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Autore: lady dreamer    16/09/2014    5 recensioni
Di quando John Watson comprese di non poter più soffocare i propri sentimenti e decise di tornare alla sua vita.
A Baker Street. Con Sherlock Holmes.
E sarà di nuovo estate...
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Conan Doyle, BBC e Moffat/Gatiss, questa storia è scritta senza alcuno scopo di lucro.

 
Verrà l'estate, senza avvisare...
 
Le mani in tasca, gli occhi che scansano gli sguardi, nelle orecchie solo il rimbombo dei tuoi stessi passi.
Quello che stai facendo forse non ha senso. Anzi, sicuramente non ha senso.
Ma non puoi più vivere così.
Continuare ad ingannare e ingannarti. A farti tormentare dai tuoi incubi, a scansare il suo nome dalle labbra, il suo sguardo dalla testa, le sue mani affusolate che suonano il violino per te dalla memoria. Le ampie falcate a cui di solito stenti a stare dietro. Le sue brillanti deduzioni a cui non riesci mai a stare dietro. L'infinita tristezza nel suo sguardo quando ti ha lasciato andare via per trasferiti da Mary.

Ti manca il tuo doverlo costringere a mangiare, il rito del the insieme la mattina o il pomeriggio o alle tre di notte o a qualsiasi altra ora, le risate di tensione durante gli appostamenti, le risate di gioia davanti ad un piatto di cibo finalmente commestibile seduti insieme da Angelo.

Ti mancano le sue occhiate di sufficienza, la sua bassissima considerazione di Scotland Yard, i suoi battibecchi con Anderson, la sua ottusità nel comprendere le più banali norme igieniche da tenere in una cucina, la sua espressione quando assume la sua pretensiosa posa da meditazione o quando parla insensatamente con quel teschio impolverato.

Ti manca tutto di lui.
E devi dirglielo.
Perché così non puoi andare avanti.

 
Verrà l'estate, sarà nel vento 

nel fiato caldo dietro le persiane 

nelle campagne gialle consumate 

nelle strade vuote 

 
Ma cosa pensi di ottenere, John?
Sherlock Holmes è forse la mente più brillante di tutti i tempi e pensi davvero che non si sia mai accorto dei sentimenti contrastanti che hai sempre provato per lui? Pensi davvero che se li avesse ricambiati non avrebbe cercato di farti capire, certo, in un modo teatrale e tutto suo, che li ricambiava? John Hamish Watson, pensaci bene prima di tornare da lui. Cosa potrai mai dirgli che lui non possa già aver intuito? E se ha taciuto per tutto questo tempo perché l'ha fatto? Perché non gli interessi? Perché non sei altro che il sostituto parlante del teschio?

Ma Sherlock Holmes sarà anche la mente più brillante di tutti i tempi però in fatto di sentimenti sembra essere a digiuno di nozioni. E non puoi sottovalutare la sua irritante capacità di escludere le informazioni che non ritiene importanti dal suo palazzo mentale... Hai sentito dire da Mycroft che tenere a qualcuno non è mai un vantaggio. E se Sherlock avesse fatto sua questa assurda filosofia? Ma cavolo, lo puoi dire forte, ci puoi mettere la mano sul fuoco che Sherlock tiene a te.

Magari non passa tutto il suo tempo a tormentarsi a ricordare le tue espressioni, i tuoi tic e i tuoi sorrisi come hai preoccupantemente incominciato a fare tu con lui, ma insomma, almeno un po' di fraterno affetto lo dovrebbe provare quel testone per te.

Non ti negherebbe mai di tornare nella tua vecchia stanza al 221 B di Baker Street, ma a che condizioni?
Non ti saresti liberato di Mary per niente, avresti di nuovo un posto dove vivere, il tuo posto in cui vivere, ma dovresti di nuovo sopportare di averlo ad un passo da te senza potergli nemmeno sfiorare la mano?
Cederesti alla tentazione di accarezzargli il viso o i capelli, ti troveresti troppo vicino a lui e proveresti a baciargli le labbra, e lui non gradirebbe.

Sherlock sta diventando una pericolosa dipendenza. La tua prima vera dipendenza.
E come non sarebbe saggio mettere delle sigarette in bella vista sul bracciolo della poltrona di Sherlock, forse non è altrettanto saggio ritornare a vivere a Baker Street senza dirgli la verità.
Ma puoi rischiare di perderlo di nuovo, mettendolo a conoscenza dei tuoi incresciosi pensieri su di lui?
 

