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Autore: EmmaEvans    19/09/2014    3 recensioni
Quando avevo notato il simbolo sopra la sua divisa, però, un po’ di quella simpatia che mi aveva suscitato a prima vista era improvvisamente sfumata.
Grifondoro.
Eh no che cazzo.
Un Grifondoro, porca miseria. Un Grifondoro come quel montato di Harry Potter che proprio non sopportavo. Partendo dal fatto che dicevano che avesse ucciso un basilisco, avesse liberato un sospettato pluriomicida e avesse sconfitto colui-che-non-deve-essere nominato, non mi stava molto simpatico.
Se ne andava in giro per la scuola con quell’aria da ragazzo-che-deve-fare-un-sacco-di-cose-e-nessuno-lo-capisce.
Che odio.
Genere: Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Ciao ragazzi! 
Questo è il mio primo esperimento su due mondi che mi piacciono molto. E' solo una One Shot per il momento, anche se mi piacerebbe svilupparla successivamente... vedremo. 
Una piccola avvertenza prima che iniziate a leggere: come gli esperti Potterheads noteranno, ci sono delle discrepanze temporali tra la mia piccola One Shot e la saga della Rowling (per esempio nel mio racconto si intuisce che Harry Potter è al sesto anno ma non ha ancora affrontato DIRETTAMENTE Voldemort e che quell'anno c'è stato il Mondiale di Quidditch, come accade invece al quarto anno nella saga originale). 
Come al solito mi piacerebbe TAAAANTO sapere cosa ne pensate :)
un abbraccio stritolatutto 
Emma ;)


Lea.
 
“Hai capito Lea?” mi chiese mia madre sfiorandomi il braccio e riportando l’attenzione su di lei.
Papà stava pagando la colazione.
“Si mamma. Niente guai, niente castighi, voti stratosferici eccetera. Però renditi conto che non posso fare tutto ed essere perfetta allo stesso tempo” risposi.
“Lea, per favore…”
“No, pensaci un attimo. Se avessi una figlia così, perfetta, sarebbe noioso ad un certo punto, no? Sempre prevedibile. Se io ogni tanto sgarro è solo per sorprenderti e basta. E’ un gesto d’affetto”
Guardai fuori dalla finestra del bar e intravidi un paio di ragazzi trascinarsi dietro dei bauli che conoscevo benissimo.
Sorrisi mentre mia madre blaterava riguardo all’importanza di essere brave a scuola.
“Si si, sono d’accordo” la interruppi alzandomi quasi di colpo “Hai assolutamente ragione. Ma ora andiamoooo???”
 
 
 
Salii sul treno, tirandomi dietro il mio baule e la gabbia del mio gufo Strike, e dissi ai miei che sarei tornati a salutarli appena avessi trovato Harry.
Lui era già lì da un pezzo, probabilmente dalle dieci. Abitava vicino alla stazione e, da quattro anni a questa parte, arrivava presto per accaparrarsi con tutta calma uno degli scompartimenti centrali, occupandolo per tutti.
Avevo appena passato due interi vagoni senza trovarne traccia, quando i  miei occhi incontrarono una testa ricoperta di ricci arruffati color caffè. Li aveva un po’ troppo arruffati, probabilmente non ci aveva per niente messo mano quella mattina.
Era vestito con abiti babbani, che nascondevano perfettamente il fatto che fosse un maghetto di tutto rispetto: felpa viola con laccetti e scritta Jack Wills bianca, jeans scoloriti con il cavallo basso e classiche all star ai piedi.
Leggeva uno dei suoi libri preferiti: Cime tempestose.
Spalancai la porta dello scompartimento.
Lui alzò gli occhi dal suo amato libro con la fronte leggermente corrugata, probabilmente perché era ancora immerso nella lettura.
I suoi occhi verde grigio incontrarono i miei e, in meno di mezzo secondo, il suo viso si rilassò e la bocca, rossa ciliegia per l’aria gelata di Londra a settembre, si curvò in un sorriso.
“HAAARRYYYYYY” urlacchiai buttandomi tra le sue braccia, lasciando il baule in mezzo al corridoio.
Lui mi accolse con il suo abbraccio morbido e caldo, sorridendo.
“Ehiiiiiiiiiii” mi salutò lui.
Era l’unico ragazzo che conoscevo che sapesse sorridere non solo con gli occhi e la bocca, ma con tutto il corpo.
 “Allora??? Come sono andati questi due giorni senza la tua fantastica migliore amica???” dissi staccandomi da lui e andando a riprendere il baule e la gabbia, per trascinarli dentro.
Lui ridacchiò “me la sono cavata” rispose.
“Per me invece sono stati T E R R I B I L I” dissi chiudendo lo scompartimento e alzando il baule per metterlo sopra la ringhiera. “Soprattutto quando ho dovuto scegliere quale paio di scarpe infilare nel baule”
“E alla fine hai scelto?” mi chiese lui, aiutandomi.
“no” dissi mentre spingevamo la mia roba vicino alla sua. “Alla fine le ho portate tutte e due. E il terzo paio me lo spedisce mamma”
Presi la gabbia di Strike e la misi nell’angolino di fronte a noi, vicino al finestrino.
“Gli altri?” chiesi, in riferimento al resto del nostro gruppo.
Lui scrollò le spalle.
“Soliti pigroni. Vieni a salutare i miei?”
 
