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Autore: Evil_Queen2291    15/09/2014    9 recensioni
[Traduzione] Emma è frustrata dal fatto che nessuno creda che Regina sia il suo vero amore. Così decide di affrontare la questione per dimostrare di aver ragione. Swan Queen
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Last Resort '
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Traduzione di un lavoro originale di Alaska829Snow. https://www.fanfiction.net/s/9255020/1/Desperate-Measures

“Allora, avete intenzione di dirmi di cosa volevate parlarmi?” chiese Henry alle sue madri, mentre gli sedevano di fronte, al tavolo, in silenzio e terribilmente a disagio. “Oppure avete intenzione di starvene sedute lì a fissarvi?”
 
Normalmente, Regina avrebbe rimproverato suo figlio per il sarcasmo al-limite-dell’irrispettoso. Ma questa non era una circostanza normale; non era un giorno qualsiasi. Era perfettamente consapevole di non essere nella posizione ideale per cominciare quella conversazione in modo aspro. Non era affatto il modo in cui voleva andassero le cose.
 
E, ad esser completamente onesti, Henry aveva ragione. Dopo tutto erano seduti al tavolo da quasi cinque minuti e non avevano detto una sola parola.
 
“No,” la ex regina deglutì. “Stiamo per dirtelo.”
 
E voleva dirglielo, più di qualsiasi altra cosa. Ma le sembrava che fossero stati separati per così tanto tempo. Era sul punto di chiedersi se avesse dimenticato come parlare al ragazzo che aveva cresciuto per dieci anni.
 
“Cosa c’è che non va?” chiese Henry.
 
Lanciò uno sguardo verso Emma, perfettamente consapevole che stessero pensando la stessa cosa: loro figlio ne aveva passate talmente tante di recente che automaticamente aveva ipotizzato il peggio.
 
“Non è una cosa brutta,” gli promise Emma, dopo aver cambiato posizione sulla sedia. “Riguarda, ecco, riguarda…noi.”
 
“Noi?” ripeté Henry, chiedendo ulteriori spiegazioni.
 
“Me e tua madre.”
 
Cos’è che vi riguarda?”
 
Avevano fatto pratica per questa conversazione ad alta voce – avevano ripetuto le cose da dire l’una all’altra per settimane. Ma Regina sentiva il loro piano andare a rotoli. Due donne adulte, che non volevano altro che rendere felice il loro bambino, stavano velocemente crollando di fronte al suo sguardo sconcertato.
 
“Henry” esordì Regina, come se stesse cercando di riportare tutti al copione, “hai notato come ultimamente stiamo andando particolarmente d’accordo?”
 
“Certo, ovvio che l’ho notato!
 
“E non è…non è una cosa positiva?”
 
“Sì, ma è successo perché tu non hai più la magia e le cose sono migliorate, esattamente come avevo detto. Avreste dovuto semplicemente permettermi di farla saltare in aria al pozzo.”
 
“Ragazzino” lo avvisò duramente Emma “tua madre è stata quasi uccisa… Niente di quello che le hanno fatto, compreso toglierle la magia, è stato neppure lontanamente a posto”
 
“Non intendevo in quel senso” Henry fece marcia indietro, guardando il tavolo. “So che ti hanno fatto del male, mamma.”
 
“Non preoccuparti, tesoro. Capisco perché sei felice che non abbia più la magia. Ma questo… non è la sola cosa ad esser cambiata ed è di questo che vogliamo parlarti.”
 
“Cos’altro è cambiato?”
 
Regina aveva la sensazione che avrebbe potuto scrivere un libro su tutto quello che era cambiato.
 
Il suo intero mondo era stato girato sottosopra, e lei era ancora in fase di adattamento.
 
Aveva dovuto adattarsi alla vita dopo il viaggio verso L’Isola Che Non C’È; alla vita dopo aver salvato l’intera città e suo figlio da rapitori folli.
 
Aveva dovuto adattarsi ad una vita senza magia – una vita senza la tentazione di usare un potere che le appariva sulla punta delle dita.
 
