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Autore: Tati Saetre    17/09/2014    9 recensioni
Edward ha 30 anni, capo della Cullen Media Group, è un uomo presuntuoso, egoista e viziato.
Isabella ha 28 anni, direttrice di una delle Gallerie d'arte più famose di New York, è in cerca dell'uomo della sua vita.
Che cosa li accomunerà per il resto delle loro vite?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Undicesimo capitolo – Le mie donne

Undicesimo capitolo – Le mie donne

1 Novembre 2001

 

Era mattina.

Ed era presto.

Bella se ne rese conto dalla luce che filtrava dalla finestra, con il sole che non era del tutto salito nel cielo. Ed anche per un’altra cosa: l’odore pungente del caffè. Aroma che adorava.

Mmh.” Si stropicciò gli occhi, stirandosi ancora di più nel letto.

“Ne ho sentiti fin troppi di quei versi stanotte.”

“Cazzo, cazzo, cazzo!”

Era la voce di Edward, ancora impastata dal sonno a far venire tutto a galla.

Edward Cullen.

Sesso.

Sesso fantastico.

“Proprio il buongiorno che mi aspettavo, tesoro.” Tolse le mani dalla faccia, per poter ammirare Edward Cullen a petto nudo, coperto fino alla vita dal lenzuolo bianco, con una tazza di caffè in mano.

“L’abbiamo fatto davvero.” Non era una domanda, e lo sussurrò appena. Edward annuì, senza proferire parola. E dopo pochi secondi, Bella scoppiò in una sonora risata. Continuò a ridere per qualche minuto, girandosi di lato e tenendosi anche la pancia per i dolori.

“E’ una cosa buona, no?” Edward la indicò, per capire quello che stava succedendo.

“Hai detto che ti piaccio, Cullen.”

Bla bla bla.”

“Hai anche ammesso di essere geloso marcio.”

“Ricordo quello che ho detto ieri sera.”

“E che se pensare a me vicino a Mike, ti vie-” Fu proprio la bocca di Edward ad interromperla, posandosi sopra la sua.

Bella pensò che sarebbe stato fantastico poter sentire l’aroma del caffè in quel modo, ogni mattina.

“Finito?” Il peso di Edward la schiacciava, facendola diventare un piccolo puntino sotto la sua corporatura così robusta.

Ho finito? Voglio veramente finire tutto questo?

“E poi dai, insomma, la signorina Jessica?” Continuò, sapendo che Edward l’avrebbe interrotta di nuovo.

E lo fece. Assaporò le sue labbra lentamente, non preoccupandosi di nulla.

Perché non c’era nient’altro che l’avrebbe staccata da lui, in quel momento.

La mano di Edward si infilò senza permesso sotto il lenzuolo che copriva entrambi, iniziando ad accarezzarle un seno.

Mhh.”

“Ti ho già detto che l’ho sentito troppe volte quel suono, tesoro.”

“Stronzo.” Sussurrò appena, spingendolo con un po’ di forza per farlo finire disteso sulla schiena. In pochi secondi, era a cavalcioni su di lui.

Quei boccoli sciolti le ricadevano sulle spalle nude, e Edward da sotto non faceva altro che ammirarla, stupito.

Dove era stata quella donna per tutto quel tempo?

Sotto i tuoi occhi, cretino.

“Potrei abituarmi a questa visuale.” Disse, mentre Bella si abbassava, unendo i loro petti nudi. Iniziò bacandogli il collo lentamente, per poi arrivare al pomo d’adamo, e poi sempre più su. A pochi centimetri dalla sua bocca, decise di negargli un bacio per sussurrargli delle semplici parole.

“Allora abituatici, Cullen.”

E lui l’avrebbe fatto molto volentieri, se il campanello non fosse suonato proprio in quell’istante.

 

 

“Tesoro, devi scendere.” Bella si infilò un paio di jeans, e poi volse lo sguardo verso Edward.

“Non sono le bambine?”

“Sono appena le nove, James le riporta fra un paio d’ore. Scendi.” Non chiese spiegazioni, indossò anche una maglia bianca e cercò di sistemare quei capelli ormai pieni di nodi. Stava ripensando a tutto ciò che era appena successo scendendo le scale, e le scappò anche un sorriso. Finché non vide un uomo seduto sul divano di casa sua, in giacca e cravatta. Su per giù aveva la sua età, molto elegante e con una cartellina fra le mani.

“Salve.” Disse, avvicinandosi a Edward e sedendosi accanto a lui.

“Isabella Swan?” Ovvio, idiota. Fece un sorriso di circostanza, allungando la mano a quel signore.