Poco dopo eravamo sugli scalini d’accesso al treno e Harry stava parlando con i miei genitori.
Ci conoscevamo da ben quattro anni, uno in meno rispetto a quando avevo iniziato la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts perché lui era entrato un anno dopo, essendo più piccolo.
Ci eravamo conosciuti più o meno per caso, scontrandoci nel bel mezzo del corridoio del primo piano, quando entrambi stavamo facendo ritardo ad una lezione, lui di Piton e io della McGranitt. Avevo pensato subito che avesse una faccia simpatica, nonostante quel giorno avesse i capelli completamente in aria e gli occhi gonfi di sonno.
Aveva un sorriso che gli collegava le orecchie, un naso bello dritto e largo in fondo e degli occhi brillantissimi. I suoi capelli erano stati decisamente più corti e decisamente meno ribelli. Adesso sembrava che avessero ingaggiato una guerra con il proprio padrone e che quest’ultimo avesse deciso di arrendersi.
 
Quando avevo notato il simbolo sopra la sua divisa, però, un po’ di quella simpatia che mi aveva suscitato a prima vista era improvvisamente sfumata.
Grifondoro.
Eh no che cazzo.
Un Grifondoro, porca miseria. Un Grifondoro come quel montato di Harry Potter che proprio non sopportavo. Partendo dal fatto che dicevano che avesse ucciso un basilisco, avesse liberato un sospettato pluriomicida e avesse sconfitto colui-che-non-deve-essere nominato, non mi stava molto simpatico.
Se ne andava in giro per la scuola con quell’aria da ragazzo-che-deve-fare-un-sacco-di-cose-e-nessuno-lo-capisce.
Che odio.
Un paio di volte mi era anche venuto addosso, senza quasi nemmeno chiedermi scusa.
E poi era entrato nella squadra di Quidditch della sua casa già dal primo anno.
Io, per entrare nella mia, avevo dovuto aspettare TRE anni e ci ero entrata NON grazie ad un provino-lampo nel cortile della scuola dove GUARDA CASO stava passando la McGranitt, ma ad una specie di prova ad ostacoli della morte.  
 
Ma del mio Harry, Harry Styles, mi ero dovuta ricredere.
Entrambi non avevamo legato particolarmente con i nostri rispettivi compagni di casa e molto spesso ci eravamo ritrovati a studiare vicini in biblioteca.
Così, tralasciando la differenza di case, avevamo iniziato a parlottare tra noi ed eravamo diventati così amici che anche durante le estati, ci organizzavamo per passarle insieme, in qualche campo estivo o lavorando entrambi a Diagon Alley: io al Ghirigoro e lui alla Gelateria Florean, trovandoci ovviamente da lui per un buon gelato a fine turno.
 
