Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: A lexie s    19/09/2014    5 recensioni
Chi non conosce il Titanic?! E' una delle mie grandi passioni, non solo in termini filmistici.
Non ci troviamo sulla Jolly Roger, bensì sull'imponente piroscafo affondato nel 1912, ma sempre di una nave si tratta.
Le vicende seguono, più o meno, quelle del film (dico più o meno perché ovviamente ci saranno delle novità).
Dal capitolo: Erano trascorsi settantotto anni ed Emma poteva rivederlo nella propria mente, ogni ricordo era nitido come se davvero si trovasse lì. La consistenza della ringhiera fredda e bagnata dalla rugiada, l’odore di vernice fresca e il rumore del mare. Il Titanic era considerato la nave dei sogni e lo era, lo era davvero.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

Titanic
Capitolo 4

Non aveva mai visto nulla di così sfarzoso. Un cameriere gli aveva aperto cordialmente una delle due porte in vetro e lui era entrato guardandosi intorno con aria meravigliata. Due enormi scalinate in legno precedevano la sala, una struttura in vetro decorava l’alto soffitto ed una musica aleggiava nell’aria dolcemente.
Scese le scale con passo sicuro ed osservando il comportamento degli altri signori, notò come questi camminassero a testa alta senza tener conto di dove mettessero i piedi, come la loro figura apparisse rigida e composta e com’erano soliti mettere un braccio dietro la schiena, mentre con l’altro accompagnavano la propria dama.
Si appoggiò ad una colonna in legno ed attese che dalle scale scendesse lei.
Emma non si fece attendere molto, scese le scale preceduta dalla madre e da Neal. Questi passarono accanto a Killian con aria indifferente, probabilmente non l’avevano nemmeno riconosciuto in quei nuovi abiti eleganti. Lei invece rimase subito ipnotizzata dai suoi occhi, come le succedeva spesso. Con una mano teneva il suo vestito rosso, mentre con l’altra si reggeva al corrimano in legno per evitare di cadere.
Killian rimase estasiato a guardarla per qualche minuto. Il corpetto metteva in risalto le sue forme e la gonna dondolando produceva un suono piacevole. I capelli erano raccolti, solo due boccoli le ricadevano davanti incorniciandole il viso rosato.
Si avvicinò lentamente prendendole una mano per baciarla lievemente, mentre continuava a guardarla negli occhi. L’aiutò a scendere gli ultimi gradini e le porse il braccio per invitarla a camminare con lui.
“Tesoro, senz’altro ti ricorderai del signor Jones?!” Chiese Emma, rivolgendosi al fidanzato e guardando successivamente anche la madre.
“Signor Jones, è stupefacente.. Potrebbe passare quasi per un gentiluomo” ammise sfacciatamente Neal, una chiara provocazione che Killian s’impose di lasciar correre.
“Quasi” confermò, accennando un sorriso e ricacciando l’irritazione che quell’uomo gli suscitava. Dopo di che, smisero di parlare e si avviarono verso il loro tavolo. Neal accompagnava la suocera, mentre Emma rimaneva salda al braccio di Killian, illustrandogli le professioni e i visi dei vari gentiluomini che le passavano accanto.
Il ragazzo era piacevolmente colpito dal notare che dietro la maschera di perfezione, si celassero più scandali di quanti non ve ne fossero nei ceti più umili. Mogli tradite dai mariti, uomini facoltosi in viaggio con le proprie amanti, gentil donne appassionate al disegno di biancheria audace. L’apparente perfezione nascondeva sempre qualcosa.
“Ti va di scortare una signora a cena?” Domandò Granny avvicinandosi ai ragazzi ed interrompendo quello sproloquio d’informazioni.
“Certamente” rispose Killian, porgendole l’altro braccio.
“Un gioco da ragazzi vero? Ricorda, impazziscono per il denaro, perciò se fingi di aver una miniera d’oro, entrerai a far parte del clan” gli sussurrò all’orecchio.
