Un mattino nel vento …nella fredda realtà, apristi le
braccia e, come un uccello, cercasti di attraversare quelle gelide folate di
una mattina d’inverno. Sì, mi ricordo, era proprio Febbraio, quel Febbraio di
un anno fa, quello con il cielo grigio e la terra bianca di neve. Febbraio
…ora, senza te, è solo un ammasso informe di colori spenti, colori morti, da
questa finestra si vede ancora quel mondo bianco di questo mese, ma è diverso,
prima d’ora la neve non mi era mai sembrata così fredda …la neve era morbida,
mi ricordava i tuoi capelli argentati. Sì, è quella mattina di Febbraio che mi
ricordo, quella in cui sorridesti e riuscisti a dirmi “Ti amo!”, un Febbraio
caldo dell’amore delle tue parole, che si contrappone al freddo di questa
stanza, alla solitudine del mio cuore, al rimpianto di averti perso. Guardo
attraverso il vetro freddo, questo mio sguardo triste cerca di superare la
linea dell’orizzonte, quella linea che quel giorno con la vanship superammo
insieme, illudendoci che quella era la libertà. Alzo il viso speranzoso
sognando ancora una volta di vederti, da lontano, sorridermi come quel giorno
…sì, mi avresti sorriso, poi avresti tirato fuori le mani dal mantello e
saresti corso ad abbracciarmi, ed era lì che non c’era più inverno, né neve, né
Febbraio, solo tu ed io che ci stringevamo forte per proteggerci reciprocamente
dalla vita che ci era stata tristemente assegnata. Vorrei stringerti ora, qui,
con tutta la forza che ho e pregarti, pregare te, pregare Delphine, pregare
Dio, di farti rimanere con me per sempre, per sempre, per sempre …mille anni,
mille anni ancora, tutta la vita, ma questo sogno infantile è già spezzato,
perché tu ora non sei qui, non sei tra le mie braccia, non sei dal tuo Lucciola
che ti ama …Dove sei? Io non voglio credere che tu non ci sia più, io non ne ho
il coraggio …il mio cuore mi impone di credere che tu sia vivo, e che, presto o
tardi, tra un attimo o un secolo, tornerai qui da me, a illuminare la mia via
come facevi con la tua esistenza. Tornerai …io lo so …e se non tornerai verrò
io a cercarti, ti cercherò in tutto questo mondo e se non ti troverò verrò a
cercarti anche nella morte. Non riesco a sopportare il freddo che si è
insinuato nelle briciole che sono rimaste della mia anima …la tua assenza me
l’ha strappata via, ora sono vuoto ….
Febbraio: ho visto i fiori divenire di ghiaccio, le tue mani
esili toccarli e i tuoi occhi specchiarsi nei loro petali congelati: “Lucciola,
un giorno anche io sarò così, come questo fiore, solo un corpo senza vita …io, Lucciola,
non ci riesco, non riesco a credere di essere libero …il destino, quello in cui
noi non crediamo, lo sento così vicino …la mia morte …è …è come se l’avessi a
fianco a me …qui che mi veglia impaziente di separarci …”
No, ti volevo rispondere, che non era vero ciò che dicevi,
ma, ad un tratto, quel tuo volto malinconico di quel momento mi fece pensare
che erano vere le tue parole, che il destino era ben più forte di come lo avevo
immaginato io, che non sarei riuscito a proteggerci, che non avremmo potuto
scappare da lui in eterno. Aimé, non credevo che ti avrei dovuto lasciare così
presto, che sarei rimasto solo così, da un giorno all’altro, senza neanche
rendermene conto, non credevo che questo cielo fosse così crudele …non credevo
…ma ora, di fronte al muro rigido della realtà, al vuoto incolmabile della tua
assenza, io …chi sono io?