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Autore: Xandalphon    16/09/2014    3 recensioni
ATTENZIONE! Questa è una storia scritta a quattro mani, da Lullaby1992 e Xandalphon.
Al villaggio del vortice avviene un furto, dalla grande biblioteca vengono sottratti importanti rotoli contenenti una potente tecnica di sigillo. Meno di un mese dopo una chunin di Konoha, Rin Nohara viene catturata e un cercoterio sigillato al suo interno, con le inevitabili conclusioni.
Ora il villaggio del vortice accusa, sebbene non direttamente, Konoha del furto, e Hiruzen manda una squadra ad investigare, irritando ulteriormente la Tsunamikage che interpreta il gesto come se gli avessero dato dell'incapace. Tra tensioni crescenti e un irritante squadra di ragazze.. riuscirà la squadra a portare a termine le indagini senza causare un pericoloso incidente diplomatico?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Genma Shiranui, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Raido Namiashi
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
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27)Niente è più come prima

 

***Inazuma***

I giorni ripresero a scorrere rapidamente. E mi parvero correre sin troppo.
La squadra di Konoha, ormai era passata dai 'rompipalle della foglia' a 'gli eroi nostri alleati' era stata curata e quasi vezzeggiata dai medici, con estrema cura.
Raido, che se l'era vista brutta, ora si stava rapidamente riprendendo, e dato che già dopo una settimana riusciva a stare in piedi, nel giro di massimo altri sette giorni avrebbero potuto riprendere la marcia, e dunque gli altri stavano preparando 'armi e bagagli' per il ritorno.
Mi scoprii dispiaciuta nel pensare che ne sarebbero andati. Tutto sommato era stato... divertente.
Genma e Yuki erano ormai culo e camicia, non c'era uno senza l'altro e sebbene i due negassero anche l'evidenza, beh, manco un cieco non avrebbe potuto non capire che sotto ci covava qualcosa.
Stranamente Nadeshiko era stata molto vicina alla degenza di Raido, andando tutti i giorni a fargli visita, e aiutandolo soprattutto quando i medici lo misero senza troppi complimenti di nuovo in piedi, afferrandolo al volo quando la gamba gli cedeva.
 

Io, ora che avevo parlato con mia madre mi sentivo meglio.
Si, sapere di essere la figlia di una violenza ancora mi angosciava un po', ma sapevo che mia madre mi voleva bene, e dopo un attento esame nella quale sviscerai ogni pensiero, conclusi che era l'unica cosa che davvero contava.
Messa l'anima in pace almeno riguardo a quella questione, fui di nuovo in grado di rivolgere l'attenzione sulle mie amiche. Anche se il pensiero della conversazione tra Rikuro e Kakashi ancora m'impensieriva, decisi di accantonarlo. Almeno per ora.
Oltretutto, aveva poco senso rimuginarci troppo sopra. Anche se, e sottolineo se, avessi provato un qualcosa per l'albino che andasse al di là di una pacata amicizia o di il rispetto che uno shinobi dà ad un suo compagno di battaglia... che senso avrebbe avuto?
Lui era un ninja della foglia, e abitava a Konoha.
 

Io ero una principessa di Uzushi, già fidanzata dall'età di cinque anni e che al suo ventunesimo compleanno si sarebbe maritata volente o nolente con colui che altri avevano stabilito per metro della linea dinastica.
Non esisteva nessun punto d'incontro tra due vite che per quanto simili, erano parallele. Non si sarebbero incrociate.
Ma se io, in qualche modo ero riuscita a farmi questo discorso e a placare almeno un poco la mia mente... Vedevo lo stesso conflitto stampato nel volto di Yuki, che era divorata da ciò.
Era chiaro come il sole che i due si piacevano, e per quanto non potessi parlare per Genma, dato che non lo conoscevo a sufficienza, vedevo, quasi percepivo la titubanza di Yuki.