Il ragazzo annuì, era sicuramente molto nervoso però riuscì a nasconderlo egregiamente, sfoggiando sorrisi ed ostentando un’innata sicurezza.
Si sedettero al tavolo e cominciarono ad intrattenersi con conversazioni che avevano gli argomenti più disparati, mentre le portate cominciavano ad arrivare.
“Ci parli degli alloggi di terza classe” suggerì Mary Margaret, rivolgendosi a Killian con un sorriso sulle labbra sottili.
“Sono i migliori che abbia mai visto, solo qualche topo qua e là” asserì il ragazzo, suscitando le risate del resto dei commensali.
Neal si affrettò a spiegare del salvataggio avvenuto la sera prima, ed Emma aggiunse di ritenere il signor Jones un’artista dopo aver visto i suoi splendidi disegni.
“Emma ed io abbiamo opinioni differenti sull’arte, ma con questo non voglio certo criticare i suoi disegni” commentò Cassidy, spostandosi leggermente per permettere al cameriere di versargli dell’altro champagne.
Killian alzò un sopracciglio, ma poi lasciò cadere il discorso accennando un breve sorriso accompagnato da un gesto della mano.
Quando abbassò lo sguardo sul tavolo, rimase stupito dal numero di posate che vi erano. Okay, quella non doveva essere di certo una cosa semplice. Come diavolo doveva capire quale utilizzare per ogni portata? Lanciò uno sguardo interrogativo ad Emma, che gli fece segno di togliere il tovagliolo dal piatto e così fece.
“Queste posate sono tutte per me?” mormorò all’orecchio di Granny che era seduta accanto a lui, mentre Emma sedeva a qualche posto di distanza purtroppo.
“Parti sempre dall’esterno” suggerì la donna, afferrando la prima forchetta per fargli vedere quale scegliere.
I discorsi tornarono a concentrarsi sulla nave, sulla sua progettazione e costruzione e tutti tornarono a complimentarsi con Marco ed August che erano seduti al loro tavolo.
“Dov’è che vive esattamente signor Jones?” Infierì nuovamente Mary Margaret, concentrando l’attenzione di nuovo sul ragazzo.
“Al momento il mio indirizzo è la terza classe del Titanic, dopo di che sarò nelle mani di Dio” concluse, asciugandosi le labbra con il tovagliolo di stoffa, sicuramente anche quella era pregiata vista la morbidezza.
“Se posso permettermi, dove ha trovato i mezzi per viaggiare sul Titanic?”
“Ho vinto i biglietti giocando a poker, una mano davvero molto fortunata” disse, rivolgendo il proprio sguardo ad Emma.
“A lei piace quest’esistenza priva di radici?” Ormai sembrava quasi un interrogatorio, piuttosto che qualche domanda posta per conversare amabilmente.
“Si, mi piace. Ho tutto quello che mi serve, ho aria nei polmoni e qualche foglio immacolato. Mi piace svegliarmi la mattina senza sapere cosa mi capiterà o chi incontrerò. Proprio l’altra notte ho dormito sotto un ponte ed oggi mi ritrovo sulla più imponente nave del mondo a bere champagne con dei signori raffinati come voi!” Alzò il calice per permettere al cameriere di riempirlo e poi ne bevve un sorso. “Secondo me, la vita è un dono e non ho intenzione di sprecarla. Non sai mai quali carte ti capiteranno nella prossima mano, impari ad accettare la vita come viene così ogni singolo giorno ha il suo valore” concluse, Emma era rimasta affascinata dalle sue parole, completamente rapita da quel senso di libertà di cui parlava.
“Al valore di ogni singolo giorno” propose la ragazza, alzando il calice ed invitando gli altri a fare lo stesso. Ed il brindisi mise fine a quell’interrogatorio.
