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Autore: Biebersbreathe    17/09/2014    3 recensioni
Chissà quanto stanno soffrendo le persone che amavo: non lo so, non so nemmeno chi siano. Che poi, è vera tutta sta storia o questo Simon mi sta prendendo in giro?
“Shamuel.”, mi corregge. Si beh, lui. Comunque, se riesce a carpire i miei pensieri e se continuo a non svegliarmi…qualcosa sotto c’è. Potrei provare a pensare al mio numero preferito.
“Ventisei. Smettila, Gabrielle.”, mi dice trattenendo un sorriso. Sono nel Purgatorio. Sono…
“Morta. Sì, sei morta.”
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo settimo.

Un tintinnio, seguito da una piccola luce, mi sveglia. Sbatto le palpebre, cercando di capire dove sono. Non ce n'è bisogno, dato che mi trovo davanti un viso conosciuto. È particolarmente soddisfacente svegliarsi vedendo un angelo. Anche se è senz'ali, in questo caso.

“Forza, forza! E' il nostro secondo giorno, non possiamo perderci nulla!” esclama Justin scuotendomi una spalla. Un bambino al parco giochi sarebbe meno entusiasta. Mugugno qualcosa, girandomi dall'altra parte. Perché il sonno esiste anche quando si è già morti? Potrei fare festini e baccano tutta la notte, invece devo dormire. Non che mi dispiaccia dormire qui, nel materasso accanto a quello di Justin. Shamuel ci ha messo vent'anni a convincersi che non avremmo fatto sesso.

“Dai, Gabrielle!” sbuffa e sento il materasso piegarsi. Deve essersi seduto accanto a me.

“Che ore sono?” biascico. Spero l'abbia capito.

“Che ne so? Non abbiamo un orologio all'Inferno.”, ride. Giusto. Tanto devono ciondolare con le catene in giro senza fare niente di che. Ci sarà la campanella per il pranzo? Ah no, forse non si mangia. Io non ho mangiato ancora da quando sono qua. Però il sonno serve. Ma che cavolo, chi ha stabilito questi maledetti criteri?

Mi alzo a sedere, andando a sbattere una testata contro Justin. Se fossi stata più sveglia avrei finto uno svenimento per finirgli tra le braccia; ma io sono Gabrielle, e sono una camionista. “Porca troia che male.”

Lui mi guarda con tanto d'occhi, le sopracciglia aggrottate: “Mi sa che questo materasso resterà per sempre qui.”, sospira. Può darsi. Se continuo con le parolacce, Dio sarebbe capace di creare il PronfondInferno, qualcosa di schifoso ancora peggiore di questo. Solo per me, limited edition.

Usciamo dalla 'camera', incontrando Shamuel appoggiato fuori. Ci scommetto che è rimasto qua tutta la notte. Adesso mi metto a pensare a dettagli piccanti, così pensa che ci siamo rotolati sui materassi come conigli. Dai miei capelli e dalla mia faccia potrebbe anche sembrare.

“Ma dai suoi no.”, sghignazza Shamuel. Mi giro verso Justin: niente da fare. Sembra una divinità. I capelli spettinati a lui fanno solo effetto seta. Niente a che fare con il mio nido di uccello.

“Che mi sono perso?” chiede Justin guardando prima me, poi Shamuel.

“Lui può leggermi nel pensiero. Stavo pensando che se la gente guardasse me, sembrerebbe che abbiamo fatto i conigli. Ma poi ci sei tu che mi rompi l'inganno.”, spiego brevemente. Ho detto davvero quello che ho appena detto? Maledizione.

“I conigli?” fa confuso. Fingo di non aver sentito, sarebbe troppo imbarazzante spiegargli cosa intendevo. Lascio che mi superino e inizino a parlare tra di loro. Devo imparare a tapparmi la bocca. Ma davvero.

“Come riesci a leggerle nel pensiero?” sta chiedendo Justin a Shamuel. Domanda interessante, ma tanto lui non ti risponderà mai, caro. Inizierà a parlare della fattura della roccia e a blaterare su cose inesistenti.

“Non solo a lei.”, gli sorride Shamuel. Cosa cosa cosa? Sta scherzando, vero? “A tutti.”, continua.

“TU COSA?” urlo, facendo girare due anime. Credo di averle spaventate, ma così almeno ritrovano il brivido dell'adrenalina. “Devi aver fatto qualcosa a Dio per avere questi privilegi. Sei un raccomandato.”

“Che schifo, Gabrielle!” esclama, mentre Justin ride. Cos'ho detto di male? I favori sessuali non sono un reato, per la miseria. Ti sta bene, brutto essere che agli altri risponde e a me no.

“A cosa sto pensando?” chiede Justin divertito. Ma nemmeno i bambini più piccoli! Nemmeno Bella Swan ha fatto una domanda così cretina. Però era peggio: chi cavolo avrebbe pensato al pi greco? Deficienti.

