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Autore: Damson    03/10/2008    3 recensioni
Una piccola satira sui luoghi comuni dei romanzi dell'800.
Genere: Comico, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kagura, Kohaku, Rin, Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Come ogni mattina da quando abitava in quella casa Sesshomaru era pronto per uscire a cavallo e, come ogni mattina da quando quella stessa casa ospitava un nuovo inquilino, cercava di uscire dall’atrio senza fare il minimo rumore, per non attirare l’ attenzione di quest’ultimo.
“dove andate?”
“Kagura! Per il Cielo, mi è preso un infarto, pensavo fosse il cane”
Lady Tallant incrociò le braccia sul petto con fare offeso “ah, si? E da quando il cane sarebbe capace di parlare?”
Sesshomaru alzò le spalle “…se lo fa Inuyasha”
“Insomma, ma lo sapete che giorno è oggi? È domenica mattina. Non potete uscire a cavallo, quindi è meglio che vi andiate a cambiare: tra poco sono le nove.”
“Perché?”
“Come, perché?! È da quando potete camminare che, volente o nolente, andate alla Canonica per la funzione tutte le domeniche mattina! Ed ogni volta fate lo gnorri: perché?…dove si va?…a fare cosa?…ed a me tocca starvi a controllare perché non ve la svignate”
Sesshomaru le fece notare che oramai era pronto per uscire a cavallo e, siccome mancava soltanto mezz’ora alle nove, non ce l’avrebbe fatta mai e poi mai a cambiarsi in così poco tempo. Quindi sarebbe stato costretto ad andare con i calzoni in pelle e gli stivali da equitazione, cosa che avrebbe certamente fatto sfigurare sua moglie davanti a tutto il vicinato. Per questi motivi, dettati da disinteressato altruismo verso la consorte, era meglio se per quella settimana si occupava di altro: Dio non se la sarebbe certo presa troppo a male, anche perché per indole, come tutti sanno, Egli è incline al perdono e lui, per quanto la cosa lo lasciasse affranto, avrebbe fatto a meno della benedizione.
Kagura ascoltò pazientemente il marito, con un sorrisetto sicuro sul viso: ogni domenica lui la faceva arrabbiare per lo stesso identico motivo e le toccava sudare sette camicie per trascinarselo dietro, ma quel giorno, per la prima volta, aveva un’arma che le assicurava la vittoria.
E così non appena Sesshomaru ebbe finito esclamò, fingendo noncuranza, ed avviandosi su per le scale “Fate pure come volete, tanto per oggi io e Rin abbiamo già chi ci accompagna”
Lord Tallant, che al fate come volete si era messo in testa il cappello felice di averla scampata per una volta con tanta facilità, si girò di scatto verso la moglie quando sentì la seconda parte della frase.
“E chi vi accompagnerebbe?”
“Kohaku viene a prendere Rin e, dato che con lui ci sarà anche il suo amico, gli chiederò se vorrà farmi da cavaliere”
Sesshomaru la superò salendo le scale a tre a tre, in cima si fermò e si girò verso la moglie “Questo è un comportamento molto cattivo”
“Andrò sicuramente all’inferno”