Verrà l'estate, senza avvisare 

Un treno lento che costeggia il mare 

Sul marciapiede vuoto alla stazione 

ti farai trovare

 
Ma pensaci un attimo, John.
Se fosse vero? Se Sherlock non ti avesse mai detto niente perché è davvero la persona meno adatta del mondo a parlare di sentimenti? Se avesse paradossalmente paura di quello che prova per te? Se temesse come te di mandare la vostra amicizia a scatafascio se ti dicesse la verità? Perché Sherlock, anche se è forse la mente più geniale di sempre, non può provare emozioni e paure come tutti gli esseri umani presenti sulla faccia della terra?

E se il quadro fosse veritiero? Come cambierebbe la tua vita? Stareste insieme? Una coppia come le altre?
Non riesci a pensarlo neanche per un momento.

Molly svenirebbe a sapere una cosa del genere, Lestrade si farebbe una risata, Mycroft intensificherebbe la sorveglianza dell'intera Baker Street. Forse solo Mrs. Hudson ne sarebbe contenta e si limiterebbe a preparavi i biscotti.

Ma tu, tu John, che cosa faresti?

Potresti riprendere a preparargli il the la mattina, assicurarti che mangi, aiutarlo nelle indagini a tempo pieno, scrivere di lui sul tuo blog, convincerlo a guardare in tv le repliche di Doctor Who, festeggiare da Angelo quando l'assassino viene preso e messo di carcere.
Cose che insieme avete sempre fatto. Potresti riprendere a farle, anche senza scoprire le carte dei tuoi sentimenti sul tavolo della sua razionalità sfrenata.

Ma se lui ti ricambiasse, potresti svegliarti affianco a lui ogni mattina, e non solo perché vi siete addormentati sul divano mentre Sherlock si ostinava ad esporti le inutili differenze tra le centoquaranta ceneri di tabacco, ma perché vi siete addormentati insieme dopo aver fatto l'amore.
Se lui ti ricambiasse potresti giocherellare con i riccioli dei suoi capelli, potresti rubargli un bacio quando diventa troppo saccente e serio, potresti convincerlo a non buttarsi sempre nei guai e pretendere di esserci sempre, se proprio non può resistere a mettersi nei pasticci.

Ma è tutto così inverosimile...



 
Sempre ti aspetto 

Apro per te ogni finestra

Respiro e l'aria è fresca


Hai ancora le chiavi dell'appartamento a Baker Street, ci torni delle volte, vedi se Sherlock ha bisogno di qualcosa, lo aiuti se ha un caso per le mani, ogni tanto ordinate del take away cinese, ma da quando sei andato a vivere da Mary vi siete visti tutt'al più una volta ogni quindici giorni per tre mesi.
Circa ottantaquattro giorni senza Sherlock.

Come hai potuto resistere?
È tutto così dannatamente insensato... E solo perché volevi negarti l'evidenza, perché volevi restare fermo nelle tue certezze, nel tuo insensatissimo mantra. Io non sono gay, hai ancora il coraggio di ripetertelo fino allo sfinimento?

Mary ha capito. Ha capito subito. Nessuno di voi due ha fatto il nome di Sherlock, ma sapevate entrambi che il motivo per cui tra voi non avrebbe mai potuta funzionare è proprio lui, l'unico consulting detective al mondo, l'unico affanno che tiranneggia nel tuo cuore con qualsiasi altra cosa voglia avvicinarsi alla sacca arteriosa dei sentimenti. Se lui non fosse ritornato, ricomparso teatralmente vivo con l'ennesimo colpo di scena, probabilmente avresti potuto continuare ad essere un buon fidanzato per Mary. Se non fosse stato per Sherlock la convivenza con lei sarebbe stata un nido ovattato e rassicurante. E invece era diventata una gabbia. Dorata, certo, ma sempre una gabbia.


 
Salterà i muri, le cancellate 

Starà nei pozzi, in fondo ai corridoi

E verrà a prenderti, a portarti fuori


Apri la porta del 221 B e inizi a salire quei diciassette dannatissimi gradini.
Sono troppi perché tu non possa cambiare idea, voltarti e andartene, per non tornare più, senza nemmeno parlargli. E te ne andresti, quasi lo faresti, se non sentissi una voce, la sua voce che chiama:- John?

