Emily si svegliò di
soprassalto. Era tutta sudata e agitata…aveva appena avuto un incubo…uno che
però le era terribilmente famigliare.
“Dannazione…che giorno
è?!” pensava mentre, ancora col fiatone, cercava un calendario.
“…oh no…non può essere…non
ancora!!”
-…il…il 25 gennaio…-
“Non è possibile che tutti gli anni, sempre lo stesso giorno,
io faccia lo stesso…preciso…identico sogno…è sempre quello…”
Emily faceva lo stesso
sogno dall’età di tre anni: tutto si svolgeva in una cameretta; una povera
bimba piangeva disperata, sentendo le urla di una donna, sua madre. Dopo
qualche minuto, queste cessavano, lasciando spazio a quelle di un uomo, suo
padre. Le sue, al contrario, erano grida di sofferenza e dolore nei confronti
della moglie. Poi silenzio…si sentivano solo passi…questi si avvicinavano al
lettino della bimba, che nel frattempo era riuscita solamente a fissare il
soffitto e a piangere.
Poi, ad un tratto, la
vista della cameretta veniva interrotta da un’ombra…in realtà era un uomo, ma
Emily, per ben quattordici anni, non era mai riuscita a capire chi fosse quella
figura scura…tutti gli anni era sempre lo stesso incubo, sempre la stessa
persona nascosta in un’ombra nera…ma chi era?! Non riusciva a ricordarla…e
questo la faceva soffrire perché, purtroppo, era fin troppo consapevole che
quello era suo padre…la stessa persona che nel sogno la prendeva in braccio, la
stringeva forte fra le sue braccia cullandola leggermente e, per
tranquillizzarla, le cantava una dolce melodia…anche se non dava alcun
risultato dato che l’uomo nel frattempo singhiozzava, agitando di più la bimba.
Infine, la stringeva ancor di più, dandole una serie di dolci baci uno dietro
l’altro sulla testolina dai capelli un po’ arruffati, per poi proseguire con un
dolcissimo e affettuoso “ti voglio bene, sei la mia anima…sei tutto per
me!”
Poi buio…Emily
all’improvviso, tutti gli anni, si svegliava agitata…e con una dolorosa
malinconia che le faceva venir voglia di piangere…ma non lo aveva mai
fatto…così le avevano sempre imposto i suoi genitori adottivi…dei mostri!
Spesso dicevano di averla
adottata per divertirsi e rilassarsi, facendole fare tutti i lavori casalinghi
e punendola per niente con la maledizione cruciatus…si divertivano da
morire!
Eh sì, la bambina che
sognava tutti gli anni, nel giorno del suo compleanno, era proprio lei…Emily.
Ella ricordava in
un’immagine molto nitida sua madre, una bellissima donna! Alta e snella, aveva
dei lunghi capelli mossi color biondo cenere e aveva degli occhi stupendi,
grandi e grigi-azzurri come il ghiaccio. La signora si chiamava Bethany; la
ragazzina aveva infatti trovato, fra le proprie carte in orfanotrofio, un
piccolo quadernino con all’interno le parole di una canzone, insieme c’era anche
uno spartito per pianoforte…era la melodia che sentiva nel sogno…e la stessa
che i suoi genitori le cantavano da piccolina per addormentarla! L’unico nome
che riuscì a trovare fu quello di sua madre, in una piccola etichetta in fondo
al quaderno…quello ero era l’unica cosa che le era rimasta dei suoi
genitori…ma, purtroppo, suo padre non riusciva a ricordarlo…non sapeva niente
di lui, se era morto o ancora vivo, se lo conoscesse oppure no…non sapeva chi
era e come si chiamava!
Ormai Emily aveva imparato
perfettamente a memoria quella canzone, la stessa nenia che sentiva
canticchiare singhiozzante dall’uomo del sogno…quelle parole e quelle note di
pianoforte erano il suo unico, piccolo tesoro.
Ad un tratto, i pensieri
della giovane sedicenne furono interrotti dalla compagna di stanza che, a
quanto pareva, stava avendo pure lei un incubo.
“Uffi…ora non ho più
sonno…non riesco più a dormire dopo quel che ho sognato…specialmente se Melody
blatera cose insensate mentre dorme!”
-Melody…ssh!! Piantala di
agitarti…-
“Forse è meglio se vado a
fare una passeggiata…una breve…poi torno a letto!”
