Sprazzi di un'esistenza qualunque
Ore 20.26, diciotto settembre 2014.
Nuotano beati nella tazzina trenta pesciolini color ruggine, un fiore appassito nel vaso in fianco al termosifone, tre rose rosse da buttare via.
La linea delle ciglia scura come il caffè che non va bevuto a quest'ora, il viso appoggiato al palmo di una mano la testa piena di pensieri da buttare.
Il mare grida, il vento parla, i capelli non potrebbero stare peggio di così.
"Come stai?"
"Seduta."
"No, sul serio."
"Seduta."
"No, sul serio."
Il trucco che cola, le gambe incrociate, le mani giunte e la voce che trema.
La testa appoggiata su una spalla non sua, le domande sbagliate, il sonno tolto, l'amore giusto.
Gli occhi e la bocca socchiusa, una mano troppo piena di anelli, dei polsi sottili.
Il rubinetto che gocciola, la guarnizione marcia, le coperte troppo sottili, il freddo che va combattuto in due.
"Come stai?"
"Bene."
"Sul serio?"
"Sul serio, ma non andare via."
"Bene."
"Sul serio?"
"Sul serio, ma non andare via."