 
Salutammo i miei poco dopo e ci dirigemmo di nuovo verso il nostro scompartimento parlando di quanti compiti ci avesse caricato Piton.
“E sarà anche peggio quest’anno” dissi entrando nel nostro scompartimento e sedendomi “Ho i G.U.F.O. Vedrai: i professori non vedranno l’ora di farci tremare con il loro terrorismo psicologico”
“Ah sicuro” rispose lui annuendo e sedendosi di fronte a me “E non ho ancora finito i compiti, sai?”
“COOOOSA???! Ma sei matto? Perché non me l’hai detto? Ti avrei passato i miei dell’anno scorso!”
“perché Trasfigurazioni mi fa schifo e…”
La porta dello scompartimento si aprì quasi di scatto e tutti e due ci voltammo.
Lì, sulla soglia, c’era un ragazzo dai capelli neri, gli occhi color cioccolato e la pelle olivastra.
“ZAAAAAAYYYYYNNNN!” esclamai saltando subito in piedi.
I suoi occhi si portarono lentamente su di me e, se non l’avessi conosciuto bene, probabilmente avrei pensato che mi stesse fulminando.
Invece il suo sguardo era sempre così: costantemente incazzato.
“OMMIODDIO! SEI PROPRIO TU!” urlai buttandomi addosso a lui e facendo una scenata degna di una madre che ritrova il proprio figlio disperso.
Lui, affettuoso come una ragazza che vede un ragno enorme nel proprio bagno, non ricambiò il mio abbraccio e irrigidì le spalle.
“ooooooh mi sei mancato tantissimo anche tu Zayinino…” dissi sarcastica riferendomi al suo scarso coinvolgimento.
Se c’è una cosa fondamentale che bisogna sapere su Zayn era che non sopportava.
Cosa?
Tutti gli esseri viventi della terra.
 “Ciao” salutò freddo come l’aria di una mattina invernale.
“Maaaa vedo che hai abbandonato l’uso degli occhiali e ti sei evoluto alle lenti a contatto!” dissi staccandomi da lui ma lasciando le mie mani sulle spalle. Socchiusi gli occhi mentre lui mi guardava con l’aria di chi vorrebbe spaccarti la faccia a sassate.
“Ma hai fatto anche qualcosa ai capelli o sbaglio?” chiesi.
In effetti di solito portava i capelli, neri come la pece, appiccicati alla fronte e tenuti rigorosamente voltati verso il basso, con l’aiuto di una generosa dosa di gel.
In quel momento, invece, erano rivolti verso l’alto, un po’ scompigliati mentre vicino alle orecchie erano leggermente più corti.
Lui si rabbuiò ancora di più.
“mia sorella” grugnì come spiegazione mettendosi una mano sulla fronte e cercando di abbassare quel ciuffo ribelle.
“Ma stai benissimo!” dissi lasciandolo andare e rimettendomi al mio posto mentre Harry gli rivolgeva un saluto con la mano.
Zayn sbuffò e il ciuffo ritornò al suo posto, verso l’alto.
 
Zayn era un tipo particolare, molto chiuso, non amava particolarmente la socialità e il resto del mondo. Se fosse stato per lui, avrebbe vissuto in una caverna.
Ma il fatto di essere un assoluto e incomparabile asso in tutte la materie +1 lo metteva sempre nel mirino di moltissimi studenti.
Veniva regolarmente spintonato, buttato contro i muri, deriso…
E questo non faceva altro che aumentare il suo odio verso l’intero genere umano. Almeno finchè io e Harry non l’avevano conosciuto.
Era stato un pomeriggio piovoso in cui Harry e io ci eravamo rifugiati nell’angolo più estremo della biblioteca della scuola e Harry mi aveva chiesto una mano in alcuni compiti di Erbologia di cui, per, io non ricordavo niente.
Era intervenuto lui, nascosto nell’ombra di una tenda, facendoci quasi venire un infarto.
“Scusa e tu saresti del mio anno?” mi aveva chiesto con una smorfia schifata vedendo che la mia memoria era completamente azzerata “umf, mi chiedo come farai ad andare avanti quest’anno.”
Carino. Simpatico. Ed estremamente gentile.
Portava sempre una piuma per scrivere dietro l’orecchio e quella volta avrei voluto cacciargliela giù dal naso. E non solo quella volta.
Era un Corvonero e, d’altronde, l’aria da saputello ce la doveva avere, esattamente come l’aveva mia madre.
Ma da quel giorno in poi, lui sembrava aver ritrovato un pochino di speranza verso l’umanità. Aveva cominciato a scoprire il fantastico mondo delle lenti a contatto, aveva smesso di portare la piuma da indiano, sostituendola con una semplice matita e si era pure trovato la sua prima vera ragazza.
Si, per un mese.
Poi l’aveva mollata dicendo che non capiva perchè lei gli stesse così vicino.
La poverina aveva pianto per le due settimane successive per poi non guardarlo nemmeno più in faccia, come se fosse stato un quadro appeso ad un muro per abbellire i corridoi della scuola.
Ma ovviamente a Zayn non era fregato niente.
Non perché fosse insensibile eh, anzi. Era solo… Zayn. Stava meglio in mezzo ai libri che in mezzo alle persone.
“I libri li apri” mi aveva detto una volta con le sopracciglia contratte “li leggi e li capisci. Le persone no.”
Il suo ragionamento non faceva una piega, vi pare?
 