Sei ancora a metà dei gradini, alzi gli occhi, lui non c'è ad aspettarti al termine della scalinata.
Potresti benissimamente essertelo sognato, non sarebbe la prima volta. - Sherlock?

La sua voce continua a risponderti:- No, è il teschio che ha ripreso inspiegabilmente a parlare... - sarcastico, saccente, riferimenti a situazioni precedenti, è lui. Evidentemente seduto in salotto.

E infatti, eccolo là, sulla sua poltrona nera.

- Mary non ha nemmeno urlato, ti è andata bene.

- Ma come...? - sospiri. Perché ti stupisci ancora?

Sherlock non si scompone affatto:- Torni a casa con il borsone a tracolla, un'espressione pensierosa ma triste, entrambi segni molto evidenti che hai rotto con Mary, forse per sempre, e sei tornato qui. Non hai pianto, non hai gli occhi rossi né hai tentato di strapparti i capelli e nemmeno zoppia psicosomatica, segno che sei stato tu a lasciare Mary. Ma per quanto una rottura del genere possa averti indotto a riflettere sulla futilità della tua esistenza sei abbastanza quieto e hai i nervi apposto, non mi hai nemmeno urlato contro quando ho dato prova del mio sagace sarcasmo, quindi non hai appena litigato con Mary, avete solo abbastanza pacificamente deciso che non potevate stare più insieme.

Esasperante. È semplicemente esasperante. Bellissimo, brillante, affascinante... Anche. Ma esasperante, prima di tutto. - Visto che sei così bravo deduci pure perché non poteva funzionare... - sfidi, sedendoti sulla poltrona rossa, la tua poltrona, con il tuo cuscino patriottico. È questo il tuo posto nel mondo. Sospiri piano. Perché hai voluto andartene?

Sherlock non si scompone, di guarda con i suoi occhi cerulei, scuotendo lievemente il capo:- Troppo diversi. Lei una signora medio borghese annoiata e tu un uomo d'azione. Era ovvio fin dall'inizio che non potevate durare molto.

Questo è troppo. - Tu non l'hai visto l'inizio di questa relazione... - gli ricordi, massaggiandoti l'attaccatura del naso, senza reale convinzione.

- Ma lo posso dedurre...

- Ah sì?

Alza le spalle:- Posso intuire...

- Stupiscimi, allora. - perché lo stai facendo? Finirà male. Lui non potrebbe mai capire...

Ed eccolo, puntualmente, in difficoltà, come ti aspettavi, continua a guardarti negli occhi solo perché sa che se distogliesse lo sguardo capiresti che ha capito. - Ma...

Ma è troppo. Non puoi continuare a fingere per tutta la vita.

- Te lo dico io allora... Mi sono messo con Mary perché non potevo avere te. Perché tu eri dannatamente morto e io ero dannatamente solo e infelice. E ho sperato di poter essere meno solo e meno infelice. Poi torni tu, con le tue indagini, le tue manie, le tue dannate camicie viola e i tuoi dannati capelli ricci e la tua dannatissima brillante intelligenza... e mi hai fatto rivivere la vita che pensavo di aver perso per sempre... Ne ho avuto paura, non volevo che finisse di nuovo male, e me ne sono andato a vivere da Mary ma non potevo continuare a rimpiangere all'infinito ogni minuto che non passavo con te e non potevo continuare a fingere a Mary che francamente non lo meritava, e così ho preso armi e bagagli e me ne sono andato di casa, di comune accordo con lei. Ho fatto la strada a piedi a tormentarmi su quello che ti dovessi dire e...

Sherlock scatta in piedi e liquida:- Mi dispiace di averti fatto soffrire, John... Non succederà più. - senza farti finire. E fa per andarsene via.

 


Sempre ti aspetto
Apro per te ogni finestra 

respiro e l'aria è fresca

Ti alzi precipitosamente anche tu. E se davvero non avesse mai capito niente? E se tu, tutt'ad un tratto gli avessi buttato addosso un fardello troppo pesante? Ci hai pensato, John? E se con il tuo comportamento sconsiderato lo avessi sconvolto? Magari quei pensieri che per te ormai sono prassi lo hanno turbato...

- Sherlock? - ti affretti ad andargli dietro.

Lui si volta, si ferma, a una spanna da te. - Vuoi davvero sapere quello che provo io?

Esasperante. - Certo che voglio saperlo...