La sera prima della loro partenza, non si sa bene per quale motivo, ci ritrovammo tutte nella stessa stanza: la mia.
“Dovete proprio stare qui a rompere? Voglio dormire” esordii con poca finezza.
“Piantala. Lo sappiamo che tanto lo dici solo per salvare le apparenze” disse con saggezza Nadeshiko.
“Quindi non fare tante storie. È da una vita che non parliamo più noi tre insieme. Ed è una cosa che non succedeva da... beh, non era mai successo” disse infine Yuki.
Il silenzio dilagò nella stanza.
 

Sembrava che all'improvviso tutte le cose che volevamo dirci premessero perché gli dessimo voce, e al contempo nessuno sapeva né come né da dove iniziare.
“Da quando ci sono tutti sti problemi per parlare?” chiese Yuki.
Sbuffai “Ammettiamolo, è inutile fingere. Il problema sono i ragazzi di Konoha” dissi infine, per evitare che un altro silenzio pesante regnasse nella stanza.
Le due si guardarono, incerte, poi annuirono.
Questo era già un passo avanti.
“Non sembra strano che siamo tutte piuttosto... cosa... tristi? Preoccupate? O quello che è per la partenza di quattro ragazzi? E da quando?” chiesi quasi più a me stessa.
“Beh, ci aspettavamo i soliti stronzi di turno, invece è stato... divertente” disse esitante Yuki.
“Già, è stata un'esperienza... edificante” convenne Nadeshiko. Non era da lei sbilanciarsi.
“Non pensavo ci fossero persone serie alla foglia. Non tra i giovani. Di solito i giovani sono stronzi e i vecchi bacchettoni” dissi io.
Sospirai “Ok, dai. Allora Yuki... tu e Genma?” chiesi.
“Non...”
Nadeshiko la fermò sul nascere “Piantala con la pantomima, ormai l'hanno capito pure le pietre che vi piacete...”
Lei sospirò rassegnata “Cosa volete che dica... si, mi piace. Mi diverto. È una continua sensazione di sfida, senza che però venga presa mai troppo sul serio è... divertente. Dannazione quel tipo è...”
“Come te” completai io.
Lei annuì, mentre un silenzio significativo intercalò nella conversazione.
“Che mi dici di Raido invece eh?” chiese Yuki a Nadeshiko, volendo cambiare in fretta argomento.
Nadeshiko guardò prima me e poi Yuki, e dato che ormai stavamo tutte rompendo il muro di facciata, anche lei disse “è una buona persona e... mi sono sentita in colpa per l'incidente. In fondo era caduto in quella voragine anche per colpa mia...” era una sciocchezza, dato che con tutto il casino sollevato dal ninja della nebbia, di certo lei era l'ultima colpevole, ma avevo sperimentato sulla mia pelle cosa voleva dire comandare più ninja e sentirsi responsabili della proprie scelte e decisioni. Non mi sentivo davvero di redarguirla per quello.
“... però pure quando era sanguinante e ferito...” fece un sorriso misto con uno sbuffo “... ha trovato la forza di sorridere e di chiamarmi con nome e cognome. È stato... è... è stato... cavalleresco” non era da Nacchan impaperarsi così o essere esitante.
E compresi come si sentiva. Vulnerabile, esposta.
Come se qualcuno ti si fosse insinuato a forza dentro la tua corazza e al contempo ti sentissi tremendamente imbarazzata e vulnerabile ma non riuscissi a trovare la forza né per cacciarlo o per opporti in qualche modo a questa... invasione di campo.
Una sensazione che avevo provato sin troppo bene quando avevo condiviso il mio sangue con Kakashi.
E iniziava anche a spaventarmi tutta quest'empatia che riuscivo a provare per loro.
“E tu...? Non hai ancora detto nulla..” disse Nadeshiko, cercando di scrollare la nuvola che si stava addensando sul nostro terzetto.
“Cosa volete che vi dica..? non so neppure io cosa dire. Come dice Yuki... è stato tutto inaspettatamente divertente e mi dispiace vederli andare via.
