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Autore: M4RT1    20/09/2014    5 recensioni
― Che significa? ― sussurrò Alby, gli occhi spalancati e la pelle d’oca. Si strofinò le braccia, tremando, mentre un paio di Costruttori gli passavano davanti armati di pale.
― Significa che probabilmente è Natale, Alby ― esclamò Newt. Teneva tra le braccia un maglione di lana blu scuro dall’aria veramente calda. ― Per te! ― esclamò. ― Sempre che tu non voglia morire assiderato!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'And I would have stayed up with you all night'
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Dedicata a Thesecondjumper, che non vuole che scriva Angst.
Hai visto, finalmente ci hanno dato una sezione!



Quando Alby fu svegliato dalla voce di Newt, quel giorno, credé davvero che il ragazzo fosse stato punto da un caspio di Dolente ubriaco.

― Alby! Alby, svegliati, nevica!

― Non chiamarmi Alby, caspio! Ho un altro nome, mi chiamo Albert. A-l-b-e-r-t! ― sillabò, la voce impastata. Ma non poté fare a meno di riflettere sulla seconda parte della frase. ― Nevica, Newt? ― domandò sarcasticamente, tirandosi a sedere.

La sera precedente si erano addormentati entrambi all’interno del Casale, su un vecchio divano dismesso, intenti a fare la guardia a quello che Newt aveva definito “un cacchio di Pive rincaspiato che voleva andare a caccia di Dolenti”. Prima era crollato Newt, la guancia sinistra premuta contro la spalla destra di Alby, una mano penzoloni lungo il fianco e l’altra poggiata delicatamente sull’addome dell’amico. Poi anche l’altro aveva ceduto, sdraiandosi per quel che poteva, senza svegliare Newt.

― Nevica! ― ripeteva ora il biondo, continuando a strattonare l’altro. Aveva i capelli spettinati che gli finivano sul viso in ciocche scomposte, solleticando perfino la pelle dell’altro. ― Sul serio, guarda!

Quando Alby si decise a uscire, in effetti, la Radura era ricoperta di neve bianca e scivolosa. Le Porte erano aperte come
sempre, ma i Velocisti stavano rientrando tutti, respirando affannosamente e ridendo come dei caspio di bambini. Perfino Winston, che non poteva dirsi la persona più allegra della Radura, sorrideva.

― Che significa? ― sussurrò Alby, gli occhi spalancati e la pelle d’oca. Si strofinò le braccia, tremando, mentre un paio di Costruttori gli passavano davanti armati di pale.

― Significa che probabilmente è Natale, Alby ― esclamò Newt. Teneva tra le braccia un maglione di lana blu scuro dall’aria veramente calda. ― Per te! ― esclamò. ― Sempre che tu non voglia morire assiderato!

― Dove l’hai trovato, Newt? ― si stupì l’altro. Non ricordava che qualcuno, nel tepore confortante della Radura, avesse chiesto dei maglioni. Avrebbe avuto ancora meno senso del pupazzo di neve che i Costruttori stavano fabbricando al posto di spalare la neve dalle Porte.

― Stamattina è arrivata la Scatola, Pive ― spiegò il biondo. Zoppicava allegramente verso un gruppo di Velocisti che, capeggiati da Minho, si tiravano palle di neve. ― Insieme alle solite provviste, sai, sono arrivati venti cacchio di maglioni.

Una palla di neve sfiorò la nuca di Alby, che si voltò.

― Tu! ― gridò, puntando il dito verso Clint dei Medicali. ― Sei stato tu, vero?

Clint fece una smorfia divertita, preparandosi a colpire di nuovo. Indossava un altro di quei maglioni, il suo color porpora, e aveva mani e naso rossi per il freddo; eppure, notò Alby, sembrava più felice che mai.

― Sì che sono stato io, Alby ― esclamò, tirando la seconda palla. ― Io, proprio io!

