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Autore: Mana Selas    17/09/2014    1 recensioni
Mi chiamo Gumi, sono un essere artificiale creato in provetta dalla scienza, nati per cantare e divertire i nostri creatori, questo fino a che non si stufarono di noi. Fino a quando non ritennero che il tempo delle voci artificiali era finito. Allora iniziò questo inferno, quando decisero di eliminarci in modo scenico, ma non molto originario. Siamo come i gladiatori, dobbiamo combattere tra noi fino alla morte. Ho tenuto questo diario.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gumi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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..........................12-05-XX oggi è lunedì … i giorni voglio fermarli … se continuano a scorrere così in fretta arriverà … non lo ho ancora convinto … non vuole che prenda il suo posto …. Venerdì potrei perderlo. Questi sono i pensieri che ormai mi frullano in testa da una settimana. Nemmeno la scenata isterica di Mayu era riuscita a distogliermi. La prima settimana è trascorsa in modo molto strano, Megurine invece che ricadere nel baratro di disperazione in cui si era rifugiata dopo la morte di Miku, si era ripromessa di fare a fettine l’assassina del suo amato, il che mi aveva tolto un gran peso dal petto, invece Len, beh passavo ogni notte tra le sue braccia da ormai 3 settimane, diceva che lo tranquillizzava avermi vicino, anche se in realtà passavamo quasi tutte le notti a discutere, soprattutto sul fatto che volessi prendere il suo posto, cosa che non poteva accettare, il discorso finiva quando prometteva che di tornare da me, sembrava aver un piano per cui, sono quasi sul punto di cedere. Avrei voluto evitare di scrivere oggi, dato gli argomenti trattati fin ora, così frivoli, ma è successo qualcosa che vale la pena riportare. Oggi nel primo pomeriggio una sirena ha squarciato il silenzio di quella piccola abitazione che è ormai la nostra casa, d’istinto siamo corsi a vedere se il solito monitor nel piano inferiore dell’abitazione di campagna avesse preso vita come capitava di solito nell’intervallo tra un incontro e l’altro per rivelare la triste sorte di qualcuno di noi. Ci aspettavamo chissà quale strana trovata di quei sadici organizzatori. Il monitor era acceso come ci aspettavamo, ma la sorpresa non ci era stata preparata da quelle menti misteriose, ma da uno di noi, infatti una scritta rossa su fondo nero era apparsa in mezzo al monitor, diceva: Avviso di sistema Soggetto: MYV3 serie vocaloid, Mayu Il soggetto sta sovvertendo il regolamento Il soggetto ha sottratto una delle armi dal campo di combattimento Il soggetto sta attualmente vagando ai confini dell’area stabilità Il soggetto ha inutilmente tentato la fuga Il soggetto è incontrollabile Il soggetto è pericoloso Il soggetto se non starà alle regole nell’immediato futuro sarà eliminato in quanto verrà classificato come errore! Avvertiamo i soggetti delle intenzioni ostili del soggetto in questione. “ok Mayu è andata di testa, confortante” disse Len “beh…v.. vediamola con ottimismo” tentò di dire Megurine “onee-sama …. Quale ottimismo!! se fosse riuscita a scappare sarebbe stato un ottima cosa, se l’avessero fatta fuori per questo, va beh, un avversario in meno… ma ti sei chiesta il senso di quell’ultima frase?” “che appena ci trova ci fa fuori” convenne Len “si lo so, che venga l’aspetto!” disse megurine con aria scura, la cosa mi rendeva ancora più nervosa. ..............................16.05.XX Il giorno che più temevo era arrivato. Non voglio lasciare Len per cui ho deciso di accompagnarlo. Oltre all’avversario questa volta c’era anche l’incognita Mayu che ancora non si era fatta viva, e la cosa ci lasciava alquanto basiti. Perché mai non era venuta subito a farci a fette. Lei era armata e noi no. Chissà che strano piano ha in mente. Scrissi sul diario quelle poche parole prima di partire per l’incontro. Piano piano, passo dopo passo ci avvicinavamo a quella maledetta