Emily prese i primi capi
che riuscì a trovare nel buio e li indossò; si avvicinò alla finestra per
vedere quel che aveva indossato.
“Cos’ ho indosso?! Il
maglioncino grigio è mio…ma i pantaloni neri devono essere di Melody! Ops!
…però, carini…beh dai, domani glieli restituisco…forse…”
Uscì dalla sala comune dei
suoi amati Serpeverde dimenticando la bacchetta, così, non vedendo niente, ad
un certo punto si perse in una zona del castello a lei totalmente sconosciuta.
“Ma dove diavolo sto
andando?! Dannazione, dimentico sempre la bacchetta!…oh no, qui fa più
freddo…molto più freddo…perfetto! Ora mi ritrovo in una zona sconosciuta
terribilmente ghiacciata e con un semplice maglione di cotone, così, una volta
tornata in sala comune, avrò la febbre!…sempre se ci riesca a tornare in sala
comune…beh dai, guardiamo gli aspetti positivi…se domani mi verrà la febbre,
non potrò fare il compito di pozioni!” -…uffi, dove sono?!-
Proprio quando stava per
tornare sui propri passi, vide una luce molto debole provenire da una stanza
poco più lontana da lei. Una volta entrata, si accorse che c’era qualcosa di
diverso dalle altre aule…qualcosa di cui rimase affascinata…un’atmosfera dolce e
rilassante, ma nello stesso tempo molto malinconica…le piaceva…si sentiva a
proprio agio!
Molto probabilmente la
stanza si trovava a pian terreno, ma, sfortunatamente, non era riscaldata. Una
parete era completamente vuota, quella parallela all’entrata aveva un piccolo
camino spento, mentre l’altra mostrava una grande finestra dai vetri scuri che
lasciava oltrepassare la fioca luce lunare di una buia e fredda notte di
gennaio. Infine, al centro si trovava uno splendido pianoforte tutto lucido e
nero, con uno gabellino in pelle.
Alla vista del
meraviglioso strumento musicale, Emily non seppe resistere e cominciò a suonare
la melodia scritta dai suoi genitori, poi iniziò a cantare con la sua
bellissima voce (per la melodia pensavo alla canzone intitolata “Play with me”
di Bevlyn Khoo; non è per niente conosciuta, ma se volete ascoltarla basta che
scriviate su google il nome della cantante e troviate il sito con scritto ‘
Bevlyn Khoo - ascolta gratis ’ o una cosa del genere, poi cercate il titolo
della canzone in fondo alla pagina…è semplice trovarlo, le canzoni sono solo 6
^^!! Comunque è molto bella!! N.d. Sweeney_Piton_Morgan).
FUORI DAL P.V. DI EMILY
Severus Piton stava
davanti al suo caminetto con un bicchiere di wisky incendiario, immerso fra i
suoi pensieri e i suoi ricordi…ricordi che lo portavano con la mente a
sgradevoli avvenimenti accaduti giusto quattordici anni prima…ma fu distratto
da una musica che sembrava conoscesse e da una voce soave, provenienti entrambi
dalla stanza sopra la sua. Ma, come al solito, perse la pazienza capendo che
quella melodia proveniva dal suo pianoforte.
“Merlino, chi sta osando a
toccare con le sue luride dita il MIO pianoforte?! E sopratutto a quest’ora
della notte…sopratutto oggi…questo giorno è terribilmente doloroso per me…lo è
tutti gli anni!…ora lo becco e gli tolgo come minimo 50 punti! Sarà sicuramente
qualche stupido Grifondoro…”
Così si avviò verso
l’aula, ma quando arrivò all’entrata si bloccò.
Rimasto sulla porta, notò
che a suonare era una ragazza della sua casa e rimase ad osservarla: Emily era
seduta davanti al pianoforte e suonava con estrema disinvoltura e
malinconia…era bellissima! La sua figura esile veniva illuminata dai raggi
della luna, facendo risplendere i suoi capelli neri corvini leggermente mossi
che ricadevano dolcemente sulle spalle e andavano a terminare a metà schiena;
quella luce fioca si rifletteva pure sullo strumento musicale talmente lucido
da far riflettere i raggi in tutta la stanza, avvolgendola in un’atmosfera
triste e famigliare.