Il resto della cena trascorse tranquillamente, tutti si concentrarono sulle proprie portate e finirono di mangiare quasi in assoluto silenzio. Killian apprezzò il fatto che le domande fossero finite, si gustò la sua pietanza alternando lo sguardo tra il piatto ed il viso di Emma. La ragazza lo guardò più volte, cercando di mantenere un’espressione serena e rilassata, forse il fatto che lui fosse lì rendeva davvero quella serata più gradevole.
Più tardi, tutti si alzarono da tavola. Il ragazzo li guardò stupito, non sapeva cosa stesse succedendo ed il fatto che si fossero alzati contemporaneamente l’aveva confuso.
“Adesso, inizia la serata da ballo. Dobbiamo spostarci in un’altra sala” chiarì Emma, leggendo la confusione sul suo volto.
“Vuole unirsi a noi, signor Jones?” Propose Neal, sistemandosi la giacca e porgendo il braccio alla futura suocera. Emma lo guardò piena di speranza, mimando un ‘per favore’ con le labbra, così annuì e porse un braccio a Granny ed uno alla ragazza per avviarsi.
La sala adiacente era molto simile, stesse pareti e stesso arredamento. Un grande pianoforte a coda si trovava sul margine destro ed ovviamente non vi erano i grandi tavoli per i pasti, ma qualche tavolino in vetro e qualche poltrona per i signori che volevano fumare il sigaro e bere brandy.
“Tesoro io devo parlare d’affari con il signor Mendell, non ti dispiace vero?” Chiese Neal, la bionda annuì ben contenta di non averlo tra i piedi, così Cassidy lasciò le donne alle loro discussioni ed andò ad accomodarsi in una di quelle poltrone.
“Non dovrebbe lasciarti sola, sai.” Sussurrò Killian, avvicinandosi lentamente all’orecchio della ragazza.
“Che intendi?” Lo interrogò, portando il suo sguardo su di lui. L’uomo si guardò intorno e decise che non era il caso di chiarire le cose in quel frangente, così optò per porgerle la mano “vuoi ballare?” domandò inchinandosi lentamente.
Emma rise, si sentiva così allegra quando lui era nei paraggi, credeva anche di poter recuperare in una sera tutte le risate che si era negata negli ultimi tempi, che gli altri le avevano negato.
“Certo, signore” rispose, accettando la mano e si lasciò condurre in un angolo libero della grande sala. Tutte le coppie volteggiavano, lasciandosi trasportare dalla musica.
“Dicevo solo che non dovrebbe lasciarti sola così facilmente, con tutti gli uomini liberi che farebbero la fila per sorprenderti e stare al tuo fianco” riprese la discussione che prima aveva volutamente lasciato in sospeso. Poi portò una mano alla sua vita, tastando la consistenza di quel tessuto rosso ed afferrò dolcemente l’altra sua mano. Lei si lasciò trascinare ancora un po’ imbarazzata dalle sue parole, ma comunque lieta della dolcezza che le stava riservando.
“Sei un ottimo ballerino” constatò, facendo una leggera giravolta prima che lui la riportasse stretta a sé.
“Mia madre” ripeté lui, esattamente come aveva fatto quel pomeriggio. Sua madre gli aveva insegnato così tante cose, ed il suo ricordo gli rievocava un misto di emozioni che aveva paura di non riuscire a controllare adeguatamente.
Le luci del grande lampadario si riflettevano sui capelli dorati della ragazza, creando una sorta di arcobaleno su cui Killian si concentrò per calmare il respiro e tornare a rilassarsi. Sorrise e tornò a guardarla negli occhi.
“La musica è finita, sarà meglio andare” dichiarò Emma, staccandosi lentamente dal corpo dell’uomo. Il calore dalla quale era avvolta sparì istantaneamente e fu tentata di stringerlo ancora, ma ignorò quell’impulso e si tenne a distanza.
“Potrebbe arrabbiarsi?” La interrogò, lanciando uno sguardo alle sue spalle all’uomo che sembrava perso in una discussione animata.
