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Autore: Bloodlines    16/09/2014    3 recensioni
La storia che andrete a leggere è ispirata alla coppia formata da Vaas Montenegro, uno degli antagonisti del videogioco Far Cry 3, e Lara Croft, nella sua versione più giovane che compare nel capitolo più recente di Tomb Raider. Ci saranno rimandi ad avvenimenti e personaggi di entrambi i videogiochi. Il punto di vista è quello di Lara.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, Lara Croft, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Le onde del mare si infrangevano a ritmi regolari contro le fiancate della nave "Endurance", mentre la trasportavano verso quello che aveva sempre sognato : l'avventura. Lara Croft non riusciva a smettere di sorridere, mentre osservava il profilo dei delfini appena distinguibile attraverso l'immenso manto d'acqua salata che li circondava. Anche loro sembravano felici, ma niente era paragonabile a quello che stava provando la ragazza in quel momento.

"Diventerai una grande archeologa, Lara. Proprio come tuo padre. Sono sicuro che sarebbe così fiero di te... "

Le era stato detto il giorno in cui aveva terminato gli studi all'università. Facoltà di archeologia, ovviamente. Fin da bambina, adorava tutto ciò che riguardava gli antichi miti e le leggende, e sebbene suo padre, Richard Croft, cercasse in tutti i modi di far sì che la figlia passasse il suo tempo all'aria aperta insieme agli altri ragazzini, Lara aveva sempre preferito stare china sui libri, affascinata dalle accurate descrizioni dello stile di vita di civiltà antichissime, oppure dai reperti che erano stati rinvenuti negli ultimi tempi. Le piaceva anche disegnare. Quante volte suo padre l'aveva sorpresa ad aggirarsi tra i labirintici corridoi della residenza Croft, oppure nei pressi dell'immenso giardino, mentre scribacchiava su un taccuino abbozzando qualche schizzo di tutto ciò che vedeva. La fontana, l'esterno della mansione, le statue di marmo e perfino qualche ritratto del vecchio Winston Smith, il maggiordomo. Alla vista di quei disegni, anche il signor Croft si lasciava spesso sfuggire un sorrisetto. Poi, tutto era cambiato. Da quel tragico incidente che aveva portato suo padre alla morte durante una spedizione. Lara era diventata una ragazza ancor più chiusa in sé stessa, ed a dispetto di qualsiasi aspettativa, la sua sete di conoscenza era cresciuta ancora di più, tanto da indurla a presentare la richiesta di ammissione all'università. Data la sua condizione economica, avrebbe potuto studiare al prestigioso college Wimbledon, tuttavia ella aveva rifiutato. Non voleva che la sua scalata venisse in qualche modo agevolata. Preferiva fare tutto da sola, anche in quel caso. Poco importava se per pagarsi l'università si era ritrovata costretta a svolgere piccoli lavoratti, di cui addirittura uno come cameriera in un vecchio bar malfamato. Ricordava ancora com'era stato difficile, per lei, ignorare gli occhi avidi dei clienti, mentre la scrutavano con interesse mentre si aggirava tra i tavoli per prendere le ordinazioni. Fortunatamente, il proprietario del locale si era sempre comportato in modo gentile con lei, e non aveva mai permesso a nessuno di sfiorarla. Chissà, forse credeva che lei lo avrebbe ripagato in qualche modo. Oppure era semplicemente diventata paranoica, tanto da non fidarsi di nessuno; ad eccezione di se stessa. 

«Ehi Lara! Da questa parte!»

Una vocetta acuta la spinse a voltarsi, interrompendo quindi il flusso dei suoi pensieri. Le labbra di Lara si allargarono in un sorriso ancor più disteso, quando si ritrovò a fissare la sua migliore amica, Sam, con una telecamera tra le mani. Sì, nonostante il suo carattere, anche lei era riuscita a stringere un forte legame con qualcuno. Sam l'aveva sempre appoggiata, in qualsiasi situazione, e dire che si erano conosciute in maniera molto bizzarra. Tornando a casa dall'università, Sam le era finita letteralmente addosso, facendole cadere i libri sul marciapiede e rischiando di far crollare anche lei a terra. Inizialmente, Lara aveva reagito in maniera scontrosa, come al solito, soprattutto perché teneva ai suoi preziosi libri più di qualsiasi altra cosa al mondo. In seguito alle affrettate e goffe scuse della ragazza, tuttavia, si era lasciata sfuggire inevitabilmente una risata. Forse fu quello a permetterle di considerare Sam la sua migliore amica. Dopo la morte di suo padre, nessuno era riuscito a farla ridere. Nessuno.  

