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Autore: Hypnotic Poison    19/09/2014    6 recensioni
Come condividere un appartamento con Kisshu Ikisatashi, e vivere felici.
Erano passati solo quattro giorni e già le stava rendendo la vita un inferno. L'avrebbe ucciso, si disse. L'avrebbe ridotto in tanti piccoli pezzettini che avrebbe sparso per la baia di Tokyo. Fratelli a parte, che era sicura l'avrebbero capita, nessuno era a conoscenza della sua esistenza, quindi non l'avrebbero cercato e lei sarebbe stata libera. Graziata. Con un bagno decente.
Gemette sottovoce, agitò le mani in aria, e indossò le scarpe.

[Spin-off di "Al sapore di caffè" di Danya]
Genere: Demenziale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Mint Aizawa/Mina
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: la storia prende spunto dalla shot (che invito fortemente a leggere) "Al sapore di caffè" di Danya, la quale mi ha dato il permesso di poter pubblicare questa "spin-off", e a cui dunque essa è dedicata :)










A brother's advice















Da quando aveva ritenuto di aver compiuto un'età accettabile, Minto si era imposta di indossare i tacchi alti il più spesso possibile. Aveva sempre dovuto subire le angherie per essere la più bassa di turno, quindi aveva dovuto ricorrere a metodi alternativi per asserire nuovamente che lei, più in basso degli altri, non era nata per starci.
Soprattutto ora che si trovava Kisshu Ikisatashi tra i piedi.
Voleva proprio sapere cosa le fosse passato per la testa per aver accettato di ospitarlo, quando se l'era trovato davanti insieme ai suoi fratelli. Ovvio che Taruto fosse andato da Purin; ovvio che Retasu non avesse potuto resistere allo sguardo di Pai; ovvio che Zakuro, tra il lavoro e Keiichiro, non avesse nemmeno sfiorato col pensiero l'idea di dire di sì; e, infine, ovvio che Ichigo, quella menefreghista dei suoi stivali che per anni l'aveva torturato, fosse troppo presa dalla convivenza con Aoyama per potersi confrontare quotidianamente con il suo vecchio stalker.
Era rimasta solo lei. Be', e Shirogane, ma ovvio che una gelida occhiata fosse bastata per mettere subito in chiaro le cose.
Ikisatashi!” batté a palmo aperto sulla porta del bagno “Ti vuoi muovere, io devo uscire!”
Lui aprì uno spiraglio sufficiente a far uscire la testa e la mano che stringeva lo spazzolino: “Caghi soldi dal buco del culo e ti sei ridotta a vivere in un appartamento con un bagno solo?”
Le dita di Minto tremarono dalla voglia di tirargli un ceffone: “Tralasciando il fatto che sei volgare e schifoso,” fece una smorfia e chiuse gli occhi per evitare il rivolo di dentifricio che gli colò dal mento “Si chiama indipendenza, volevo uscire dalla casa dei miei. Ringrazia per la camera degli ospiti.”
E sentiamo, questa chi te la pagherebbe?” Kisshu uscì con nonchalance “Io mi sarei tenuto la villa.”
Minto chiuse la porta bianca con un botto e fece un respiro profondo, afferrando la borsa con i trucchi e cercando di prepararsi il più velocemente possibile senza poggiare i piedi nudi nelle orrende pozzette d'acqua che quel demente aveva lasciato sul pavimento.
Sentendo la rabbia montarle nuovamente, fece marcia indietro, desiderando aver già indossato i suoi stivaletti nuovi per rendere i suoi passi ancora più minacciosi.
Kisshu.” esclamò furiosa “Cosa ti...”
Si bloccò quando lo vide nella sua stanza, immobile davanti al suo notevole armadio per le scarpe.
Diamine, donna,” lo sentì borbottare “Ma quante ne hai?”
Punto numero uno”, Minto gli volò davanti, sbattendo anche quelle due ante “Non chiamarmi donna. Numero due, stai lontano dalla mia camera. Numero tre, fatti gli affari tuoi.”
D'accordo, d'accordo,” Kisshu alzò le mani e avvicinò il viso con un ghigno “Non essere sempre così dolce con me, chérie.”
Si voltò fischiettando e si diresse contento verso il salotto.
Minto sospirò di nuovo. Erano passati solo quattro giorni e già le stava rendendo la vita un inferno. L'avrebbe ucciso, si disse. L'avrebbe ridotto in tanti piccoli pezzettini che avrebbe sparso per la baia di Tokyo. Fratelli a parte, che era sicura l'avrebbero capita, nessuno era a conoscenza della sua esistenza, quindi non l'avrebbero cercato e lei sarebbe stata libera. Graziata. Con un bagno decente.
Gemette sottovoce, agitò le mani in aria, e indossò le scarpe.