 “Allora????” gli chiesi mentre lui e Harry mettevano il baule accanto al mio. “Come è andata l’estate????”
Harry si sedette di fronte a me e Zayn per un attimo sembrò essere indeciso su dove sedersi.
“Vieni qui” dissi picchiettando il sedile accanto a me “dai raccontami tutto sulla tua fantastica estate, sono sicura che sarà stata eccitante!
Zayn mi guardò intensamente, poi fece spallucce e infine si sedette vicino a me.
“Non ho fatto niente” disse liquidando la mia domanda.
Lui non faceva mai niente.
“Ho comprato il libro di Artimanzia del settimo anno” aggiunse poi.
“Ma va?” dissi io fingendo entusiasmo “Che lettura EMOZIONANTE Zayn! Che scelta di classe, proprio per rilassare un po’ la mente! Com’era la trama?”
“Non c’è nessuna trama. E’ un libro di scuola” spiegò lui.
Alzai gli occhi al cielo.
Ecco. Zayn non capiva nemmeno il sarcasmo.
Harry ridacchiò.
“Non l’ho trovato difficile” disse mister-secchiaggine “però ci sono alcuni passaggi che proprio non capisco.. Credo che mi manchino delle basi”
“Davvero?” chiese Harry, probabilmente con vero stupore.
Ma io aggiunsi “Da cosa lo deduci? Dal fatto che c’è scritto SETTIMO ANNO sulla copertina e tu sei del quinto?”
Zayn corrugò ancora di più la fronte, ignorandomi completamente “devo parlarne con la professoressa…”
“Si bravo” dissi lasciando perdere il discorso “Invece… parliamo un po’ dei compiti di Storia della Magia…”
Lanciai un’occhiata d’intesa ad Harry. Sapeva che odiavo quella materia e che non avevo praticamente toccato libro.
Zayn sollevò un sopracciglio e mi guardò di sottecchi, incrociando le braccia.
“IO li ho fatti i compiti” disse, sapendo benissimo dove volevo andare a parare.
“Si? Davvero? E li hai fatti tutti-tutti?”
Lui contrasse la mascella. Lo faceva quando era nervoso, era un tic. Ma che domande facevo?
 “Fantastico!” mi risposi da sola con voce un po’ più acuta “e non è che per caso, per caso dico eh, ce li hai…”
“Qui?” concluse Zayn, indicando la sua borsa con gli occhi.
“Ehm…si. Perché sai, ci sono dei passaggi che proprio non capisco…” risposi citando la sua frase e facendo un sorrisone.
Lui mi guardò ancora con quel sopracciglio alzato.
“Sai” disse poi socchiudendo appena gli occhi “non credo che sfottermi sia la strategia adatta per convincermi a farti copiare…”
“Ma non ti sto assolutamente sfottendo!” esclamai posando una mano sulla sua spalla “non mi permetterei mai Zaynuccio mio..”
 “Non mi chiamare Zaynuccio. MIO” disse, glaciale, guardando la mia mano come se fosse escremento di gufo.
Odiava essere toccato.
 “Va bene, tutto quello che vuoi” dissi togliendo la mano “Giuro che non ti tocco più, non ti abbraccio più, non ti parlo più, non ti-”
“oh questa sarebbe un’ottima idea anche se non credo che riusciresti a rimanere zitta per più di due minuti”
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata divertita.
Io finsi di rimanerci male.
Sporsi il labbro inferiore, incrociai le braccia e guardai fuori dalla finestra, tirando su col naso.
“ti metti a piangere adesso?” ridacchiò Zayn.
“Si” risposi, facendo tremare apposta la voce “Adesso mi metto a piangere sul serio Zayn, questo non lo dovevi proprio dire eh, proprio no…”
“Ma sul serio?” chiese Harry.
Annuii nascondendomi il viso tra le mani, fingendo un fiume di lacrime.
Se c’era una cosa che dava estremamente fastidio a Zayn, dopo il fatto che ad essere al mondo ci fossero altre sette miliardi di persone oltre a lui, era una ragazza che piangeva.
Lo sentii irrigidirsi sul sedile, quasi d’istinto, anche se sapeva che stavo scherzando.
“Lea per favore…” cominciò lui.
“tutto bene qui?” una voce che non apparteneva né a Harry né a Zayn fece capolino nel nostro scompartimento.
 “Si si” risposi, togliendo le mani dal viso e lanciando un’occhiata veloce al ragazzo sulla porta: era un prefetto che accompagnava i primini per aiutarli a trovare uno scompartimento libero.
“tutto a posto. Qui però è tutto occupato, mi spiace”
Mi voltai verso Zayn, pronta per ricominciare la mia parata per la copiatura dei suoi compiti, quando mi resi conto che il ragazzo che stava sulla porta non era esattamente un ragazzo qualunque.
Riportai il mio sguardo su di lui: sorrideva con i suoi occhi marrone che riconobbi quasi immediatamente. Era il resto che mi aveva portato a credere che fosse un’altra persona.
“Ommioddio” sussurrai quando finalmente realizzai chi fosse “LIIAAAAAAAAAAMMMMM!”
Senza rendermene conto, mi ero alzata e avevo fatto due lunghi passi per buttarmi su di lui.
 