“Potrebbe” ammise lei, prendendo il suo braccio e trascinandolo verso il resto del gruppo che si erano lasciati dietro.
“Sembra preso dalla conversazione.”
“Non hai ancora visto niente, tra qualche ora si sposteranno nella sala da poker e cominceranno a divertirsi seriamente” sottolineò ridendo la ragazza, ma voltandosi vide il volto di Killian spaventosamente serio.
“Che c’è?” Scosse piano la mano per colpirlo delicatamente al petto ed attirare la sua attenzione. Lui si riscosse subito e si voltò nella direzione di lei, “quando la festa finirà e lui andrà a giocare a poker, tu vieni con me?!”
“Come?”
“Si, vieni con me. Ti porterò ad una vera festa e vedrai che ti sentirai libera” sentenziò, leggendo ancora una volta ciò di cui avesse bisogno.
“Io non so se..”
“Per favore, Emma, vieni con me” la interruppe, stringendo contemporaneamente il braccio intorno al suo polso per fare in modo che rimanesse lì, vicino al suo petto.
I suoi occhi brillarono sotto quelle luci, le sembrò che quell’azzurro si fosse sciolto, come se potesse nuotarci dentro. Dio, come faceva a rifiutare? Come faceva a dire di no, quando lui continuava a guardarla con quell’intensità?
“Si” sussurrò, proprio un attimo prima di raggiungere gli altri.
“Cosa cara?” Intervenne Mary Margaret, molto curiosa di sapere a cosa si riferisse.
“Nulla, lo stavo informando circa gli ultimi dipinti che ho comprato, prima a cena vi avevo riferito che il signor Jones è un’artista” improvvisò piuttosto bene.
La donna abbassò la testa e tornò a parlare con le altre signore. “Io vado, ti aspetto all’orologio?” Mormorò pianissimo per non farsi udire da nessuno, Emma annuì impercettibilmente per non farsi notare.
“Signore, è stato un vero piacere stare in vostra compagnia, ma adesso devo andare” Killian sorrise a tutte, si congedò e lasciò la grande sala.
 
 
 
Stava percorrendo velocemente il corridoio che l’avrebbe condotta alla scalinata con l’orologio in cui avevano appuntamento. Era passata circa mezz’ora da quando lui era andato via, la festa non era ancora finita ma quando Emma aveva visto Neal ritirarsi, per la consueta partita di poker, aveva deciso di fingere un mal di testa per poter lasciare la sala. E adesso si sentiva come se stesse scappando di prigione, muovendosi clandestinamente in quella sala dorata e guardandosi intorno con circospezione.
Lo vide subito, in alto sulla prima rampa di scale. Una mano infilata nella tasca dei pantaloni neri e l’altra appoggiata alla colonna di legno chiaro.
“Hai fatto prima del previsto, è già finita la festa?” La guardò avvicinarsi e le porse gentilmente la mano per sostenerla, vedeva quanto quel vestito fosse ingombrante, seppur riconoscendo quanto fosse bella e quanto il rosso donasse alla sua carnagione chiara e si sposasse con il verde dei suoi occhi.
“No, ho finto di avere mal di testa. Ragion per cui, è meglio non fare tardi stasera” s’impose di assumere un’espressione seria davanti alla sua faccia da cucciolo, ma poi il suo tentativo fallì e si ritrovò a fargli gli occhi dolci e ad accarezzargli la barbetta.
Maledizione. Quant’era difficile resistere a quell’uomo.
Lui chiuse istantaneamente gli occhi, godendosi quel contatto e desiderando ardentemente di potersi avvicinare, di poterle afferrare i fianchi ed immergersi nei suoi capelli per constatare quanto fossero morbidi. Non aveva mai provato un’attrazione così forte, tanto forte da sentirsi scuotere interiormente.