Sesshomaru non ci mise molto ad incrementare la lista dei motivi per cui sua moglie sarebbe finita all’inferno: non solo lo aveva perfidamente ricattato, non solo aveva dato alloggio alla più immonda incarnazione di Lucifero (vedi: Bonnie), non solo provava affetto per un poppante funereo (vedi: Kohaku), non contenta di ciò aveva deciso di incrementare le sue sofferenze portandolo in un posto dove la temperatura variava dalla calura appiccicosa nelle zone all’ombra, al caldo torrido nelle zone al sole (il che poteva essere utile per abituarsi al clima dopo il trapasso) e dove la quantità di gente era talmente elevata che un povero cristiano non poteva evitare, movendosi, di toccare qualcuno o, peggio, di essere toccato.
Il più importante dei motivi però era stata la sua scelta nel prender marito: aveva sposato lui, il che pregiudicava l’entrata in paradiso a prescindere da qualunque buona azione passata, presente o futura ella potesse compiere.
Era una specie di predestinazione, per intendersi.
Mentre quella dannatissima canonica era certamente maledetta.
Sesshomaru si guardò intorno con il suo solito sguardo distaccato, nascondendo la più profonda delle irritazioni.
La chiesa quella domenica mattina era sovraffollata, non riusciva a spiegarsi da dove era saltata fuori tutta quella gente. Ma che ci facevano tutti lì? Perché non se ne erano restati come ogni giorno a casa o rintanati nei loro bugigattoli dove stavano sempre, dove lui non poteva vederli, deliziandogli la vita con la loro non-presenza?
La gente dal canto suo aveva buoni motivi per esser presente, infatti oltre agli assidui di ogni funzione (bigotti fissati, timorati di Dio, ragazzi pronti a cogliere una buona occasione per accompagnare la bella un po’ fuori, Tizio che doveva sfoggiare il suo panciotto nuovo, Caia che non poteva assolutamente aspettare l’apertura della stagione estiva per far vedere alle amiche come le stava bene il cappellino appena acquistato, chi tanto non aveva niente di meglio da fare prima di pranzo, chi voleva sapere gli ultimi pettegolezzi prima di andare a teatro la sera ed infine, perché no, qualche buon anima che ci credeva veramente) quella mattina si presentarono anche moltissime persone che assidue non erano affatto.
Questo per un più che valido motivo, almeno secondo loro: Naraku avrebbe tenuto il suo primo sermone. Siccome la nomea ed il fascino che era riuscito ad esercitare sul bel mondo durante la stagione invernale non era scemato nella breve pausa prima dell’estiva (il che, parola d’onore, non può che essere definito miracolo) tutti si erano precipitati da Londra nella canonica di Lord Tallant, il quale ne era stato tanto contento che pensava di dare fuoco al tutto e vendere i possedimenti.
Fortunatamente per Sesshomaru essere il padrone serviva a qualcosa, il ritardo non avrebbe impedito loro di non trovare posto a sedere poiché avevano quelli riservati. Con la moglie al braccio e codazzo vario dietro si fece largo attraverso la folla, cercando di arrivare in cima alla navata.
“Sesshomaru!”
“Gesù!” Sesshomaru alzò gli occhi al cielo “ma che ti ho fatto io di male?”
“Sesshomaru! Ehi girati, sono qui!”
“Guardate che Inuyasha vi sta chiamando” gli fece notare Kagura con un sorrisetto che aveva un che di canzonatorio.
“Lui sta chiamando me, ma io non sto sentendo lui”
“Lo sentite benissimo invece”
Intanto Inuyasha, scansata una coppia, saltata una vecchietta ed aggirata un’intera famigliola, lo aveva raggiunto. Salutò cordialmente Kagura dopo aver dato una amichevole (e non molto bene accetta) pacca sulle spalle al fratello.
“Visto che folla? Chi lo avrebbe mai detto, neanche all’ippodromo!”
“Potevi andarci stamattina…” gli fece notare Sesshomaru.
“Figurarsi: parlano così tanto di questo tizio che dovevo per forza vederlo”
“Sapevi che la curiosità è femmina?”
“Anche avere un abito diverso per ogni ora del giorno è da femmine”
Kagura si vide costretta ad interrompere l’amorevole conversazione tra fratelli, solitamente le trovava molto divertenti (quando non diventavano troppo pesanti, ricordò con orrore di quella volta che Sesshomaru al colmo dell’ira aveva sfidato Inuyasha a duello… aveva fatto una fatica di nulla per evitare che si battessero) ma non le sembrava ne il luogo ne il momento, senza contare che Rin, Kohaku e James erano dietro di loro stipati in mezzo alla gente che passava in cerca di un posto a sedere.
Non credo che il lettore, a questo punto, abbia qualche difficoltà ad immaginarsi cosa pensò Sesshomaru del fatto che, a causa della presenza di Inuyasha, che comprometteva inesorabilmente la comodità nei posti riservati dei Tallant (infatti sarebbero stati in quattro in una panca per tre, come fece giustamente notare James, cosa che costrinse Lord Tallant a mettere nella lista delle cose da fare la ricerca di un tribunale che lo avrebbe condannato per questo), Rin fu invitata ad accomodarsi dai Forester.
Non contenta del danno che aveva fatto accettando l’invito, l’ignara pupilla si rese rea anche dell’orrendo crimine di star seduta tra James e Kohaku: una vera vergogna.
L’unica cosa che esisteva di più vergognoso era star seduti accanto ad Inuyasha.
Si girò a guardare Kagura e lei, malgrado lo sguardo di lui fosse algido come sempre, sorrise e prese posto tra il cognato e il marito.
Non ha scampo, deve starci lei, dato che mi ha obbligato a venire qui, pensava convinto, non ricordando, più per comodo che per smemoratezza, che a Kagura Inuyasha stava simpatico.