«Sam, ma che fai?! Metti via quella roba.»

«Oh no. Un primo piano su colei che diverrà l'archeologa più famosa del mondo è d'obbligo! Soprattutto se la telecamera è mia.» 

Le strizzò l'occhio, con complicità. Sam era un'appassionata filmaker, e aveva insistito affinché Lara le permettesse di occuparsi delle riprese nella spedizione. Ovviamente, la ragazza aveva acconsentito, anche per ripagare il fatto che Sam l'avesse seguita a bordo dell'"Endurance". Lei era molto più abituata della sua amica alla vita su quella nave, anche perché vi aveva passato molto tempo dopo la morte di Richard, in compagnia del capitano Conrad Roth, un uomo burbero, che era stato però grande amico di suo padre, e l'aveva trattata praticamente come una figlia per tutto il tempo. Le aveva insegnato molte cose, con una pazienza che Lara non si sarebbe mai aspettata da parte sua, e si era sentito in dovere addirittura di addestrarla nell'uso delle armi, sebbene la ragazza non l'avesse trovato molto interessante. Addestrarsi ad uccidere, come avrebbe potuto provare piacere in una cosa del genere? Ciò nonostante, aveva accontentato Roth, anche perché sarebbe stato sgarbato rifiutare il suo aiuto, soprattutto se lui lo riteneva così importante. Lara conosceva praticamente tutto l'equipaggio della "Endurance", mentre invece Sam era praticamente un'estranea, a bordo. La ragazza, tuttavia, aveva fatto in modo che l'amica socializzasse con tutti, cosa tutt'altro che difficile per lei, considerando il suo talento nel relazionarsi con gli altri, molto più sviluppato del suo, senza alcun dubbio. 

«Fossi in te risparmierei le batterie finché non saremo arrivati a destinazione!»

Sam sbuffò, alzando gli occhi al cielo e decidendosi ad abbassare la telecamere per mostrare il suo volto, dai tratti asiatici, ereditati senza dubbio alcuno dal padre di origini giapponesi. I capelli, neri e tagliati cortissimi, non le arrivavano nemmeno alle spalle, tuttavia un ciuffo ribelle ricadeva sulla fronte spaziosa di lei. Diceva sempre che avrebbe dovuto tagliarselo, tuttavia Lara ormai credeva che la ragazza ci avesse preso gusto a scostarselo bruscamente con la mano, tant'è che il più delle volte lo faceva senza neanche accorgersene. Un vizio che la rendeva ancor più buffa di quanto non fosse già, agli occhi di Lara. 

«Va bene, va bene. Hai ragione. Non voglio ritrovarmi a secco, lì, e rallentarvi mettendomi a cambiare le batterie. Oh, sono così emozionata!»

«Anch'io! Non preoccuparti, comunque, credo piuttosto che sarò io a rallentare tutti, sai bene che per me ogni cosa è importante.»

«Sì, probabilmente ti metterai a studiare da vicino anche le pietre o le foglie del posto.»

Ridacchiò la ragazza, inclinando leggermente il capo di lato. Lara conosceva quello sguardo, compariva sul volto dell'amica ogni volta che avrebbe voluto dirle qualcosa ma temeva una sua possibile reazione irritata. Prima che potesse incitarla a parlare, tuttavia, Sam si decise a riprendere la parola. 

«Sai, ho notato che non tutti sono sicuri del fatto che la tua improvvisa decisione di cambiare rotta sia stata azzeccata. Dicono che ci porterai allo sbando, e Reyes sostiene che Roth sta soltanto accontentando i capricci di una ragazzina, rischiando di mettere a repentaglio le sorti di tutto l'equipaggio. Io... »

«Non sono molto simpatica a Reyes, questo è abbastanza evidente anche dal modo in cui mi guarda, ogni volta. Ma è stata lei a scegliere di imbarcarsi, non... »

«Lara, non ti sto accusando di nulla! Voglio solo riferirti quello che ho sentito... »

«Lo so. Scusa.»