“Andiamo?” La sua voce lo riscosse e lo spinse a riaprire gli occhi, lei rise notando il suo sguardo famelico e si allontanò per permettergli di riprendere il controllo.
Killian deglutì rumorosamente, un dolore all’altezza del petto si propagò velocemente nel resto del corpo e si sentì intorpidito per qualche secondo prima che riuscisse a riscuotersi e a parlare. “Vieni, ti porto ad una vera festa.”
Percossero rapidamente il corridoio, presero l’ascensore e si recarono in una sala da ballo del tutto differente. Nessun vestito pomposo o ornamento particolare, ma tutti sembravano divertirsi, ridere e ballare con movimenti buffi e scomposti.
“Vuoi qualcosa da bere?”
“Certo” s’incamminò al tavolo e recuperò da sola un bicchiere con una bevanda color giallastro che non riuscì ad identificare. Bevve velocemente rigettando il bicchiere su un punto del tavolo e con l’altra mano si sciolse i capelli, rimuovendo le due forcine che li tenevano insieme. I suoi boccoli dorati si sparsero sulle sue spalle, riflettendo la luce delle lampadine che illuminavano la sala, lui rimase lì, fermo, incapace anche di respirare. Totalmente coinvolto ed affascinato dai movimenti fluidi della donna. Sicura, forte e autorevole!
Gli si avvicinò, alzò una mano per sfiorargli la giacca scura. Andò oltre i bottoni e s’insinuò fino a toccare la stoffa bianca della camicia.
“Emma, che stai facendo?” annaspò Killian, respirando freneticamente sotto al suo tocco.
Lei si avvicinò lentamente al suo orecchio, provocandogli un brivido che si propagò in tutta la schiena. La sua mano afferrò qualcosa nel taschino interno del completo elegante, “volevo una sigaretta” gli sussurrò all’orecchio prima di allontanarsi lievemente.
“Potevi anche chiederla” la riprese lui, schernendola con il suo sorriso beffardo.
“Perché? Ti ha dato fastidio?” Chiese e ritrasse rapidamente la mano. Lui le afferrò il polso, bloccandola e riportandola sul suo petto. Il suo palmo aperto aderì perfettamente, modellandosi e seguendo i respiri che scuotevano il petto dell’uomo. Killian fece un’ulteriore passo avanti, si avvicinò e fece finalmente quello che poco prima non si era concesso. Afferrò il suo fianco e sfiorò il suo collo con il naso. Era il suo turno di farla impazzire, come aveva fatto lei poco prima.
 “No” mormorò. “Tutto il contrario, amore” concluse, continuando a sfregare le labbra sul suo collo.
“Killian..”
 
La voce di Robin riscosse entrambi, sciogliendo la tensione che si era creata attorno a loro. L’uomo procedeva spedito con una moretta di fianco.
“Amico mio, finalmente ti sei unito a noi. Questa è Regina” la ragazza porse la mano a Killian e ad Emma, che si presentarono a loro volta.
“Emma è un piacere conoscerti” rispose Robin, schiacciando un occhio in direzione dell’amico.
“Il tuo vestito è bellissimo” disse Regina, rivolgendosi nuovamente ad Emma ed attirando l’attenzione dei due uomini su di lei. La ragazza sorrise lievemente, “già, sei proprio bellissima” sottolineò Killian, passando una mano sulla sua schiena.
“Posso parlarti un attimo?” Chiese Robin, dando una pacca nella spalla a Killian e portandolo da un’altra parte della sala.
Le ragazze rimasero a conversare del più e del meno, mentre dall’altro lato gli uomini toccavano argomenti del tutto differenti.
“Si può sapere in che guai ti stai cacciando?” Proruppe, lanciandogli uno sguardo diffidente.
“Lo so, amico, ma non posso farci nulla. Andiamo, l’hai vista? E non è solo questo, ma il suo carattere, la sua forza ed io non riesco a farne a meno.”
