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Autore: hypsteria    19/09/2014    0 recensioni
Eri tu quel ragazzo.
Meravigliosa visione quale sei, quella sera mi hai sorriso così forte che t’avrei stretto a me, tanto che poi non avresti saputo dove finivo io e dove cominciavi tu.
Mi hai sorriso così forte che t’avrei sposato, Harry.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Letter to my past




 
A te, mio caro.
Che se adesso amo tutti un po' di più,
è solo a causa tua.













Caro Harry,
Probabilmente sarai sorpreso di ricevere questa lettera da me vista la tua scarsa memoria per le date, così ti lascio scorrere senza indugiare in spiegazioni (perché sono e rimarrò sempre un perfido orco che ti lascia nei tuoi dubbi fino alla fine), convinto del fatto che presto capirai e ti accorgerai del motivo per il quale adesso sei seduto in disparte a rovinarti gli occhi su un pezzo di carta.
 


24 Marzo 2013
Entro pochi giorni sarebbero arrivate le vacanze di Pasqua, ovvero sei giorni a casa, senza esser costretti a mettere il naso fuori dalla porta ad orari abbastanza improbabili per dei ragazzi della mia età. Era domenica e quel giorno la messa mi era parsa infinita, tanto che non appena i coristi ebbero intonato l’ultima nota, mi volatilizzai, lasciando un posto caldo sulla panca di legno lucido.
La sera sarei dovuto ritornare in Chiesa, ma stavolta non avrei dovuto ascoltare un’omelia, bensì avrei aiutato i miei animatori ed altri ragazzi a servire ad una cena di beneficenza, organizzata nel teatro sottostante alle aule dove per anni avevo diligentemente seguito il catechismo. Ero molto entusiasta, ma non appena fui sul posto mi resi conto di ciò che sarebbe stato: un fuggi fuggi generale, vassoi traboccanti di cibo da distribuire in un millesimo di secondo a venti persone, odore di polenta al ragù (strano a dirsi, ma veramente non ne sopporto neanche il profumo) e gente che strillava di fare in fretta, di stare attento ai piatti di plastica perché il fondo scottava. L’unica cosa a rallegrare la mia persona era la presenza di alcuni dei miei più cari amici tra gli inservienti e quella di Ciccio tra i partecipanti. L’ho sempre avuto a cuore quell’oblate buono e paziente, ma a quel tempo gli volevo particolarmente bene e rivederlo per me era una gioia.
Non mi avevano affidato il suo tavolo, ma appena potevo passavo a salutarlo e lo vedevo circondato di ragazzi, come sempre. In tutto, sarò passata dal suo (vostro) tavolo circa una trentina di volte nel corso della serata.
Da piccolo ero sempre stato molto attivo, facevo molti sport contemporaneamente ed avevo “Eccellente” in ginnastica, ma crescendo mi è cominciato sempre di più a mancare il fiato, le ginocchia e la schiena non mi hanno mai aiutato molto, per cui dopo circa due ore e mezza che servivo definirmi distrutto sarebbe stato un eufemismo bello e buono.
Avevo un vassoio in mano ed avevo appena risalito faticosamente quella dozzina di gradini del teatro, che era sembrata infinita alle mie membra esauste. Tra le altre cose, quel pezzo di plastica rigida odorava di piselli e polenta, un mix disgustoso dei due cibi che più detesto. Avevo i conati di vomito e i bambini mi scorrazzavano tra le gambe, tagliandomi la strada più volte. Penso che se non gli ho tirato una pedata è stato perché in fondo qualcosa di buono in fondo in fondo ce l’ho anche io. Sembrava che tutto l’universo, comprese le galassie, le supernove, i pianeti, le meteore e le comete, si fosse coalizzato contro di me, che non mi sembrava di aver mai commesso chissà quale grave peccato.
Era buio, faceva freddo e desideravo al più presto rientrare dentro le cucine, ma non feci nemmeno in tempo a mettere un piede nel tepore familiare della struttura che una figura mi si parò davanti agli occhi, bloccandomi il passaggio.
“Tu vai a correre con Niall?”
Sette parole. Una domanda.
Avevo intravisto solo i piedi della persona che mi stava impedendo di fare ciò per cui ero lì quella sera.
Alzai lo sguardo, costretto a sollevare il mento più in alto del mio naso per fissare negli occhi il mio interlocutore.
Avevo già intravisto quel ragazzo. Faceva parte di uno dei gruppi dopocresima, a Carnevale era venuto vestito di scuro con un cappello alquanto buffo sulla testa, una delle pedine degli scacchi neri. Mi chiedo se lo conosci.
L’avevo visto più volte impegnato in qualche conversazione insieme a Niall, proprio il Niall biondo con gli occhi chiari che per un paio d’anni era venuto a correre con me. Proprio il Niall che era stato appena chiamato in causa.
“Sì, perché?”
“No, così. Bello correre, eh?”
“Ovviamente.”
Credo che nella storia non ci fu mai una conversazione più inutile ed essenziale allo stesso tempo.
Sorrise.
Scoprì i denti, dodici muscoli della sua faccia si contrassero contemporaneamente per dare vita a quella che immediatamente etichettai come la più immensa delle meraviglie. Al brillar dei suoi occhi, ti giuro, pensai:
“Ogni cosa è illuminata”
Anche le galassie, le supernove, i pianeti, le meteore e le comete, quelle che credevo ce l’avessero con me, mi parvero risplendere di una luce che non gli apparteneva, la riflettevano e basta.
Perché quella luce, quello sfavillio, quel fuoco che si incendiò tutto intorno a te mi fece dimenticare come si sbattevano le palpebre, scacciò via gli odori nauseabondi di quel vassoio bianco sporco.
Eri tu quel ragazzo.
Meravigliosa visione quale sei, quella sera mi hai sorriso così forte che t’avrei stretto a me, tanto che poi non avresti saputo dove finivo io e dove cominciavi tu.
Mi hai sorriso così forte che t’avrei sposato.
 
