cercando di non scivolare e di non guardare giù. Le vertigini sono una brutta bestia, e la birra che avevo buttato giù non aiutava la mia “missione di salvataggio all’Indiana Jones”.
Quando fui a poco più di un metro da lei, si girò, guardandomi con le sopracciglia aggrottate. Il vestito era leggermente strappato e macchiato sul retro a causa delle tegole rosse e ruvide. Le presi la mano, un po’ per aggrapparmi a qualcosa, un po’ per rassicurarla. Anche se non credo che avesse bisogno di essere rassicurata.
«Calum?» sussurrò. E notai delle strisce bagnate che tagliavano il suo viso.
«Sono io. Va tutto bene, Jo» le baciai le guance, accarezzandole i capelli che erano sparsi dietro di lei, come a formare una corona, o forse un’aureola. Si girò di nuovo a guardare la luna piena, stringendo la mia mano. Sospirai e mi sdraiai accanto a lei. Si accucciò al mio petto. Quando respirava riuscivo a sentire l’odore dell’alcol. Almeno l’hai trovata.
«La luna» disse, allungando il braccio mollemente. Sollevò la testa verso di me e mi baciò a fior di labbra.
«E’ bella» le risposi, accarezzando i capelli a caschetto lisci come la seta. Scosse la testa, stringendo tra le mani la mia canottiera nera. faceva fresco, là su. E stavo iniziando a pentirmi della scelta della canottiera. La strinsi di più. Perché lei aveva le braccia e le gambe scoperte.
«Quella finta lo è» sorrise, strofinando il piccolo naso contro la mia spalla. Forse riprese a parlare perché capì il mio stato di confusione, forse riprese a parlare perché le andava semplicemente di farlo.
«Sembra fatta di carta.. tutto sembra essere di carta.. lontano da qui.. sembra di non far parte di questo. È bello. la vita reale non è giusta.» non so come, ma mi ritrovai ad annuire. Aveva un senso. Ogni tanto mi capitava di fermarmi a guardare le persone. Guardare le facce. Vedere come vivevano la loro vita. A volte avevo lei vicino. Ci creavamo una vita finta, creavamo noi un mondo. Tutto nostro. Un mondo giusto. Un mondo bello.
La notte a Sidney non era mai stata troppo silenziosa, ma in quel momento sembrava che gli unici abitanti di quella città fossimo io e lei. O forse, eravamo solo nella nostra “città di carta”.
«E’ bello il tuo cuore, Cal» sussurrò, a pochi centimetri dal mio viso. La mia mano continuava a muoversi senza fretta tra i suoi capelli né corti né lunghi. I suoi occhi scuri splendevano anche nel buio. Forse eravamo nel mondo alternativo, perché mi sembrava di avere il mare sopra la testa e il cielo sotto i piedi. O forse era solo la luna finta. Quella di carta. «Possiamo fare che quello che batte nel tuo petto è solo un piccolo scatolo.» annuii ancora. E mi sporsi per baciarla.
Forse avevo mandato giù più di una birra.
Si alzò in piedi, non aveva più le scarpe. I suoi piedi erano tagliati in qualche punto. La guardai dal basso, vedendo come il vento e come la luce di quella luna di carta avvolgessero e rendessero il suo volto ancora più dolce e.. bello.
Iniziò a camminare, barcollando, mettendo un piede davanti all’altro. Rise un poco, sedendosi sul bordo del tetto, facendomi segno di andare da lei. Gattonando mi avvicinai. Il ginocchio si graffiò, dove il pantalone si apriva in un buco.
«Guarda, Cal! Guarda le luci! È tutto così lontano..» disse, allungando un braccio. Sporgendosi un po’ troppo, ma mantenendo l’equilibrio. Il mare si sentiva anche da qui. Le onde che si muovevano sembravano solo leggeri fruscii. Due uccelli volarono sopra le nostre teste. Il gatto di prima si avvicinò, accoccolandosi accanto a me. Il vento si alzò, arruffandogli il pelo e facendo muovere i nostri capelli. La sua mano accarezzava la mia. La afferrai. Le vertigini mi davano alla testa. Sorrise, mettendosi in ginocchio e poggiando la testa sulla mia spalla. Le gambe pendevano verso il vuoto. La macchine sfrecciavano sotto di noi, sollevando qua e là qualche pezzo di carta o qualche bicchiere di plastica sparsi per terra.
«Wow.. ti amo» disse. e mi baciò. Il gatto mi morse il dito, correndo poi via, inseguendo una farfalla bianca.