“Muoviti Justin, è il secondo giorno!” lo imito facendo una vocina isterica. Lo afferro per un braccio e lo trascino nel posto dove l'ho incontrato ieri. La roccia dove stava ieri è occupata da un'anima con una tunica completamente rossa. Rabbrividisco, dirigendomi verso un'altra specie di roccia, piatta e allungata. Shamuel da dietro urla qualcosa, poi ride e sparisce in mezzo alle anime.

“Che ha detto?” chiedo sedendomi. Justin si siede di fronte a me e fa spallucce, trattenendo un sorriso. Lui lo sa, traditore. Sorvoliamo su questo aspetto oscuro dei maschi.

“Allora, che facciamo?” cambia argomento, leccandosi le labbra. Lo so che sono secche e non era un messaggio subliminale legato alla domanda, non c'è bisogno di puntualizzare.

“Ci conosciamo.”, rispondo. Penso che ci voglia, no? Per fare un cammino insieme devo prima conoscerlo, poi risolvere i nostri problemi e poi abbandonarlo e... no. Non pensiamoci adesso dai.

Il suo sopracciglio destro si alza di molto, e mi scocca un'occhiata incerta. Poi allunga la mano: “Piacere, Justin Bieber.”

Non ha capito un emerito cavolo di niente.

“Senti, faccio io. Tu rispondimi solo.”, gli sorrido incoraggiante. Lui si stringe nelle spalle, poi annuisce.

“Data di nascita?”

“Primo marzo 1994.”

“Nome completo?”

“Justin Drew Bieber.”

“Luogo?”

“Ma sei un avvocato? Un dottore? Chi se ne frega!” esclama ridendo. Non ha tutti i torti.

“Colore preferito?”

“Viola. Scusa però così tu conosci me, ma io non conosco te.”, obbietta. Due a zero per te, amico.

“Arancione. Film preferito?”

“Blues Brothers, tra i tanti. Il tuo?”

“Neverland.” E lui scoppia a ridere.

“Che film da femmina!” esclama ridendo ancora. Ora gli arriva un manrovescio pesante.

“Guai a te se osi ridere dei due attori più capaci al mondo.”, lo minaccio socchiudendo gli occhi in un (patetico) tentativo di fargli paura.

“Scusa, scusa. Continua.”, dice sghignazzando ancora.

“Cartone animato preferito?”

“Spongebob. Il tuo?”

“Dragon Ball.”, sono costretta ad ammettere.

Ride ancora: “Passi da Neverland a questo? Mi deludi.”

“Stai zitto.”, ma rido anche io. È troppo tenero quando ride e gli si illuminano gli occhi.

“Favola preferita?” continuo.

“Non ne ho idea. Non ci ho mai pensato, forse Peter Pan. La tua? Ah no, non dirmelo: La Bella Addormentata nel Bosco.”, e continua a prendermi in giro!

“Sbagliato. Tobia la Tartaruga.”, lo stupisco. In realtà è davvero la Bella Addormentata nel Bosco, ma questo lui non lo scoprirà mai.

“Tobia cosa? Te lo sei inventato.”, ora ride proprio forte. Dategli una mascherina per l'ossigeno.

“Esiste davvero, lo giuro!” Comunque, passiamo oltre. “Fidanzato?”

“No, morto.”, risponde confuso.

“In vita eri fidanzato?” richiedo, alzando gli occhi al cielo.

“Ah! No. Tu?”, ET telefono casa.

“Nemmeno.” Restiamo un attimo in silenzio, io guardando lui e lui guardando le anime che ci passano accanto. Quando si gira verso di me mi becca incantata a fissarlo. Mi sorride: “Altro?”

“Non lo so, ci sto pensando.”, dico abbassando lo sguardo. Mi fermo a guardare le sue mani, incrociate tra le sue gambe e imprigionate in quelle maledette catene. Insieme alla rabbia, sale un senso di impotenza tremendo. Se fossi sicura di non spaventarlo, piangerei. Questo cammino è per salvare me, non lui. Qualsiasi cosa succeda, lui resterà qui. Le sue catene resteranno dove sono.

“Tutto bene?” mi chiede con una vena di preoccupazione nella voce. Devo avere gli occhi lucidi. Butto giù il rancore, la rabbia e la tristezza. Non voglio che si senta ancora più in prigione di quanto non sia.

“Sì. Per ora basta. Che vuoi fare?” mi alzo e mi pulisco i pantaloni dalla polvere. Lui mi imita, alzandosi.

“Sono sporco?” mi chiede ridendo. Annuisco, guardando i suoi pantaloni bianchi ormai grigi. Non so se ridere perché dovrei pulirlo io, oppure mettermi a piangere perché non può nemmeno farlo da solo, avendo le mani legate.

“Lascia stare, non devo farmi bello per nessuno.”, sorride forzatamente. Sono sicura che ha capito a cosa sto pensando. Devo smetterla.

“Vieni, proviamo a fare una cosa.”, lo prendo a braccetto e andiamo verso la sua camera.

***

“Possiamo smetterla?” sbuffa Justin. Dovrebbe essere grato del mio sforzo, non lamentarsi.

“No.”, sbotto, battendo ancora una volta la pietra contro l'anello di catena che ha attorno al polso. Mi fa già male il braccio.