“Sei un sentimentale, Killian” lo prese in giro, ridendo e continuando a colpirlo sulla spalla.
“Smettila, idiota!” Lo rimbeccò quello, sghignazzando a sua volta.
“Ti capisco, non pensavo che Regina potesse provocarmi questo sconvolgimento. Non mi era mai interessata nessuna, dopo il mio primo amore” constatò imbarazzato, spostandosi i capelli dalla fronte imperlata da goccioline di sudore.
“Allora smettila di farmi la morale, già basta Filippo, piuttosto dov’è?” Si guardò intorno, ma non riuscì a scorgere il suo volto tra tutti i presenti.
“Sarà con Aurora da qualche parte” la discussione si era conclusa così, ed erano tornati dalle ragazze che avevano cominciato a conoscersi e a ridere insieme.
 
 
“Andiamo a ballare” disse, trascinandola senza nemmeno attendere la sua risposta.
“Non ho idea di come si balli questa musica” ammise lei, non era abituata a sentire un ritmo così movimentato e non sapeva come fare a seguirlo, e non era di certo aiutata dal suo abito ingombrante.
“Lasciati semplicemente andare e smetti di pensare” la rassicurò, cominciandosi a muovere in modo fluido al suo fianco. Lei rimase ferma a soppesare la cosa per qualche attimo, poi fece come le aveva detto.
Si tolse le scarpe cacciandole in qualche angolo, cominciando a saltellare spensierata, inconsapevole di essere osservata da Jefferson che appostato dietro ad un pilastro stava osservando il suo comportamento per riferirlo a Neal.
L’aveva vista sgusciare via dal ballo, ed era troppo allegra per stare male davvero. Aveva perso le sue tracce, poi aveva sentito della musica ed era giunto appena in tempo per vederla ballare.
Apparentemente si stava solo divertendo, era arrivato da poco e non aveva visto nessuna effusione particolare con il signor Jones, stavano soltanto saltellando come due idioti a suo dire. Decise che quella visione era abbastanza e si avviò per riferire tutto a Neal che stava ancora giocando a poker.
“Signore, posso disturbarla?” Chiese gentilmente, avvicinandosi all’uomo e prendendo posto al suo fianco.
“Non vedi che sto giocando” lo riprese l’altro, stringendo con più forza le carte e gettando via la cenere della sigaretta.
“Lo vedo, ma credo ci sia qualcosa che vogliate sapere” sottolineò, guardandolo in modo serio. L’altro si riscosse, si scusò e chiese un attimo di pausa per parlare con il suo dipendente.
“Allora, parla” lo esortò, cacciando via il fumo che era rimasto tra le sue labbra. Si portò le mani alle tasche dei pantaloni e spostò il peso da un piede all’altro in attesa.
“Ho visto la signorina Swan ballare una musica piuttosto allegra con il signor Jones” affermò, aspettando la reazione dell’altro.
“Come? Stavano ballando? Erano vicini?” Le domande proruppero a raffica dalla sua bocca, prima che la contraesse per il nervosismo.
“No, no.. Quando li ho visti non si sfioravano nemmeno, ma lei sembrava divertirsi.”
“Domani la farò divertire io, non permetto a nessuno di mettermi in imbarazzo. Adesso torno alla mia partita, tu vedi di controllarla.” Ordinò, prima di tornare al tavolo nascondendo tutto il risentimento dietro ad un finto sorriso.
Quando Jefferson tornò di sotto, loro erano già andati via.
 
 
 
“Vieni” la prese per mano e la condusse fuori dalla sala, si avviarono verso l’uscita. L’aria fresca della sera scompigliò i capelli di entrambi, risero di cuore davanti a quella spensierata serata. Avevano ballato, scherzato e c’erano stati anche momenti che avevano fatto scalpitare il cuore di entrambi.
Le aveva poggiato la giacca sulle spalle per ripararla dall’aria pungente e si erano seduti su una panchina, rimanendo lì per un tempo che non seppero definire.