Quando, però, Piton
distolse la sua concentrazione dalla ragazza per portarla alla musica, gli
mancò un battito.
“Non può essere…è
impossibile…” la canzone che la sedicenne stava cantando, Severus la conosceva
molto bene!
“La…la melodia…l’ ho
scritta io!…devo ammettere che la ragazzina la suona divinamente…e ha una voce
meravigliosa!…forse…forse conosce le parole per puro caso o…o ha trovato il
quaderno che avevo lasciato in orfanotrofio…ma dai Severus, non è possibile!…e
se è lei?! Com’ è che si chiama la ragazza? È ridicolo…è della mia casa e non
me lo ricordo!…ah sì, Em…oh Merlino!! Si chiama Emily…proprio…proprio come
lei…colei che ho visto tanto tempo fa…quattordici anni fa!”
RITORNO AL P.V. DI EMILY
Emily cantava con gli
occhi chiusi, cercando di trattenere le lacrime che, piano piano, cominciarono
a rigarle il dolce viso, ma, nonostante questo, continuò a suonare e a
sprigionare quella sua voce soave in note cantate dolcemente e
malinconicamente.
“Mamma, papà, vi penso
sempre…cerco di cantare al mio meglio, liberando le mie emozioni con questa
stupenda vostra melodia, almeno da rendervi onore in questo giorno per me
terribilmente triste e doloroso, voglio rendere onore alle due persone a me più
care che, in qualche modo, son sicura siano riuscite a salvarmi la vita…vi
voglio tanto bene!”
Mentre la ragazza,
piangendo, tentava di ricordare intensamente i suoi genitori, comparì
magicamente la figura di Bethany seduta sul pianoforte che iniziò a cantare le
ultime parole della canzone insieme alla figlia. La sedicenne capì che quello
era semplicemente un ricordo di sua madre, un ricordo in vita grazie alla
melodia, ma appena la vide cominciò a piangere più forte.
Finita la canzone,
l’immagine della donna svanì, lasciando però una dolce carezza sulla guancia
della giovane.
FUORI DAL P.V. DI EMILY
“Sta piangendo…strano, non
lo ha mai fatto…ti prego, non versar altre lacrime…perché se sei veramente quel
che io credo, farai piangere pure me…per la prima volta dopo quattordici anni…”
Severus fissava la ragazzina
tentando di capire se era veramente la persona che pensava…anche se, in fondo
al suo cuore, ne era ormai sicuro.
Poi, ad un tratto, vide
apparire il ricordo della madre di Emily…persona che Piton conosceva assai
bene!
-…Bethany…- gli occhi del
pover uomo cominciarono ad arrossarsi e a bruciare, diventando lucidi e pieni
di lacrime che non versava da molti anni.
In quel momento fu sicuro
al cento per cento che la sedicenne era la persona che pensava.
RITORNO IL P.V. DI EMILY
La poveretta fissava il
pianoforte da qualche secondo, cercando di trattenere inutilmente i singhiozzi,
quando si accorse di essere osservata.
Severus la stava guardando
con il suo solito volto severo, ma stavolta gli si poteva leggere chiaramente
anche uno stato di confusione e di shock.
La ragazza, imbarazzata e
non sapendo che fare, tentò di scappare passando vicino al professore di
pozioni, ma questo l’afferrò per un braccio con dolcezza e la voltò verso di
lui. Piton notò il viso della giovane tremendamente addolorato, spaventato e
rigato dalle lacrime che non cessavano di scendere.
-Emily…-
-P-prof-essore…m-mi
scu-si…mi ero p-persa e ho t-trov-ato i-il p-pian…- non riusciva a terminare
una sola parola per i continui singhiozzi, così Severus, capendo decisamente il
suo dolore, dato che era lo stesso che provava lui, decise di parlarle e di
tranquillizzarla.
-Ssh, tranquilla! Non c’è
nessun problema!- e la strinse stretta fra le sue calde braccia, facendole
appoggiare la testa sul suo petto.
A Emily quell’abbraccio fu
talmente famigliare che ebbe un brivido in tutto il corpo.
