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Autore: arthursheart    16/09/2014    0 recensioni
Si trovavano in una stanza quadrata non molto grande e poco illuminata, le pareti erano blu scure e c'erano due sedie. Justin si sedette su una di queste invece la ragazza, che era molto agitata, iniziò a camminare avanti e indietro. Aveva paura, era terrorizzata e non capiva cosa volesse da lei quell’uomo.
"Justin avevi detto che non stava succedendo niente! Perché mi hai portato qui? Chi erano quei tizi e cosa vogliono da me?" disse la ragazza con la voce tremolante.
"Jennifer non avere paura. Stai calma! Hai detto che ti fidavi di me, no?!"
"Adesso non so più se mi fido di te!” disse la ragazza continuando a fare su e giù nella stanza.
“Jennifer è già abbastanza complicato, non ti ci mettere anche tu!” disse il ragazzo alzando la voce.
La ragazza si fermò e rivolse lo sguardo all’amico, poi disse:
“Bene, allora mi fiderò di te quando mi dirai tutto! Voglio sapere perché sono qui!"
"Certo, adesso se per favore ti siedi ti dirò tutto ciò che so e che mi hanno detto devo dirti!" aspettò che la ragazza si sedeva accanto a lui e poi iniziò a parlare di nuovo.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 32
I'll kill him


Justin si allontanò dal suo viso, e iniziò ad accarezzarle la guancia.
“Come va la gamba?”
“Fa ancora male, ma il dolore è diminuito” Jennifer sorrise e spostò lo sguardo sulla gamba sinistra.
“Non dirmi che Joseph si è trasformato anche in infermiere!” esclamò, non appena notò il ghiaccio e i cuscini posizionati per tenerle la gamba inclinata.
“No, l’infermiere sono io” disse, tranquillamente un uomo, entrando nella stanza.
Jennifer guardò prima Justin, poi l’uomo, con un’espressione confusa dipinta in viso.
“Sono Daniel, l’agente della CIA che aiuta Joseph a mandare avanti questa baracca” si presentò, sorridendo.
“Justin, scusami, vorrei controllare la gamba di Jennifer”
Justin annuì e si alzò per fare spazio a Daniel.
L’uomo tolse l’asciugamano bagnato dalla gamba di Jennifer e la asciugò, poi si concentrò a guardare il punto in cui era presente il livido.
“È tanto brutto?” chiese Jennifer, cercando di mettersi seduta per guardare.
“Tu non preoccuparti, e resta stesa”
Daniel la guardo con un’espressione dura, e Jennifer sorrise leggermente, prima di lasciare che la sua schiena aderisse di nuovo alla superficie del lettino.
“Comunque, sì, è bruttissimo. Adesso dimmi se ti fa male”
Jennifer annuì, poi spalancò gli occhi per il dolore appena Daniel sfiorò la sua pelle, e urlò quando le sue dita fecero una leggera pressione.
Justin le si avvicinò subito, e le afferrò una mano.
“Okay. Adesso ti metterò una pomata con una fasciatura, poi vediamo se riesci a camminare” Daniel si allontanò dalla stanza, lasciandoli di nuovo soli.
“Dubito che tu riesca a camminare senza sentire dolore”
“L’ottimismo è con te, vedo” sussurrò Jennifer, con tono sarcastico.
“Devo ricordarti che un paio di ore fa sei svenuta perché hai appoggiato il piede a terra?” il tono di Justin era duro e arrabbiato.
“Lo so cosa mi è successo un paio di ore fa!” disse Jennifer, quasi urlando.
“Me ne parlerai?” sussurrò Justin, con cautela, temendo una sua reazione.
“Perché non ho sentito nessuno di voi due nell’auricolare, mentre Trevor quasi mi rompeva una gamba? Perché Oliver non sapeva cosa mi stava succedendo? Non ci stava controllando con le telecamere?” esclamò Jennifer, di rimando.
“Non …”
“Perché qualcosa, o qualcuno, stava mandando interferenze” rispose Daniel, che si era fermato sull’uscio e che in quel momento si stava avvicinando di nuovo al letto, con in mano un tubetto di pomata e una fascia bianca.
“Come, scusa?” Jennifer chiese, in evidente stato di confusione.