radura, ad ogni passo i miei piedi sembravano più pesanti, ad ogni passo rallentavo fino a che non ci apparve il ponte che portava alla radura, oltre il quale vi erano quelle armi che avevano spezzato delle vite, a quella vista mi arrestai completamente, tremante. Lui mi prese tra le braccia e mi sussurrò: “va bene! Non serve che mi accompagni fin laggiù! Li ci sono dei brutti ricordi, no?” Scossi la testa “ho solo paura di perderti” “ho un piano ti ho detto” “dimmi la canzone” “..no…meglio di no”mi strinse di nuovo la mano e riprendemmo a camminare. “visto non ne sei sicuro, vengo lo stesso, se perderai sarò lì, se vincerai sarò lì” “prometti che non interverrai, lo sai la storia di Mayu vale anche per te, se non sottostai alle regole diventerai un errore e verrai eliminata!” “si, lo prometto. Ti aspetterò su questo maledetto ponte, abbastanza vicina da vedere, troppo lontana per intervenire!” dissi arrabbiata mentre imboccavamo l’entrata del ponte. Arrivammo a circa metà del ponte quando mi fermai e gli lasciai la mano. “va, non farmi aspettare troppo” Lui sorrise, mi prese il volto tra le mani e mi baciò fino a togliermi il respiro. ..............................17.05.XX il mio cuore su quel ponte sembrava impazzito, batteva forte, sembrava volesse esplodere da un momento all’altro. I miei occhi non perdevano di vista il ragazzo dai capelli dorati che esaminava le armi con cura, fino a che con sicurezza, facendo un cenno d’assenso con la testa afferrò il pugnale, anche se contro un avversario come Kaito, non ero sicura che quella fosse la scelta più appropriata; poi lui proseguì verso il centro della radura. Da lì mi era impossibile vedere l’incontro, così arrivai alla fine del ponte, proprio di fianco alle armi. Alzai lo sguardo fissando il mio compagno che ora era girato verso di me e senza emettere un suono mimò con la bocca un messaggio per me: “ricorda. Hai promesso.” Mi sorrise e si girò a guardare il bosco da cui da li a poco sarebbe apparso il suo sfidante. Ero in ansia su che arma avrebbe scelto il ragazzo dalla sciarpa blu, per cui rimasi di sasso nello scoprire che era venuto disarmato. Len sconvolto quanto me gridò “MA SEI IMPAZZITO, PER CASO VUOI SUICIDARTI!?!?” Kaito di tutto rimando si mise a ridere in modo spettrale e rispose “no, no, combatterò ma mi basteranno le mani, mi dispiace che sia proprio tu il mio avversario, ma voi siete i colpevoli, tu e i tuoi compagni, bisogna che la paghiate!!!!” . Così inizio quello scontro. Kaito partì all’attacco tentando di colpire con un destro il volto di Len, e ci riuscì, con un colpo talmente forte da far indietreggiare il biondo che per parare un secondo colpo perse di mano anche la sua arma. Entrambi ormai usavano le mani invece che le armi; trasformando in una scazzottata quell’incontro; pugni, ginocchiate, gomitate, usavano ogni cosa che potesse far male all’avversario e ben presto il più piccolo finì a terra dopo un secondo duro colpo del ragazzo dai capelli blu. Non ebbe nemmeno il tempo di rialzarsi che Kaito gli saltò sopra bloccando contro il terreno. Len decisamente non contento della situazione continuava a tentare di ribaltare la situazione, ma senza successo, mentre l’altro compiaciuto lo guardava con sprezzo. Piano avvinghiò le sue mani sul collo del ragazzo e iniziò a stringere sogghignando “mio caro Len, te lo avevo detto che non mi servivano le armi, e che non mi ero arreso, e soprattutto che l’avreste pagata. Me l’avete portata via. E io porterò via te a lei.” Questo probabilmente fece scattare qualcosa in Len che mollo la presa che aveva imposto istintivamente sulle mani dell’avversario, e inizio a colpirlo in testa, dapprima a mani nude, poi accorgendosi che non aveva molto effetto, afferrò una pietra abbastanza grandicella dal terreno e inizio a colpire finche dopo un colpo ben assestato butto a terra quello che lo sovrastava. In quei pochi secondi in cui Kaito si rialzava e controllava la ferita da cui sgorgava copiosamente il rosso sangue, Len attraverso