«Sembra un origami.» disse, ridacchiando. L’odore dell’alcol era portato via dal vento. Strofinai la mano sul suo braccio scoperto, mentre lei si accoccolava ancora di più accanto a me.
Forse non ero sobrio quanto credevo.
Si sedette sulle mie gambe. Si reggeva al mio collo. Era in equilibrio precario. Ma risi. Invece di tenerla risi.
Forse avrei avuto un altro motivo per odiare le feste.
Era così bella. Anche con la frangia che le copriva metà viso era bellissima. Uno spettacolo imperdibile.
Forse l’avrei perso.
«Wow. Ti amo anch’io, Jo» e rise ancora. Con me. La luna di carta vegliava su di noi, coprendoci, illuminando con la sua luce cristallina altri punti della città, lasciandoci nel buio che aiuta gli innamorati, che li protegge da occhi indiscreti.
Quella notte vivevamo davvero. Era tutto perfetto: la luna di carta, il vento leggero, il mare che sembrava fatto di tempera scura, le strade di lego. Era tutto finto. Era il nostro mondo. Occhi scuri che si incontrano. Labbra di stoffa che si baciano. Mani di plastica che si intrecciano e si fondono a causa del calore di un fuoco invisibile.
Forse era tutto troppo perfetto per essere vero.
Forse era tutto troppo perfetto anche per essere finto.
Forse era tutto troppo perfetto anche se vivevamo sotto una luna di carta.
Avrei dimenticato molte cose di quella serata. Fra cui anche il motivo per cui mi trovavo su quel tetto rosso che macchiava i nostri vestiti. Ma non avrei mai dimenticato i suoi occhi scuri nei miei. Oppure il colore di quella famosa e fin troppe volte citata luna di carta. Oppure le sue mani di plastica morbida che si fondevano con le mie. oppure i suoi capelli di seta. O le nostre labbra di stoffa che si baciavano.
Ma, più di tutto, non avrei mai dimenticato il senso di vertigini che provai quando sfuggì dalla mia presa. Non avrei mai dimenticato il freddo vento che mi colpì, entrando dentro la mia canottiera, facendomi venire brividi lungo tutto il corpo.
Forse ci aspettavamo troppo da quel mondo finto.
E sentii solo lo stridere dei freni di una macchina, un botto forte e un colpo al cuore. Il gatto bianco mi guardava con quei suoi occhi gialli dal comignolo.
Ricordo solo che mi lasciai scivolare. Niente più vertigini. Avevo mandato giù molto più di una birra. Non ero per niente sobrio.
Le onde si infransero sulla spiaggia, come a darmi addio, come a salutarmi. Il fruscio lo sentii bene nelle orecchie.
Sidney aveva ripreso i suoi suoni quando caddi sopra il suo corpo senza vita.
Eravamo morti nel mondo reale. Ma ci rincontrammo nel nostro mondo di carta. Avevo pianto mentre cadevo. Ma non avevo paura. Vedevo la porta del nostro mondo farsi più vicina. Il mare era tornato ad essere sotto i miei piedi e ci ero caduto dentro.
Esattamente nel riflesso di quella luna di carta.
This real life just isn’t right.
Let’s get away.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
writer
I’M BACK!
*le tirano i pomodori, le cassette dei pomodori, il tavolo dove stavano le cassette dei pomodori*
Allora. Questa OS è nata da un momento di completa noia e dalla canzone degli All Time Low. Ve la consiglio. Anche il mio gatto e il mio fratellino lo fanno.
Il banner è decente. Sto imparando quindi perdonatemi.
In questo momento sto guardando Frozen, quindi amatemi.
Allora, è iniziata la scuola ed io ho appena iniziato il liceo. Quindi comprendetemi e sono totalmente nel panico. Domani pubblicherò una Cake, quindi se vi va poi passate a leggerla..
Allora.. è un po’ strana e ammetto che non si capisce molto bene. Perché prima Cal è sobrio, poi è ubriaco. Ma il concetto è che lui è ubriaco ma non se ne ricorda. No, okay era meglio non dirlo. Suona ancora peggio.
Bah.. commenti a voi.
Pooooi. Ho scritto un’OS Cake.
Mi farebbe molto piacere se passaste.
Gotta Get Out.
basta che cliccate sulla scritta.
Boh.. non ho molto da dire.
Fatemi sapere che ne pensate.
Manu xx

 
   
 
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