Lui era Liam, il ragazzo più dolce del mondo, non a caso finito in Tassorosso, partorito all’interno di un barattolo di marmellata in una casa fatta di pan di zucchero.
Dall’anno precedente era cambiato in una maniera impressionante ed era per questo che non l’avevo riconosciuto ad una prima occhiata: aveva i capelli più chiari e più corti, tenuti in un ciuffo alzato, leggermente inclinato verso sinistra; il viso cominciava a definirsi meglio e ad essere cosparso di barbetta ispida che mi solleticava la pelle mentre mi abbracciava; in più…beh sembrava avesse frequentato un corso intensivo di palestra.
Lui mi strinse forte, ricambiando completamente il mio abbraccio, saziandomi anche del non-abbraccio di Zayn.
Respirai il suo profumo e una marea di ricordi mi investì.
 
Eravamo stati insieme, al primo anno, per un paio di mesi. Era stato il mio primo amore non solo lì ad Hogwarts ma anche nella vita.
Ed il primo amore non si scorda mai… Poi ci eravamo lasciati per motivi che avevano a che fare con delle differenze che non potevano assolutamente risolvere.
E non ci eravamo più parlati fino all’inizio del terzo anno quando, persa nei miei pensieri, avevo sbagliato orario dell’allenamento della mia squadra ed ero finita nella fascia oraria dei Tassi.
I suoi compagni mi avrebbero volentieri presa a calci in faccia, data la clamorosa sconfitta di appena una settimana prima contro la mia squadra, ma Liam era corso in mio soccorso.
Così avevamo ricominciato a parlarci e, in poco tempo, si era unito a me, Zayn e Harry.
 
“Ciao Lea” disse lui stringendomi ancora e dandomi un leggero bacio sulla guancia “passato bene l’estate?”
“Dio mio SI!” risposi staccandomi e lasciandogli spazio per entrare “E tu?? Vedo che l’estate ti ha fatto BENE!”
“tutto merito di Niall” rispose sorridendo e indicando qualcuno dietro le sue spalle.
 