“Non so come, ma sapevano che non eravate soli, che c’era una terza persona che vi teneva d’occhio e che vi guidava. Non hai più sentito la voce di Oliver nell’auricolare, quando Trevor ti ha afferrata, e Oliver non riusciva a raggiungere la telecamera che era presente dove Trevor ti ha trascinata”
“Ma tu e Joseph avete visto tutto”
“Sì” Daniel annuì guardando la ragazza, e continuò a parlare mentre applicava uno strato di pomata “penso che non abbiano mandato interferenze alla telecamera in sé, sarebbe stato troppo rischioso perché, per quanto possa sembrare strano, avrebbe allertato le autorità..”
“Sì, infatti! Dov’erano?” scattò Jennifer, alzando la schiena per guardare meglio il viso dell’uomo.
“Calmati, e resta ferma, per favore” la esortò, di nuovo. “Ti aspetti che l’autorità portuale stia ferma a guardare le telecamere? La maggior parte del tempo dormono, o stanno lontani dalle telecamere, ma se ci fossero state interferenze, sarebbe scattato un allarme, e loro sarebbero stati costretti a controllare quale fosse il problema. Devo dire che Ashley, e chiunque ci sia alle sue spalle, sa bene come muoversi”
Daniel sospirò, e iniziò ad avvolgere la gamba di Jennifer con una fascia.
“Quindi Trevor mandava interferenze al mio auricolare, in qualche modo” affermò Jennifer.
“Esatto, e in qualche modo, sono riusciti ad oscurare la visuale a Oliver” concluse Daniel.
Jennifer annuì, e guardò l’espressione preoccupata di Justin al suo fianco.
“Adesso prova ad appoggiare il piede a terra” le sorrise Daniel.
Non fu, però, una buona idea.
Appena Jennifer cercò di alzarsi, ricadde sul lettino, stringendo i denti per il dolore.
“Giuro che lo uccido se lo incontro di nuovo” sussurrò a se stessa.
Daniel ridacchiò, e quando aprì bocca per parlare, Joseph entrò nella stanza.
“È per questo che hai voluto tenere la pistola?” sorrise, ma era più un sorriso sarcastico che di divertimento.
“Cosa vuoi?” chiese Jennifer, con un tono tutt’altro che amichevole.
“Sono venuto a controllare come stai” Joseph alzò le mani in segno di resa.
“Hai controllato, adesso puoi andare via” l’espressione arrabbiata di Jennifer suggeriva che avrebbe aggredito Joseph, a prescindere dal dolore.
Joseph serrò la mascella e strinse i pugni ma, dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla gamba della ragazza, uscì, sconfitto, dalla stanza.
“Non essere troppo dura con lui” disse Daniel, inginocchiandosi per ricontrollare la fasciatura.
“È un fottuto figlio di…”
“Jennifer..”
La ragazza spostò il suo sguardo su Justin, che la guardava intensamente.
“Cosa?”
“Smettila”
“Non fa niente, Justin” intervenne Daniel “va bene. È arrabbiata con lui perché avrebbe dovuto avvisarvi che probabilmente poteva essere presente Trevor..”
“Qualcuno che ragiona, finalmente!” lo interruppe Jennifer.
“Ma” Daniel le rivolse uno sguardo di rimprovero “non puoi andare in giro a insultarlo. È un tuo superiore.”
La ragazza alzò gli occhi al cielo, ma non disse niente.
Daniel sorrise e annuì, poi le afferrò delicatamente la gamba per piegarla e stenderla, ma il risultato fu un sospiro tremante da parte della ragazza.
“Devi camminare con un sostegno”
Si alzò e usci di nuovo.
“Dovresti calmarti” le sussurrò Justin.
Jennifer lo guardò, alzando le sopracciglia.
Davvero questo ragazzo non capiva come si era sentita? Una cosa era sapere che Trevor era stato arruolato da Ashley, un’altra era ritrovarselo di fronte, con un passamontagna, che ti afferra e scaraventa contro un container. Se avesse saputo che c’era un’alta percentuale di ritrovarselo di fronte, forse non si sarebbe fatta cogliere di sorpresa e, sempre forse, adesso non si sarebbe ritrovata con una gamba fuori uso.
Daniel ritornò nella stanza prima che Jennifer riuscisse a pensare a un modo adatto per ribattere, e le porse una stampella, guardandola negli occhi.