di corsa la radura e afferrò il pugnale e rigirandoselo tra le mani grido “the fifth pierrot”. Teneva il volto basso così non mi accorsi subito del cambio di espressione. Con passi leggeri e veloci si avvicino all’altro, si fermò davanti all’altro e sussurrò “dovrò punire i bambini cattivi, è il mio lavoro da pierrot!” poi iniziò il suo attacco forsennato. Tirava fendenti precisi: un colpo dopo l’altro, con Kaito che ormai più che cercare di schivare, tentava disperatamente di fuggire dalle grinfie dell’avversario, finche non riuscì a mandare assegno un colpo fatale, dritto al centro del petto. Un tonfo sordo decreto la vittoria di Len che ora fissava con occhi vuoti e un sorriso ebete il pugnale ricoperto di sangue. Poi con una piroetta si voltò verso di me e fece un ampio e teatrale inchino, fissandomi, in attesa. Mi ci volle un po’ per capire, ma poi realizzai e iniziai a battere le mani, si tirò su e mi fece un sorriso innocente. Erano passati si e no 3 minuti da quando aveva gridato il titolo della canzone, evidentemente era ancora intrappolato in quella specie di trans, e quello che ora faceva avanti e indietro sorridente e leggiadro era il quinto, il pierrot. Ho pensato per tutto il tempo che scegliere quella canzone fosse stato un azzardo, il pierrot era un assassino, vero, ma in quella canzone “santa-san” fa uccidere il pierrot. Ora non rimaneva che aspettare che il ragazzo tornasse il solito di sempre, per tornare a casa, ancora salvi per 15 giorni almeno. Questo avevo pensato. Ebbene ho cantato vittoria troppo presto. Mentre quell’essere faceva la sua strana danza nell’arena vidi un ombra tra le frasche. “Len!” lo chiamai non sapevo cosa stava arrivando, ma sapevo che era meglio andarsene, ma lui mi ignorò “LEN!!!” sta volta si girò a fissarmi con aria di uno che non capiva, il volto ancora pallido e sorridente. E poi apparve dietro di lui, lo sguardo iniettato di sangue, lo sguardo da pazza, l’accetta sporca, probabilmente ancora dallo scontro con Gakupo onii-san. Mayu. Corse verso Len , nello stesso istante iniziai a correre anche io verso il ragazzo gridando “ ATTENTO! DIETRO!” . Lui si girò. Lei alzo l’ascia. Non li raggiunsi. Lei calò il braccio colpendolo in pieno. Indietreggio contemplando il suo operato dal bordo della radura, poi prese a fissarmi con quegli occhi accecati dalla follia. Lo aveva colpito, raggiunsi il ragazzo e gli presi il coltello dalle mani e prima che potesse muoversi glielo lanciai contro. Anche se non avevo mirato glielo piantai nella spalla. E con un urlo strozzato torno nel bosco a nascondersi, come una bestia ferita. Corsi dal ragazzo lo presi tra le braccia era ancora cosciente, lo squarcio del colpo di Mayu partiva dalla spalla e arrivava sino al petto. Lui mi strinse la mano e disse: “s…Santa-san, perché? Il petto del pierrot fa male! Il pierrot non vuole morire! Non vuole morire!” ....................................................E via con le nooooote!!!! Tan-tan-taaaaaan Ebbene si, anche se è odioso, vi lascio sul più bello. Non ho potuto resistere, dovevo finire questo capitolo in questo modo! Ok e anche Kaito è andato (si; siamo tutti tristi … certo … ) tirando le somme sono rimasti in pochi, beh anche se il bello deve ancora venire!!!! Bene, forse e meglio che non mi dilunghi nei miei soliti deliri insensati e passi alla canzone, si una, perché per quanto mi sia drogata delle canzoni di Kaito e sia andata per giorni canticchiando “Japanese Banquet Song” non sono riuscita a sceglierne nessuna (anche se sono stata molto tentata di mettere madness of duke venomania, non chiedetemi il perché, non lo so nemmeno io ), e poi per quanto ami kaito, lo ritengo abbastanza insensato e stupido da combattere a mani nude. Arriviamo così alla penultima canzone che citerò, una delle canzoni che preferisco di len … ok giudicatemi ancora più male, ma amo di più Spice, però in questa storia… ammettiamolo ci stava meglio the fifth pierrot!!!!.
  
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