“Dovrei andare adesso” constatò lei, era parecchio tardi ed era sicura che la festa da ballo fosse già finita. Quindi era giunto il momento di abbandonare quella fantastica serata e ritornare alla realtà. Una realtà che le fece contrarre istintivamente lo stomaco per quanto non la volesse.
Quella serata, quei momenti erano stati una boccata d’aria fresca, una delle poche volte in cui avesse respirato e riso liberamente. Tutto questo grazie ad una persona che conosceva appena, ma che le aveva fatto vivere momenti che difficilmente avrebbe dimenticato. E adesso, mentre erano lì a fissare le stelle, nel ponte deserto della nave, lei non riusciva a fare a meno di guardarlo.
Guardava lui e guardava il cielo, guardava lui che fissava il cielo con meraviglia. Gli occhi risplendevano di luce propria, le labbra appena dischiuse ed i capelli trasportati dalla brezza leggera. La panchina su cui erano seduti sembrava improvvisamente troppo grande e lei sentiva l’impulso di stringersi e farsi scaldare dal freddo pungente della sera. Il suo corpo era percorso da un leggero formicolio, strinse le labbra più forte cercando di trattenere quelle sensazioni dentro di lei, reprimerle ed impedire che prendessero il sopravvento sulla sua razionalità.
Strinse più forte le braccia al petto, imprimendosi le dita nelle costole e sospirando pesantemente.
Lui si voltò ad osservare il suo volto, la sua postura lo fece quasi ridere, era dolce il modo in cui cercava di darsi sollievo e come continuasse a sfregarsi le braccia per evitare di muoversi. Le passò una mano dietro le spalle, la lasciò lì, immobile, sospesa sulla sua spalla per darle conforto. Non sapeva che solo guardarlo le dava conforto.
“Vorrei non doverti lasciare andare” sussurrò, disegnando qualcosa sulla sua spalla. La consapevolezza nel suo sguardo le causò un rimorso interiore. Nemmeno lei avrebbe voluto andare, nemmeno lei avrebbe voluto tornare alla realtà perché quella sera lì con lui, sotto un manto di stelle, avvolti dal profumo e dal rumore del mare era esattamente come avrebbe voluto passare il resto della sua vita.
Abbassò gli occhi, l’improvvisa tristezza aleggiava nel suo cuore rendendolo pesante più del solito. Killian le alzò il mento con un dito e la fissò per un momento, “mi dispiace, non volevo turbarti” si scusò, catturandole una ciocca di capelli e sistemandola dietro al suo orecchio.
“Non lo hai fatto” s’impose di mantenere una voce decisa e forte, le sue parole però s’incrinarono verso la fine, tanto da fargli cogliere quel che gli bastava per fare ciò che avrebbe voluto fare dalla prima volta che l’aveva vista.
Voltò il suo viso con il pollice e si avvicinò alle sue labbra, chiudendo gli occhi. Lei s’intenerì vedendolo così, tutta la sua spavalderia aveva lasciato il posto alla dolcezza e lei avrebbe davvero voluto abbandonarsi completamente a quella e a lui, ma la sua testa continuava a pulsare e a suggerirle di scappare. Le diceva che la situazione era già complicata senza quel bacio, che dopo quello tutto sarebbe peggiorato, che aveva delle responsabilità verso la sua famiglia, verso il suo fidanzato. Gli aveva dato la sua parola accettando di sposarlo e non era giusto tradirlo anche se non lo amava.
“Che stai facendo?” Chiese, riprendendo le parole che aveva utilizzato lui qualche ora prima. I suoi occhi blu si aprirono di scatto, lasciandola inchiodata e riflettendo la sua immagine. Le sembrava di trovarsi di fronte ad uno specchio, e di vedere la sua anima riflessa lì, aperta e vulnerabile. Forse, per questo lui riusciva a leggerla così bene, avrebbe voluto essere misteriosa come lui. Anche se, lui non faceva mistero del trasporto che nutriva per lei e questo la faceva sentire euforica ed orgogliosa, sentimenti che non avrebbe dovuto provare.