Lui deglutisce. Ha gli occhi bassi. Non è un buon segno. Sherlock non ha mai gli occhi bassi.
- Temo di aver sempre saputo che tu provavi questa sorta di insano attaccamento per me, ho cercato di ostacolarti come ho potuto ma...

Ecco. È precipitato tutto nel baratro. Lo sapevi, no? Non avresti dovuto dirgli niente, ma solo accontentarti di una vita parzialmente felice, meglio poco piuttosto che niente. Ma adesso il disastro è fatto. Vattene, John. Non puoi fare nient'altro. - Lascia stare, ho capito tutto, andrò a stare da Greg...

Sherlock ti ferma per il braccio, impedendoti di andartene via. - Non hai capito proprio niente...

Ti guarda negli occhi, con i suoi occhi dannatamente chiari, dannatamente scuri, dannatamente indecifrabili. E non sai cosa fare. Siete così vicini. È tutto dannatamente assurdo...

Ma dannatamente bello. Perché Sherlock colma quella distanza, basta un passo. E goffamente ti bacia. Ti bacia le labbra. La sua bocca contro la tua bocca. Una sensazione conosciuta, ma immensamente nuova.
Un attimo di perfezione in un mondo imperfetto.

- Temo proprio di non capire... - sussurri poi, sinceramente disorientato...

Sherlock si studia le mani per un attimo, poi alza lo sguardo a cercare ancora i tuoi occhi:- Io non sono abituato a dover spiegare i miei sentimenti. E non sono abituato ad avere dei sentimenti che necessitino di una spiegazione. Non ho mai avuto bisogno di nessun altro che me stesso, nel mio palazzo mentale non c'è mai stato spazio per inutili sentimentalismi, per illusioni romantiche e tutto quanto. Poi sei arrivato tu. E istintivamente ho capito che non andavi incoraggiato. Perché avrei dovuto dire addio alla mia fredda razionalità, ai miei schemi, alla mia maschera. Perché io non sono sempre stato così. Sono stato spesso incompreso, deriso, additato, escluso. Ma a te non te ne fregava niente che fossi insopportabile, mi trovavi interessante, te lo leggevo negli occhi... e ne avevo paura. Avevo paura anche solo di poter ipotizzare di poter ricambiare almeno per un briciolo quei sentimenti che tu inconsapevolmente nutrivi per me... Ci tenevo troppo alla mia maschera. Non biasimarmi per questo. Nei due anni che sono stato via non ho fatto altro che pensare a te, a quello che ti avevo detto, a come ti avevo lasciato, a quello che non avevo avuto il coraggio di rivelarti. Perché sono un codardo, John... Quando si tratta di salvarti la vita sono pronto a morire, ma se devo dirti che... - sospira e scuote il capo - argomento come un decerebrato.

Hai quasi le lacrime agli occhi. - Sherlock... 

Lui ti guarda preoccupato. - Cos'ho sbagliato?

E per quanto trovi ancora un po' strano fare una cosa del genere, lo abbracci, semplicemente. Perché lo volevi fare da tanto. Perché ne ha bisogno, anche se non lo chiederebbe mai. Perché è una sensazione dannatamente piacevole avvertire addosso il suo calore.

- Niente, non c'è niente di sbagliato, niente che non vada. E non sei un decerebrato e nemmeno un codardo, toglitelo dalla testa... Sei la persona con cui voglio passare il resto della mia vita. - alzi gli occhi - O queste sono cose sdolcinate che non si possono dire?

Sherlock sorride. - Tu puoi dire tutto quello che vuoi... Ma non ti aspettare che le dica io... - si affretta ad aggiungere.

- Sei sempre il solito, Sherlock Holmes.


 
Sempre ti aspetto

salvami stanco e infelice

Nell'aria la tua luce

 
Verrà l'estate, senza avvisare...




Angolo autrice
Salve! È un po' che manco dal fandom come autrice, ma appena ho messo apposto il caos di un'altra cosa che stavo scrivendo, non ho potuto resistere molto... L'ispirazione per questa storia nasce dalla bellissima “Verrà l'estate” di Pacifico e Malika Ayane che ho scoperto - e amato - per caso, proprio in questi giorni.
Colgo l'occasione per ringraziare chi recensisce-segue-preferisce-ricorda quello che scrivo, è sempre un piacere scoprire che c'è qualcuno che apprezza!
Spero che anche questa storia non vi abbia deluso,
alla prossima :)

lady dreamer
  
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