 
E poi… E poi.
E poi, il resto è storia, Harry.
Come continua il racconto lo sai anche tu. Sai come finisce, sai ciò che sta nel mezzo, la trama ed ogni singolo dettaglio. Ti ricordi tutto, proprio come me.
Che poi, alla fine, siamo fuggiti da questo nostro essere. Siamo fuggiti dallo stare vicini, abbiamo chiuso gli occhi davanti a quello che eravamo, a quello che saremmo potuti diventare se tu ti fossi impegnato di più. Se io mi fossi impegnato di più.
Ma è inutile, ormai, piangere sul latte versato. Tu sei andato per la tua strada. Io, inizialmente, ho provato a starti dietro, a seguirti passo dopo passo, ma non sono fatto per correre dietro alle persone. Sono fatto per correre accanto alle persone, poterle sentire, tenerle strette in qualsiasi momento. E no, non è una cosa fisica. O meglio, non è solo qualcosa che riguarda la sfera sessuale. Ma, ecco, vorrei averti potuto vedere ogni qualvolta il tuo nome si materializzava davanti ai miei occhi.
Ed ora sei un ricordo.
Sì, ci sentiamo ogni tanto, ma io non ti penso più come prima. Tu non mi cerchi più nei tuoi sogni, nemmeno in quelli più spinti. Le tue fantasie adesso sono altre. Abbracci e baci un altro nei tuoi pochi sogni carichi di dolcezza.
Non mi avvolge più la tristezza perché a vederti sorridere non sono io.
E sarai tra i miei ricordi sempre, anche quando sarò vecchia e, con gli amici, ripenserò agli anni della giovinezza. Sei stato il mio primo amore e, si sa, il primo amore non si scorda mai.
 
 
Tuo per sempre,
Louis  
    























Buonassssera a tutti!
Bene bene... Mentre ciacciavo nella mia chiavetta USB ho ritrovato una lettera che avevo scritto tantissimo tempo fa a quello che davvero fu il mio primo grande amore. E' qualcosa di estremamente personale, ma la sua identità ho voluto che rimanesse una segreto tra di noi, così come la nostra storia. 
Eppure, non potevo non dedicare questa storia ai Larry, che ormai sono diventati la mia otp 4ev and ev(?)

E niente, direi che può bastare così.






Alla prossima!










Adele x.  
  
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