Erano giorni che Lara continuava a chiedersi se la sua decisione di dirigersi verso il Triangolo del Drago, una zona macabramente famosa dell'arcipelago malese. Roth aveva provato a dissuaderla, ricordandole ciò che si diceva su quel luogo. Attività paranormali, addirittura. Tempeste capaci di spazzare via qualsiasi cosa, compresa l'"Endurance". Lara però non aveva mai creduto a racconti del genere, ed alla fine era riuscita a convincere Roth, provocando però lo scontento del resto dei presenti alla spedizione. Reyes non mancava di ricordarle quanto fosse stata avventata, ovviamente. Altri, invece, come Jonah Maiava, il massiccio cuoco della nave, e Alex Weiss, si limitavano a rivolgerle sorrisi forzati, tanto per non farla sentire a disagio, senza rendersi conto che quel loro comportamento la infastidiva più degli atteggiamenti sgarbati di Reyes. 

«Rook Island. Perché proprio lì?»

A quanto pareva, Sam stava tentando di cambiare argomento, e l'amica gliene fu grata. Tra le mani, adesso, stringeva una vecchia mappa, su cui Lara aveva segnato dei punti di riferimento. Da ciò che aveva letto, proprio a Rook Island era avvenuto il grande tradimento del più fidato soldato di Zheng He, Lin Cong, il quale lo aveva derubato di tutti i tesori e le reliquie presenti all'interno della sua grande flotta. L'isola fu quindi sotto il dominio di Lin Cong, il quale schiavizzò la popolazione indigena del posto, i Rakyat, costringendo tutti loro a erigere templi in onore della sua dinastia. Zheng He, un potente signore della guerra cinese, tuttavia, non ci mise molto a sbaragliare il breve impero di Lin Cong dall'isola, grazie anche all'aiuto dei Rakyat, che colsero l'occasione per ribellarsi. Prima di morire però, Lin Cong riuscì a nascondere e sigillare la "Chaoyang", la più grande delle navi di Zheng He, contenente uno dei suoi tesori più preziosi. La nave non fu mai trovata, e la maggior parte degli studiosi aveva ipotizzato che probabilmente non fosse mai esistita, oppure che Lin Cong avesse deciso di salpare per evitare di essere ucciso da Zheng He, lasciando quindi a Rook Island soltanto sangue e macerie. Lara però non credeva a questa versione dei fatti, soprattutto dopo aver approfondito l'argomento tramite vari studi. Chissà, forse qualche discendente dei Rakyat avrebbe potuto guidarla verso la verità. 

«E' piuttosto.... complicato da spiegare. Ecco, partiamo dal fatto ch-- »

«Lara! Sam! Volete rimanere a digiuno, forse?»

La ragazza si voltò di scatto, ritrovandosi a fissare l'enorme figura di Jonah Maiava. Un sorriso gioviale decorava come al solito il volto dell'uomo, mentre sventolava la mano nella loro direzione, incitandole a rientrare. La strana capigliatura di Jonah l'aveva sempre incuriosita; soprattutto perché, sommata alla sua carnagione scura e ai tatuaggi tribali presenti sulle braccia, lo faceva assomigliare a uno dei Rakyat di cui aveva letto nei libri riguardo Rook Island. Non riuscì a trattenere un sorrisetto, che non sfuggì al cuoco della "Endurance".

«Finalmente un sorriso! E' da quando siamo partiti che non ne vedo uno, sai? E sono felice che sia stata la prospettiva di assaggiare le mie leccornie a fartelo spuntare!»

Le arruffò i capelli, quando gli passò davanti, seguita da Sam, che evidentemente aveva un bel languorino. Ciò fu confermato durante la cena, quando, per la foga di riempirsi una seconda volta il piatto prima che lo facesse qualcun altro, si lasciò cadere addosso un bel po' di calamari e gamberi, seguiti dalle imprecazioni di Jonah. Se c'era una cosa che il cuoco detestava, era vedere il cibo sprecato. Lara cercò di non pensare alle parole che l'amica le aveva detto poco prima sul ponte, riguardo ai membri dell'equipaggio. Quello che più la infastidiva era il fatto che con lei non ne avessero mai parlato, limitandosi a confabulare tra loro in segreto. Di colpo, le passò l'appetito. Lasciò tintinnare la forchetta nel piatto e si alzò, inventandosi una scusa per dileguarsi. Sentì su di sé lo sguardo da avvoltoio di Reyes, e anche quello di Roth, che dopo qualche istante la seguì sul ponte, mentre lei era intenta a leggere un libro alla luce di una torcia. 

«Avanti, Lara. Dimmi cosa c'è che non va.»

Il capitano della "Endurance" la conosceva fin troppo bene per lasciarsi ingannare. Lara sollevò lo sguardo, senza però incrociare quello di Roth, puntandolo invece sui nuvoloni che erano comparsi nel cielo, nascondendo il chiarore della luna. Ecco com'era il suo umore al momento. 