“Sai, Joseph sembra duro, ma non vuole che vi accadano cose del genere. Era sconvolto quando ha visto che ti avevano raggiunta, e lo è stato ancora di più quando ha scoperto che era Trevor”
Jennifer teneva lo sguardo fisso in quello dell’uomo e le sembrò terribilmente sincero, che non riuscì a dire niente, solo annuire e afferrare l’oggetto che le stava porgendo.
Si alzò, esitando, dal lettino, costringendo la gamba destra a sorreggere tutto il suo peso con l’aiuto della stampella, e mosse un paio di passi grazie ad essa.
“Mia madre ti ucciderà” ridacchiò Jennifer, guardando Justin.
“Co.. Oh cavoli!” urlò Justin, coprendosi il volto con le mani. “Avevo dimenticato tua madre!”
“Le diremo che sono caduta, o qualcosa del genere”
Jennifer scoppiò in una fragorosa risata a causa della reazione del ragazzo.
“Jennifer! Vedo che stai meglio!” esclamò Oliver, fermo sull’uscio della stanza.
“Sì” sorrise la ragazza “penso di dover tornare a casa, tra un po’ mia madre mi darà per dispersa e chiamerà i servizi segreti”
Oliver si guardò alle spalle, prima di riportare il suo sguardo sui due ragazzi.
“Scooter è qui da una decina di minuti, andrete via con lui”
“Perché non è venuto qui?” si intromise Justin.
“Joseph lo ha chiamato appena siamo tornati, gli ha spiegato la situazione, e lui è arrivato appena possibile. Adesso stanno litigando”
Oliver abbassò lo sguardo. Si sentiva in colpa perché era compito suo controllare che tutto andasse per il verso giusto e, invece, aveva perso Jennifer.
“Ehi” la ragazza si avvicinò saltellando a lui, e gli mise la mano libera sull’avambraccio “sto bene, okay?”
Oliver alzò la testa per incrociare il suo sguardo.
“Non è stata colpa tua, Daniel mi ha spiegato cosa è successo e perché non sapevi che fine avessi fatto”
Jennifer gli sorrise, poi riprese a camminare e uscì dalla stanza.
“Allora..” si voltò verso Oliver, Justin e Daniel, con uno strano sorriso dipinto in viso “dove stanno litigando? Non voglio perdermi quest’evento”
Justin fece un sorriso a trentadue denti, Oliver ridacchiò e scosse la testa e Daniel guardò la ragazza con sguardo indagatore.
“Cosa c’è?” sorrise lei, notando l’espressione di Daniel.
L’uomo si strinse nelle spalle e prima di andare via, porse a Justin il tubetto di pomata da mettere sul livido di Jennifer, poi li superò e scomparve in una delle stanze che affacciavano su quel corridoio bianco.
“Allora?” Justin si rivolse a Oliver.
“Okay, seguitemi”
Oliver li condusse attraverso il corridoio, seguendo le voci che si facevano più alte man mano che procedevano, poi attraverso l’ultima porta a sinistra.
Appena entrò nella stanza, le due voci si spensero.
“Oliver” la voce di Scooter.
Justin lo seguì, e qualche istante dopo Jennifer entrò.
“Perfetto!” esclamò Joseph, passandosi una mano nei capelli per la frustrazione.
Jennifer non ebbe il tempo di guardarsi intorno che Scooter la travolse in un abbraccio.
“Grazie al cielo stai bene” le sussurrò nell’orecchio, e la ragazza si ritrovò ad annuire, non abbastanza sicura di cosa fare.
Poi Scooter le si allontanò subito, e rivolse un’occhiata furiosa a Joseph.
“Cosa ci fate qui?” chiese quest’ultimo, osservando i tre ragazzi, poi bloccò lo sguardo sulla figura di Oliver.
“Mi sembrava di averti ordinato di farli aspettare lì dov’erano”
“Non è riuscito a fermare la ragazza zoppicante, che l’ha minacciato di colpirlo in testa con il bastone” si intromise Jennifer, alzando di poco la stampella, e sorridendo.
Non voleva che Oliver venisse punito per non essere riuscito ad obbedire a un ordine, solo perché lei e Justin volevano a tutti i costi assistere alla lite tra i due uomini.
Joseph sospirò e si lasciò cadere su una poltrona.
Jennifer spalancò gli occhi, e finalmente si guardò in giro.