Abbiamo vissuto una bella avventura insieme a loro, per quanto rischiosa”
“Seee, Ina-chan non pensare di abbindolarci con alcune parole di circostanza. Vogliamo sapere! In fondo anche noi abbiamo vuotato il sacco. Cosa ci dici dell'albino?”
“Io... beh, non v'è l'ho ancora detto, ma... spero capirete, dovevo pensarci un po' su e...” scollai le spalle per riprendere il filo del discorso.
“Durante lo scontro con Kushimaru...” e ripensando a quella battaglia fissai la spada del ninja che avevo inchiodato al muro come un trofeo, mentre invece Hometsu, la spada esplosiva, Akiko l'aveva fatta inchiodare nella sala delle udienze, a perenne monito dei ninja stranieri, come a indicare che con quelli di Uzushi non si scherza.
“... c'è stato un momento in cui abbiamo quasi pensato di non farcela, volevamo ripiegare, ma lo stronzo ha fatto a pezzi Yusuke.. al che ho perso le staffe e... beh faccio prima a farvelo vedere...”
Chiusi gli occhi e attivai lo sharingan, per poi riaprirli, mostrandolo alle due ragazze.
Rimasero allibite.
Prima che me lo chiedessero loro, iniziai a ruota libera a narrare tutto quello che avevo scoperto da allora, compresa la rivelazione di mia mamma, e di come Kakashi fosse stato gentile, durante quei giorni che avevamo parlato, a darmi anche qualche dritta su come usarlo al meglio, promettendo di mantenere il segreto su di esso.
Anche se a lui non avevo raccontato di ciò che mi aveva detto mia madre.
Ma era stato discreto a riguardo, limitandosi a dire con un giro di parole assai delicate, che se volevo parlargli, mi avrebbe ascoltato.
Ormai la diga era rotta, per cui narrai pure di ciò che era successo tra Kakashi e Rikuro prima che partissimo da Uzushi, e la conversazione che avevo casualmente origliato al nostro ritorno.
Le due ascoltarono allibite.
“Ma quindi...” disse esitante Yuki.
“E come se non bastasse ci si è messa pure la zietta... quando siamo tornati mi ha detto che... che resterà Tsunamikage ancora un anno, e poi vuole abdicare a mio favore” dissi infine, sputando anche l'ultimo segreto di quei giorni.
“Ac... Accidenti, ora capisco perché in questi giorni eri così strana” disse Yuki.
“Però hai abilmente evitato di dire una cosa... cosa ne pensi tu di Kakashi?” chiese Nadeshiko.
Un misto di rabbia, gelosia e impotenza mi pervase.
“Cosa vuoi che ti dica Nadeshiko?” sbottai bruscamente.
“Si, potrebbe essere una persona che mi piace, anche se sento che in lui c'è ancora molta oscurità. Probabilmente mi piacerebbe poterlo conoscere davvero, e si, forse potrei pure innamorarmi... ma cosa ne otterrei?” sibilai acida, anche se la mia rabbia non era rivolta a loro, ma avevo bisogno di uno sfogo.
“Tra tre, quattro anni dovrò comunque sposare quel fallito di Rikuro e cosa ne avrei in mano se non amarezza e dolore se lasciassi davvero il mio cuore libero di innamorarsi? Inoltre... voi... voi almeno potreste lasciarvi andare. Potreste benissimo seguirli. Certo, forse farebbero un po' di casino e si solleverebbero proteste, ma potreste seguirli a Konoha, o forse addirittura potrebbero loro abbandonare il loro villaggio per voi e venire qui.
Ma io no. Non posso seguirlo, e non potrebbe stare lui qui. Non potrei mai lasciare che la cosa diventasse più che una pacata amicizia, perché una qualsiasi infrazione al veto che mi hanno messo addosso avrebbe ripercussioni sul clan... ricordate? Devo essere celibe e integra nel corpo e nello spirito” dissi scimmiottando le ultime parole con amarezza e quasi prossima alle lacrime.