Dietro di lui c’era, infatti, Niall. Lui era l’ultimo arrivato nel nostro ‘gruppetto’, qualche mese prima della fine del nostro quarto anno.
Allora lo conoscevo solo di fama: era del mio stesso anno, esattamente come Zayn e Liam; era biondo scuro, con le radici dei capelli praticamente marroni, tirati rigorosamente verso l’alto, gli occhi blu mare con una goccia di verde e un viso quasi angelico. Era un ragazzo molto carino che riscuoteva un certo successo con le ragazze.
Aveva difeso più volte Zayn quando gli altri ragazzi lo prendevano in giro, evitandogli di finire a gambe all’aria nel bel mezzo dei corridoi.
Nonostante fosse un Corvonero come Zayn, non aveva per niente l’aria da saputello. Era bravino, abbastanza portato per alcune materie come Trasfigurazione e Difesa contro le Arti Oscure, ma era un ragazzo tranquillo.
 
“Ciao Niall!” lo salutai  mentre lui e Liam si sistemavano con i bauli.
“Ciao! Ciao ragazzi!” salutò lui sorridendo.
Be, anche il sorriso non era male.
“Ehi” salutò Harry.
“Ciao” salutò Zayn con la solita voglia di vivere pari ad una cozza.
Liam e Niall si sedettero accanto a Harry, di fronte a me e Zayn.
“Allora? Di che parlavate?” chiese Liam.
“ma quanto sei cambiato?” gli chiesi non riuscendo a staccare gli occhi dal suo viso. Aveva qualcosa di diverso, di fottutamente diverso, qualcosa che lo rendeva più carino, certo, ma anche… più forte. Come se fosse più sicuro di sé stesso.
Lui fece un sorriso divertito e sentii una fitta allo stomaco, ricordando che quel sorriso era ciò che più di ogni altra cosa mi aveva fatta innamorare di lui.
Ma era tutta l’estate che non lo vedevo…
“No cioè, okay i capelli. Ma poi? Che gli hai fatto Niall?”
“io proprio niente” rispose il biondo alzando un angolo della bocca e scambiandosi un’occhiata con Harry.
Studiai ancora per un attimo il viso di Liam.
Poi scrollai le spalle e mi rivolsi a Zayn.
“Vabbè Zayn, torniamo a noi: i compiti?”
“io li ho fatti” ripetè lui.
Alzai gli occhi al cielo “me li dai o no???”
“Per...?”
“Per...ME!” risposi cercando di fare la simpatica “Per chi altro sennò?!”
Harry e Niall scoppiarono a ridere.
“Sai Lea dovresti lavorare sulla tua gentilezza…” borbottò Zayn alzando gli occhi al cielo.
“OH MA SENTI DA CHE PULPITO! Devo ricordarti come hai mollato Juliet?”
I ragazzi ridacchiarono, mentre il treno, lentamente, cominciava a partire.
“O come hai consolato Madama Chips quando le è morto il gatto?”
signora io proprio non la capisco” disse Liam imitando perfettamente la voce di Zayn “è solo un gatto. La natura ha fatto il suo corso. Comunque se proprio ci tiene, posso bruciare io la carcassa…
Niall ululava dal ridere e probabilmente Harry rideva ancora di più per la sua risata.
Zayn si rabbuiò “ho cercato di essere d’aiuto…”
Lo guardai scuotendo la testa.
 “Sei stato molto d’aiuto” dissi, picchiettandogli la spalla “ora dai un aiuto anche alla tua Lea…”
Lui mi fulminò mentre gli altri ancora ridacchiavano e poi si alzò borbottando un qualcosa simile a ‘non sei la MIA Lea…’, prendendo dei fogli di pergamena dalla sua borsa.
“Grazieeeee” dissi, sfilandogli dalle mani il compito di Storia della Magia.
Gli regalai un veloce bacio sulla guancia, che lui ricambiò con un verso schifato, e poi mi misi a copiare.
“Allora? Come è stato vedere i mondiali di Quidditch di quest’anno dal vivo?” chiese Harry a Liam mentre io cercavo di decifrare la scrittura microscopica di Zayn e mentre il treno affrontava la prima curva, prendendo velocità.
“Cosa???” esclamò Niall “Sei ANDATO A VEDERE I MONDIALI???”
Lui era un mega patito di Quidditch. Di fatti era battitore nella squadra della sua casa. In più era irlandese e la finale era stata proprio tra Bulgaria e Irlanda, dove, alla fine, anche se Krum aveva preso il boccino, aveva vinto l’Irlanda per 170 a 160.