Erano in un salotto, arredato con divano, poltrone, tavolino in vetro e televisione appesa alla parete.
“Sentite” Joseph ruppe il silenzio. Si alzò, spostò la poltrona in modo che fosse di fronte al divano, e fece a tutti segno di sedersi.
“So che siete arrabbiati con me, soprattutto Scooter e Jennifer, ma adesso vi siete finalmente resi conto di ciò che state vivendo, avete aperto tutti gli occhi e avete smesso di vivere nelle favole. Sono dispiaciuto e sono anche arrabbiato, ma questa non sarà l’ultima volta in cui uno di voi si ferirà, quindi è inutile urlarmi contro”
Irragionevolmente, Jennifer iniziò a ridere.
La guardarono tutti, Joseph in primis, come se avessero visto un fantasma, o un esercito di alieni.
Dopo qualche istante ritornò seria, e iniziò a parlare con un sorriso accennato sul viso.
“Okay, Joseph, va bene. Quando riprendiamo ad addestrarci? Voglio davvero fargliela pagare”
“Tu non puoi addestrarti con la gamba in quello stato” intervenne Scooter.
“Tu sta zitto” esclamò Jennifer.
Non voleva essere costretta al riposo, doveva fare qualcosa.
“Non ti per..”
“Domani” rispose tranquillamente Joseph.
“COSA?” esclamarono in coro Jennifer, con gli occhi spalancati per la felicità, Scooter e Justin con le espressioni inorridite.
“Ho detto domani. Troveremo qualcosa da fare anche a Jennifer”
“Perfetto!” esclamò Jennifer sorridendo, poi si alzò, si avvicinò a Joseph zoppicando e lo abbracciò, finendo seduta sulle sue gambe.
Justin si alzò di scatto con gli occhi spalancati e la mascella serrata.
“Adesso dobbiamo proprio andare” esclamò, alzando di molto il tono di voce, e afferrò il braccio di Jennifer per aiutarla o, meglio, costringerla ad alzarsi.
“Esatto” annuì Scooter, con l’espressione divertita, affiancando Justin “è tardi, e la madre di Jennifer vorrà qualche spiegazione”
Justin, quindi, voltò le spalle e uscì velocemente dalla stanza senza aspettare gli altri due. Scooter, invece, fece un cenno del capo in direzione di Oliver e iniziò a camminare a fianco di una Jennifer zoppicante.
“Si è davvero infastidito” ridacchiò Scooter, una volta che furono nel corridoio vuoto, e di Justin neanche l’ombra. Jennifer si limitò a ridacchiare, ma rimase concentrata a camminare per non cadere, cosa piuttosto complicata dal momento che dimenticava di non dover appoggiare la gamba a terra.
Erano usciti dalla casa di Joseph e Daniel, e avevano superato la stanza con tutti gli apparecchi tecnologici, quando Scooter le afferrò delicatamente il braccio, per fermarla.
“Vuoi reggerti a me?” le chiese,  aveva notato la sua espressione dolorante.
“No, gr..”
“Ti aiuto io”
Jennifer fu interrotta dalla voce di Justin, e qualche istante dopo la sua figura sbucò dall’ombra del corridoio. Non le diede il tempo di dire niente, perché, come aveva già fatto al porto, la prese delicatamente in braccio, e iniziò a camminare.
Jennifer appoggiò la testa al suo petto, e sorrise, sollevata sia perché camminare con quell’aggeggio era un incubo, sia perché lui era rimasto ad aspettarli e si era offerto di aiutarla.
Il sollievo, però, durò fin quando non varcò la porta di casa, camminando con la stampella, seguita da Justin e Scooter, e vide il viso paonazzo della madre.
Si guardarono per qualche secondo, e nello sguardo della madre lesse paura, rabbia, sorpresa e ancora paura.
“Che cosa è successo?” la voce le uscì con un sussurro.
“Niente di grave, mamma, sono..”
“Niente di grave? Ma ti ascolti quando parli? Hai il viso ricoperto di polvere, zoppichi e devi sorreggerti con una stampella, e cosa sono questi vestiti?” il sussurro si trasformò in un urlo.
“Io.. Fammi spiegare, okay?” esclamò Jennifer, respirando affannosamente.
Stava tentando di mantenere la calma, di non far trapelare lo sforzo e il leggero fastidio alla gamba.
