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Autore: Fenice14    19/09/2014    2 recensioni
ciao, mi chiamo erika e sono una ragazza di 16 anni che vive nel vostri anni, o almeno ci vivevo. ormai è come se vivessi in più epoche contemporaneamente. la mia vita cambiò radicalmente con l'arrivo di un ragazzo vestito da steampunk, ma eravamo legati dalle stesso destino da tantissimo tempo.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO


--BUIO

 



Buio, sono immersa nel buio più totale. Ed io sono terrorizzata dal buio! Comincio a urlare, ad agitarmi, ma non ho voce ne’ corpo. D’ improvviso l’udito torna e porta con se dei flebili sussurri. Le voci  sembrano tutte intorno a me, come se fossero disposte in cerchio, e pian piano il cerchio si  sta stringendo. Ecco perché odio il buio! Non so ciò che mi sta accadendo intor… Ma chi voglio prendere in giro? Io ho paura delle tenebre semplicemente perché ho il terrore che spunti  fuori un uomo con una  motosega. Quante volte ho maledetto la mia migliore amica per avermi  portato a vedere “Non aprire quella porta”? Lasciamo stare che per convincermi ha usato il sistema del ricatto emotivo, e che io fino all’ ultimo l’abbia pregata di andare a vedere Cars. Ma se Roxy (Rosita all’anagrafe, ma ormai la chiama così solo sua madre. E non provate a  fare battute sulla gallina della mulino bianco davanti a lei perché, be, è meglio che cominciate a fare i bagagli. La sua vendetta non sarà divertente)si mette in testa qualcosa, ben poco riesce a smuoverla  dalla sua decisione. E, non  si sa come, convince anche te. È un superpotere che ci ha cacciato nei guai diverse volte. Tornando a noi: le voci continuano ad avvicinarsi, e mentre si avvicinano la litania diventa  sempre più forte e minacciosa. Ho la brutta sensazione che se mi catturassero  la situazione si  metterebbe  molto male per me. Sono  nel panico,  senza corpo, nel buio più completo,  non ci vedo  un accidente e devo fuggire da “voci” che a quanto pare ci vedono benissimo. E per mettermi ancora un po’ d’ansia mi faccio  la domanda più logica ma anche la peggiore in quel momento: come sono  arrivata là? Tento di ricordare, ma è come fare la corsa dei 100 metri con il fango che ti arriva alle ginocchia. Tu vedi la fine ma è difficilissimo arrivarci. Così è per i miei ricordi: erano a un passo ma comunque fuori dalla mia portata. Con una fatica atroce i ricordi cominciano ad affluire  nella mia mente. Ero a scuola, in classe… all’ ora di grammatica più noiosa della mia vita. La professoressa  Mate stava spiegando con voce monotona qualcosa che aveva a che fare con le subordinate… Ok, spiegare è una parola grossa, la professoressa  Mate legge il paragrafo del libro che spiega l’argomento e poi ci assegna degli esercizi da svolgere a casa, che, puntualmente nessuno fa. Va be, mentre la professoressa Mate era seduta alla cattedra a “ spiegare”, io era dalla parte opposta della classe a fissare le lampade al neon cercando un modo per non addormentarmi, cosa che non mi stava riuscendo molto bene.  Mentre mi stavo esibendo nel decimo sbadiglio , dalla fila di banchi alla mia destra  arriva un aereo di carta che mi atterra sul libro aperto. Per essere precisi non era un aereo, bensì un caccia bombardiere, con inclusi piccoli omini-stecco disegnati sui lati.  Non cerco nemmeno il mandante del caccia tra i miei compagni, perché so perfettamente chi è stato a farlo: Alan Fallan. Il mio migliore amico, nonché peggior disegnatore  di omini-stecco  esistente al mondo. Che, a quanto pare, si stava annoiando anche più di me se si era dato agli origami e ai caccia bombardieri di carta per far passare un semplice bigliettino. Con un sorriso divertito apro l’aereo e leggo il suo contenuto: “ erika smettila di sbadigliare così o finirai per slogarti la mandibola”. Guardo Alan e lui comincia a far finta di sbadigliare come una di quelle principesse della Disney quando si mettono la mano a coppa appena sopra la bocca.  