-Hai freddo? Vieni,
accendiamo il camino…sei ghiacciata e sei vestita poco, rischi di ammalarti!-
Accese un bel fuoco caldo
e fece comparire una poltrona e una coperta, si sedette per primo davanti al
caminetto e fece sedere la ragazzina sulle sue ginocchia lateralmente, col
volto rivolto verso il suo. Poi le mise la coperta attorno alla schiena e
l’abbracciò nuovamente, facendole appoggiare la testa sulla spalla.
La sedicenne non riuscì a
trattenere le lacrime e i singhiozzi, così scoppiò in un forte pianto
stringendosi a Piton.
-Non preoccuparti,
sfogati…so che questa è la prima volta dopo tanto tempo che piangi…ma non devi
affatto vergognartene…tutti prima o poi piangono…lo so!-
Intanto la osservava attentamente:
era proprio sua figlia!
Era una ragazza alta e
magra, aveva dei capelli molto lunghi, mossi come quelli di sua madre, neri
corvini come quelli del padre; gli occhi erano decisamente identici a quelli di
Bethany: bellissimi occhi grandi e grigi-azzurri come il ghiaccio! Infine aveva
una carnagione molto chiara e delle dita lunghe e affusolate da pianista,
proprio come il professore. Era veramente bella!
Nel frattempo, la cullava
dolcemente accarezzandole i capelli, tentando di trovare un modo e il coraggio
per dirle che era suo padre, ma le faceva una tal pena sentirla singhiozzare e
mancare di respiro ad ogni pianto, che non riuscì a trattenere una lacrima, che
scese lentamente rigandogli il pallido viso.
Emily si tranquillizzò
sentendosi al sicuro fra quelle braccia…che in qualche modo, le sembrava di
conoscere…non poté comunque non notare quella piccola ma non insignificante
lacrimuccia nel volto di Severus.
-P-professore…mi
dispiace…posso chiederle perché piange?-
-…Emily…credo sia il caso
di raccontarti una cosa…devi sapere…oh Merlino…non so da dove cominciare!-
-Provi a cominciare
dall’inizio!-
-…grazie, questo mi aiuta
molto!-
-Stavo solamente
scherzando…-
-Già, ma in questo momento
è meglio non scherzare…è una cosa molto seria…e ti riguarda…anzi, CI riguarda…e
parecchio anche!-
-Ok, allora l’ascolterò in
assoluto silenzio…ma preferirei che lei fosse più preciso…cosa significa ‘ CI
riguarda ’?!-
Piton guardò la ragazzina
con uno sguardo triste e smarrito, prese i lembi della coperta e gliel’avvolse
sulle spalle. Poi proseguì.
-So che quel che ti sto
per raccontare può essere scioccante e ti sarà difficile da credere…ma è la
verità! Devi sapere…che io, tempo fa, ero sposato con una bellissima donna e
avevamo una splendida bambina! Mia moglie era una mezzosangue e io, come tu ben
sai, ero un mangiamorte. Vold…il Signore Oscuro non tollerò il mio matrimonio
con una persona dai genitori babbani, così mi punì…decise di colpire la cosa a
cui tenevo di più al mondo: la mia famiglia.
Una sera, precisamente…il
25 gennaio di quattordici anni fa…entrò in casa mia e…uccise la mia
compagna…nel frattempo, io corsi nella cameretta di mia figlia…era
piccola…aveva solamente due anni…in quel momento scoppiammo a piangere
entrambi…-
Severus aveva la voce
rotta, ma al ricordo della morte di Bethany, cominciò a versare lacrime
silenziosamente…la ragazza invece iniziò ad avere i brividi per tre motivi : 1)
vedere Piton così triste e disperato le dava una strana impressione 2)notava le
grandi “somiglianze” tra il suo sogno e il racconto 3)aveva preso freddo e stava covando i sintomi dell’influenza.
-…tentai di calmarla con
una canzoncina che avevamo scritto io e sua madre…beh…io avevo scritto solo la
musica a pianoforte…non sono mai stato un cantante!- mentre il professore di
pozioni sorrideva in quella sua affermazione, Emily si sentì mancare un battito
ricordando l’uomo del sogno che la stringeva piangendo e che le cantava una
nenia…in modo oltretutto stonato…tutto combaciava!