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Maledetta la sua faccia da schiaffi. Maledetta lei che aveva accettato. Maledetti anche quei centimetri che continuavano a separarli nonostante i tacchi e che facevano sì che lui continuasse a torreggiare con il suo detestabile sarcasmo sopra di lei. Lui e quelle sue maledette gambe lunghe che con due passi la costringevano a farne cinque mentre lo inseguiva furibonda, rischiando di cadere da quei trampoli di dieci centimetri che un giorno gli avrebbe piantato nel cervello, perché lo aveva beccato ad osservare con troppa contentezza la sua biancheria intima nel cesto del bucato pulito, ancora.
E adesso Minto era in ritardo, ma stava tornando indietro perché, nella fretta del mattino numero dodici in cui si svegliava con Kisshu Ikisatashi in casa e connessa tentazione di spiaccicargli il toast imburrato in faccia, aveva dimenticato il cellulare sul comodino.
Pigiò freneticamente il bottone dell'ascensore come se ciò l'avrebbe chiamato più velocemente, battendo ritmica il piede in terra, le chiavi già pronte in mano.
Sono io!” esclamò quando finalmente entrò in casa, praticamente lanciando la porta contro il muro “Ho dimenticato il cellu-”
Si schiantò contro qualcosa di caldo e bagnato; o meglio, qualcuno.
Era evidente che Kisshu fosse appena uscito dalla doccia, con nient'altro che un asciugamano allacciato in vita. Lui, con il suo fisico, era riuscito a resistere allo scontro senza spostarsi, con solo lo sbuffo dell'aria uscitagli dai polmoni per l'impatto e la sorpresa. L'asciugamano, ovviamente, no.
Non era la prima volta che lo vedeva senza maglietta, Kisshu aveva la “brutta” abitudine di andarsene in giro senza perché “tanto per lui faceva caldo”. E se doveva essere sincera, la settimana prima era passata davanti al bagno, la porta era socchiusa, e lei aveva potuto dare una sbirciatina innocua e totalmente non voluta al suo lato B.
Ma mai si sarebbe aspettata ciò.
La traiettoria del suo sguardo passava sopra al braccio di lui, fino alla poltroncina dell'ingresso su cui era appoggiata una maglietta di quello sciattone. Minto non avrebbe dovuto guardare in giù, lo sapeva, ma doveva staccarsi perché era già passato mezzo secondo da quando si erano scontrati anche se sembrava molto di più, e lei non voleva certo dargli strane idee, che caldo che faceva; ma Kisshu si stava già spostando nel momento in cui lo fece lei, cambiandole di quanto bastava la prospettiva e per il cielo, Aizawa, guarda da un'altra parte.
Sarà meglio che tutto ciò non sia mai accaduto,” commentò ostica, cercando di non far notare il raschiare della sua voce ma concentrandosi sul fatto che il soffitto aveva bisogno di essere ritinteggiato “Vestiti, razza di scriteriato.”
Uscì di corsa, fregandosi del cellulare, perché quel suo sorrisetto tra lo scioccato e il compiaciuto le era già abbastanza.


Quasi non voleva tornare a casa dopo l'avvenimento di quella mattina. Ma i piedi la stavano e uccidendo e lei, Minto Aizawa, non si sarebbe certo fatta mettere i piedi in testa da quel maniaco che aveva accettato, in un momento di pura bontà d'animo che avrebbe dovuto essere ricompensata, di tenersi in casa.
Nossignori, lei sarebbe entrata in casa proprio a testa alta, perché non era decisamente la vista di un... uomo a renderla impaurita e intimidita!
Si ripeté il discorso più volte nell'ascensore e, nonostante tutto, fu un po' titubante nell'entrare in casa, accertandosi di fare abbastanza rumore.
Ciao!” chiamò ad alta voce “Perché c'è ancora la tua maglietta sulla poltrona?”
Perché mi piace torturarti, passerottino bisbetico!”
La voce di Kisshu proveniva dal salotto, dove Minto lo trovò intento a sbafarsi un enorme panino dal dubbio contenuto.
Hai già cenato?” le domandò “E' passata Retasu, ti cercava e ha lasciato un po' di avanzi.”
Minto si sedette accanto a lui sul divano: “E così la convivenza con Pai sta andando bene?”
L'alieno fece spallucce: “Così sembra. Passano praticamente tutto il tempo disponibile assieme.”
Lo dici con aria schifata.”
E' lui il fratello sentimentale.”
“Tu sei quello imbecille?”

