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Autore: chemicalju    19/09/2014    0 recensioni
E ancora, quelle labbra e quelle braccia, quei fotogrammi si ripetevano nella sua mente, quel viso e quel sorriso, quelle mani che correvano veloci sul suo corpo, una stretta al petto, quei denti che gli mordevano la pelle.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Memento Mori
 
 
 
 
La aspettava, era da un po’ che la aspettava. Le giornate passavano senza che arrivasse ed ogni giorno era una sconfitta. Minuti ed ore passate inermi, nulla accadeva e nulla sembrava volesse accadere come in un circolo vizioso, come se tutto fosse già finito. Eppure era convinto che sarebbe arrivata, perché lasciare che il suo cuore battesse ancora, perché non redimerlo, perché farlo combattere contro una vita, che davvero, non voleva?  
- Mh, mh..-
Come se l’attesa non fosse abbastanza, di tanto in tanto andava a cercarlo, tra ricordi lontani e forse ancora vivi che sperava di non perdere mai; tra i ricordi lo stringeva a sé e spesso era convinto di sentirne ancora il calore della pelle, tra i ricordi le loro labbra si scontravano infinite volte, e avrebbe giurato che ancora riusciva a sentirne il tocco, delicato o violento che fosse, su quei sottili lembi di pelle che sputavano fuori una voce sempre più fioca.
 
Una luce lo accecò. Era lei?
- Gerard.-
Era una voce maschile, addirittura conosceva anche il suo nome. Doveva averlo cercato tanto, eppure aveva fatto di tutto per farsi trovare, non aveva mai cercato di fuggire. Perché dopo tutto questo tempo? Perché non prima?   
- Gerard.-
Avrebbe voluto rispondere. Avrebbe voluto riuscire ad aprire gli occhi per vedere com’era,  la bocca impastata e gli occhi arrossati non facilitavano le cose. Ripeté il suo nome, e gli  ritornò in  mente una voce come quella che da tanto non sfiorava le sue orecchie, ma questo non lo ricordava, non capiva di chi fosse.
Poi sentì. Piangeva silenziosamente, eppure avrebbe giurato che riusciva a sentire ogni lacrima che solcava le guance di… le guance di chi?
-Cos’hai combinato, Gerard, a cosa ti sei ridotto…-
I suoi ricordi erano muti ma quella voce la conosceva, incominciò a scavare nervosamente nella vita che ormai aveva solamente nella sua testa e che non gli apparteneva più. Chi era, come l’aveva trovato, come conosceva il suo nome, esisteva ancora qualcuno che si ricordasse di lui?
Si sentì toccare la spalla e si ritrasse violentemente. Incominciò ad avere paura. Non si aspettava nulla di tutto ciò, qualcosa non era andato come voleva, sarebbe dovuto scivolare lentamente in un baratro finché Lei non lo sarebbe venuto a prendere, ma qualcuno l’aveva trovato per primo.
- Non avrei mai giurato di trovarti qui, sai? Ti ho cercato per mesi, ti ho cercato ovunque, quanto sono stato stupido a pensare che te ne fossi andato..-
 
Dov’era? Dove aveva deciso di abbandonare il proprio corpo? Quanto tempo era passato? I suoi pensieri lo avevano completamente alienato dalla realtà. A volte si dimenticava di averlo, un corpo. Forse era ammattito, la mente lo aveva logorato. I suoi ricordi lo avevano completamente consumato.  Ma quella voce, Dio, lo tormentava. Era straziante, aveva un suono così triste che quasi gli veniva da piangere.
La luce gli bruciava gli occhi, ma voleva vedere, cercò di aprirli, ma riuscì a intravedere solo una figura nera poco distante da lui.
-Gerard, mi riconosci?-
Qualcosa di fresco gli sfiorò gli occhi ed il viso, ora bruciavano un po’ meno, avrebbe aspettato un po’ prima di riaprirli, non aveva fretta, aveva paura.
 