Doveva andare a dormire tutte le sere implorando che gli incubi la lasciassero in pace – incubi di terribili scosse elettriche che le attraversavano il corpo – incubi del sapore della morte nella sua bocca.
 
Ma, nonostante tutto, era stato molto più facile di quanto aveva pensato.
 
Perché aveva Emma.
 
Guardò la bionda seduta al suo fianco. E nonostante tutte le volte in cui avevano ripetuto questa conversazione, non era ancora in grado di trovare le parole giuste per spiegarlo ad Henry.
 
“Sto uscendo con tua madre” sputò fuori Emma, decidendo di spezzare la scomoda tensione il più velocemente possibile. “Abbiamo aspettato a dirtelo. Abbiamo aspettato perché volevamo essere sicure che funzionasse tra di noi. Ma sta funzionando… ed era arrivato il momento di dirtelo.”
 
Fu il turno di Henry di rimanere in silenzio mentre digeriva mentalmente l’informazione. Regina non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Mentre lo guardava, aspettando che dicesse qualcosa – la sua mente vagò fino a quella notte sulla nave: la notte che aveva cambiato tutto tra lei e la salvatrice.
 
Era stata la notte in cui avevano pianto l’una tra le braccia dell’altra, entrambe così spaventate dall’idea di perdere loro figlio – cercando entrambe di ricordare le ultime parole che gli avevano detto, facendo a turno nel rimproverarsi per come erano andare le cose.
 
Era stata la notte in cui avevano realizzato che erano più i tratti in comune che le differenze tra di loro.
 
Era stata la notte in cui si erano innamorate.
 
No” finalmente disse Henry, facendo corrugare le sopracciglia ad entrambe.
 
“Cosa significa no?” chiese Emma.
 
“Tamara è morta; tu dovresti stare con Papà adesso.”
 
“In quante lingue diverse devo dire che non ho intenzione di tornare con Neal?”
 
“Henry” insistette Regina, nonostante il dolore per esser stata rifiutata. “Capisco che sia molto da digerire. Ma Emma è…”
 
“È cosa?” la interruppe. “La salvatrice. Lei è la salvatrice e tu sei…”
 
“Non pensare nemmeno a finire quella frase con ‘cattiva’, ragazzino.”
 
“Ma lei è il mio vero amore,” spiegò disperatamente Regina, implorandolo con gli occhi affinché comprendesse. “Non è questo che volevi per entrambe? Che trovassimo il vero amore”
 
“Il vero amore di Emma è mio padre” insistette, indifferente alle sue suppliche, “ed il tuo è morto
 
“La vita non è così semplice,” gli spiegò Emma, mentre afferrava la mano di Regina sotto il tavolo. “Vorrò sempre bene a tuo padre, ma non lo amo più. Ed il fatto che tua madre abbia perso Daniel non significa che non debba avere più la possibilità di amare nessun altro.”
 
“Okay, ma non significa nemmeno che ami te.”
 
“Ma è così, Henry. Io amo davvero Emma.”
 
“Ma non è così che deve andare,” dichiarò, alzandosi in piedi. “E lo dirò a David e Mary Margaret.”
 
“Lo sanno già. Credi che avrei nascosto una cosa del genere ai miei genitori?”
 
“E sono felici?”
 
“Sanno che Regina è cambiata. Lo hanno visto di persona, esattamente come lo hai visto tu.”
 
“Ma questo non significa che ne siano felici” insistette. “Sono d’accordo con me, non è vero?”
 
“No” gli disse, in modo non troppo convincente. Regina non poté fare a meno di ammirare il suo tentativo, sebbene sapesse che Henry se ne sarebbe accorto immediatamente.
 
“Stai mentendo, ed è letteralmente l’unica cosa che voi due fate sempre. È l’unica cosa che avete in comune.”
 
“Henry,” Regina lo chiamò con un certo senso di urgenza nella voce, “ti prego, resta e parliamone.”
 
“Vado all’appartamento adesso.”
 
Entrambe lo guardarono andare via, nessuna delle due sicura su cosa fare per fermarlo, per fargli cambiare idea. Rabbrividirono contemporaneamente quando la porta della villa sbatteva, chiudendosi.
 