Emmett McCarty. Assistente sociale.” La congelò con due semplici parole.

Bella aspettava questo momento da un po’. Sapeva che l’avvocato Denali avrebbe inviato qualcuno, e quel qualcuno era arrivato nel momento meno adatto.

“Posso chiedervi dove sono Emma e Mia?”

“Dai nonni.” Bella precedette Edward, sorridendo al signor McCarty. “Hanno passato Halloween a casa dei nonni.” Finì poi, mettendosi finalmente comoda.

“Non ho ben capito una cosa.” Iniziò Emmett, aprendo la sua cartellina. “Lei e il signor Cullen siete legati da rapporti sentimentali?”

“Sì.”

“No.”

Bella strabuzzò gli occhi, voltandosi lentamente verso Edward.

No! Cavolo, no che non stavano insieme. Quello che era appena successo, era successo e basta.

“Ho capito, dovete un attimo chiarirvi le idee.” L’assistente si schiarì la voce, continuando a puntellare la penna su quella cartellina nera.

Bella continuava a fissare Edward, cercando di capire bene cosa aveva appena detto.

Okay, la sera prima le aveva detto che le piaceva. Ma per lei quel mi piace’ ora era lontano anni luce da un ‘fidanzamento’.

“Le mie visite continueranno ad essere visite a sorpresa, ma la prossima volta spero di vedervi insieme alle bambine.” Emmett si alzò, infilandosi la giacca. “E voi, dovete parlare. Vi ho trovati male e con le idee per niente chiare. Questi vostri problemi passeranno anche ad Emma e Mia, se non li risolvete.” Detto ciò strinse la mano a tutti e due, e poi si fece strada da solo verso la porta di casa.

Era stato un totale disastro.

 

 

Rapporto sentimentale?”

“Mi piaci. Questo significa che provo dei sentimenti. Quindi, ho risposto soltanto con la verità. Bella alzò le mani al cielo.

“Sai cosa significa essere legati da rapporti sentimentali?”

“Lo so, Isabella.”

“Legati. Legare. E’ qualcosa che proviamo entrambi, e quindi ci lega. Chi ti ha detto che provo la stessa cosa per te?

“Oh, stanotte credevo di aver capito la maggior parte delle cose.” La buttò lì lui, sarcasticamente.

“Una scopata non ci lega in rapporti sentimentali.” Nel dire quelle due ultime parole, imitò con le mani due virgolette.

“Non fare l’ipocrita. Sappiamo entrambi come è andata. Sai quello che ho provato io, ed io so perfettamente quello che hai provato tu, Isabella.

“E cosa ho provato, eh?” Gli si avvicinò di qualche passo, arrivandogli quasi sotto il viso.

“Quello che non provavi da tanto, quasi troppo tempo.” Edward inclinò la testa, per guardarla meglio negli occhi. “Anzi, forse quello che non hai mai provato. Ed ora non negare che non fosse niente. E’ stato molto più di una scopata. E lo sai cosa ci lega, eh? Tutto il dolore che abbiamo provato fino a questo momento, tutti gli anni che abbiamo passato insieme, senza renderci conto di niente. Spinse un dito sul suo petto, spostandola di qualche centimetro.

Quindi non fare l’ipocrita, la moralista o qualsiasi cosa tu stia cercando di fare, Isabella. Le bambine torneranno fra qualche ora, e noteranno immediatamente che qualcosa è cambiato. Tu lo sai cosa provo, ma lascio scegliere a te. Dimmi se dobbiamo comportarci da normali conoscenti che parlano a malapena e vivono sotto lo stesso tetto, oppure se mi concedi un po’ di libertà. Se mi concedi di baciarti in questa casa, e spiegare alle nostre bambine che qualcosa è cambiato. Concedimelo, Isabella.”

Si avvicinò ancora di più a lui, posandogli le braccia intorno al collo.

“Te lo concedo.” Sussurrò, stringendosi ancora di più attorno a lui.

“Me lo fai un favore?” Chiese Edward, avvolgendole le mani calde intorno alla vita stretta.

“Sì.”

“Smettila di essere così stronza, perché non ci crede nessuno.” Ottenne prima un pizzico sul fianco, prima del bacio che entrambi aspettavano già da un po’.

 

 

Piccoli sfioramenti.

Era anche quasi impossibile da notare, ma Bella se ne rese conto immediatamente.

Un bacio sulla fronte un più.

Le loro mani una accanto all’altra.

Quelle di Edward che la maggior parte delle volte erano sul corpo di Bella.

Anche ora, mentre le bambine erano a pochi metri di distanza, la mano di lui era posata sulla schiena di lei.