Era una cosa che mi faceva infuriare, e il fatto che non potevo oppormi in alcun modo mi faceva solo aumentare la rabbia impotente che provavo.
Loro rimasero allibite delle mie parole aspre e rabbiose.
“Scusami Inazuma. Sono stata insensibile” disse inaspettatamente Nadeshiko.
“N-no scusatemi voi. Ho esagerato solo... in questi giorni mi sta scoppiando la testa. Mi sembrano siano passati anni da quando sono arrivati quattro altezzosi Konohani ad oggi... non poche settimane. Non... non mi sento più la stessa di prima”
Dopo un momento di silenzio fu Yuki a dire “Forse perché in effetti... non siamo più come prima”
La verità di quelle parole ci colpì come un maglio. Già, qualcosa era cambiato.
In noi, e nel nostro modo di percepire il mondo. Ognuna aveva in quei giorni imparato qualcosa di nuovo, o rivelato nuove sensazioni e parti di sé stesse.
Dopo un lungo momento contemplativo Yuki esordì dicendo “Sapete una cosa? Io vado da mister grissino”
Rimasi stupita della sicurezza che sentii nella voce di Yuki.
“Ne sei sicura?” le chiese Nadeshiko, capendo cosa aveva intenzione di fare.
Yuki scrollò le spalle, alzandosi e dicendo “Sono giovane, e potremmo non rivederci neanche più, in base a quello che i capricci del fato riserveranno per noi. Non voglio invecchiare dicendo 'se quella volta avessi fatto...' o pentirmi di essermi fatta passare un occasione così sotto il naso senza avere avuto il coraggio di allungare la mano per coglierla.
Quello che ha detto Inazuma poi mi ha dato solo la spinta finale. Scusami se lo dico Ina-chan, sarà insensibile da parte mia, ma sentire il giogo che hanno messo al tuo collo mi fa ringraziare il cielo di non averne uno anche io, per cui ho tutta l'intenzione di godere delle libertà che mi sono concesse”
Non mi aspettavo un discorso tanto serio da Yuki.
“Buona fortuna” mi limitai a dire.
“Stai attenta” rincarò Nadeshiko, che come al suo solito si ergeva a 'mamma del gruppo'.
Yuki però fece un sorriso a trentadue denti “Ho tutta l'intenzione di giocare con il fuoco e rimanerne scottata... altrimenti che divertimento è?” detto questo si lanciò fuori dalla finestra.
“Anche io andrò a trovare Raido, ma intendo limitarmi a fare un'ultima chiacchierata. Domani non ci sarà più tempo per parlare...”
Annuii a Nacchan.
“Dovresti uscire a farti una camminata Inazuma. Aiuta a schiarire le idee”
“Ci penserò”
“Ci si vede” mi disse uscendo.

Rimasi ancora un bel momento nella stanza, a rimuginare sui miei pensieri e alla fine, vedendo che neppure il sonno veniva per offrirmi un briciolo di sollievo, mi decisi a uscire sotto i raggi della luna, per camminare, come mi aveva consigliato Nacchan.
Lasciai alle mie gambe il libero arbitrio, e quasi da sole mi portarono al mio salice in riva al lago, solo per scoprire che... era già occupato.
I raggi bianchi della luna si riflettevano su una chioma bianca, facendola rilucere d'argento.
“Kakashi?”
“Uh? Anche tu da queste parti? Come mai sei qui?” domandò lui, alzando lo sguardo da sul libro che stava distrattamente sfogliando. Leggeva un libro di notte? Questa poi...
“Veramente potrei farti la stessa domanda, e si dà il caso che sia tu, ad avermi fregato il mio posto preferito...” dissi io.
“Oh, spiacente. Solo che non mi andava di girovagare senza meta e qui mi sembrava un buon posto. È molto pacifico” disse tirandosi su a sedere, dato che prima era coricato lungo il ramo.