“Bene, direi che è andata benissimo,” Emma fu la prima a rompere il silenzio. “Stai bene?”
 
“Non lo accetterà mai” Regina non riuscì a nascondere il suo atteggiamento disfattista. “Non so perché mi aspettassi qualcosa di diverso. C’era una parte di me che pensava addirittura che ne sarebbe stato felice. Non posso credere che dopo tutto questo tempo…possa illudermi così.”
 
“No, anch’io pensavo la stessa cosa. Ma…se ne farà una ragione. Si tratta di Henry – vuol bene ad entrambe. Ha solo bisogno di abituarsi all’idea.”
 
“Ne dubito fortemente. È piuttosto ossessionato dall’idea di te e Neal.”
 
“Beh, prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con la realtà. È successo prima. Se non gli avessimo detto nulla e ci avesse scoperte, sarebbe stato peggio. È solo…fissato col vivere in questo modo irrealistico delle fiabe.”


“E come proponi che io possa competere con tutto questo? Con la perfetta immagine di famiglia delle fiabe che si è creato?”
 
Era il tema ricorrente della sua vita, il fatto di essere quasi abbastanza. Quasi abbastanza perché Cora potesse amarla. Quasi abbastanza per poter salvare Daniel. Quasi abbastanza per una seconda opportunità. Quasi abbastanza per suo figlio.
 
“Mi prendi in giro? Non c’è competizione tra te e Neal. L’immagine che Henry ha in testa non è reale.”
 
“Potrebbe anche esser vero, ma non cambia il fatto che ora ha un motivo in più per avercela con me. Tutto questo rientra perfettamente nel suo schema, in cui io solo malvagia. Ho rovinato con le mie stesse mani il suo lieto fine separando i suoi genitori.”
 
“Prima di tutto, non ci ha separati – siamo stati separati per anni. Poi, noi siamo i suoi genitori; tu ed io. Questo è il suo lieto fine, anche se non lo sa ancora. È arrabbiato con entrambe e Neal…Neal è una sorta di stupido eroe ai suoi occhi.”
 
“I tuoi genitori sono d’accordo con Henry. Andrà da loro ed otterrà il loro appoggio. Anche loro ti vogliono con Neal.”
 
“Se pensi che mi importi qualcosa di quello che gli altri vogliono da me, non hai fatto neppure lontanamente attenzione.”
 
So che non ti importa…diversamente non saremmo arrivate a questo punto. Non avremmo mai fatto questa conversazione.”
 
Emma portò le braccia attorno alle spalle di Regina, rassicurandola, e lei era più che pronta ad appoggiarsi a quell’abbraccio.
 
“Hey” le disse Emma, sottovoce, “credevi davvero in quello che gli hai detto?”
 
“Quale parte?”
 
“Che io…sono il tuo vero amore?”
 
“Ho pensato che potesse essere utile se gli avessi parlato nel linguaggio delle fiabe dal momento che di solito funziona con lui. Ho pensato che avrei potuto fare in modo che anche lui la vedesse in quel modo.”
 
“È stata una buona idea” concordò Emma. “Ma non hai risposto alla mia domanda.”
 
“Sì” sussurrò, consapevole delle proprie insicurezze in quel momento. Non era sicura che fosse giusto ammettere quello che provava – così aggiunge, “Mi dispiace”
 
“Perché diamine ti scusi?”
 
“Perché, in tutta onesta, sembra davvero assurdo.”
 
“Per gli altri, forse. Ma non per me.”
 
Davvero?
 
“L’ho capito nel momento in cui pensavo ti avessimo persa per sempre. Riesco ancora…ancora a sentire l’odore di quella stanza, sai. Riesco ancora a sentirti morire tra le mie braccia. E non avevo idea del perché fosse la cosa più devastante che mi fosse mai successa…ma lo era.”
 
Le immagini le tornarono alla mente come un fiume in piena: svegliarsi con le lacrime della salvatrice che le scorrevano sul viso, mentre urlava che non poteva morire – l’immagine di Emma ricoperta dal sangue di Tamara.
 
“Alle volte il disinteresse per la tua stessa vita mi spaventa. Alle volte spero davvero che tu smetta di combattere per me, Emma.”
 