Sei sempre una dolcezza,” le rivolse un sorriso sarcastico “Fra te e Ichigo non so chi sia più acida, e dire che siete così carine quando dormite...”
L'occhiata furiosa e incredula che la ragazza gli rivolse, gli fece andare di traverso l'ultimo boccone del panino: “L'altro giorno, quando ti sei appisolata qui sul divano, te lo giuro.”
Sarà meglio!” strillò lei “Ne ho già abbastanza delle tue porcherie.”
Kisshu le fece una smorfia, pescando poi un cono dalla borsa frigo ai suoi piedi. Scoccandole un ultimo sguardo, sorrise malizioso e, appoggiandolo in una posizione inequivocabile, sussurro: “Gelato?”


###


Sentiva che sarebbe stata candidata al Nobel per la pace; se lo meritava, dopotutto. Era riuscita a resistere quasi tre settimane con Ikisatashi, non aveva ancora ucciso nessuno nella sua compagnia, e il gatto della vicina di casa aveva finalmente imparato a non fare la pipì sulle peonie della sua terrazza.
Forse sarebbe sopravvissuta. Forse non sarebbe andata in carcere per omicidio. Forse.
Girò le chiavi nella porta stancamente, il peso della giornata che le rendeva le gambe pesanti... e si corrucciò quando trovò l'intero appartamento avvolto nell'oscurità.
Kisshu...?” provò tentennante “Hai usato di nuovo il phon mentre la lavastoviglie era accesa?”
...No.”
La risposta dal tono offeso la fece ridere, si diresse in cucina da dove proveniva una luce tremula.

La vista che le si parò di fronte quasi la scioccò: il tavolo era elegantemente apparecchiato ed ornato da fiori e candele; i suoi cibi preferiti, tra cui spiccava una créme brûlée come solo Keiichiro sapeva fare, erano ordinatamente disposti sui piatti di ceramica a cui teneva di più. E Kisshu, quel Kisshu, teneva in mano uno splendido mazzo di rose.
Ehm... è stato un consiglio di Pai,” spiegò lui imbarazzato, gesticolando verso il livido che aveva sulla guancia, residuo del ceffone dei giorni passati causati dalla sua odiosa battutina “Ha visto, ehm, questo e mi ha detto che devo comportarmi bene, blah blah blah.”
Minto sorrise: “Ti fai fare le prediche come i bambini pestiferi?”
Senti, colombella, potresti scendere dal tuo diavolo di trono e accettare tutto sto casino senza umiliarmi ulteriormente?” sbottò lui, arrossendo.
Le spinse le rose sotto il naso, evitando di guardarla negli occhi. Minto le annusò, inspirando contenta, pensando a quanto in effetti lei avesse il diritto di meritarsi tutto questo, ma che in effetti era stata una cosa eccezionalmente carina... e Dio, ora si sentiva come Ichigo, a cui bastava una cosa melensa per sciogliersi in brodo di giuggiole, e lei era decisamente superiore a Ichigo e alle sue paturnie, ma d'altro canto Aoyama-kun non aveva certo il sedere di Kisshu...
Appoggiò le rose sul tavolo. “Potevi almeno metterti una camicia.”
L'alieno le puntò un dito contro: “Cornacchietta dei miei stivali, tu-”
Mai fu più grata di non essersi tolta i tacchi; non importava quanto aveva potuto tirarlo per il colletto della maglia, Kisshu era sempre dannatamente troppo alto per lei e baciarlo si stava rivelando più difficoltoso del previsto.
Anche se stava valendo la pena di far raffreddare la créme brûlée.


Svariati minuti dopo, un bancone della cucina su cui sembrava fosse passato un tornado, qualche filo dei vestiti abbandonati in corridoio strappato, e metà delle candele già sciolte, Minto sospirò fissando il soffitto della sua cabina armadio.
Come ci siamo finiti qui?” domandò pigramente.
Kisshu, steso di fianco a lei, scosse le spalle: “Ho calcolato male il teletrasporto. Sai com'è, ero distratto.”
Lei gli diede una gomitata leggera: “Non essere volgare.”
Parla quella che-”
IKISATASHI.”
D'accordo, d'accordo,” l'alieno rise, e le lasciò un bacio sulla punta del naso “Però, devo dire a Pai che i suoi consigli superano l'effetto desiderato.”
Ah, sì?” lei alzò un sopracciglio “Perché tu cosa desideravi?”
Kisshu sorrise malizioso, e glielo sussurrò all'orecchio.







Le Kishinto devono conquistare il mondo! :3 Grazie a chi è arrivato fino a qui, spero che questo frutto delle mie notti insonni sia piaciuto :) Mi raccomando, passate da Danya. fonte di ispirazione originale (a tal punto da aver lasciato addirittura quell'accenno Ichigo/Masaya, pensa te! :P), che però ovviamente non sarà esente dal farci sognare con la sua versione di come siano andate in realtà le cose tra questi due ^______^
Buonanotte a tutti e grazie a chi lascerà un'impronta :)

Hypnotic Poison





   
 
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