Si guardò intorno e notò con sollievo che i posti dei Forester non erano molto distanti dal suo, cosa che gli avrebbe permesso di controllare Rin per tutta la funzione e mentre Naraku iniziava a parlare, iniziò anche lui.
“Insomma” disse a Kagura, tenendo però lo sguardo su Naraku “secondo voi perché sono tutti venuti a sentire questo tizio?”
“Shh! Ascoltatelo e giudicate” sussurrò lei nascondendo la bocca dietro il ventaglio.
“Non dice nulla di interessante”
“Ha appena iniziato. Ma si può sapere che vi prende? Cos’è questa loquacità improvvisa? Giunge nel luogo ed al momento meno opportuni!”
“Perché dovete pensare che qualsiasi cosa io faccia sia fatta con un secondo fine? Io ho soltanto il desiderio di conversare con mia moglie”
Kagura alzò gli occhi al cielo “siete falso: falso come Giuda, tanto per stare in tema”
Sesshomaru decise che aveva guardato Naraku anche per troppo tempo, incrociò le gambe e si girò verso la moglie “di che cosa volete parlare?”
“Con voi di niente” sussurrò spazientita Kagura “sono venuta qui per ascoltare” marcò l’ultima parola con particolare enfasi.
“Questa è una bugia, non sapete che è vietato mentire? Tra le altre cose siamo proprio in chiesa”
Kagura fece finta di non sentire e cercò di concentrarsi su Naraku.
“Anche se non me lo chiedete so che state morendo dalla voglia di sapere perché penso che voi mentiate. Il motivo è semplice: se davvero aveste voluto ascoltare la cerimonia non mi avreste costretto, con un malefico inganno, a seguirvi. Era palesemente ovvio infatti che la mia presenza qui avrebbe pregiudicato la vostra attenzione; come potete infatti prestare attenzione ad un altro se con voi ci sono io? soprattutto se l’altro è soltanto un bell’imbusto travestito da curato”
Kagura continuò a stare zitta ed a fissare Naraku.
Anche Sesshomaru guardò dove guardava la moglie, provando un improvviso, e secondo lui non giustificato, moto d’odio verso Naraku, che dal canto suo, continuava a parlare tranquillo.
Stufo si chinò verso l’orecchio di Kagura “Sappiate che sono intenzionato a non farvi sentire neppure una parola”
Neppure questa volta Kagura gli rispose, ma l’espressione con cui lo guardò non lasciava spazio ad interpretazione, sembrava dire: di questo non ho alcun dubbio.
“Non ne volete sapere il motivo?”
Kagura alzò i palmi verso l’alto, come per fargli notare che l’educazione era inutile e non aveva bisogno del suo consenso per parlare.
“Mi avete costretto a venire in questo orrido posto…”
“questo orrido posto è la casa del Signore!”
“… ad ascoltare un saccente bell’imbusto…”
“Lo avete scelto voi!”
“…mentre Rin ne approfitta per sedersi tra due damerini…”
“non ne approfitta
“…e voi sedete accanto ad Inuyasha!”
“Cielo, che orrore, penso che dopo la funzione dovrò farmi esorcizzare” lo prese in giro lei.
Sesshomaru lasciò un’occhiataccia a Kohaku, poi si girò di nuovo verso Kagura.
“non lo avete notato?”
“abbassate la voce!”
“Non lo avete notato?” richiese lui, abbassando però la voce.
“Cosa?”
“che si somigliano”
“chi?”
“Kohaku e Inuyasha”
Kagura guardò Kohaku, poi si voltò verso Inuyasha che la guardò interrogativo, non capendo cosa volesse la cognata ed infine emise il suo verdetto “no, per niente”
“Non intendevo fisicamente, ma caratterialmente”
“Caratterialmente sono quanto di più distante si possa immaginare”
“Parlano male e sono maleducati. Sono crapuloni, festaioli e viziosi. Non amano Orazio e neanche la musica, non sanno ballare, fanno errori di ortografia, hanno le mani umide e lo sguardo sornione, vogliono andare in guerra per fare i disertori, hanno i polsini luridi e le scarpe bucate, bevono, masticano tabacco, mendicano per giocare d’azzardo e, se serve, rubano”
Kagura ci mise qualche secondo a rispondere, infatti era troppo impegnata a cercare di non ridere.
Quando fu sicura di poter parlare senza conseguenze dannose disse “sapete meglio di me che niente di ciò che avete detto è vero. Senza contare che per sapere certe cose avreste dovuto controllare la loro igiene, la loro posta e il loro guardaroba: tutte cose che non penso abbiate fatto”
“Pulcre convenit improbis cinaedis”*
“shh! Usate un linguaggio consono!”
“Il latino è consono a una Chiesa”
“Il latino, non Catullo!”
Inuyasha le urtò il piede col calcagno “certo che potreste anche zittirvi per un momento! Disturbate! E secondo me anche lui se n’è accorto” ed accennò a Naraku con la testa.
Kagura non poteva immaginare che nel controllare la veridicità delle parole di Inuyasha avrebbe commesso un così grave errore: i suoi occhi infatti incrociarono quelli di Naraku e dall’espressione di questi lei poté capire che non era stata una bella riuscita: si rendeva fin troppo conto di avere gli occhi pieni di lacrimoni da risata trattenuta e una smorfia poco seria a deformarle la bocca per lo stesso motivo.
L’essere colta con le mani nella marmellata dal curato servì, perché Kagura ridivenne d’improvviso serissima.
“che vi succede?” chiese Sesshomaru, pensando che il cambiamento d’umore della moglie fosse dovuto a ciò che gli aveva detto Inuyasha e che lui non era riuscito a sentire.
Kagura incrociò le braccia al petto e fece finta di nulla: per quella giornata Sesshomaru era riuscito a svergognarla (davanti al nuovo prete per giunta)e lei non aveva più nulla da dirgli.

***

* proprio una bella coppia di sfottute canaglie - Catullo, carme 57

***

Note dell'autrice
Beh, che dire, grazie ancora a Laurie, Blackvirgo, KaDe e Rosencrantz per le recensioni. Un bacio a tutte!

  
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