-…la stringevo e la
baciavo, sapendo che, in qualsiasi circostanza, il Signore Oscuro me l’avrebbe
portata via…l’ultima cosa che le dissi in lacrime fu che le volevo bene…e che
era tutto per me…poi entrò Tu-sai-chi e…e le fece perdere una parte della
memoria…la mia bimba svenne tra le mie braccia, prima che quel mostro la
prendesse in malo modo e mi dicesse: ‘ lei te la risparmio…un giorno potrebbe
diventare mangiamorte come suo padre…ma la lascerò in un orfanotrofio! E tu non
dovrai MAI andare là ad adottarla..altrimenti lo verrò a sapere e vi
ucciderò entrambi! Ah dimenticavo…una volta sveglia ricorderà tutto…la madre,
la casa, i giochi, gli avvenimenti accaduti…tutto tranne te! Questo è quel che
accade a chi osa sposare dei luridi mezzosangue! ’…-
Ad Emily,
inconsapevolmente, cominciarono a lacrimare gli occhi…capendo probabilmente
quel che Piton stava tentando di dirle.
-…un giorno trovai
l’orfanotrofio…lei era ancora là…così decisi di lasciare al responsabile delle
adozioni il quaderno di mia moglie, con la canzone e il nome della
mamma…sperando che un giorno la mia piccola potesse imparare la melodia che i
suoi genitori inventarono per lei…un semplice dono della sua famiglia…ma sperai
sopratutto che in qualche modo riuscisse a ricordarmi…-
Severus cominciò a versare
lacrime sempre più velocemente, la sedicenne invece iniziò a singhiozzare per
la felicità di aver forse trovato suo padre. Poi le vennero in mente il timbro
di voce molto simile e l’ombra che vedeva molto spesso nei suoi ricordi,
cominciò a prendere forma…l’incantesimo si stava annullando, la stava tornando
la memoria!
-…l-la pre-go! C-come s-si
chi-am-avano?-
-…la mia compagna
Bethany…l’ ho vista sul pianoforte mentre cantavi la canzone…che ho scritto
insieme a lei! Mia figlia si…si chiama Emily…e son sicuro che sia tu!-
La giovane scoppiò in un
pianto molto forte, abbracciando contenta Piton. Lui la strinse dolcemente, ma
con forza, come se non volesse farsela scappare; piangeva e le accarezzava
teneramente i capelli, dandole di tanto in tanto qualche bacio affettuoso sulla
testa o sulla guancia.
Dopo circa 15-20 minuti
che restarono seduti a godersi quel meraviglioso momento, Severus si accorse
che sua figlia tremava come una foglia e che scottava.
-Tesoro, credo tu abbia la
febbre…e anche alta! Vieni, ti porto in camera. -
-S-sto bene, v-voglio
so-lo stare c-con t-te…cioè, con l-lei…la p-preg-o!-
-Emily, non darmi del lei!
E comunque non ho intenzione di portarti nella tua stanza…domani mattina c’è il
compito di pozioni e non voglio che tutte le tue compagne si diano per malate!
Intendevo in camera mia…e poi non voglio che la mia bimba malata, anche se so
benissimo che ormai non è più una bambina,dorma da sola stanotte!- detto
questo, sorrise e l’abbracciò più forte e le schioccò un bacio sulla guancia
ancora bagnata dalle lacrime.
Poi spense il fuoco e
avvolse la ragazzina nella coperta, le mise un braccio attorno alle gambe e uno
sotto la schiena, facendole appoggiare la testa sulla spalla.
Una volta arrivati in
camera, l’appoggiò sul letto, le diede la pozione per la febbre e s’infilò
sotto le calde e soffici lenzuola insieme a lei.
Emily lo abbracciò con un
braccio e posò il volto vicino alla sua spalla. Piton mise un braccio sotto il
collo della figlia e con l’altra mano cominciò ad accarezzarle affettuosamente
i capelli.
-Dormi tesoro, vedrai che
domani ti sentirai meglio! Ci sono io qui con te…buon compleanno!-
-Grazie, questo è il
miglior compleanno della mia vita! Ti voglio bene…papà!- detto questo, si
addormentò profondamente, accarezzata teneramente dal genitore.
A Severus venne in mente
l’ultima volta che la ragazza, da bambina, lo aveva chiamato in quel modo…erano
passati più di quattordici anni!
-…grazie a te, stella! Te
ne voglio tanto anch’io!! Buonanotte…- e si addormentò abbracciando dolcemente
Emily, lasciando che un’ultima piccola lacrima di felicità scivolasse
lentamente lungo il suo viso.