Liam sorrise di nuovo e annuì “Sono andato con mio padre. Mi ha fatto una sorpresa sennò avrei invitato anche te. Lui e i signori Weasley sono riusciti a prendere dei posti all’ultimo minuto. Così siamo andati.”
“MIO DIO CHE FIGATA!” disse Niall.
“Ma ho saputo che i festeggiamenti sono stati un po’… eccessivi” disse Harry vagamente preoccupato.
“Si” confermò Liam “eccome. Papà mi ha immediatamente portato a casa ma Potter mi ha detto che…”
“Sei andato alla partita con Potter?” chiesi, bloccandomi di colpo nel bel mezzo di una frase.
“Si. Ti dirò, non è poi così male…”
“Oh ma ti prego. Ma l’hai visto come gira per la scuola? Il ragazzo che è sopravvissuto. Guardatemi ho un segno sulla faccia. Secondo me se l’è fatto cascando dalla bici a due anni.”
Harry e Niall ridacchiarono.
“Be ma è vero che ha affrontato colui-che-non-deve-essere-nominato più di una volta e i suoi sono morti per mano sua…”
“Oh e allora?!” esclamai alzando gli occhi al cielo “non è mica l’unico che ha perso i genitori per mano del Signore Oscuro!”
Mi stavo riferendo al mio di Harry. Era anche lui orfano, anche a lui i genitori erano morti, dopo aver sofferto pene atroci, torturati fino a morire, lasciando soli lui e la sorella, Gemma.
Solo che il mio Harry non aveva una cicatrice sulla faccia che lo rendeva famoso.
“No, lo so… però non è un montato. Insomma non è che abbia parlato molto di quello che è suc-“
“Si copia già eh qui Evans?”
Una voce  saccente interruppe Liam.
Voltai lo sguardo verso la porta dello scompartimento, aperta, su cui in quel momento sostava uno degli studenti più cattivi della scuola, accompagnato da due dei suoi scagnozzi: Draco Malfoy con Vincet Tiger e Louis Tomlinson, tutti e tre di un anno più grande di noi. Sulla divisa perfettamente stirata del primo svettava una spilla lucente di Prefetto.
“Vuoi unirti anche tu per caso Malfoy? Ma non sapevo che fossi stato bocciato!”
Le guance di Malfoy presero fuoco mentre i ragazzi sghignazzavano. Sul volto di quello che si chiamava Louis scorsi una smorfia.
“Evans ti ricordo che sono un prefetto…” sibilò Draco.
“E io ti ricordo che sei un perfetto cretino, visto che sono nella tua stessa casa nonché nella tua stessa squadra di Quidditch e che, se all’ultima partita per la coppa dell’anno scorso abbiamo perso, è perché tu ti sei fatto buttare giù dalla scopa da quell’idiota di Potter e che se non ci fossi stata io, Flint ti avrebbe preso a calci in faccia fino alla fine di quest’anno”
Draco era ancora piuttosto rosso. Mi studiò per un attimo, con gli occhi socchiusi, poi raddrizzò la schiena e disse:
“bentornata anche a te, Evans”
Poi uscì dallo scompartimento e se ne andò. Notai che Louis aveva un sorrisetto soddisfatto sulla faccia.
“Ma dovete farla sempre questa scenetta?” mi chiese brusco Zayn quando Malfoy fu sufficientemente lontano.
“Cosa vuoi che ti dica” risposi sospirando “è per stabilire un certo ordine di gerarchia. E sappiate che lo faccio per voi eh!”
“oh ma ceeeeerto” disse Harry, sarcastico “non lo fai per te stessa perché sennò te lo ritrovi addosso per tutto l’anno”
“Nonostante io sia una Serpe con i fiocchi, caro il mio Harry, ci tengo parecchio a voi sfigati delle altre case”
“Sfigati???” ridacchiò Liam “Dai che senza di noi non andresti da nessuna parte… Vi ricordate l’anno scorso che scenata che ha fatto quando Hagrid ci voleva portare nella foresta proibita???”
Non ci penso nemmeno” disse Harry imitando una voce acuta “Se si chiama PROIBITA ci sarà un motivo. Ho paura Liam, ho paura Harry, ho paura Za-“
Il mio foglio di pergamena, accuratamente appallottolato, gli arrivò dritto in faccia.
Cominciò una guerra.

 
 
  
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