Scoppio a ridere il più silenziosamente possibile, ma è troppo ridicolo! I suoi tratti sono molto marcati, una mandibola forte e delle labbra sottili ma carnose di un bel colore rosa scuro, il naso un po’ a patata e dritto è perpendicolare ai profondi occhi cioccolato  , che in quel momento sprizzano ironia e intelligenza, ma che se fatti infuriare riuscirebbero a farti venire i brividi anche se la rabbia non è rivolta a  te. Le sopracciglia castane sono folte e ben arcuate. I capelli scuri  tenuti corti incorniciano la larga fronte anche se non riescono a nascondere le orecchie leggermente sporgenti. Insomma non somiglia per niente a una principessa Disney. Diciamo più ad un giovane marine,  sia per il suo fisico massiccio sia per l’abbigliamento; infatti indossa sempre una medaglietta che porta al collo (dov’è  incisa la data dalla nascita della sua sorellina)e una giacca mimetica che gli è stata regalata per il suo quindicesimo compleanno dal nonno. Riportata l’attenzione su di lui, cerco  di mimargli che semplicemente ho sonno perché la notte precedente non sono  riuscita addormentarmi se non all’ alba . Ricomincio  a fissare il soffitto mentre aspetto un altro aereoplanino, che non tarda ad arrivare. Lo aprì velocemente e leggo :”le occhiaie sono parecchio profonde, sicura di stare bene? So un metodo che è buonissimo per addormentarsi.  Sta sera prova a contare i castori, stai sicura che ti addormenti subito! Anzi provaci adesso, la prossima ora abbiamo matematica e devi essere sveglia, abbiamo il compito in classe.”  decido che era meglio rispondergli attraverso un aereo-bigliettino, mimare un intero discorso sarebbe stato parecchio complicato. Comincio  a scrivere:” Al, primo: stai tranquillo che la mia mandibola sta benissimo, grazie. Secondo: ma di solito  non si contano le pecore?. Terzo: con la fortuna che mi ritrovo sicuramente la Mete mi chiama dopo 5 minuti che mi sono  addormentata, per chiedermi un fazzoletto, e mi becca!” ripiego il bombardiere e lo lancio attraverso la classe. Lancio  che, ovviamente sbaglio e che finisce tra i voluminosi capelli ricci della compagna di banco di Alan che , lanciatami un’ occhiata poco amichevole gli consegna il biglietto. Mentre Alan apriva il biglietto ridendo sotto i baffi, io appoggio il viso rosso di vergogna  sulle braccia e sospiro. È allora che l’avverto. Quella strano pizzicolio dietro la nuca e la sensazione di avere la testa in una pressa che via via si stringe. So a cosa porterà, ma sono troppo stanca, il mio corpo non ha l’energia per respingere un altro attacco di quella forza  invisibile che da anni cerca di forzare la mia mente ad aprirsi. E che da anni io cerco di tenere fuori. Già varie volte mi ha preso per stanchezza, ma sono sempre riuscita a tenere un po’ di energia, per lo più data dalla testardaggine, in modo che una piccola porzione della mia mente fosse sempre chiusa, come se fosse in cassaforte. Ma ora sono troppo stanca anche solo per muovere un muscolo, figurarsi per nascondere una parte della mia mente a una forza che è mille volte più potente di me. Sembro una pazza, parlo di forze  invisibili che vogliono impossessarti del mio cervello! Mi piacerebbe essere pazza, almeno darei una spiegazione logica a ciò che mi sta succedendo, a ciò che è successo negli ultimi dieci anni. Ma so che la risposta non verrà  da medici  o psichiatri baffuti. Ne ho già visti troppi e l’ unica cosa che sanno fare è prescrivermi esami che non portano mai a nulla. Ho smesso di ascoltare i discorsi di mia madre  su quanto potrebbe essere bravo un medico rispetto un altro. Non voglio più raccontare, non voglio più vedere le loro facce confuse, che ormai confondo l’una con l’altra. Voglio solo tornare indietro di dieci anni e resistere alla forza che mi rendeva le palpebre pesanti, non fare quel sogno assurdo e riuscire a uscire da quell’ inferno di fumo e  fiamme che si è portato via una delle persone più importanti della mia vita e che mi ha stravolto l’esistenza. Ma so che non si può. E so anche che ormai le mie forze sono agli sgoccioli che sto per perdere, sto per far entrare una forza esterna nella mia mente, senza più nessuna barriera. L’assecondo, chiudo gli occhi. Appena lo faccio il buio mi avvolge e gl’ arti cominciano a farsi pesanti, mentre la tasta si fa sempre più leggera, come un palloncino che viene gonfiato con l’elio. Apro gl’occhi, ma è come se fossero ancora chiusi. Le tenebre intorno a me sono così dense da sembrare miele e non riesco a scorgere niente intorno a me. La pesantezza del corpo ormai è scomparsa, lasciando il vuoto al suo posto. Non mi sento più il corpo, sono sola e nel buio più completo. E io sono terrorizzata dal buio!



HOLA!
come va la vita? questo è il prologo della mia prima storia. spero vi piaccia. commentate e fatemi sapere! anche per una critica!
Ci vediamo al prossimo capitolo!
  
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