“Beh, di posto c'è n'è per tutti e due...” dissi io incerta.
Lui sorrise da sotto la maschera, facendomi posto perché mi sedessi vicino a lui.
“Comunque, che ci fai qui?” gli chiesi.
“Beh, una terrorista con quattro trecce è arrivata a fare visita alla nostra... uhm... casa. E da come dormiva Aoba direi che Genma ha aggiunto qualcosa di sospetto al suo bicchiere... dato che non mi andava di essere drogato o di restare là con i due... beh me ne sono andato a fare un giro. Fortunato Raido che è ancora ospitato dai Genkaku alla loro clinica”
Per correttezza mi sentii di dire “Io invece avevo la testa con i pensieri che ci ronzavano come api impazzite... non riuscivo neppure a dormire quindi...” scrollai le spalle “Mi sono decisa ad andare a fare una passeggiata... ed eccomi qui”
Il silenzio calò tra noi due. Non era un silenzio pesante, perciò mi limitai a guardare un po' il cielo sopra di me.
Era una notte straordinariamente serena. Le stelle erano ben visibili nel cielo, come il quarto di luna crescente.
Mi fu inevitabile lanciare anche un'occhiata anche a lui.
Molte domande mi vennero in mente. Mi sembrava di conoscerlo da una vita, per certi sensi. In qualche modo ultimamente mi risultava facile entrare in sintonia con lui, durante un paio di allenamenti fatti giusto per distrarsi, o mentre parlavamo.
In qualche modo... lo capivo. Era più una ragione istintiva, che non logica.
Sopratutto dato che a pensarci lucidamente, mi rendevo conto che conoscevo assai poco di quel ninja mascherato, del suo passato o di lui.
Non riuscivo a capacitarmi del perché trovassi così... piacevole la sua presenza. Forse per il fatto che era discreto. Sapeva non essere invadente. Forse perché ero giunta ad ammirare la sua bravura come ninja. Oppure perché sentivo che in lui, celato da qualche parte, che albergava ancora quel dolore e quella solitudine che gli avevo visto negli occhi quella notte in cui aveva dato di matto, ed una parte di me in qualche modo insensato e improbabile, desiderava poter medicare quella ferita che si portava dentro.
Era un controsenso. Quella sua aria misteriosa avrebbe dovuto mettermi in allarme, farmi sentire diffidente. Invece, al contrario m'incuriosiva e mi faceva desiderare di poterlo conoscere meglio.
Sentimenti... che cosa dispersiva e conflittuale! Ora iniziavo a capire almeno un po' perché si sarebbe preferito che i ninja diventassero freddi.
“Che c'è?” mi chiese dato che ero rimasta a fissarlo un lungo momento.
“Uh, niente. Pensavo. Tra l'altro... non mi hai ancora detto come mai hai quell'occhio... dato che dici di non essere in alcun modo imparentato con gli Uchiha”
“No, non l'ho fatto... non è una cosa di cui parlo volentieri...” rimase in silenzio per un po', tornando a fissare le stelle.
“Diciamo solo che è stato... un regalo del mio migliore amico. È al contempo una promessa che ho fatto e un mio perenne monito” le sue parole erano criptiche, e capii che non voleva approfondire oltre.
“Domani partirete...” dissi a corto di argomenti. Avrei voluto fargli molte domande, ma avevo afferrato già da tempo che non era una persona espansiva.
“Già. E spero che sarai consapevole del fatto che il tuo gruppetto di ragazze mi ha darà da fare un bel po' di lavoro extra” sentii una nota divertita nella sua voce.
“Eh?”
“Quanto meno dovrò impiegarmi per evitare a Genma di deprimersi” mi disse.
Risi.
“Beh la cosa è reciproca non pensi?” ribattei.
“Già, ma a me toccherà pure risollevare l'animo a Raido, e impedire ai due di ritorcere le frustrazioni represse su quello scemo di Aoba che finirà di certo per irritarli”
Ridacchiai sommessa.