“Guarda che è un incantesimo divino, non riuscirai a spezzarle.”, si appoggia alla parete della roccia, chiudendo gli occhi.

“Non esiste la magia.”, dico con il fiato spezzato, continuando a infierire sul ferro. Non si allentano neanche per sogno. Ho provato anche a giurare a Dio che avrei pregato. Forse ha ragione il ragazzo qui presente, anche Shamuel mi aveva quasi convinto. Lascio la pietra e mi alzo in piedi. Justin spalanca gli occhi, spaventato.

“Dove vai?” fa sospettoso.

“A chiedere a Shamuel una cosa. Aspettami qui, torno subito.”, lo vedo annuire così mi fiondo fuori dalla sua stanza. Percorro il corridoio fino ad arrivare alla grande stanza dove si ammassano le anime. Quanti assassini, non troverò mai Shamuel. Oh, un momento, basta cercare quello con la tunica pulita.

“Shamuel!” lo chiamo appena lo vedo. Sta parlando con Deborah e Daniel. Chissà se si annoiano a dovermi aspettare per due settimane.

“Dimmi, cara.”, mi fa un mezzo sorriso, interrompendo la conversazione.

“Devi togliere le catene a Justin.”, dico, e spero di aver usato un tono abbastanza severo.

Daniel alza gli occhi al cielo, mentre Shamuel rimane fermo a fissarmi. “E perché dovrei?” mi chiede.

Pensavo mi dicesse che non ne ha il potere. Evidentemente è più forte di quanto pensassi. Gli sorrido nel modo più dolce che conosco: “Perché è un po' difficile portarsi dietro un carcerato per due settimane.”

“Non si possono togliere.”, interviene Daniel, guardandomi come se fossi un insetto sgradevole. Schiacciami, dai, tanto sono già morta.

“Dopotutto... - Shamuel fa un sospiro – Justin non è un assassino a tutti gli effetti. Mi metterò in contatto con il Signor Bloom e vedrò se riesco a interrompere il suo trattamento per due settimane.”, dice.

“Davvero?” esclamo felice. Vorrei quasi abbracciarlo, sottolineo il quasi.

“Davvero. Ma sicuramente non potrà allontanarsi da qui.”, mi avverte tornando serio. No, tranquillo, non lo farò fuggire. Ci riprenderebbero dopo poco, comunque: quella scala larga due millimetri rallenterebbe anche un pidocchio.

“Grazie.”, gli dico, e sono sincera forse per la prima volta in assoluto. Voglio che sappia che, nonostante non sia una cima in simpatia, io l'ho voluto qua perché mi sono fidata di lui. E anche perché se no non avrei nessuno da prendere in giro, ma questo è un altro discorso. Lui ride, poi mi fa cenno di andare, così li lascio alla loro conversazione privata.

“Gabrielle!” la voce di Deborah mi ferma. Mi giro e la vedo raggiungermi; aspetto che riprenda fiato per la corsetta di due secondi che ha fatto. Non siamo tutti atleti, evidentemente.

“Volevo solo... -e si interrompe ancora. Io aspetto paziente. - Volevo dirti che non è bene affezionarsi a qualcuno, qui. L'amore non è permesso nel Regno dei cieli.” Ma di che diavolo parla?

“Debby, conosco Justin da ieri. Sto solo cercando di fare amicizia.”, rido in modo isterico. Non so se è seria o mi sta prendendo per il culo. Sento una specie di attrazione per Justin, d'accordo, ma non è niente a vedere con l'amore.

“Lo so. Se dovesse succedere, sappi che è proibito.”, continua a ripetermi. Va bene, niente approcci maschio-femmina nell'aldilà. Prima che possa risponderle, mi prende una mano tra le sue e continua: “Ma sappi anche che io sarei dalla tua parte.”, dice con voce soffocata dall'emozione. Fermi tutti. Mi sta svelando perché è nel Purgatorio? E io che pensavo che fosse davvero perché sopporta Sham.

“Tu hai.. ehm.. amato qualcuno? Per quello sei punita?” chiedo cercando di usare un tatto che non ho.

Lei scuote la testa, spaventata, come se qualcuno potesse sentirci. “No, Gabri, ma ti prego, promettimi che non ti innamorerai di nessuno. Non voglio che tu possa subire le conseguenze del tuo gesto.”, le parole le scivolano fuori di bocca quasi contro la sua volontà, lo vedo. Mi preoccupa.

“Promesso.”, mi sento solo di risponderle. Lei sembra rassicurata, almeno un pochino. Mi stringe ancora di più la mano, poi la lascia andare e torna verso Shamuel e Daniel. Ma che cavolo è appena successo? Torno da Justin prima che mi dia per dispersa, ma giuro che ci capirò qualcosa in questa storia. Prenderò Shamuel per un orecchio e me la farò raccontare tutta. Ecco, perfetto.

Hello!

Ecco il settimo, fatemi sapere se vi piace :)

Ps: ho pubblicato una os. Non è su Justin, ma se passate a dirmi

che ne pensate ne sarei felicissima. E' QUI.

Chiara :)

  
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