“FOCA! FOCA! FOCA!”

“Mia, come fa la foca?”

Brru Brru.” La bambina rispose alla domanda della sorella con un verso palesemente inventato, imitando l’andatura della foca.

Sia Edward che Bella risero, dietro di loro.

“Guarda! Quello sembra proprio zio Edward, tutto infagottato. Questa volta fu Bella a ridere di più, sotto lo sguardo accigliato di Edward.

La bambina stava indicando un pinguino, quello più grosso fra tutti che camminava sbilanciandosi prima a destra e poi a sinistra.

“Dove hai imparato quella parola?”

“Nuova parola! Me l’ha imparata James.”

“Insegnata, Emma. Insegnata.”

“Me l’ha insegnata James.” Disse di nuovo, facendo una linguaccia a Bella.

Avevano deciso insieme di andare al Bronx Zoo. James e Laurent le avevano riportate a casa verso le dodici, e Edward e Bella ci avevano messo meno di una mezz’oretta a prepararle di nuovo per uscire. Anche se ormai il freddo si iniziava a sentire, si erano muniti di vestiti pesanti e giacche partendo verso lo zoo.

Dopo pochi passi si ritrovarono davanti a degli orsi enormi. Poi c’erano di nuovo le foche, i pappagalli, le scimmie, tigri e leoni.

“Mi sono divertita tantissimo! Non vedo l’ora di tornare a casa e raccontarlo ai miei compagni!

Stavano facendo una passeggiata lungo la zona verde di quello zoo. Avevano comprato dello zucchero filato alle bimbe, compresa Bella, perché quando si trattava di dolci faceva parte della categoria bimbe.

“Ora, vi ripulite tutte.” Le ammonì Edward, guardandole viso e mani a tutte e tre.

“Qual è il problema?”

“Il problema? Siete tutte ricoperte di zucchero. Non toccata la mia Volvo in quelle condizioni.”

“Non è un problema.” Disse Emma, con la bocca ancora piena di zucchero. “Tanto quando eri partito Mia ci ha fatto cadere la cioccolata e zia Bella innumerevoli tazze di caffè.”

“Innumerevoli?”

“Come?”

Parlarono insieme, coprendo le loro domande. Una per Emma, ed una per Bella.

“Hai fatto cadere il caffè nella Volvo?” Chiese conferma Edward, con un tono silenziosamente inquietante.

“No… Insomma, forse. Qualche goccia. Niente di più. Poi, ho ripulito tutto.”

“Hai ripulito tutto?”

Dai, era come nuova tesoro.”

“Non fare quegli occhi. E nemmeno quella faccia!” Edward le puntò un dito contro, mentre lei iniziava a ritrarsi di qualche passo e lui a raggiungerla.

“E tu hai mangiato della cioccolata in macchina?” Pietà per nessuno, perché la faccia arrabbiata si spostò verso il piccolo faccino di Mia.

“No. Tia Bella diseva che potevo mangiare, e io mangiavo in macchina!” Con quella piccola vocina e quei boccoli che le incorniciavano il viso Mia diede immediatamente tutta la colpa a sua zia.

“Ora io vi prendo, e ve la faccio pagare.” Edward parlò lentamente, facendo ormai indietreggiare tutte e tre. Iniziarono a correre, ma in poche mosse acciuffò prima la piccola di casa, poi sua sorella ed infine Bella, e per portarsela dietro caddero tutti e quattro sul fogliame intorno a loro.

Le piccole iniziarono a ridere, seguite immediatamente da Bella e Edward. Non passava nessuno lì intorno a loro, e si godettero ancora qualche minuto insieme.

Hey, guardate!” Si voltarono tutti verso Bella, guardando il fiocco di neve che le era caduto su una mano. Poi alzarono lo sguardo verso il cielo, ed ormai erano tutti e quattro colpiti dalla neve che stava iniziando a scendere copiosamente.

Sia Mia che Emma si alzarono, allungando le mani e girando come trottole. Invece loro erano rimasti ancora per terra, guardandole con un sorriso.

“Come stai?” Domandò Bella, di punto in bianco.

Perché voleva sapere come si sentiva in quel momento. Se stava provando le sue stesse emozioni, perché in quel momento c’era veramente qualcosa che li stava legando per tutta la loro vita.

“Sto bene.” Rispose, avvicinandosi e posandole una carezza sulle punte ormai bagnate dalla neve.

“Sto sempre bene, con le mie donne.” Concluse infine, avvicinandosi e continuando a guardare insieme a lei le loro bambine.

 

 

 

 

 

   
 
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