“Sei un tipo strano eh?” gli dissi dopo un momento di silenzio.
“Uh? Davvero?” mi chiese girandosi a guardarmi.
“Ti fai tanto freddo e scostante, ma sei molto attento ai tuoi amici. Ne ho visti pochi di capitani -di Konoha o di Uzushi- che s'interessassero davvero e così tanto ai propri sottoposti”
Lui scrollò le spalle “è mio dovere... e poi...” esitò “...ci sono già stati molti morti. Preferirei per quanto è possibile evitarne altri”
La domanda che mi pose mi spiazzò, lasciandomi di sasso.
“E tu invece? Ultimamente mi sembri piuttosto distratta. Si insomma, a parte la cosa dello Sharingan hai altro che ti turba?”
Come poteva averlo capito? Soprattutto in loro presenza ero sempre stata piuttosto attenta a cercare di mantenere le apparenze.
“Più che altro sono successe tante cose tutte insieme”
“Oh, di quello puoi star tranquilla che è sempre così. O ci si annoia in periodi piatti e monotoni oppure ne hai da ammazzarti di cose che succedono tutte insieme”
Annuii in accordo con le sue parole.
“Come se non bastasse a tutta sta menata della nebbia eccetera, ci si è messa pure mia zia. Dice che tra un anno, massimo due, vorrebbe abdicare a mio favore”
Lasciai la notizia aleggiare nell'aria.
“Ti farei le congratulazioni, ma qualcosa mi dice che non ne saresti troppo entusiasta” disse lui con un po' d'esitazione.
“No, appunto. Non mi è mai interessato il potere. Non lo voglio. Cioè capisco che è il mio dovere, e probabilmente una volta che ci sarò dentro farò ciò che è necessario fare. Però... non so. Vorrei almeno avere più tempo. O forse è solo un capriccio. In fondo è mio destino... prima o dopo cosa cambia?”
Sospirai. “Inoltre c'è di mezzo anche quel pagliaccio di Rikuro. Probabilmente se la zietta affretterà il passaggio del testimone vorranno affrettare pure le nozze.
Questo mi fa venire in mente che...” però sul momento decisi che era meglio non dire che avevo sentito la loro conversazione. Non me la sentivo di affrontare davvero quell'argomento. “...non ti ho ancora ringraziato per aver preso le mie difese... sai, prima di partire per salvare Akiko”
“Ma figurati. Era il minimo che potessi fare. Ti ricordo che sei tu che mi hai salvato la pelle... ben due volte. Inoltre... c'è anche quella volta...” dal tono esitante capii che si riferiva a quando aveva sbiellato.
“Non ti preoccupare, l'ho già dimenticata. Anzi, diciamo che mi devi ancora un favore. Se mai ci capiterà ancora di incrociarci...” dissi con un ghigno.
Lui rispose al sorriso.
“D'accordo”
Era un momento tranquillo, sereno, pacifico. Sentivo di stare bene in sua compagnia, in quel momento. Avrebbe potuto essere l'occasione ideale per cercare di parlare su quei sentimenti confusi che provavo, e capire se la cosa era ricambiata, anche se, di certo non gli ero indifferente, se mi aveva difeso così a spada tratta davanti a Rikuro.
Ma una stoccata d'amarezza mi chiuse la bocca.
Le ragioni erano le stesse che avevo prima elencato a Nadeshiko e Yuki. Che senso avrebbe avuto affezionarsi a qualcuno quando non avrei potuto starci insieme in alcun modo?
“Bene... dato che non si sa mai cosa può succedere o quando, proporrei di godersi questa serata pacifica, e di starcene amabilmente tranquilli” dissi io, troncando da sola la possibilità di parlare ulteriormente.
Lui ridacchiò piano. “Mi sembra un'ottima idea”
Con questo lui si trasferì nel ramo adiacente, e ci accomodammo entrambi sulle spaziose fronde dell'antico salice.
 

  
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