“Di sicuro non voglio accendermi una sigaretta adesso” la rimbeccò scherzando e le sue labbra s’incurvarono verso l’alto.
“Tu sai che non posso” gli ricordò, accarezzandogli il viso con la mano.
“Allora dovresti allontanarti subito, perché non ho intenzione di lasciarti scappare stavolta” sputò fuori quelle parole così velocemente che lei non ebbe nemmeno il tempo di riflettere su quello che stava facendo. Killian si avventò sulle sue labbra come se si trovasse nel deserto e fossero la sua oasi.
Catturò il labbro inferiore con dolcezza, facendo scorrere lievemente la lingua per lambire quel morso appena accennato e poi s’insinuò dentro di esse come un affamato. Il cervello di Emma aveva smesso di funzionare, doveva essere per forza così perché la ragazza non riusciva a sentire nulla se non lui. Le sue mani che si avvinghiavano alla sua vita sottile, mentre muoveva famelicamente le labbra sulle sue. Rispose al bacio con tutta la passione di cui era capace, portò la mano tra i suoi capelli, stringendo qualche ciocca e facendolo gemere piano sulle sue labbra.
Killian spostò la mano, percorrendole il viso dolcemente ed accarezzandole i capelli. Le sue labbra lasciarono la bocca di lei per spostarsi sul suo collo e risalire velocemente fino a ricongiungersi esse, mentre lei con gli occhi socchiusi si godeva quel vortice di sensazioni che avevano invaso il suo corpo e la sua anima.
Si allontanò un attimo per respirare e la ventata di ossigeno, le riportò a galla tutti i pensieri che aveva lasciato da parte. Si scostò da lui, mettendogli una mano sul petto ed allontanandolo. Killian aprì gli occhi per guardarla, completamente spaesato per la sua reazione dopo quel magnifico bacio. Un lampo di dolore s’insinuò nel suo sguardo, provocando una nuova fitta di tristezza nel cuore di lei.
“Dannazione, Emma!” Esclamò, comprendendo le sue intenzioni, mentre lei si era già alzata abbandonando la giacca in un angolo della panchina.
Si voltò, dandogli le spalle, non volendo più incrociare quello sguardo che le avrebbe reso difficile anche parlare. Le guance ancora in fiamme per il momento che avevano appena condiviso.
“Non deve più succedere, signor Jones.” Sottolineò forte il suo cognome, per fargli credere di essere distaccata, ma lui poteva vedere le sue spalle scosse da alcuni spasmi mentre parlava. Ogni cosa della sua posizione celava ciò che con la voce avrebbe voluto nascondere.
“Emma..”
Nemmeno si girò, cominciò a camminare avviandosi dentro, mentre delle piccole lacrime le imperlavano gli occhi e scendevano sulle sue guance. Le asciugò velocemente, ricacciando tutto dentro di sé.
Lui continuò a guardarla andare via, il suo passo lento e l’andatura aggraziata, i capelli mossi dal vento.
Avrebbe voluto così tanto correrle dietro e stringerla, ma non fece nulla.
Rimase lì a fissarla sparire oltre la porta, si toccò le labbra e chiuse gli occhi nella speranza di risentire quel calore.


Autrice:
Eccoci al quarto capitolo! Le cose cominciano a muoversi, che dite?
Spero davvero che vi sia piaciuto, non vedevo l'ora di pubblicarlo per inserire la nuova grafica che amo. 
Ringrazio tutte le persone che leggono e commentano la storia, siete fantastiche e vi adoro tutte!
Ringrazio anche chi ha inserito la storia nelle varie categorie e chi legge silenziosamente. 
Un bacio <3 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: A lexie s