“Cosa c’è da spiegare? Lui ti sta rovinando!” urlò ancora la donna, indicando Justin.
Jennifer spalancò gli occhi, e serrò la mascella.
“Non parlare di lui così!” urlò Jennifer di rimando “Non sai niente e giudichi!”
Fece un paio di passi verso la madre, ma Justin le prese delicatamente la mano.
Charlotte guardò prima la figlia, poi il ragazzo e infine le loro mani intrecciate.
“Allora dimmi quello che non so”
“Siamo andati a correre, per questo i vestiti, sua figlia è inciampata su un sasso e ha sbattuto forte la gamba” intervenne Justin, che aveva percepito l’aumento di tensione nel corpo di Jennifer.
“Non ho chiesto a te” sputò la donna, con cattiveria.
“Smettila di essere così esageratamente idiota!” esclamò Jennifer.
Poteva sopportare che la madre le parlasse in modo antipatico e arrogante, ma non accettava che lo facesse con Justin.
“Come osi?” la madre fece un passo indietro, inorridita.
“Jennifer, basta, andiamo, ti accompagno in camera”
Justin le afferrò delicatamente il braccio e, quando Jennifer si voltò a guardarlo negli occhi, le sorrise per rassicurarla.
Jennifer annuì, poi si voltò di nuovo a guardare la madre, che se ne stava in silenzio, a mezzo metro di distanza dalla figlia, e infine si avviò su per le scale, seguita da Justin.
Arrivati nella stanza, chiusero la porta a chiave.
“Sono sicuro che Scooter aggiusterà tutto con tua madre, ha sempre le parole giuste” le sussurrò il ragazzo, accarezzandole il braccio libero, per rassicurarla.
Jennifer lasciò cadere la stampella e si tuffò tra le sue braccia, stringendolo forte.
“È stato terribile” sussurrò nel suo collo, lasciandosi scappare un singhiozzo, riferendosi a tutta la giornata appena trascorsa.
“Shh” sibilò lui, stringendola a sua volta e immergendo la testa nei suoi capelli.
“Mi dispiace” si staccò solo per guardarlo negli occhi, il che era molto difficile dato il buio.
“Non preoccuparti, okay? Abbiamo sempre saputo che tua madre è un’idiota” le sussurrò, appoggiando il palmo della mano sulla guancia della ragazza, iniziando ad accarezzarla con il pollice.
Jennifer sorrise e chiuse gli occhi, appoggiando meglio la guancia alla sua mano, e Justin ne approfittò per sfiorarle le labbra.
“Hai bisogno di un bagno, siediti che te lo preparo” le sorrise, poi la aiutò a sedersi sul letto, accese la lampada e si diresse nel bagno.
Quando il ragazzo ritornò nella stanza, Jennifer non si era mossa di un millimetro, e guardava un punto fisso nel pavimento.
“Ehi” sussurrò, appena si sedette accanto a lei.
Jennifer si mosse, finalmente, e lo abbracciò.
“Non andare via” sussurrò lei, e alcune lacrime iniziarono a rigarle il viso e a bagnare la maglia di lui.
Justin si limitò a scuotere la testa e ad accarezzarle schiena e braccia.
“Trevor..” prese un respiro profondo, poi continuò “ha sparato per spaventare te” concluse, stringendo di più la presa.
“A quanto pare ci è riuscito” la voce di Justin era dura.
“Ha detto che la prossima volta ci penserai due volte a lasciarmi, e che non finirà così” si bloccò, per reprimere un singhiozzo. “Ho avuto paura, Justin, adesso che ci ripenso non so come ho fatto a non farmi prendere dal panico”
“Su una cosa siamo d’accordo, io e Trevor” Justin la allontanò per guardarla negli occhi “non ti lascerò più, non gli permetterò di farti di nuovo del male”
Jennifer tirò su col naso, e annuì, asciugandosi le guance.
“Vado a controllare l’acqua” si alzò, e sparì di nuovo in bagno.
Jennifer, invece, restò seduta e si portò una mano dietro la schiena, dove teneva ancora la pistola che Joseph le aveva lasciato tenere. La afferrò e la guardò, rigirandola tra le mani, poi tolse il caricatore, dato che non poteva tenerla in casa carica. Si alzò, quindi, e, zoppicando, si avvicinò al comodino per poggiarla nel primo cassetto. Avrebbe pensato a un nascondiglio migliore il giorno dopo.