“Fanculo. Non succederà mai. E tu farai lo stesso per me.”
 
Era vero – e Regina era altrettanto spaventata nel sapere cosa avrebbe potuto fare per Emma. Perché non era molto brava ad amare le persone e sembrava che riuscisse a farlo nel modo sbagliato ogni volta. Ma, per la prima volta dopo tanto tempo, voleva provare a farlo nel modo giusto.
 
“Allora” disse Emma “dobbiamo pensare ad un modo più veloce per far capire che questa relazione non è una pagliacciata. Perché neppure nostro figlio, che crede nel bene e tutto il resto, crede in noi.”
 
 
 
Spesso Emma cercava di vedere le cose nel modo in ‘la salvatrice’ avrebbe dovuto. Ma oggi, come la maggior parte delle volte, non ci riusciva.
 
Oggi era arrabbiata – ed aveva la sensazione di avere tutto il diritto di esserlo.
 
La sua famiglia le aveva chiesto mille volte di aver fede in loro durante l’ultimo anno – le avevano chiesto di accettare il suo destino in quanto parte integrante del panorama di Storybrooke. E lo aveva fatto, volta dopo volta. Volta dopo volta aveva era stata al loro fianco.
 
Ma ora, quando aveva bisogno che la sua famiglia fosse al suo fianco, non ci erano riusciti. Non riuscivano ad esserle di supporto. E l’ultima persona da cui se lo sarebbe aspettato era suo figlio – il ragazzino che le aveva cambiato la vita in meglio.
 
Era terribilmente frustrante come nonostante Regina ci provasse con tutte le sue forze, nessuno vedesse quello che Emma riusciva a vedere.
 
Aveva bisogno di una prova… una prova che tutto questa stava andando esattamente come avrebbe dovuto; che il Cavaliere Bianco e la Regina Cattiva erano innamorate.
 
Ma l’amore, questo lo sapeva, non era visibile, non si poteva toccare.
 
Pensò ai suoi genitori – a come tutti accettassero il loro amore come vero amore. Come questo fosse tutto quello che voleva – perché sapeva quanto Regina lo volesse, quanto Regina lo meritasse.
 
Pensò ai suoi genitori.
 
Forse poteva provarlo.
 
Aveva momentaneamente dimenticato che nel mondo mondo bizzarro ed incasinato in viveva, l’amore era visibile, si poteva toccare. O, almeno, lo era il vero amore.
 
Accelerò il passo mentre camminava per le strade di Storybrooke.
 
Perché lei poteva provarlo.
 
 
 
Emma spalancò la porta del negozio del signor Gold dopo aver praticamente attraversato di corsa tutta la città.
 
“Ho bisogno del tuo aiuto” dichiarò, con le mani suoi fianchi “con la magia.”
 
L’uomo dietro al bancone, il nonno di suo figlio, il padre del suo primo amore, la guardò in modo scettico.
 
“Mi dispiace… ma perché non chiedi alla tua fidanzata di insegnarti? Mi sembra la candidata perfetta.”
 
“No, ho bisogno che tu prepari qualcosa per me. Sei tu quello che fa le maledizioni, no?”
 
“Una maledizione” le chiese. “Che tipo di maledizione potrebbe mai servirti?”
 
“Una maledizione del sonno.”
 
“Hai davvero passato un bel po’ di tempo con Regina, non è vero?” ridacchiò. “Le stai facendo dichiarazioni di malvagità in questi giorni?”
 
“Senti, non sono decisamente dell’umore giusto per i tuoi commenti; ho solo bisogno di quella dannata maledizione. Puoi farla o no?”
 
“Ovviamente posso. La domanda è se devo farla”
 
“Devi e lo farai.”
 
“E chi di preciso la salvatrice ha intenzione di condannare al sonno eterno? Onestamente, sembra un po’ fuori dai tuoi standard.”
 
Dirgli la verità era un rischio – ma sua mente stava lavorando velocemente, ed aveva già pensato a come avrebbe fatto a convincerlo a fare esattamente quello che voleva. E questo, di per sé, bastava a ridurre il rischio di dirgli la verità.
 