«Lo sai già, non c'è bisogno che io te lo dica. Mi conosci.»

«Non tanto da riuscire a leggerti nella mente. Fammi indovinare, ansia per la tua prima spedizione?»

Roth manteneva sempre la stessa espressione, qualsiasi cosa dicesse, dunque inizialmente per Lara era stato difficile capire quando fosse serio e quando invece stesse scherzando. Ora però, aveva imparato a cogliere quella leggera sfumatura di ironia mista a sarcasmo che caratterizzava la sua voce quando la prendeva in giro. La ragazza scosse la testa. 

«Forse sarei dovuta rimanere a casa. Non ho niente da fare qui.»

«Che intendi dire?»

La sua fronte si corrugò, facendolo sembrare ben più vecchio di quanto non fosse in realtà. Del resto, neanche i capelli grigiastri e la barba inspida rendevano giustizia alla sua età effettiva. 

«Voglio dire che farò sicuramente un buco nell'acqua, e vi avrò trascinati fin qui tutti quanti senza nessun motivo. Ho parlato con Sam, prima. Non tutti sono felici della mia decisione di cambiare rotta, anzi, nessuno! E Reyes ha detto... »

«Ah, Reyes. Non devi prendertela per quello che dice, Lara, sua figlia Alisha è molto malata, e non può stare al suo fianco perché deve lavorare al fine di procurarsi le medicine per lei. Lara, io conoscevo tuo padre, e conosco anche te. So che non faresti mai nulla di avventato.»

La ragazza abbassò lo sguardo. Roth aveva così tanta fiducia in lei, come se si aspettasse chissà cosa. Non sapeva che quella era una spedizione fondata sul nulla, se non sul fatto che Lara si rifiutasse di accettare la versione degli studiosi riguardo al tesoro di Zheng He. Li avrebbe delusi, tutti. Soprattutto Roth, che aveva anche conosciuto suo padre, e sapeva quanto fosse abile nel campo dell'archeologia. Piccole gocce di pioggia iniziarono a caderle sul capo, e alcuni lampi colorarono di un azzurro vivo il cielo ombroso. Era in arrivo una tempesta. Molto strano, considerando che qualche ora prima sembrava che il clima fosse abbastanza mite. 

«E invece sì, l'ho fatto. Ho trascinato te, Sam e gli altri a brancolare insieme a me nel buio, senza qualcosa a cui appigliarsi. Se non troveremo nulla, dovrò subirmi le espressioni deluse di tutti loro, te compreso. Non ce la farei a sopport-- »

Inaspettatamente, Roth chinò il capo in avanti, posando le labbra sul capo di lei. Non l'aveva mai fatto prima. La pioggia si fece più insistente, bagnando ulteriormente i suoi capelli, che le scivolarono sul viso. 

«Non sono mai stato deluso da te, e non lo sarò mai. Ma devi avere più fiducia in te stessa. Soltanto così potrai dimostrare chi sei.»

Roth le porse la mano, con un'espressione seria sul volto. Lui non capiva. Credeva che lei fosse come suo padre, l'uomo con cui aveva lavorato, ma si sbagliava. Non era mai stata come lui, sebbene avesse fatto di tutto per raggiungerlo. Lara si morse il labbro inferiore, trattenendo le lacrime. Piangere di fronte a Roth sarebbe stata una pessima idea. Lui era così forte, determinato, e lei non voleva dimostrarsi debole ancor prima di sbarcare. Sollevò a sua volta il braccio, intenzionata a stringergli la mano, tuttavia prima che potesse sfiorare le dita di lui, il ponte sobbalzò, facendola crollare a terra. Battè con forza la testa, e il mondo parve esplodere di fronte a lei. Figure indistinte, che si rincorrevano in uno sfrenato girotondo presero a scorrerle davanti agli occhi, mentre la pioggia continuava a batterle furiosamente sul volto. 

«Lara!»

Un urlo indistinto, non riuscì a riconoscere la voce. Probabilmente era Roth. Fece per rispondere, ma si accorse che faticava a muovere le labbra, quindi si limitò a strusciare sui gomiti, tentando successivamente di rimettersi in piedi. Un altro scossone, e le sue gambe cedettero ancor prima che potesse acquisire una posizione eretta. 

«Lara, tutto bene?»