― Ti ho detto di non chiamarmi Alby ― borbottò l’altro. Si chinò a raccogliere la neve, compattandola in un mucchietto
candido, poi la tirò con forza contro il Medicale. Continuarono così fino a sera, quando le Porte si chiusero con i soliti stridii e Minho si autoproclamò Re di quella battaglia di palle di neve, costringendo tutti a inchinarsi davanti a lui – tranne Gally, che si era rifugiato tra le Faccemorte per evitare di essere colpito.

 
― Bella giornata, eh, Newt? ― chiese Alby, sedendosi accanto all’amico. Gli era finita una palla di neve proprio in bocca, spaccandogli il labbro e facendoglielo sanguinare; in quel momento, accovacciato accanto al falò di fortuna, si premeva un pezzo di ghiaccio sul taglio.

― Sì ― mugugnò attraverso lo spesso strato ghiacciato che gli ricopriva mezza faccia. ― E’ stato divertente!

― Già.

Alby si stiracchiò, sbadigliando. Il maglione gli pizzicava braccia e torace, ma gli dava anche una gradevole sensazione di caldo. La camicia di Newt, invece, aveva tutta l’aria di essere gelida, oltre che bagnata dai fiocchi sciolti.

― Tieni ― esclamò quindi, togliendosi il maglione e consegnandolo all’altro. Newt alzò stupito lo sguardo, l’acqua che gli gocciolava dall’impacco.

― Non ho freddo, Alby, davvero, puoi-

― Oh, sta’ zitto e mettilo. È un regalo ― sbottò l’altro, sfregandogli le spalle per fargli acquistare calore. ― Non voglio che ti ammali, altrimenti chi mi aiuterà con i turni di guardia ai Pive rincaspiati?

Il cielo stava diventando scuro. Attorno a loro, gruppetti di Radurai utilizzavano pale per liberare spazi destinati ai sacchi a pelo. Risate e schiamazzi risuonavano ancora per la Radura, mentre l’odore delle pietanze di Frypan solleticava lo stomaco di chiunque fosse abbastanza vicino da sentirle. Il freddo era pungente e, nonostante Alby avesse insistito tanto, in quel momento capì che il maglione gli serviva davvero.

― Cacchio, Alby, smettila di tremare! ― protestò Newt, sbadigliando. ― Sono io quello con dieci chili di ghiaccio in faccia.

Caspio, Newt, devi avere delle labbra decisamente fredde ― commentò solo l’altro. Il fuoco del falò gli dipingeva strane ombre sul viso. Fece per alzarsi, ma Newt lo trattenne: aveva gli occhi socchiusi, l’espressione curiosa.

― Con tante cose che potevi pensare, Alby, come ti è venuta in mente questa? ― domandò, ridacchiando. ― Guarda che le mie labbra sono perfette ― sentenziò, prima di lasciarlo libero.

― Fingerò di crederti, Pive ― disse Alby, alzandosi. ― Ma solo perché ho una caspio di fame che mangerei anche te.

Mentre i due correvano verso i tavoli per la cena, il cielo si fece definitivamente blu.

 
― Credi che abbiamo fatto bene, Tom?

―Credo di sì, Teresa. Non può fargli male un solo giorno di pace, no? Insomma, i Creatori non si sarebbero arrabbiati.

― A chi importa, ormai? Sono morti.

― Già. Siamo noi i Capi, adesso. E possiamo decidere di far nevicare sul Labirinto, ogni tanto. È un’interessante variabile,
no?

― Certo che sì. La signorina Parry, scienziata, ne sarebbe orgogliosa!

― Già, beh, si da il caso che anche io lo sono. E, per festeggiare, che ne dici di tornare a mensa a finire la cena?

― Dico che è un’ottima idea.

― Buon Natale, Teresa.

― Buon Natale, idiota.


 
N.d.A.: okay, I'm back! Again *muahahahah*

Ho scritto questa storia due volte, utilizzando sempre i prompt forniti dalla Fluff Fest Challenge di Kim_92. Solo che la prima volta avevo dimenticato "Fluff" e la storia era decisamente, decisamente Angst. Poi ho corretto il tutto, spero sia piacevole da leggere U_U
  
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