Un mugolio uscì dalle sue labbra quando senti due mani sollevarlo da terra. Avrebbe voluto ribellarsi e scappare, ma la risposta del suo corpo fu solo un debole tremolio. Avvertì del soffice sotto il suo corpo, dei dolori lancinanti alle gambe e ancora una mano che gli carezzava il viso ed i capelli. Perché tutto questo?
-Fr..fr…-
Rantolii. Ecco cosa usciva dalla sua bocca. Quella situazione incominciava ad innervosirlo. Come sempre, quando si innervosiva, la sua attenzione veniva catturata da attimi lontani che lo portavano via da ogni possibile percezione di sé.
E ancora, quelle labbra e quelle braccia, quei fotogrammi si ripetevano nella sua mente,  quel viso e quel sorriso, quelle mani che correvano veloci sul suo corpo, una stretta al petto, quei denti che gli mordevano la pelle.
Le labbra, le braccia, il viso, il sorriso, le mani, i denti, i capelli, le labbra, le braccia, il viso, il sorriso, le mani, i denti, i capelli, le labbra, le braccia, il viso, il sorriso, le mani, i denti, i capelli.
Quel giorno ed altri mille passati insieme. Le notti piene dei loro sospiri. Pensava che gli fosse dovuta quella felicità.
Sorrise, e forse più che un sorriso era un ghigno.
Era tutto finito, non lo rimpiangeva, ma senza di lui avrebbe preferito morire, ed era ciò che stava aspettando.
Morire.
 
- Ti ricordi di me, Gee?-
Singhiozzava, ma no, non riusciva a ricordarsi di lui. Sarebbe potuta essere qualsiasi persona, non gli interessava. Sarebbe potuto essere chiunque, tranne uno.
Il dubbio si insinuò. Possibile? Era possibile, dopo tutto quello che aveva fatto? 
Allungò un braccio verso la fonte della voce ma tastò l’aria, i battiti accelerarono, avrebbe voluto parlare, avrebbe voluto vedere, i pensieri si accavallarono nella sua testa, un’ondata di emozioni si riversò su di lui, incominciò a tremare, si vergognava dannatamente per le condizioni in cui l’aveva trovato, non avrebbe mai voluto che lo vedesse così, cercò di parlare e cercò di vedere, ed ancora il suo cervello formulava frasi che non sarebbero mai uscite dalle sue labbra.
Quant’era ingiusto, tutto quello?
-Sono io, Gerard, finalmente ti ho trovato, sono qui, non tremare, sta’ tranquillo.-
 
- Frank…Dio mio, perdonami, Frank…-
Concentrò tutte le forze che aveva per sbiascicare poche parole, i battiti del cuore gli rimbombavano nelle orecchie come tamburi, avrebbe voluto piangere e ridere allo stesso tempo, abbracciarlo e baciarlo, dirgli che gli era mancato, che gli dispiaceva, che non avrebbe mai dovuto trovarlo, che lo sognava e lo pensava, che senza di lui si sentiva morire.
Era troppo per lui, era troppo per qualsiasi parte del suo corpo. Erano troppe le emozioni che provava in quel singolo istante, erano così tante che si sentiva scoppiare.
Forse stava davvero per scoppiare.
 
Qualcosa di caldo gli incominciò ad uscire dalla bocca a fiotti, caldo e ferroso, sangue, il suo corpo si muoveva a scatti, non riusciva a controllarlo.
Sentì un urlo strozzato, un peso che si accasciava su di lui, poi sentì ancora singhiozzi e lacrime che gli bagnavano il braccio sinistro. Avrebbe voluto fare qualcosa ma era fuori controllo, era fuori se stesso, non capiva cosa stesse succedendo e quel sangue ormai gli era arrivato sul collo e i muscoli si contraevano da soli.
 
Poi precipitò.
Faceva estremamente fatica a respirare, sapeva che il suo cuore stava cedendo, che non avrebbe retto a lungo. In un ultimo disperato tentativo cercò di toccare Frank, di vederlo o di fare entrambe le cose. La mano a mezz’aria cadde in un tonfo sordo.
 
Non era riuscito a sentire il corpo di Frank tremare sotto il suo tocco.
Non era riuscito a vedere le lacrime sgorgare dai suoi occhi.
Era arrivata.
 
 
And as we’re falling down
I’ll see your eyes,
and in this pool of blood
I’ll meet you eyes,
I mean this forever
 
 
                                                  _________________
 
 
Insomma, erano quattro anni che non scrivevo. Avevo bisogno di buttare giù qualcosa e avevo bisogno di sentire i MyChem più vicini del solito. L’ho scritta in mezza giornata con il mio solito fare confusionale e un po’ macabro e con un Gerard che poverino ci va sempre per sotto ahahahahah
Hope you enjoy it Killjoys!
xoxo
  
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