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Autore: CamyDesmouly    17/09/2014    2 recensioni
“Lasciate le stelle alla notte, le anime al paradiso e i baci agli amanti.”, io lascio l’amore all’amore.
Se soffrite di diabete o non volete soffrirne, questa non è la storia che fa per voi. C'è tanto zucchero, ma mi reputo capace di creare qualcosa di decente di tanto in tanto, quindi almeno di stile sarà accettabile. Spero.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lenzuola sfatte e cuscini lanciati ovunque: questo lo stato del letto, mentre tutta l’attenzione di Georges è concentrata su Maxime, il corpicino arrotolato sul suo petto. E’ già tanto che fanno l’amore - quasi tutta la serata passata a stuzzicarsi e riempirsi di baci li ha ispirati - e ancora non si riesce a dire soddisfatto. Da quant’è che il silenzio è interrotto solo dal vento che batte contro le avvolgibili?. Georges direbbe mesi, ma è un silenzio che non pesa affatto, con tutti i respiri che si scontrano. Respiri, già, uno dietro all’altro, ad alzare ritmicamente il petto del suo Maxime. Non c’è niente di più bello, niente di più perfetto, forse solo quegli occhi che il suo amante nasconde, tenendoli serrati nel dormiveglia di quella mattina oziosa, in un sogno che Georges sa di non poter interpretare. Mantiene quindi il silenzio, e contempla il silenzio, e tutte le parole che non si stanno dicendo, tutti i ti amo mancati non pesano neanche un po’. Georges sorride e azzarda una carezza, che non smuove minimamente Maxime dal suo sogno. Se il paradiso esiste, si dice, lui ci è dentro ed è grato di ogni singola piuma che il suo angelo può lasciargli sul corpo.

 

L’angelo succitato, che non ama essere definito angelo e ci tiene a farlo presente, è innervosito dagli sguardi che si sente addosso, perciò con un mugugno gli da le spalle, facendo l’errore di concedergli di abbracciarlo da dietro; ed è finita. Spalanca gli occhi, fanali azzurro cielo che abbracciano la semioscurità in cui sono caduti, e tenta di impedire l’inevitabile.
Ma Georges è già sul suo orecchio. Sospira solo il tempo di riempirsi le narici del suo profumo, e poi parla. Maxime odia quando parla, perché non può sfuggire alla sua voce calda, profonda e modulata solo per lui, volta a donargli tutti quei brividi che lo fanno fremere e contorcere. E improvvisamente ha di nuovo voglia di fare l’amore.
“Se un giorno la luna ti dovesse chiamare, non sorprenderti, perché ogni notte le parlo di te, e lei ormai ne ha anche le tasche piene.”, dice, e Maxime ride.

 

Georges sa che il momento sarebbe stato rovinato dal suo cambiamento di citazione, per qualunque altra persona. Ma Maxime, che non ride mai, che non riesce mai a rilassarsi in modo decente, Maxime ora soffoca un risolino, e sì che sorride, e sì che è rilassato, e sì che Georges può bearsi anche di questo spettacolo. Lo stringe a sé, accompagnando la sua risata in un’ottava più bassa, e lascia una scia di baci sul suo collo. Se prima i ti amo non erano necessari, adesso premono in gola, ed eccoli, che seguono i baci nel loro tragitto sulla pelle calda di Maxime. Ti amo, un bacio, ti amo, un altro bacio, ti amo, un altro bacio, ti adoro, e stavolta è sulle sue labbra, ti venero, ti amo, sei tutto, sei la mia vita, un altro bacio, ti amo, ti amo, Maxime, Maxime, ti amo, un altro bacio.

 

Maxime è burbero, ma vivrebbe di questi momenti. Borbotta una protesta – “è davvero necessario tutto questo?” – ma alla fine si crogiola nel vocione del suo Georges. Stringe le dita sul lenzuolo e asseconda ogni bacio, ogni sospiro, ogni parola, con gli occhi semichiusi e le labbra aperte in un ansito continuo che non ricorda aver cominciato. E se Georges può chiamarlo angelo, lui ha diritto di chiamarlo paradiso, perché da qualche parte l’angelo dovrà pure stanziarsi, no?

 

Maxime sorride, Georges ride e Maxime lo segue, e Georges smette, e Maxime lo guarda, e Georges gli dice che lo ama e Maxime lo ripete, gli occhi brillano ad entrambi, i sorrisi sono incollati come le loro labbra, la luce di una timida aurora comincia a fare capolino dalle avvolgibili mezze aperte e tutto è perfetto.

 

 

E fine. Perché sprecare parole per descrivere la perfezione? Non si può. La si deve vivere, la si deve sentire, i giochi di luci e suoni diventano indispensabili e neanche la penna più accorata potrà mai descrivere meglio una nottata come quella di cui ho appena scritto.

“Lasciate le stelle alla notte, le anime al paradiso e i baci agli amanti.” Io lascio l’amore all’amore e, da bravo artista, una storia priva di conclusione, per confondere l’esperienza al lettore più accanito, per sventare una storia che vuole solo personificare l’amore dalle delusioni e dalla cattiveria della vita.

Io lascio questa storia ferma tra due punti: un inizio scontato e un finale impreciso, che racchiudono in una linea soltanto felicità.

 

Io lascio questa storia all’amore.

 

 

C.D.

   
 
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