“Il tuo bagno caldo è pronto” la voce di Justin la fece sussultare.
“Sai” aggiunse lui, avvicinandosi “ancora non ci credo che te l’ha lasciata tenere” concluse, quando ormai era proprio accanto a lei. Chiuse il cassetto, in cui Jennifer aveva riposto l’arma, le prese delicatamente il braccio, con cui circondò la sua spalla, e la condusse in bagno.
Stava per uscire, quando Jennifer lo richiamò dentro, il viso rosso per l’imbarazzo.
“P-puoi aiutarmi?” balbettò, a bassa voce, guardando il pavimento.
“Sicura?” ridacchiò lui, divertito per l’imbarazzo della ragazza.
Lei annuì, poi aggiunse, in un sussurro “resto in intimo, per entrare nella vasca, non voglio stare da sola”
“Okay” disse Justin, le si avvicino e la fece sedere sul bordo della vasca.
“Per prima cosa dobbiamo togliere la benda alla gamba” e si accomodò sul pavimento.
Jennifer si limitò a osservare il suo viso, mentre lui cercava in tutti i modi di essere delicato.
“Più guardo la tua gamba, più ho voglia di uscire, trovare quel pezzo di merda e ucciderlo”
Jennifer rise, poi ritornò seria e disse: “Invece resti con me, perché ho bisogno di te”
“È l’unico motivo per cui è ancora vivo” Justin si alzò sulle ginocchia, per essere alla sua altezza, e le diede un dolce bacio.
“Adesso tieniti a me e alzati, attenta a non appoggiare la gamba a terra”
Jennifer annuì e fece come le era stato detto, e cercò di restare in equilibrio su una gamba, mentre lui le sfilava il pantalone, e poi la aiutava con la maglia, e infine restò in intimo.
Gli occhi di lui caddero a guardare il corpo di lei, e si spalancarono subito.
“Cosa… cosa ti ha fatto?” sussurrò, la voce piena di terrore, poi portò le dita ad accarezzare la pelle violacea, all’altezza dello stomaco.
Al contatto, Jennifer si lasciò scappare un piccolo gemito di dolore.
“Perché non hai detto niente a Daniel?” le chiese ancora, incontrando il suo sguardo.
“Non pensavo fosse così viola” rispose, distogliendo lo sguardo dal suo viso, per portarlo sul suo stomaco.
“Ucciderei prima lui, e poi me per non essermi guardato alle spalle quando mi hai lasciato la mia mano” esclamò, coprendosi il viso con le mani, che poi strinse in due pugni.
Riportò lo sguardo sul suo corpo, notando solo in quel momento altri piccoli lividi e graffi sulla pancia, sulle braccia e sulle gambe.
“Puoi girarti, per favore?” le chiese, poi, sperando che la schiena fosse messa meglio.
Jennifer si lasciò scappare un respiro tremante, perché si stava rendendo conto che la gamba non era l’unico punto che le provocava dolore. C’era lo stomaco, per il pugno, e la schiena, che aveva scontrato con il container e poi con il terreno.
Si era concentrata solo sulla gamba, tanto da dimenticare il resto del corpo.
Iniziò, però, a girarsi di spalle, non aveva altra scelta, e capì che la sua schiena non era messa bene dalle dita di Justin, che sfioravano i punti doloranti.
“Domani devi farti vedere da Daniel” le sussurrò, afferrandole delicatamente le braccia per farla voltare.
Jennifer deglutì, e annuì leggermente. Non voleva contraddirlo, stava cercando di rendersi utile, e riusciva a vedere il senso di colpa che lui stava provando.
“Adesso però voglio fare il bagno” ridacchiò.
Justin la prese in braccio, per la terza volta quel giorno, e la adagiò delicatamente nella vasca piena d’acqua calda.

Spazio autrice:
quasi un anno di ritardo. Mi scuso con le persone che seguivano la mia storia, ma sono stata occupata nella mia personale missione: 'finire il quinto anno, e lasciare quello schifo di scuola'.
Comunque.. Meglio tardi che mai.. *mi nascondo*
Ho fatto del mio meglio con questo capitolo, e alla fine, dopo averlo scritto 39429382 volte, ne è uscito quelcosa di buono..
Spero che ci sia ancora qualcuno disposto a leggere..
un bacio, simo.

 
  
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