“È per me.”
 
“Te? La vita con la nostra regina è così orribile che hai bisogno di ricorrere a qualcosa di tanto drastico?”
 
“No.”
 
“Beh, sembra davvero un modo incredibilmente plateale per rompere con qualcuno.”
 
“Sta zitto” sbottò. “Non sto rompendo con lei.”
 
“Beh, mi dispiace…Ma non ho intenzione di darti nulla a meno che tu non mi dica perché ti serve. Soprattutto perché ti stai comportando in modo particolarmente sospettoso.”
 
“Diciamo che mi serve per dimostrare qualcosa.”
 
L’uomo che si faceva chiamare Rumpelstilstkin sembrò momentaneamente perplesso. Ma non ebbe bisogno di molto tempo per ricomporre il quadro.
 
“Stai cercando di dimostrare che Regina è il tuo vero amore? Vuoi che lei ti svegli? Così potrete essere come i tuoi genitori?”
 
“Non sono affari tuoi.”
 
“Ho saputo quanto bene sia andata la vostra confessione ad Henry” le rivelò, certo che i suoi sospetti fossero giusti. “È un piano decisamente originale, ma non posso dire di approvarlo.”
 
“Bene, allora presumo che sia una cosa positiva il fatto che non mi interessi la tua approvazione.”
 
“E dimmi, cara, perché dovrei aiutarti a dimostrare che non c’è speranza per una seconda possibilità fra te e mio figlio?”
 
“Perché se non lo farai, metterò su un bel po’ di cose orribili e dirò a Neal che è colpa tua. Gli dirò che non sei in grado di cambiare e che lui non dovrebbe darti nessun’altra possibilità.”
 
“Non gli mentiresti.”
 
“Ne sei sicuro? Vuoi davvero rischiare l’ultima possibilità che hai di andare d’accordo con lui?”
 
“Mi stai minacciando?”
 
“Forse ho davvero passato un bel po’ di tempo con Regina” gli sorrise vittoriosa, appoggiandosi al vetro del bancone. “Oppure ho sempre avuto un po’ di cattiveria dentro di me. In entrambi i casi, la scelta è tua. Aiutarmi o rischiare e magari scoprire a chi crederà Neal tra noi due.”
 
“Molto bene allora” si arrese l’uomo. “Penso di non aver possibilità di scelta in questo caso.”
 
Con una semplice rotazione del polso ed una piccola nuvola di fumo viola, una boccetta di liquido apparve nelle sue mani.
 
“E qual è il prezzo per questa?”
 
“Il prezzo?” sbuffò. “Il prezzo è il rischio che stai correndo di sbagliarti su di lei”
 
“Non mi sbaglio. Mi ama.”
 
“Anche se fosse vero, era la Regina Cattiva. Ha reso nero il suo cuore ed è rimasto tale per molto tempo. Serve un cuore puro per svegliare qualcuno da una maledizione così potente.”
 
“Il suo cuore è abbastanza puro da salvarmi.”
 
“Spero tu abbia ragione. Dopo tutto… con te fuori dai giochi, Neal, Henry ed io saremmo una famiglia davvero adorabile. Non credi?”
 
“Certo, mi dispiace ma no; prima dovresti uccidere Regina.”
 
“Se davvero ti ama quanto dici, e se non potesse svegliarti…Non avrò bisogno di ucciderla. La conosco abbastanza bene da sapere che non sopravvivrebbe mai ad una cosa del genere.”
 
Per la prima volta, Emma ebbe un momento di paura. L’ultima cosa che voleva era ferire di nuovo Regina.
 
Ma non aveva intenzione di permettere a se stessa di pensare in quel modo.
 
Perché lei credeva in loro; anche se nessun altro lo avrebbe fatto, lei ci credeva davvero.
 
E questo piano era l’unico modo.
 
“Mi sveglierà” affermò la salvatrice, con certezza. “E spero che tu sia lì per vederlo. Spero che tutta la fottuta città sia lì a vederlo. Ora dammi quella dannata maledizione e sbrighiamoci.”
 
Gli strappò la boccetta dalle mani, marciando fuori dal negozio. 
   
 
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