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Autore: karlsonn    19/09/2014    4 recensioni
Tre sigarette per Gregory Lestrade. Tre occasioni per Mycroft Holmes.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prefazione

La diffusa credenza che accendere tre sigarette di seguito porti sfortuna è nata nella Prima guerra mondiale; si dava infatti a un eventuale cecchino il tempo di accorgersi della presenza del nemico (prima sigaretta), aggiustare la mira (seconda sigaretta) e sparare (terza sigaretta). (da Wikipedia).

 

Prima sigaretta

Novembre. L’aria fuori deve essere gelida. Con un sospiro infila i guanti di pelle, sistema la sciarpa intorno al collo e, afferrato l’ombrello, esce dalla limousine. Sono le tre del mattino e tutto è deserto e silenzioso. Il lampeggiante azzurro di una macchina della polizia e la luce giallognola di un lampione rischiarano appena la strada: non ci sono poliziotti, non c’è nessuno. Sente lo stomaco farsi di piombo, mentre si guarda intorno cercando di capire, finché il bagliore di una sigaretta si accende poco lontano, nel buio di fronte a lui, rischiarando il volto di un uomo seduto per terra, appoggiato a un muro. Muove qualche passo e riesce a distinguere la sagoma di un altro individuo, rannicchiato vicino al primo. Può sentire le loro voci; l’uomo con la sigaretta tiene un braccio intorno alle spalle dell’altro e gli parla con fermezza, il tono gentile. A un tratto alza il capo verso di lui e lo fissa: “Il Signor Holmes, immagino” “Sì”, risponde freddo. L’altro uomo è rimasto immobile, il capo chino: perlomeno non è morto di overdose, pensa guardando i riccioli neri. “Ispettore Gregory Lestrade, Scotland Yard” si presenta il poliziotto, gli occhi più scuri della notte, “si sieda qui con noi, signor Holmes, sono certo che suo fratello questa volta si lascerà aiutare”.

 

Seconda sigaretta

Dicembre. Le mani intrecciate dietro la schiena, guarda fuori dalla grande vetrata dello studio. Le strade brulicano di gente. Centinaia di persone che sembrano insetti impazziti: corrono di qua e di là, senza nemmeno guardarsi in faccia. Si urtano, si scontrano, riprendono a camminare veloci. Ognuno segue la propria traiettoria, a testa bassa. Tutti così stupidi, tutti così irritanti, tutti così uguali. Indistinguibili.
Un uomo si ferma proprio sotto la sua finestra: accende una sigaretta, le mani a proteggere la debole fiammella dal vento. Il respiro gli si ferma una frazione di secondo: lo riconoscerebbe tra un milione di persone, è lui, è Lestrade. Corruga la fronte e serra la mascella: Gregory Lestrade, l’amico di suo fratello. In quel momento l’Ispettore alza la testa nella sua direzione e lui si ritrae dietro la tenda.
Lo guarda allontanarsi e un sorriso amaro si forma agli angoli della sua bocca: l’uomo non è passato di lì per caso.

 

Terza sigaretta

Gennaio. “Perché?” “Non c’è un perché.”. Lui si lascia andare a una risata sarcastica: Lestrade, seduto di fronte a lui, è pallido, ha la barba sfatta e gli occhi arrossati e gonfi per le lunghe ore di lavoro notturno; eppure si ostina a mentire. Spazientito batte il pugno sulla scrivania: “Voglio sapere perché!”. L’altro sospira e si passa una mano sugli occhi: a un tratto sembra ancora più stanco. “Davvero mi stai chiedendo perché ti ho invitato a pranzo?” “Sì” risponde freddo, “e anche perché mi telefoni, e perché fai in modo di incontrarmi di continuo. Che cosa vuoi da me?”. Lestrade si morde le labbra: “Secondo te?”. Lui inarca le sopracciglia: non gli piacciono questi giochetti, ma decide di rispondergli lo stesso. “Vuoi la tua ricompensa per esserti occupato di Sherlock. La avrai: ma falla finita”. La propria voce è carica di amarezza, se ne rende conto, ma non riesce a controllarla in questo momento, non sa ricomporre la sua maschera d’indifferenza, non di fronte a lui.
Perché Lestrade è l’unico uomo al mondo che lo fa sentire vulnerabile, infelice e solo.
E lui lo detesta, per questo.
E’ l’uomo che lo mette di fronte al suo desiderio.
Irrealizzabile.
Patetico.
Folle.
Lo vede aprire il pacchetto di sigarette ed estrarne una: le dita gli tremano leggermente. Il silenzio tra loro si è fatto pesante. Lestrade si alza e rimane un momento fermo di fronte a lui, gli occhi grandi e scuri piantati nei suoi: “No, Mycroft, non è per questo”.
Porta la sigaretta alle labbra e la accende, aspirando profondamente, poi si avvicina alla porta: “E’ perché tu mi piaci. Stavo solo cercando di corteggiarti”. C’è una deflagrazione nella sua testa, un’esplosione che manda in mille pezzi tutti i suoi pensieri, le sue deduzioni, i suoi ragionamenti. E in un momento è in piedi, raggiunge Lestrade sulla soglia, gli afferra un braccio, e lo tira a sé. Sente l’altro sorridergli contro le labbra, mentre lo bacia: “Stupido di un Holmes” gli mormora Lestrade all’orecchio, “i tuoi peggiori nemici sono nella tua testa, lo sai?”. Lui lo stringe forte e annuisce. Qualcuno di questi nemici deve averlo appena ammazzato, però, se ora è lì, appoggiato alla porta del suo studio a soffocare di baci l’uomo di cui è innamorato.

  
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