Delle mani l'afferrarono sotto le braccia, aiutandola quindi a mettersi bruscamente in piedi. Roth aveva un taglio profondo che partiva dalla punta del naso fino a squarciargli le labbra, dalle quali grondava parecchio sangue. Lara si diede un'occhiata intorno, accorgendosi che il ponte della nave stava andando a fuoco. In lontananza c'erano delle ombre, ma non riuscì a capire a chi appartenessero. 

«Sì, io... »

Prima che potesse finire di parlare, si sentì trarre all'indietro, finché non rovinò nuovamente a terra. Il ponte della nave si stava letteralmente squarciando in due, e lei era finita sulla metà sbagliata. 

"Roth! Sam!"

Ancora una volta, quel grido prese forma soltanto nella sua mente. Cercò di trovare un appiglio con le mani, ma prima che potesse aggrapparsi a qualcosa, l'acqua l'aveva già circondata. Tutto divenne nero, confuso, mentre Lara cercava di tornare a riva evitando i frammenti della nave che ricadevano con dei tonfi sordi sul fondale. 

"Pensa, Lara, pensa!"

Non era più lucida. C'erano degli squali, in quelle acque, l'aveva letto in uno dei suoi libri. Oddio, sarebbero diventati la loro cena. Cos'era successo all'"Endurance"? Dov'erano gli altri? Domande, domande, ancora domande. Ma nessuna risposta, nulla che potesse servirle per tirarsi fuori da quella brutta situazione. Non avrebbe resistito ancora a lungo, doveva andarsene via da lì. Scalciò con forza, cercando di adocchiare la superficie, oscurata dalla parte del ponte che era affondata con lei. Non sapeva dove andare, cosa fare...

"Devi avere fiducia in te stessa."

Le parole che Roth le aveva detto poco prima, le rimbombarono nella testa come se qualcuno le avesse urlate attraverso un altoparlante. Non poteva finire così. Iniziò a nuotare con più foga, lasciandosi guidare da un chiarore indistinto, forse quello della lunache si rispecchiava sull'acqua. La distanza sembrava infinita, e gli occhi iniziarono a bruciarle. Stava per esaurire l'ossigeno nei polmoni. Continuò a muovere le gambe e le braccia come se avesse il diavolo alle calcagna. No, non il diavolo, ma la morte, il buio, la fine di tutto. Non ce l'avrebbe fatta, sarebbe morta proprio come suo padre, durante una spedizione. Almeno lei non aveva nessuno da lasciare solo....

«Afferra la mia mano!»

Una voce in lontananza, accompagnata dal rumore di un motore. Doveva essere una barca. 

"Roth!"

Fu il primo pensiero della ragazza, quando l'uomo affondò un braccio nell'acqua per tendere la mano nella sua direzione. L'aveva trovata, sarebbe andato tutto bene. Non si chiese nemmeno dove avesse trovato quel nuovo mezzo, tutto ciò che contava era raggiungere la sua mano. Questa volta l'avrebbe stretta, si sarebbe appigliata ad essa come fosse un'ancora per non lasciarla mai più. Allungò a sua volta le dita, graffiando il dorso della mano di lui. Doveva avvicinarsi di più, ma sembrava che qualcosa la attirasse verso il fondo. I vestiti, probabilmente, considerando che erano del tutto inzuppati. Con un ultimo, immenso sforzo, Lara riuscì a stringere la mano del suo salvatore, aggrappandosi e lasciando che la tirasse in superficie. L'aria fresca della notte le riempì i polmoni come un toccasana. Tossì violentemente, mentre veniva trascinata a bordo della barca, stentando a credere che fosse ancora viva. In lontananza, la fiancata dell'"Endurance" con il nome scritto sopra a caratteri bianchi e arrugginiti, si stava inabissando. Lara si passò una mano tra i capelli, socchiudendo le palpebre e cercando di riacquistare una respirazione regolare, dopodiché si voltò in direzione di Roth, per ringraziarlo, per gettarsi tra le sue braccia. Sì, forse questa volta avrebbe anche pianto.

«Grazie, Roth, io non ce l'avrei fatta sen-- »

Le parole le morirono in gola. L'uomo chinato al suo fianco non era Roth, e nemmeno un componente dell'equipaggio dell'"Endurance"

«Benvenuta sulla mia isola, bellezza.»
 

Tutto ciò che riuscì a vedere, prima che lo sconosciuto la colpisse con il calcio della sua pistola, fu la brutta cicatrice che gli attraversava la tempia, fermandosi a pochi millimetri di distanza dal suo bulbo oculare. Poi il buio. 

  
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